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Autore: alaal    15/01/2017    0 recensioni
Un allenatore assetato di potere, un Pokémon leggendario, una maledizione. La nostra storia non si incentra in questo incontro tra umano e Pokémon leggendario, ma gli effetti di questo scontro si ripercuotono nel futuro, a tre anni di distanza.
Recensite, per favore! Sono uno scrittore in erba, ogni commento (insulti compresi) è bene accetto! ^__^
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Una volta attraversata l’ampia apertura creata molti anni addietro dai Makuhita, attraverso le fitte colonne di pietra che dividevano l’immensa caverna perfettamente in due parti, il gruppetto di allenatori finalmente si decise di fermarsi. Avevano recuperato il Pokémon infortunato da terra e, onde evitare un nuovo attacco da parte degli inferociti abitanti del secondo piano del TunnelRoccioso, i ragazzi decisero di allontanarsi al più presto da quella bizzarra ma bellicosa civiltà sotterranea. I Makuhita, ma soprattutto Hariyama, non avevano accolto nel migliore dei modi lo sfortunato Machop, il quale presentava diversi lividi e ferite lungo tutto il corpo. Mentre Brock si accingeva a recuperare dal suo zaino vari unguenti, cerotti e medicamenti di pronto soccorso, Laura e Alex si guardarono attorno, nel tentativo di comprendere quale strada avesse compiuto Machop per arrivare fino alla città dei Makuhita. Attorno a loro non vi erano altro che massi e silenzio, quest’ultimo rotto poche volte da un costante gocciolio proveniente da chissà quale stalattite attaccata al soffitto, distante molti metri dalle loro teste. Il Master dei Pokémon, invece, osservò Pikachu e Mareep per sincerarsi delle loro condizioni fisiche. Il topo elettrico sembrava che conservasse ancora parecchie energie, mentre la pecora di proprietà di Brock pareva che accusasse la fatica, soprattutto per avere trasportato Alex fino a lì. Mareep, dal canto suo, non volle assolutamente mostrarsi debole nei confronti di Pikachu e, eliminando il leggero strato di nebbia che si era formato davanti ai suoi occhi a causa della stanchezza scotendo con veemenza la testa, rialzò lo sguardo e alimentò la luminosità proveniente dalla sua coda, rischiarando ulteriormente la grotta apparentemente vuota e priva di qualsivoglia presenza, flora o fauna che fosse. L’assistente del Professor Oak ora era in piedi, appoggiato alla stampella, e si stava guardando attorno piuttosto preoccupato, giocherellando con la mano con la PietraLunare nella tasca della sua giacca.

Alex: -Da dove viene questo Machop? Qui non c’è assolutamente nulla!- La ragazza dagli occhi verdi scosse la testa, chiedendosi anche lei da dove potesse provenire quel Pokémon. Molto probabilmente dal piano sottostante, pensò Laura. Un lamento stridulo giunse alle orecchie dei due allenatori novizi e questi ultimi si voltarono verso la fonte di quel gemito. Machop era appoggiato con la schiena contro il muro, seduto in terra, accanto alla apertura che conduceva alla città dei Makuhita e Brock era lì accanto, che stava curando le ferite con della Pozione spray. Ogni volta che il premuroso allevatore di Pokémon spruzzava il liquido curativo su una delle contusioni del Pokémon forzuto, quest’ultimo digrignava i denti e mugolava.

Brock: -Stai fermo, lo so che fa male, ma devi resistere qualche minuto! Dopo ti sentirai meglio!-

 

-E’ giunto il momento che tu ben sai, figliolo.- La voce imperiosa del vecchio Machoke, il “Master” del suo clan, seduto a gambe incrociate, continuava a imperversare nella buia grotta, illuminata qua e là da deboli fiamme scarlatte. L’atmosfera umida e quasi soffocante che avvolgeva la piccola nicchia in cui era accomodato il vecchio Machoke metteva a disagio il piccolo Machop. Sulle pareti di quella nicchia non vi erano altro che strani graffi, segni antichissimi lasciati probabilmente dai suoi antenati nella notte dei tempi.

-Mi sono allenato per questo!- La voce di Machop era chiara e dal tono deciso, ma i suoi occhi tradivano comunque una nota di apprensione. Si era allenato duramente in quei mesi, aveva affinato l’arte del combattimento corpo a corpo con i suoi simili e con i campioni più robusti del suo clan. Machop, durante quell’allenamento, aveva appreso la sacra arte che la sua stirpe si tramandava di generazione in generazione, l’aveva raffinata fino a farla diventare quasi parte della sua stessa vita. Il ColpoKarate, il Colpo Basso, il Movimento Sismico… la lotta corpo a corpo, gli attacchi diretti, un vanto e una distinzione per ogni Machop che si rispetti.

Machop aveva raggiunto finalmente l’età adatta per far parte a tutti gli effetti del clan della sua famiglia. Doveva solamente portare a termine un ultimo compito prima di potere essere acclamato dagli altri come un “famigliare”. Il rito di iniziazione prevedeva infatti, oltre all’iniziale addestramento da parte degli altri Machoke, una sfida contro gli “abitanti del piano superiore”.

-La sfida prevede che tu, giovane Machop, affronti a viso aperto un avversario a tua scelta tra gli abitatori del piano soprastante al nostro. Migliaia di anni passarono quando noi ed i Makuhita ci stabilimmo qui, nel TunnelRoccioso come lo definiscono gli umani, e migliaia di anni non servirono a placare le nostre diatribe. Quindi abbiamo deciso di organizzare questo rito di iniziazione per stabilire chi tra noi debba restare nella grotta…chi non vince contro il suo avversario, è costretto ad andarsene. Hai capito bene?- Machop ascoltava attentamente le parole del vecchio Machoke, capo assoluto ed indiscusso del loro clan. I suoi muscoli, a dispetto della veneranda età del suo leader, non parevano affatto accusare la longevità della sua vita in quella terra. Solo il viso appariva molto tirato, stanco, sormontato da una miriade di piccole rughe che infestavano il suo volto. Non aveva la sua cintura da lottatore professionista, come di solito ogni Machoke portava con sé, bensì un drappo di stoffa rossa che cingeva la sua vita. Machop si era spesso chiesto che cosa dovesse rappresentare quel lembo di stoffa, ma non ebbe mai trovato la risposta al suo quesito.

-Sei sicuro di volere affrontare gli abitatori del piano soprastante?- Machop, risvegliatosi al suono delle pacate parole dell’anziano Machoke, sollevò lo sguardo ed annuì, con un atteggiamento un poco più risoluto.

-Certo! Io ho intenzione di far parte di questa nobile stirpe! I Machop disseminati nel resto del mondo, umiliati dai Makuhita, avranno la loro vendetta!- Il vecchio Machoke sorrise, e le rughe disseminate sul suo viso si stropicciarono ancora di più.

-Questo è l’atteggiamento giusto, figliolo! Vai, e fatti onore!- Attimi di silenzio. A Machoke bastò qualche secondo per intravedere l’angoscia serpeggiare nell’animo del giovane guerriero. I suoi occhi rossi stavano osservando, quasi con rammarico, il pavimento roccioso della grotta.

-Sei libero di non affrontare la sfida. Solo che, se non dovessi accettare, saresti costretto ad allontanarti.- Machop sollevò nuovamente lo sguardo e scosse la testa, riacquistando la fiducia in se stesso. Gonfiò il petto muscoloso e strinse un pugno davanti a sé, con fare molto risoluto.

-Non sia mai detto che io non accetti la sfida! Sconfiggerò un Makuhita oggi stesso! Farò parte di questo glorioso clan!-

 

Ash: -E così… questa è la tua storia.- La storia raccontata da Machop, tra un lamento e l’altro, era stata tradotta da Pikachu, il quale assunse il compito di tradurre il linguaggio Pokémoniano del giovane lottatore. Essere sconfitti da ben più di un Makuhita, nel combattimento corpo a corpo, specialità dei Machop, doveva essere un affronto difficile da digerire. Soprattutto se i Makuhita erano esperti nel combattimento a distanza.

Pikachu: -Machop è stato ferito nell’orgoglio. Questa sconfitta ha determinato il suo futuro lontano dal clan dei Machop del TunnelRoccioso.- Brock avvolse la spalla destra del giovane guerriero con un po’ di bende, poiché in quel punto le ferite erano più gravi delle altre. Le altre contusioni erano scomparse semplicemente spruzzandoci su un poco di Pozione spray. Una volta che ebbe terminato, l’ex capopalestra di Plumbeopoli ripose il kit di primo soccorso nel suo zaino, soddisfatto.

Brock: -Ecco fatto! Nel giro di due giorni starai molto meglio! Fai in modo di non fare movimenti bruschi…- Alex e Laura si erano seduti accanto al Machop infortunato e la ragazza, sorridendo al primogenito dei Peters, lo ringraziò per il soccorso offerto al Pokémon.

Laura: -Grazie mille, Brock! Se non ci fossi tu con noi…- Alex, più vicino a Machop, osservò a lungo in silenzio il giovane lottatore, in preda a mille pensieri. Machop, proprio come lui, era stato sconfitto da un avversario, ledendo il suo orgoglio. Anche lui, proprio come il ragazzo con gli occhiali, era uscito ferito dallo scontro e, uguale al ragazzo, portava una benda al braccio destro. Sicuramente Machop stava meditando vendetta, ma ormai il danno era stato fatto e, molto probabilmente, non si poteva più riparare. Alex, dopo avere pensato per un po’ su quale domanda fosse migliore porre al Pokémon forzuto, aprì la bocca per parlare a Machop, ma fu anticipato sul tempo da Ash, il quale si rivolse direttamente al Pokémon bendato.

Ash: -Perché eri uno contro tre? Addirittura un Hariyama… era una sfida un po’ difficile da superare!- Machop strinse i denti, socchiudendo gli occhi, e volse lo sguardo da un’altra parte, forse punto sul vivo da quella domanda posta dal Master dei Pokémon. Pikachu si avvicinò un poco al Pokémon, con lo scopo di consolarlo, e Machop si decise finalmente a parlare. Mentre parlava, Pikachu ascoltava e annuiva, sgranando sporadicamente gli occhi su alcune affermazioni riferitegli dal lottatore. Quando Machop terminò il suo discorso, Pikachu si voltò verso gli allenatori riferì parola per parola quello che Machop gli aveva riferito.

 

-Ma guarda un po’, un Machop è venuto a sfidarci!-

-Solo soletto, e neppure tanto forte!-

-Deve essere sicuramente un pazzo, o qualcosa del genere!- Machop aveva risalito la scalinata di roccia che collegava il piano inferiore, territorio dei Machop, con quello superiore, sotto giurisdizione dei Makuhita. Dopo avere oltrepassato la parete costellata dalle fitte colonne, Machop aveva gridato ai Makuhita che stavano arando il terreno il suo desiderio di fronteggiarne uno, per dimostrare al suo clan che lui fosse meritevole di restare in mezzo a loro.

-Ah! Ah! Sentitelo, il coraggioso ragazzino! Ne ha di fegato per giungere fino a noi e pretendere una lotta!- Machop, offeso a morte e fortemente contrariato perché la sua sfida non fosse stata presa sul serio dai suoi sfidanti, puntò un dito accusatore verso i Makuhita che stavano arando il terreno, azione che stavano compiendo in assoluta tranquillità poco prima del burrascoso avvento del giovane lottatore del piano di sotto.

-Io non sto affatto scherzando! Io mi sono allenato duramente in questi mesi, con il solo scopo di fronteggiare un Makuhita e rendermi meritevole per entrare a far parte di diritto del mio clan! Avanti, scegliete uno tra i vostri migliori combattenti e che si dia l’inizio all’incontro!- Le parole minacciose del Machop risuonarono a lungo nella caverna illuminata da alcune fiaccole appese ai muri. Quando l’eco cessò di riverberare l’acuta, stridula voce del giovane lottatore, i Makuhita abbandonarono in terra i loro strumenti di lavoro e, guardandosi in faccia, rimasero per un tempo indefinito ammutoliti. I loro volti, dapprima seri e quasi meditabondi, si ruppero dopo un certo periodo di tempo, in una smorfia. Le loro bocche iniziarono a contorcersi e si aprirono all’unisono, dando sfoggio di una delle più fragorose risate che il giovane Machop avesse mai potuto udire.

Umiliato e fortemente offeso da quelle continue risate di scherno, perlopiù oltraggiose per la sua nobile causa, Machop aggrottò le sopracciglia e diede inizio a sbuffare dalle narici, proprio come fanno i tori quando vogliono iniziare a caricare su un determinato obiettivo.

-Così… così vi prendete gioco di me, vero? Pensate che io non sia abbastanza forte per voi, non è così? Io vi posso giurare che vi state sbagliando di grosso!- e, con un grido di guerra abbastanza intenso, si scagliò in avanti con foga, sorprendendo quasi tutti i presenti. Per sua disgrazia volle che fosse presente anche il Master della fazione opposta ai Machop, il venerabile Hariyama, e che lo stesse seguendo con gli occhi. La rabbia di Machop fu tale da renderlo completamente cieco, non gli importò assolutamente quale obiettivo si fosse imposto nella sua mente. “Non importa” pensò “tanto i Makuhita sono tutti uguali”. Stringendo con foga un pugno, colpì in volto il primo Makuhita che si era piazzato, per sua sciagura, nella sua strada. Il suo obiettivo, a quanto pare, era stato conseguito con successo: l’avversario colpito in piena faccia, preso completamente alla sprovvista, cadde all’indietro e fu trascinato via da quella posizione di diversi metri, creando un profondo solco in terra. Tutti i Makuhita, addirittura il venerabile Hariyama, rimasero basiti per quanto appena accaduto. Un roco grido di rabbia si sollevò quasi immediatamente in tutto il clan dei Makuhita, ma Machop si accorse quasi subito che quelle grida avevano qualcosa di diverso da quello che lui si era immaginato. Quando aveva studiato da apprendista guerriero nella scuola dei lottatori, Machop aveva ben memorizzato il grido che i Makuhita avrebbero osato pronunciare una volta che uno dei loro lottatori fosse stato sconfitto da uno dei Machop. Quelle grida non avevano niente in comune di quello che Machop si sarebbe potuto immaginare.

-Che cosa hai fatto!! Ma ti rendi conto, scellerato!- La voce imperiosa e terrificante del venerabile Hariyama sovrastava le altre voci di protesta dei Makuhita. Machop si guardò attorno, finalmente la vista gli tornò, offuscata poc’anzi dalla grande rabbia accumulata per i continui sberleffi dei suoi avversari e finalmente comprese ciò che aveva appena fatto. Con le sue stesse mani! Aveva abbattuto un esemplare di Makuhita femmina, lo poteva scorgere benissimo. Il Makuhita femmina, ancora dolorante in terra, si stava lamentando per la percossa subita e prontamente era stata fatta rialzare da due Makuhita. Il venerabile Hariyama, scosso come fosse posseduto dal demonio, dalla testa ai piedi, incenerì con lo sguardo il tentennante Machop, il quale non si era ancora ripreso dallo shock di avere abbattuto – con quale onta e disonore! – un esemplare femmina del clan nemico. Tutto sarebbe andato bene, ma non donne e bambini, questo mai. Due Makuhita, funesti in volto e dallo spirito fortemente belligerante, corsero con rabbia verso il confuso Machop e, come fossero stati un sol Pokémon, scaricarono sul volto dell’infelice Pokémon lotta una miriade di pugni che lo fecero ben presto capitolare in terra, cozzando violentemente in terra…

 

Ash: -Sì, il resto lo sappiamo. Ecco che cos’erano quei misteriosi rumori sordi provenire dal piano di sotto…- Machop, una volta che Pikachu ebbe terminato di raccontare la triste disavventura del Pokémon lotta, si era rialzato e, senza perdere ulteriore tempo, si diresse verso il fondo della caverna, in direzione delle scale di roccia che davano al piano inferiore del TunnelRoccioso. Tutti gli allenatori osservarono sbalorditi il Pokémon rialzarsi ed incamminarsi verso il piano sottostante, ed Ash, senza perdere ulteriore tempo, rincorse Machop e, una volta che lo superò, si piazzò di fronte a lui, sbarrandogli la strada. Pikachu raggiunse il suo allenatore e, con un agile balzo, gli fu sulla spalla destra.

Ash: -Ehi! Dove credi di andare? Sei debole, ti hanno malmenato, non puoi scendere le scale da solo!- Machop, borbottando a denti stretti, riferì al maestro di Pokémon che la sua intenzione fosse quella di tornare di sotto e riferire al suo clan ciò che era appena accaduto. Meditava di tornare a sfidare un Makuhita e di essere più accorto nel futuro. Gli altri ragazzi raggiunsero lentamente gli amici che si erano distanziati un po’ dalle colonne ed approvarono le intenzioni del lottatore Pokémon sconfitto.

Brock: -Potrebbe essere una buona idea! Se ti potesse fare piacere, ti accompagniamo noi!- Laura annuì, sorridente, approvando l’idea appena sbocciata dalla sapiente mente dell’ex capopalestra di Plumbeopoli.

Laura: -Sì! Così sarà meno amaro il ritorno a casa! Non trovi, Machop?- Il lottatore Pokémon, dapprima diffidente, ascoltò le parole amorevoli della figlia dei Ferguson e si lasciò convincere abbastanza presto. I quattro allenatori, con i loro Pokémon al seguito, seguirono a ruota il lesto aspirante membro del clan dei Machop fino alle scale e, uno alla volta, gli amici scesero i gradoni di pietra che conducevano dabbasso. Ancora una volta, l’intraprendente Mareep si rese utile, conducendo Alex giù per le scale. Il poverino non poté neanche protestare che la pecora, con un gesto alquanto bizzarro e felino, percorse con un sol balzo tutti gli alti gradoni che separavano il piano inferiore da quello superiore.

Il terzo piano del TunnelRoccioso, l’ultimo che separava il gruppo di allenatori dall’uscita, accolse gli amici nella più totale oscurità. Non vi era neppure un briciolo di luce che filtrasse in nessun luogo. La pietra circondava gli allenatori come fosse un sudario. L‘umidità stagnante permeava nell’aria, rendendo difficoltosa la respirazione. Se non fosse per le code luminose di Pikachu e di Mareep, i ragazzi non avrebbero potuto vedere nulla oltre il proprio naso. Quando tutti gli amici scesero l’ultimo gradino di pietra, Machop iniziò a parlottare ed indicò un punto indefinito verso l’oscurità, proprio davanti a sé. Pikachu tosto tradusse il discorso abbastanza conciso del lottatore.

Pikachu: -Siamo quasi arrivati! Tra duecento metri vedremo l’ingresso della zona dei Machop!- I ragazzi annuirono e, senza perdere ulteriore tempo, si inoltrarono ancora di più nelle viscere della terra. Stranamente, il livello del terreno era perfettamente lineare, cosa che non era accaduta negli altri due piani del TunnelRoccioso. Per di più, la presenza di altri Pokémon era diventata sempre più esigua. “L’importante, però” rifletté il maestro di Pokémon “è che siano presenti lo stesso dei Pokémon. Inoltre vi sono due prolifici clan, e ciò è più che sufficiente per me.”

Dopo qualche minuto di camminata, finalmente le code dei Pokémon elettrici illuminarono la volta dell’ingresso per il territorio dei Machop, ultimo luogo prima dell’uscita da quella caverna soffocante. L’entrata arcuata (in alcuni punti sembrava che fosse stata modellata alla bell’e meglio) raggiungeva dimensioni notevoli, contraddistinta da materiali solidi ma contornata da funghi e licheni. Laggiù l’umidità era notevole. Anche il pavimento era contraddistinto da un sottile strato di muschio, ed aveva completamente inzaccherato le scarpe e le zampe del gruppetto di amici. I Dratini furono i primi ad accorgersi della presenza di altre entità, situate proprio davanti all’ingresso senza porta, e li indicarono per mezzo delle loro code. Gli allenatori seguirono con lo sguardo l’indicazione dei due draghi ed anche loro poterono osservare, grazie alla luce brillante delle code di Pikachu e di Mareep, i due esseri. Costoro, che pareva proprio che stessero di guardia al vestibolo, erano molto alti, possenti, muscolosi, con le braccia conserte. Alla vita cingevano ciascuno una cintura dorata, che rifletteva la luce dei Pokémon elettrici, abbagliando i giovani allenatori. Laura, schermandosi gli occhi con una mano, cercò di guardare nella direzione dei due misteriosi personaggi muscolosi.

Laura: -Ma chi sono quelli?- Machop sembrava alquanto felice di incontrare quei tizi muscolosi ed andò loro incontro senza troppi ripensamenti. Qualcosa di imprevisto, però, accadde quasi subito: non appena Machop fu nelle prossimità di quei due tizi nerboruti, costoro respinsero il lottatore Pokémon con i loro sguardi ostili. Machop rabbrividì addirittura ed indietreggiò lentamente. Ciò non passò inosservato agli occhi di Brock, il quale ripose automaticamente la mappa nella tasca dei suoi pantaloni ed accorse in aiuto dello spaventato Machop.

Brock: -Machop! Cosa sta accadendo?- Dovette allungare il passo, perché il Pokémon lotta aveva iniziato a barcollare sulle sue stesse gambe, rischiando di cadere in terra. L’ex capopalestra di Plumbeopoli si inginocchiò nelle vicinanze di Machop e lo afferrò saldamente per le spalle, impedendogli di cadere in terra. Anche gli altri ragazzi si avvicinarono verso Machop e tutti si accorsero del grande spavento che si poteva leggere sul volto dell’aspirante membro del clan dei Machop. Il maestro di Pokémon, temendo che quei due esseri appena incontrati potessero recare ulteriore dolore fisico al loro amico lottatore, avanzò di un passo, aggrottando leggermente le sopracciglia.

Ash: -Ehi, voi! Chi siete, che cosa volete da Machop?- La risposta non tardò ad arrivare. I due esseri molto muscolosi si staccarono dalla parete su cui si trovavano appoggiati con la schiena e si avvicinarono lentamente verso il Master dei Pokémon. La luce elettrica di Pikachu e di Mareep finalmente permise ai ragazzi di osservare in volto quei due misteriosi personaggi: non erano altro che dei Machoke, dei Pokémon lotta, evoluzione di Machop. Laura e Alex afferrarono immediatamente i loro Pokédex e li puntarono verso i due Pokémon atletici.

Machoke, Pokémon Megaforza. È l’evoluzione di Machop. Utilizza sempre il massimo della sua energia, ma questo Pokémon potente e resistente non si stanca mai.” Una volta che il Pokédex ebbe terminato di gracchiare, i Machoke iniziarono a borbottare nella loro lingua, e sembrava proprio che fossero molto adirati nei confronti del giovane Machop. Pikachu fu lesto a tradurre per gli allenatori il contenuto del discorso dei due Pokémon lotta, e si venne a sapere che il clan dei Machop era già venuto a conoscenza dell’accaduto, del nefasto accaduto. Il Machop, ancora trattenuto dalle mani di Brock, non osava più, dal tempo di un minuto, staccare gli occhi del suolo.

L’evento era già noto a tutti, anche al venerabile Master Machoke, il quale pareva che fosse molto addolorato per la disonorevole azione di Machop (ovvero avere percosso un Makuhita di sesso femminile). I due Machoke erano stati incaricati dallo stesso leader del clan dei Machop di sorvegliare l’ingresso al loro territorio, inibendo l’accesso a chiunque si inoltrasse fino al piano sotterraneo del TunnelRoccioso. Questa novità non fu affatto positiva per gli allenatori di Pokémon, i quali dovevano per forza di cose attraversare anche il territorio dei Machop per guadagnare l’uscita dal tunnel.

Pikachu: -E non è finita – il Pokémon elettrico riprese la parola, dopo un attimo di silenzio – Machop è stato bandito per sempre dal clan per essersi macchiato di questo atto deplorevole. Così i Machoke sentenziano.- La notizia appena pronunciata da Pikachu apparve come un colpo di grazia per Machop, il quale si accasciò su se stesso e si ritrovò seduto in terra, con lo sguardo ancora incollato al pavimento. Era dunque terminato così il sogno di Machop di poter far parte del glorioso clan dei Machop? E per di più, era destinato a terminare in quella maniera il viaggio degli allenatori di Pokémon per il TunnelRoccioso? A due passi dall’uscita? Ash rifiutò testardamente l’esito di quella situazione e, osservando a muso duro i due Machoke, i quali erano tornati a presidiare l’ingresso del loro territorio, parlò loro.

Ash: -Non si può più fare niente per ribaltare la situazione? O almeno per rimediare all’errore? Machop è giovane, tutti possono commettere degli sbagli! Concedetegli una seconda opportunità!- I due Machoke furono irremovibili, la loro risposta fu un secco rifiuto. Il maestro di Pokémon non gradì la risposta dei due Machoke e in quel momento si ritrovò a pensare a due possibili soluzioni.

La prima era di sconfiggere i due Machoke che sbarravano la strada e potere così proseguire il cammino.

La seconda era quella di parlare direttamente al Master Machoke, il leader di quel gruppo di Pokémon. Sicuramente il saggio Pokémon lotta avrebbe potuto scendere a patti con i ragazzi, lasciandoli proseguire nel loro cammino, ed inoltre avrebbe potuto permettere a Machop di redimersi dopo il grave errore di mezz’ora prima. Ma come convincere i due Machoke a farli passare? Non sembrava che la coppia di guardia all’ingresso fosse disposta a scendere a compromessi. Forse se si potessero sommare le due soluzioni (abbattere i Machoke ed andare a parlare al Master) si sarebbe potuto concludere qualcosa.

Alex: -Un momento!- Il ragazzo con gli occhiali, il quale era rimasto in silenzio per tutto il tempo, raccolse l’attenzione di tutti i presenti. Si rialzò faticosamente dalla schiena di Mareep (il quale lo ringraziò, essendo diventato il ragazzo troppo pesante) e si avvicinò al suo maestro, il quale era a sua volta il più vicino fisicamente ai due Machoke.

Ash: -Alex, tu hai per caso un’idea?- L’allievo di Ash si guardò attorno, meditando su ciò che avrebbe potuto dire ai due Machoke per sbrogliare la situazione, e dopo qualche secondo di riflessione annuì al suo maestro.

Alex: -Sì, forse c’è una scappatoia.- Ash cedette il passo al ragazzo con la stampella ed i due Machoke lo osservarono avvicinare, seguendolo con gli occhi, alquanto diffidenti nei confronti dell’umano. Alex si fermò a circa due metri dai due Machoke, i quali si erano nuovamente staccati dalla parete ed avevano alzato la guardia contro di lui. Dratini, sulla sua spalla, provava un certo timore di fronte a quei due nerboruti personaggi.

Alex: -Machoke, per favore ascoltatemi! Non è dunque possibile concedere una seconda opportunità ad un vostro consanguineo? Egli ha commesso un errore, questo è vero, ma egli si è ritrovato in netta minoranza di fronte al suo nemico, il quale lo ha insultato e schernito come pochi! Sapete inoltre che… tutti i Makuhita sono uguali, vero?- L’ultima frase, lasciata quasi in sospeso da Alex, ebbe l’effetto sperato dallo stesso ragazzo: i due Machoke, quasi stupiti dall’espressione rivelatrice, si guardarono in volto perplessi. Alex, conscio di avere colto nel segno, continuò con il suo tentativo di persuasione.

Alex: -Lo sapete meglio di me che il nemico, maschio o femmina che sia, è pur sempre un nemico! Immagino che anche voi due, all’epoca in cui vinceste contro i Makuhita, trovaste molto difficoltoso distinguere gli elementi maschi da quelli femmine! O sbaglio?- Le ingiunzioni di Alex iniziarono a preoccupare non poco l’ex capopalestra di Plumbeopoli, il quale iniziò a paventare un secondo “fallimento di Monteluna”. Ma con sé, questa volta, aveva i Pokémon. Cambiò radicalmente idea quando osservò in volto i due Machoke, i quali avevano iniziato a guardarsi intorno, quasi smarriti.

Alex: -Vi prego dunque, Machoke, di concedere una seconda opportunità al vostro simile…- I due Machoke, risvegliatisi improvvisamente alla preghiera del giovane Blake, tornarono nuovamente ad assumere uno sguardo torvo nei suoi confronti e ad alzare un'altra volta la guardia. Alex mise le mani davanti a sé e le ondeggiò, consapevole di essere stato male interpretato.

Alex: -No, no, non intendo una seconda opportunità per far parte del clan! Intendo una seconda opportunità… per lavare via l’onta subita!- Tutti i presenti rimasero in perfetto silenzio dopo avere udito la richiesta dell’assistente del Professor Oak. Che fosse impazzito tutto d’un colpo? Le sue preghiere sembrava che non stessero né in cielo né in terra, dove voleva arrivare con tutti quei giri di parole? Incredibile a dirsi ed a vedersi, l’effetto desiderato dal ragazzo con gli occhiali si verificò: uno dei due Machoke, visibilmente in difficoltà, stava guardandosi attorno quasi spaesato, ed aveva abbandonato, seppure di pochi centimetri, la sua postazione di guardia. Anche l’altro Machoke appariva perplesso, ma non era così smarrito come invece diede ad intendere il suo compare. Alex aveva visto dunque giusto: la resistenza dei due Machoke non era così stabile come loro ebbero voluto mostrare. Bastava ancora una piccola forzatura ed avrebbe scardinato le menti dei due lottatori. Sicuramente i due Machoke provavano una gran pena per il loro simile, così bistrattato ed umiliato dai Makuhita al piano soprastante.

Alex: -Vi prego, Machoke! – il ragazzo tornò a parlare, e l’attenzione dei due guardiani fu nuovamente catturata dalle preghiere dell’assistente del professor Oak. –Parlatene con il venerabile Machoke, il vostro Master! Io so che in questo momento sta attraversando un periodo di grande sofferenza per l’accaduto di poc’anzi, ma sono certo che lui voglia concedere una seconda possibilità a Machop di riscattare il proprio onore! Per favore, andate a parlarci!- Finalmente, dopo tanto parlare da parte di Alex, il risultato sperato fu raggiunto. Uno dei due Machoke (il più spaesato dei due) fu finalmente convinto e decise a girare i tacchi ed inoltrarsi nella caverna dove si era stabilizzato, da centinaia di anni, il clan dei Machop. Il giovane lottatore Pokémon, notati i risultati positivi delle implorazioni del ragazzino, riprese coraggio e finalmente osò togliere gli occhi dal pavimento: si accorse che all’ingresso del territorio dei Machop era rimasto un solo Machoke, il quale si era piazzato proprio in mezzo e faceva buona guardia, osservando gli allenatori a braccia conserte. Pikachu ascoltò i borbottii del Machoke rimasto a presidiare l’ingresso e spiegò ai ragazzi che il suo collega, come gentilmente richiesto da Alex, si era ritirato per chiedere maggiori informazioni al Master Machoke riguardo al destino del giovane Machop. Ash annuì e sorrise, compiaciuto dalla tecnica persuasiva del suo allievo.

Ash: -Straordinario! Temevo che non potessimo mai accordarci con i due Machoke! Già mi aspettavo di dovere usare i Pokémon e lottare contro quei due per avanzare nel TunnelRoccioso e guadagnarci l’uscita!- La figlia dei Ferguson era rimasta in perfetto silenzio per tutto il monologo del ragazzo con gli occhiali tenuto con i Machoke, ma si era resa perfettamente conto che Machop, seppure avesse tenuto per la maggior parte del tempo gli occhi a terra, ogni tanto aveva gettato l’occhio su Alex, ed il suo sguardo parve colmo di stupore ed ammirazione. L’aura che emanava il Pokémon, inoltre, fu assolutamente positiva nei confronti dell’assistente dell’allievo di Ash Ketchum. La ragazza sorrise al suo compagno di viaggio e gli parlò direttamente.

Laura: -Congratulazioni, Alex! È pur vero che riesci a convincere chi ti sta di fronte! Per un certo momento ho temuto che non ci riuscissi, ma per fortuna mi sono sbagliata!- E gli riservò un altro, radioso sorriso, illuminato dalla luce costante di Pikachu e di Mareep. Alex osservò la sua amica per un lungo periodo di tempo, poi i suoi occhi si spostarono verso un punto indefinito del muro di granito della caverna. Il suo sguardo, dapprima lieto per essere riuscito a convincere uno dei due Machoke, si rabbuiò ben presto.

“Già” pensò Alex “questa volta ci sono riuscito. Mi sarebbe piaciuto che fossi riuscito a convincere quel tizio a MonteLuna … ma non si può avere tutto nella vita”. Il ragazzo tornò ad osservare la figlia dei Ferguson e si limitò a sorridere alla sua compagna di avventure; poi il suo sguardo si spostò sul suo Dratini (il Dratini di Alex NdA). Notò che il suo compagno squamoso lo stava fissando dritto negli occhi, sempre appollaiato per traverso su entrambe le spalle del giovane.

Dratini: -Io… ho avuto paura! Potevano farti del male!- Alex trovò quasi commovente il timore del suo amichetto azzurro nei suoi confronti e sorrise, accarezzandolo dolcemente sulla testa. Dratini trovò particolarmente gradito il gesto e la sua apprensione si placò un poco.

Alex: -Questa volta non ho perso la calma. Ho imparato la lezione… e poi, c’eri tu accanto a me, non potevamo non riuscirci! Giusto?- Il draghetto rimase leggermente titubante dopo avere ascoltato le parole del suo allenatore, in seguito annuì col capo e sorrise.

 

Ash: -Ma insomma! Quanto ci sta impiegando? È da più di mezz’ora che se n’è andato!- L’attesa per il ritorno del Machoke che aveva abbandonato il suo presidio all’ingresso al territorio del clan dei Machop iniziò a farsi letteralmente spasmodica. Il Maestro dei Pokémon, dopo neanche un quarto d’ora di attesa, aveva iniziato a camminare avanti e indietro per l’anticamera naturale che costituiva il breve rettilineo che partiva dai grossi scaloni che conducevano al piano superiori e che terminava all’ampia volta a tutto sesto che costituiva appunto l’ingresso all’ultima zona del TunnelRoccioso. L’ombra che proiettava il ragazzo col cappello sulla parete si allungava e si restringeva ad ogni passo ch’egli effettuava, dipendendo direttamente dalla posizione delle luci create dalle code dei Pokémon elettrici. Il primo a stancarsi fu Mareep, il quale dovette abbassare di parecchio la luminosità del suo attacco Flash. Pikachu sembrava stare in migliori condizioni e la luce proveniente dalla sua coda era più viva che mai.

Più l’attesa aumentava, più il passo del Master accelerava nel ritmo e, inversamente proporzionale al tempo, la sua pazienza andava scemando velocemente. Il continuo andirivieni di Ash non fece altro che alimentare il mal di testa che già i Pokémon stavano accusando, a causa della forte umidità che imperversava in quel luogo.

Brock si era seduto accanto a Laura ed Alex, con le schiene dei ragazzi appoggiate al muro, ed aveva approfittato della pausa per sfamare il cucciolo di Bulbasaur, il quale era rimasto calmo e pacifico nello zainetto dell’ex capopalestra di Plumbeopoli fino a quel momento. Il Pokémon di tipo erba trangugiò il latte dal biberon senza troppe proteste, ed i Pokémon dei giovani allenatori, ed anche quelli dell’ex capopalestra di Plumbeopoli, vennero fatti uscire dalle loro sfere Poké per essere spazzolati e sfamati a loro volta. I Dratini, Poochyena, Pidgey, Sandshrew, Weedle, Ledyba, Geodude, Onix e Kabuto, riuniti davanti ai tre ragazzi, mangiarono con entusiasmo i croccantini nelle loro ciotole. Pikachu e Mareep si unirono al banchetto con grande gioia. I Pokémon di Ash, invece, rimasero nelle loro sfere Poké, per volontà dello stesso allenatore. Anche a Machop venne offerto da mangiare, e la ciotola di prelibato cibo per Pokémon gli venne offerta gentilmente dal ragazzo con gli occhiali. Alex, infatti, aveva afferrato con una mano il contenitore di plastica, aveva afferrato con l’altra mano la stampella e, rialzatosi con difficoltà, si incamminò verso il giovane lottatore Pokémon, il quale si era messo a sedere in disparte rispetto all’allegro gruppetto.

Alex: -Avrai sicuramente fame! Tieni, questo è per te!- Machop, più che osservare la ciotola di cibo per Pokémon, osservava l’ultimogenito dei Blake. Si comportava così gentilmente e così premurosamente nei suoi confronti… prima lo aveva addirittura difeso dalle accuse dei due Machoke, le guardie del corpo scelte del reverendo Master Machoke. Chi mai lo avrebbe fatto al suo posto? Con un sorriso, Machop accettò l’offerta di cibo ed agguantò con entrambe le mani il contenitore di plastica. Divorò tutto il contenuto in pochi minuti, visibilmente soddisfatto: la ricetta di Brock era sempre e comunque una scelta molto valida per tutti i Pokémon di qualsiasi genere appartenessero.

Quando i Pokémon ebbero terminato di mangiare, finalmente qualcosa al fondo del sentiero buio ed umido iniziò a muoversi: il secondo Machoke, quello che era stato convinto a riferire il messaggio degli allenatori al venerabile Master Machoke, fece la sua comparsa e, prima di rispondere al quesito dei ragazzi, parlottò all’orecchio della guardia sua compagna. Ash si era avvicinato di diversi passi alle guardie, con gli occhi sgranati, la mascella serrata ed i pugni stretti fino allo spasmo.

Ash: -Allora? Che cos’ha detto il vostro capo?- Il Machoke che si era allontanato dalla sua postazione per diverso tempo osservò a lungo Machop, il quale si era nuovamente posizionato vicino al muro, in disparte rispetto al gruppo di viaggiatori ed ai loro Pokémon. Il Machoke farfugliò qualcosa nella sua lingua, e tutti i Pokémon dei ragazzi che stavano ascoltando con attenzione il comunicato della guardia, rimasero piuttosto sbalorditi quando compresero il significato delle sue parole. Ash Ketchum si voltò verso i Pokémon (quando Machoke stava parlando, il ragazzo dava ai Pokémon le spalle) e li osservò in volto, uno per uno, in rassegna, quasi terrorizzato dai loro volti meravigliati.

Ash: -Che cos’ha detto? Avanti, parlate! Non restate lì a bocca aperta!- I Pokémon iniziarono a bisbigliare ed a borbottare tutti insieme. Solo il tono squillante di Pikachu si levò al di sopra di tutte le altre voci.

Pikachu: -Machop deve trovare la forza nel suo spirito, affinché il disonore venga cancellato… queste sono le parole del venerabile Machoke. Ma che diamine significherà?- Ash si voltò nuovamente verso le guardie, quasi incredulo di essere giunto ad un nuovo vicolo cieco. Le sentinelle, braccia incrociate al petto, avevano riassunto le loro postazioni davanti all’ingresso del territorio dei Machop, e non risposero più alle domande del Master dei Pokémon.

   
 
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