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Autore: Rohchan    28/05/2009    2 recensioni
Tu tum.
“Calma il cuore, signora. Il suo battere furioso scuote i muri della mia microscopica casa.”
Tu tum.
“Sorridi un poco, signora. Regalami un po’ di luce.”
Tu tum.
“Calma il respiro, signora. Se continui a fare così, le pagine dei miei libri si sfoglieranno da sole, e non riuscirò più a leggere.”
Dedicata a Rosencrantz...^^
Genere: Generale, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Lara/Rose.
Grazie di tutto...^_^
*fugge...

- LARA!!! OH LARA, SAPESSI!!!!-

Ti si avvicina veloce, figura sottile, pallida, un gran sorriso.
Enorme massa di capelli rossi sulla testa, un libro , una cartellina da disegno e un thermos tra le mani.
Senti le ginocchia tremare.
La sua voce, la sua presenza.
È troppo.

- LARA, SAPESSI!!! E’ UN SACCO CHE VOGLIO VEDERTI, SAI?? OH LARA…-

Brusio.
Caos.
La gente intorno a te è un cancan confuso di colori, suoni, odori.
Forse, ora comprendi realmente il tuo demone, quando si schifava del contatto umano.

- Signorina Manni, tutto bene? Ha bisogno di qualcosa?-

Lei.
Quella maledetta stanga coi capelli alla Hermione continua a ballarti imperterrita davanti al tavolo.
La piantasse.
Toglietela dalla mia vista.

Lui…
Quell’uomo.
Giacca e cravatta.
Ben pettinato, profumato.
È lui la tua ancora, qui.
A questo tavolo, in questa città che non hai mai visto.

…tavolo…
Dov’è il tavolo…?

Ecco.
La senti, sale.

Sembra un’onda di piena, fredda, collosa, nella testa, nel collo.
Nella pancia.

Gelo.

Di colpo, il mondo è un po’ meno nitido, i rumori più forti, il tuo cuore sembra scoppiare nelle orecchie.
Respirare sembra un’impresa titanica, quasi preferiresti ingoiare chiodi.

Chiudi gli occhi.
Respira.

C’è una bambina, dentro. Una bambina che ti somiglia come una goccia d’acqua, fragile, sottile.
Vestita di chiaro, ma in mezzo a tutto questo caos non riesci a distinguere il colore di ciò che indossa.
Concentrati.
Lasciati scivolare un po’ dentro.
La vedi?
È bionda.
Ha gli occhi sinceri, profondi. Ciglia lunghe, nere.
Magra, un po’ ossuta forse.
Non diverrà mai donna, perché è la parte di te che a volte dimentichi, e che però rimane sempre lì.

È la bambina che eri tanti anni fa, quando parole come ansia e panico non esistevano, e l’unica paura che conoscevi era quella per i temporali.

Ti sorride, e il suo sorriso illumina ciò che la circonda.
Nero intorno a lei, ma almeno per due passi vedi cosa la circonda.
Cotone.
Cristalli di zucchero.
Batuffoli di nuvola al tramonto.
Ecco, anche l’abitino che indossa ha preso colore.
Azzurro pallido, perfetto in contrasto con i capelli biondi, boccoli un po’ ribelli che le incorniciano il viso.

Concentrati.
Il tuo mondo è due passi attorno a te, e in quello spazio c’è aria, luce, calore.
Silenzio.
Tutto ciò che ti serve.

Respira.

La bambina ti sorride. Ti tende la mano, appoggiando con cura per terra il pelouche che aveva in braccio.
Ascoltala.

Ascolta.

“Respira, signora. Sono qui, con te. In te.
Nessuno può dividerci, nessuno può separarci.
Niente e nessuno.
Respira bene a fondo, sorridi un poco.
Così.”

Fuori, forse non capiscono.
Ma la mano destra ti corre sul cuore, il respiro rallenta un poco, il cuore che prima sembrava galoppare impazzito è un po’ più calmo.
Appena un poco, ma già è più facile resistere.
La colla nella gola si sta sciogliendo.

“Ecco, vedi, signora?
Questo è il mio spazio.
Il mio mondo.
Quello che nessuno può toccare, invadere, cancellare.
Due passi attorno a me, e c’è una poltrona letto, un piccolo bagno, una finestrella con tende di velo trasparente e una porta con una grossa serratura.
I muri sono fatti di libri, così posso leggere quando voglio.
E il tetto, il tetto è di biscotti e cioccolato, così ho energia e dolcezza per vivere.

Lo sai, lo sai, signora? Quando tu da fuori sorridi, il mio mondo si accende di luce.
E allora vedo strade di colore, rosso, giallo, verde, arancio. Blu.
Questo angolo del tuo corpo in cui vivo si riempie di vita, di significato.”

Che sciocca.
Questo forse pensano gli altri.
A guardarti da fuori, sembri un po’ spostata.

Tu tum.
“Calma il cuore, signora. Il suo battere furioso scuote i muri della mia microscopica casa.”
Tu tum.
“Sorridi un poco, signora. Regalami un po’ di luce.”
Tu tum.
“Calma il respiro, signora. Se continui a fare così, le pagine dei miei libri si sfoglieranno da sole, e non riuscirò più a leggere.”

Tu tum
Tu tum
Tu tum
Tu tum tu tum tu tum tu tum.

“Ecco, così signora.
Piano.
Come un’altalena che rallenta.”

Ecco.
La senti, scende.

L’onda di piena, fredda, collosa, nella testa, nel collo.
Nella pancia.

Si è ritirata.

Cede posto a quella bambina dentro, che sorride piano, con leggerezza.

Gelo.
Che diventa tepore.

Quello di una sera primaverile, scalza su un prato, in mezzo alle lucciole.

Lentamente, il mondo torna nitido, i rumori più sopportabili, il tuo cuore ritrova il suo posto nel petto, e si calma.
I chiodi sono spariti. Ora senti succo di pesca scendere nella gola, fresco e dissetante.

Apri gli occhi.
Respira.

- Oh, Lara!!! Accidenti, sapessi come sono contenta che tu sia qui! E nonostante il caldo, poi…lo sai, questa città col calore sa essere insopportabile, ma per fortuna ci sono le montagne…-

“Sorridi, signora. Regalami un poco di luce.”

- Che bel sorriso…è perché sei contenta di vedermi? Ma nooo…figurarsi…AH!! Ecco, mi stavo dimenticando…il tuo thermos.-

La bambina dentro sorride.
Il suo spazio si illumina, poi si allarga di ancora due passi quando vede attraverso i tuoi occhi sgranati cosa c’è nel thermos.
La bambina ride.
Intorno alla casetta di libri, ora c'è un giardino microscopico, di campanelle, margherite, nontiscordardimè e fresie dai mille colori.
Persino una fatina su un piedistallo d'argento.

Camomilla.
Nel thermos c’è della camomilla.

- Avevo paura fossi agitata, sai, ma mi sembra tu stia bene…meno ma…-
- Ciao, Debby.-

Brava signora.
Grazie della luce.

La ragazza ti guarda.
Con quella gonna corta e quella maglietta, i braccialetti a campanelli e le paperine dimostra meno dei suoi anni.
La cosa più buffa è il suo viso.
Ti guarda come se…
Come se…

- Lo sai, Lara? È bello dare un viso, un corpo, a un mito…-

Lei sorride.
Tu arrossisci.

La bambina dentro torna a chinare la testa sul libro che stava leggendo.

"Père Donald Callahan era stato un tempo il sacerdote cattolico di un borgo, Salem's Lot si chiamava, che non esisteva più su nessuna carta geografica. Gli era indifferente. Per lui concetti come «realtà» avevano perso ogni significato.
Questo ex prete aveva ora nel palmo un oggetto pagano, una tartarughina d'avorio. Le era saltato via un pezzettino del becco e aveva un graffio a forma di punto interrogativo sul becco, ma per il resto era un piccolo gioiello.
Bello e potente. Ne avvertiva la forza nella mano come energia elettrica."

- Non arrossire, Mito…me lo fai un autografo?-

  
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