Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Emmy_Cr_    15/01/2017    1 recensioni
Cento one shot e drabble per la Fem!FrUk.
Perchè, a mio avviso, nel sito, ce ne sono davvero troppo poche e perchè io adoro la FrUk in ogni sua forma!
1 God, you always make me blush so damn much...
2 You made this cupcake for me?
3 Let's share my coat, since you're so cold
4 It wasn't your fault
5 Marry Me
6 I shouldn't be in love with you
7 You're jealous, aren't you?
[dal testo]
''Non era certo la prima volta quella rana le faceva perdere la pazienza, oh no.
C'era stata quella volta in cui il signorino, ben consapevole della sua avversione al sudore e, più in generale, a tutto ciò che aveva a che fare col tetro mondo dell'attività fisica, l'aveva rapita e costretta a corrergli dietro per sette chilometri sotto il sole cocente.
Certo, lei avrebbe potuto benissimo fermarsi e aspettare che lui finisse la sua attività e poi tornasse a prenderla però.. però era stato bello vederlo sorridere e passare del tempo con lui.''
Buona lettura!!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Bad Friends Trio, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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5
   Marry Me   


Alice spesso, molto spesso, aveva la tendenza a non ascoltare le persone. 
Non l'aveva fatto quando aveva deciso di mollare gli studi di giurisprudenza per iscriversi a quelli di chimica. 
Non l'aveva fatto quando Britney, sua madre, le aveva detto che non avrebbe potuto prendersi un cagnolino, che era fuori tutto il giorno, che sarebbe stato sempre solo. Sorrise accarezzando le orecchiette del cane, steso accanto a lei sul divano. 
Infine, non l'aveva fatto quando quella buon'anima di suo padre le aveva chiesto, l'aveva pregata, di non cucinare nel suo appartamento, da sola, perchè avrebbe bruciato tutto, cosa tra l'altro accaduta. 
E proprio per questo ora era in quella situazione. 
 
- Lo vuoi un tea? 
La voce del ragazzo, proveniente dalla cucina, le giunse lievemente sovrappensiero, affaticata dalle ore di lavoro. 
- No, mercì 
- In questa casa non si parla francese. 
Francis soffocò una risata e tornò a dipingere la parete abbrustolita. 
- L'hai detto a tuo padre che hai incenerito la cucina? 
Alice arrossì furiosamente e si voltò di scatto verso di lui. 
- Non dirglielo, ti prego non glielo dire. 
Francis stavolta rise apertamente. 
- Tranquilla, non gli dico nulla. 
 
Alice si mise in ginocchio sul suo divano verde mela, si appoggiò allo schienale con le mani curate e si mise ad osservare il suo vicino di casa. 
Lei e Francis erano stati compagni di scuola, ai tempi. 
Relativamente vicini di casa, compagni di classe, a volte anche di banco, Alice conservava ancora i libri con osceni disegnini sui margini, compagni di giochi e spesso si vedevano in palestra. 
Poi lui era partito per Parigi, per iniziare i suoi studi alla Sorbonne, e lei era andata a Cambridge. 
Si erano persi di vista, mai più sentiti, solo un cenno con la testa quando entrambi tornavano a casa durante le feste e magari si incontravano in un pub, quelle rare volte che la ragazza lasciava il suo comodo nido di coperte e libri, con i rispettivi gruppi di amici. 
Poi, di colpo, lei era stata assunta all'ospedale cittadino, nel laboratorio di ricerca e sviluppo*, lui invece era stato assunto come pediatra allo stesso ospedale. 
Si erano incontrati in mensa e si erano fatti i saluti di rito, poi in metropolitana, sotto lo stesso ombrello e, infine, davanti al portone. 
-Io abito qui.
Francis, con faccia stupita e un sorriso enorme, aveva tirato fuori le chiavi di casa e aperto il portone. 
-Anche io. 
- Al 32.
-Al 33. 
Si erano guardati poi, con le guance rosse, lei era scappata in casa. 
Si era instaurato subito un rapporto stretto di amicizia mista a odio profondo. 
Lui ascoltava la musica a volume spropositato in un orario ancor più assurdo? Nessun problema, lei gli andava a suonare per lamentarsi.
Lei cercava di cucinarsi un pasto, fallendo miseramente, e abbrustolendo l'aria del piano? Nessun problema, lui andava a suonarle per lamentarsi.
E poi ancora, si aiutavano con il lavoro, facevano spesso i turni per la spesa, per andare a dar da mangiare ai rispettivi animali, spesso Alice teneva Napoleone, il norvegese di Francis, quando lui aveva estenuanti turni di notte e gli lasciava la cena, rigorosamente comprata all'alimentare all'angolo, nel microonde. 
Avevano addirittura le rispettive chiavi di casa. 
Era lui che Alice chiamava quando, dopo non aver ascoltato i consigli degli altri, combinava qualche disastro. 
Come quella volta. 
Aveva provato a fare una ricetta nuova che comprendeva l'uso di infiammabilissima vodka. 
Aveva sfiammato con la padella e si era congratulata con se stessa, fino a che non aveva notato la tendina davanti alla finestra andare inesorabilmente a fuoco e intaccare l'intelaiatura. 
Si era presentata due ore dopo, sporca di fuliggine e bagnata dell'acqua che aveva usato per domare l'incendio, a casa del Francese che prima si era liberato in una grassa risata e poi era corso a darle una mano. 
Adesso, in salopette grigia sopra alla tuta per stare in casa, le stava ridipingendo attentamente la parete. 
Alice sospirò e si lasciò andare sul divano, coccolando Murple, il suo cucciolo di giant malamute. 
 
- Ceni da me stasera. 
Spesso Francis aveva la tendenza a non porre domande ma a dare ordini o comunque asserire qualcosa che per lui era ormai assodata. 
Alice fece un verso di assenso e tornò nella sua lettura/attenta osservazione del sedere del suo vicino di casa. 
Arrossì al pensiero e distolse lo sguardo. 
-Domani ho preso ferie, così finisco di metterti apposto questo disastro. 
-Mh, è il mio giorno libero. 
-Lo so lapin 
Ecco, altra dimostrazione che ormai sapevano tutto l'una dell'altro. 
Oltre al fatto che lui era quasi sempre da lei. Praticamente vivevano insieme. 
La rivelazione colpì in pieno il francese. Sorrise tra sè e sè e si avvicinò al divano. 
- Ehi Lic, sai che io e te siamo una bella coppia?
Alice, con signorile fermezza, sputò la sorsata di tea appena presa. 
- Come scusa? 
Francis rise di nuovo. Con quella sua risata bassa e avvolgente, che faceva sentire Alice come in una tana di calore. 
-Sì, guardaci, siamo sempre insieme, mangiamo insieme, abbiamo anche dormito insieme, molte volte, e tre di queste mi hai anche baciato. 
Alice avvampò. 
-E-Ero sbronza. 
 
Oh, entrambi ricordavano perfettamente ognuna di quelle notti. 
La prima volta Alice l'aveva chiamato, ubriaca e sola sulle rive del Tamigi. 
-John mi ha lasciata- gli aveva detto, e lui aveva infilato al volo le scarpe ed era uscito nel freddo di Londra, l'aveva portata a casa e l'aveva messa a letto, raccogliendo una ad una le sue lacrime sulla maglietta. 
Poi l'aveva cullata e, infine, quando lei aveva iniziato a colpevolizzarsi per essere stata lasciata da quell'individuo, fra l'altro mai piaciuto al francese, le aveva dato un bacio mozzafiato. 
E poi un altro. 
E un altro ancora. 
Finchè non si erano addormentati insieme in quel letto a una piazza e mezzo. 
 
La seconda volta era stata meno drammatica, avevano passato la notte a festeggiare la promozione di lei in casa di lui. 
Alice ricordava solo alcune battutine di quel suo amico albino e il sorriso caldo di quello spagnolo, poi le labbra di Francis avevano surclassato tutto il resto. 
 
La terza volta non erano sbronzi, ma per convenzione entrambi dicevano così. 
Semplicemente avevano cenato a casa dell'inglese, torta salata di verdure e carne cotta a puntino.
E il vino rosso, un pinot le pareva di ricordare, comunque borgognone. 
Aveva accettato di buon grado il primo bicchiere, sentendo il liquido fruttato scenderle giù per la gola, accendendo di un rosso brillante le sue guance e rendendole gli occhi lucidi. 
Sentì la sensazione di leggerezza dovuta dall'alcol portarla i piedi e poi la mano calda e grande di Francis sul polso. 
Poi i suoi baci e le parole basse e calde, mormorate in una lingua che sebbene proclamasse odiata in realtà le era cara.
Si erano svegliati la mattina dopo indolenziti e ancora abbracciati, con i ricordi della notte passata insieme vividi nella testa. 
Francis aveva ringraziato con il cuore a mille che lei facesse finta di dormire, per permettergli di uscire piano da quella casa e dal suo calore. 
 
Francis sorrise nel vederla arrossire. 
-Certo, lo so. 
Le alzò dolcemente il viso. 
- Ciò non toglie che mi sia reso conto che siamo perfetti insieme, potremmo sposarci. 
Alice spalancò gli occhi verdissimi e allontanò la testa. 
-Non siamo neanche mai stati fidanzati!
-Oh bien! Ottimo motivo per iniziare. 
Alice non riuscì a ribattere, sentì solo le labbra morbide di Francis sulle sue e decise di spegnere il cervello. 
Dopotutto, non era certo la prima volta che pensava ad un ipotetico matrimonio col francese. 
-Comunque sono serio, prima o poi mi sposerai. 
Ed Alice sorrise, tirandolo nuovamente giù per assaporare le sue labbra ed il suo futuro. 


*non ho la minima idea se esista una cosa del genere, tutto è puramente inventato!

Eccomi tornata!
Scusate ancora mille volte l'immane ritardo che ho fatto per aggiornare!! Grazie a tutti quelli che hanno commentato il capitolo precedente e che hanno solo letto! Grazie mille davvero!!
Baci Emmy!
  
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