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Autore: Akira Yuki    15/01/2017    1 recensioni
Gilbert Beilschmidt è un famoso quanto temuto agente della Gestapo, il quale viene incaricato di condurre un'indagine su un certo Roderich Edelstein, accusato di proteggere illegalmente degli ebrei. Tuttavia gli eventi prenderanno una piega davvero inaspettata.
Gilbert x Roderich. Scene di violenza.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Gilbert raggiunse Roderich in cucina per pranzare. L'austriaco sedeva composto e quando lo vide arrivare distolse lievemente lo sguardo. Appena il prussiano si sedette, iniziarono a mangiare, avvolti da un imbarazzante silenzio che l'albino non si spiegava.

Una volta finito di pranzare, Gilbert si alzò e sparecchiò.

"Ci penso io a pulire i piatti".

Roderich annuì e si alzò per andare poi andare in salotto. Si sedette e rimase a pensare. In poco tempo Gilbert finì di lavare i piatti e lo raggiunse in salotto, sedendosi sull'altro lato del divano.

Roderich rimase in silenzio per un po ' prima di parlare.

"Beilschmidt.. Posso farti una domanda?".

"Mh? Si fa pure", Gilbert lo guardò tranquillo.

"Voi cosa credete? Che io sia davvero immischiato con questa faccenda o che sia innocente?". Roderich si mise a guardare il prussiano, deciso ad avere una risposta.

L'altro lo guardò per un po', pensando per pochi secondi, ma poi gli rispose.

"Tutte le prove sono contro di te. Tuttavia ci sono delle cose che non mi tornano.. Tra un'ora mi avvio per andare a controllare personalmente la residenza di quei ragazzi".

Appena sentì quelle parole, Roderich si allertò e guardò Gilbert con fare serio e preoccupato.

"Che intendete dire?".

Gilbert girò la testa per guardarlo e vedendo il suo sguardo preoccupato sorrise, con una luce strana negli occhi che ora sembravano ancora più rossi, come il sangue vivo.

"Cosa?", disse strafottente. "Davvero pensavi che li avrei lasciati fare i loro comodi? Grazie a te abbiamo scoperto dove si nascondono alcuni dei membri della Resistenza e certamente ciò non passerà inosservato. Tra poco andrò al quartiere e avvertire i miei uomini che faranno irruzione in casa loro".

Roderich lo guardava preoccupato e contrariato.

"E cosa gli accadrà?", chiese.

"Perché ti preoccupi per loro ora? Tanto, secondo le tue stesse parole, tu non hai mai avuto nulla a che fare con loro", precisò l'SS.

"È vero però.. sono solo ragazzi e vogliono solo il bene per questo paese. Quindi, dimmi Beilschmidt, che cosa gli succederà?". Roderich fissava gli occhi cremisi dell'uomo davanti a sé, deciso.

Gilbert lo guardò, incuriosito e allettato da quel suo lato più deciso.

"Verranno arrestati. Io stesso gli farò un interrogatorio, visto che devo seguire il tuo caso. In seguito verranno imprigionati e la multa che avranno da pagare sarà molto alta".

"Non c'è un modo per evitarlo..? Insomma-". Roderich non fece in tempo a finire la sua frase che il sangue nelle sue vene si gelò all'istante. Gilbert lo stava guardando con uno sguardo talmente serio che pareva preannunciare il terribile futuro di Roderich se avesse continuato a parlare. I suoi occhi rubino erano di nuovo scarlatti, ma il suo viso si era oscurato, mentre guardava truce il ragazzo davanti a sé.

L'austriaco rimase in silenzio, sudando freddo. Non riusciva a pronunciare altre parole.

Per fortuna, se così si può definire, fu Gilbert a parlare.

"Perché ora vuoi proteggerli? Sai vero che immischiarsi non ti porterà a nulla di buono?".

Roderich riflettè. L'uomo davanti a lui aveva ragione: se aveva esse provato ad aiutarli molto probabilmente sarebbe stato arrestato anche lui con la gravissima accusa di proteggere dei traditori del Reich.

Il ragazzo rimase in silenzio ma cercò di calmarsi. Si sistemò la camicia e si alzò.

"Sì. . Hai ragione. Come non detto allora". Voleva allontanarsi da lui e dalla spiacevole piega che stava prendendo il loro discorso. Si avviò in cucina a bere un bicchiere d'acqua, ma si sentiva comunque a disagio, sentiva lo sguardo di Gilbert su di sé.

"Sai.. Pensavo a che strana piega sta prendendo questo caso". Gilbert iniziò a parlare e si alzò dal divano. Roderich gli dava le spalle, bevendo lentamente dal suo bicchiere, ma sentiva i passi del prussiano mentre si avvicinava.

"Prima vieni accusato di tenere in casa tua degli ebrei e ora sembra che tu faccia parte della Resistenza.. Un caso interessante il tuo, no? Come se non bastasse, ti trovai a leggere uno dei libri proibiti qui in Germania".

Roderich non fece in tempo a protestare che si ritrovò bloccato contro il tavolo della cucina, davanti il quale stava bevendo. Gilbert gli cingeva la vita con un braccio, con l'altra mano invece gli aveva bloccato una mano sul tavolo, mentre stava premendo il ragazzo contro il tavolo con il suo corpo. Roderich era quasi sconvolto per come si era ritrovato in quella posizione.

La mano che gli cingeva la vita salì, accarezzandogli da sopra la camicia il ventre e il petto, passando poi sul collo e fermandosi a reggergli il mento, così da farlo stare fermo.

"Beilschmidt..?". La sua voce tremava, così come il suo corpo.

Gilbert sorrise e avvicinò il suo viso a quello del ragazzo. Roderich poteva sentire il fiato dell'albino contro il suo collo.

"Principino.. Non verrai ora a dirmi di essere anche gay, vero?". Gilbert sorrideva divertito mentre Roderich sudava freddo, preoccupato dal comportamento del prussiano.

"Io non sono omosessuale..!", Roderich cercò di liberarsi dalla sua presa, agitando, ma ciò peggiorò solo la situazione: Gilbert aumentò la forza nella sua presa e lo piegò sul tavolo con una spinta, mentre con una mano gli teneva i capelli da dietro.

"Ah no? Vorresti dirmi che almeno su questo sei innocente?".

Roderich cercò ancora di liberarsi, ma sapeva che l'albino era troppo forte per lui.

"Ti ho detto che non lo sono!".

Gilbert lo guardò e gli morse un orecchio abbastanza forte da fargli male e fargli uscire una piccola goccia di sangue.

Roderich si trattenne dall'urlare, ma aveva tutti i muscoli tesi e gli occhi spalancati per lo stupore.

Quando Gilbert lo lasciò lui si abbandonò per un attimo sul tavolo, ancora in shock e col fiatone. Poco dopo si alzò e si diede una sistemata. Con coraggio si girò a guardare Gilbert, arrabbiato ma ancora agitato.

"Che ti è saltato in mente?!".

Gilbert rimase a guardarlo, tranquillo, lievemente divertito. Roderich lo guardava ma non riusciva a sostenere il suo sguardo in quel momento.

"Vado in bagno a sistemarmi". Disse il ragazzo dirigendosi verso il bagno e chiudendocisi dentro.

Si abbandonò contro la porta, ancora agitato. Il suo corpo e la sua mente ancora ne risentivano di quel trattamento. Ripensandoci, si portò una mano sul suo orecchio sinistro e si avvicinò allo specchio per guardarsi. Il suo viso era rosso, soprattutto sulle gote. Si guardò l'orecchio: il segno del morso era reso ancora più evidente dalle piccole gocce di sangue su di esso. Roderich rimase a pensare a quel momento, per poi accorgersi che qualcosa nei suoi pantaloni si stava muovendo.

Appena si rese conto di cos'era iniziò a tremare. No, non poteva essere eccitato per quello che era successo. Con le braccia si resse al lavandino, poi si sedette al bordo della vasca cercando di scappare a certi pensieri.

Respirando piano piano cercava di calmarsi. Dopo qualche minuto iniziò a prendersi cura del morso che aveva: nonostante avesse tolto il sangue, il segno era evidente. Decise che avrebbe fatto attenzione a coprirlo con i capelli.

Appena tutta questa storia finirà, Roderich gliela farà pagare. Così aveva deciso.

Quando uscì dal bagno si incamminò verso il soggiorno, trovandovi Gilbert che si stata mettendo la lunga giacca nera. Roderich si fermò appena lo vide, a debita distanza.

"Perché lo hai fatto?", gli chiese, ancora arrabbiato.

"Mh?", Gilbert alzò lo sguardo sistemandosi in testa il capello da SS. Lo guardò tranquillo, ma poi sorrise.

"Volevo vedere come avresti reagito".

"Mi hai morso!".

"Sì, e allora?", Gilbert sorrise, divertito. "Non ti hanno mai morso?".

"Ovvio che no". Roderich era serio.

"Mh.. A me piace un po' di violenza", sorrise sistemandosi. "Io devo andare. Fa in modo che quando tornerò tu sarai ancora qui".

L'austriaco rimase a guardarlo in silenzio.

"Ho molti libri se vuoi leggere, il cibo in cucina c'è e dovrebbe esserci anche del the, principino". Gilbert sorrise nel pronunciare quella parola, sapendo che il ragazzo non la sopportava quando riferita a lui.

"Perché devo restare qui?".

"Perché non devo perderti. Starò via per un paio d'ore, quindi trovati qualcosa da fare. Se succede qualcosa di grave, vieni a cercarmi al dipartimento". Gilbert lo guardò poi dopo un breve saluto, se ne andò.

Roderich si ritrovò da solo in quella casa. Decise allora di cercare un libro e mettersi a leggere.


Passò un'ora. Gilbert guardava i due giovani ragazzi che si agitavano tra le braccia degli agenti della Gestapo mentre li portavano nelle vetture, per portarli al quartier generale.

I ragazzi si agitavano e urlavano, contrari ai modi bruti degli agenti. 

Gilbert li guardava, tranquillo, in silenzio. Appena la casa fu liberata dalla loro presenza entrò insieme a due dei suoi colleghi e iniziò a guardare in ogni angolo e in ogni cassetto, non doveva sfuggirgli nulla.

  
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