Sì, lo so che ora non si direbbe.
Ora non si direbbe che quest'uomo distrutto dal suo dolore, coperto da una ridente maschera di falsità che nasconde l'ombra che è diventato, una volta era reale, vero. Vivo.
Non lo penserebbe mai nessuno, non è così? In fondo sono diventato piuttosto bravo a mascherarmi.
Eppure sì. Ero reale.
Ero reale, quella volta che mi hai teso la mano in quel vicolo.
Ero reale, quando ho visto i tuoi occhi color del sangue, che tutti temono ma che non posso che trovare bellissimi.
E in quell'istante, lunghissimo sebbene fosse solo un'istante, ero vivo.
Non mi importava di non essere più figlio di nessuno, non mi importava di essere stato ripudiato dalla vita stessa, chi ero non era più importante.
Ero vivo e me lo dicevano i tuoi occhi vermigli, me lo gridavano in faccia.
E in quel momento provavo sentimenti, gli stessi, lo stesso che ha fatto si che ora sia qui, a camminare sui cadaveri di sconosciuti, di innocenti forse.
(Sarà questo l'Amore?)
Una volta anche il mio cuore era qui.
E ti ha seguito, quando sei scomparsa nell'Abisso. Ha lasciato il mio corpo, che è e sarà sempre incatenato a questo folle mondo.
Un tempo avrei pianto a questa vista che ora mi fa ridere.
Un tempo non avrei tradito i miei amici, che amici forse non sono mai stati.
(Forse è questo il dolore?)
E ora che tutto sembra finito, mentre vago nella neve, sporco, indifeso e macchiato....
Voglio tornare a essere reale ancora una volta.
Lo senti, questo suono, questo Requiem per i miei sogni?
La melodia distorta di ingranaggi incompleti.
Lo senti, questo suono, questa melodia diafana.
Ed è un canto d'addio?
O solo musica per celare i sussurri?
La melodia distorta di ingranaggi incompleti.
Lo senti, questo suono, questa melodia diafana.
Ed è un canto d'addio?
O solo musica per celare i sussurri?