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Autore: Girasoleh    15/01/2017    1 recensioni
Quando ad Inuyasha viene proposto un lavoro nel centro esatto di Tokyo, quasi stenta a crederci.
Dall'altra parte del mondo, una promettente studentessa londinese, sta per fare la scelta più importante della sua vita.
Decisioni che si intrecciano.
Un amore che sboccia improvvisamente per la giovane Kagome e che non è destinato a durare; un trasferimento ed un addio che però segnerà un nuovo inizio.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Kagome/Sesshoumaru, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sesshomaru aveva ben poco da spartire con gli altri membri della sua famiglia, nonostante questo però amava partecipare alle cene della domenica grazie alle quali poteva avere costantemente il resoconto di tutti quanti, compreso il suo fratellastro.
Non lo apprezzava né lo detestava, nutriva per lui un'indifferenza che culminava con il non voler coltivare nessun rapporto al di fuori di quello che si dedicavano nel fine settimana.
Sesshomaru abitava a Tokyo, fra il caos e la movida, non amava le cittadine né tanto meno stare in disparte: il suo stile di vita era quello di un playboy, non aveva interesse nel continuare una conoscenza con una donna, piuttosto si informava sul suo stato sentimentale e poi la portava nel suo letto.
Al mattino non si risvegliava mai con nessuno, era una cosa così assurda per lui convivere con una stessa persona per più di due ore che quasi rideva di quel suo fratellastro che nutriva un sentimento di amore così intenso da due anni per quella ragazza così dozzinale.
Si vestì di fronte allo specchio e poi si aggiustò la cravatta guardando la città dalla vetrata enorme del suo appartamento; il padre gli aveva chiesto di passare in ufficio per controllare delle carte e di certo non poteva tirarsi indietro.
'Magari è la volta buona che pensa a me e mi concede una promozione', pensò prendendo la valigetta e gli occhiali da sole.
Sesshomaru era il tipico ragazzo che faceva innamorare a priori: sguardo gelido, fisico asciutto, capelli argentei e due piccoli segni, uno per guancia, di color magenta e una mezzaluna al centro esatto della fronte. Niente di troppo vistoso, ma quei tatuaggi li aveva voluti fare in gioventù ed ora, seppur non se ne pentiva, pensava che non avrebbe mai rifatto un gesto del genere.
Non rideva mai e sorrideva raramente e questo suo modo di fare riscontrava successo nelle donne, tutte convinte di riuscirlo a cambiare, tutte così cocciute e sicure di essere diverse. Ma lui, in quelle ragazze, di volta in volta non trovava niente e rimaneva deluso dall'avere a che fare solo con contenitori vuoti, privi di interessi reali e di argomenti.
Arrivò davanti alla Taisho Company con non poco anticipo, sperando di concludere in fretta la revisione di quelle carte tanto importanti per il padre e tornare ai suoi affari.
Si tolse gli occhiali da sole ed imboccò la porta principale.
- E tu cosa ci fai qui? -
Silenzio.
Sesshomaru alzò lo sguardo.
- In realtà dovrei chiederlo io a te. Oggi ad Osaka non si apre? -
Inuyasha era lì, di fronte a lui, e proprio non si aspettava di trovarlo a Tokyo. Come minimo aveva compiuto un viaggio di sei ore e calcolando che erano appena le undici del mattino si era messo alla guida di notte.
- Papà mi ha fatto venire qui, ha pensato bene di mandarmi una lettera tre mesi fa, invece di chiamarmi – iniziò a dire il ragazzo, -Non ho detto niente durante le cene per tutto questo tempo perché ero convinto che dovesse parlarmi da solo, ma visto che sei qui credo di aver pensato male.- concluse.
Non capendo bene le intenzioni del padre, entrambi entrarono nel suo ufficio, sedendosi l'uno di fronte all'altra e guardandosi di tanto in tanto.
-Allora, - cominciò imbarazzato Inuyasha, - cosa racconti? Insomma, qualcosa di interessante giusto per passare il tempo... - lasciò la frase in sospeso, sperando che almeno fosse apprezzato lo sforzo.
- Niente che non abbia già detto tre giorni fa, alla cena. -
Fu talmente tanto secco nel pronunciare quella risposta che Inuyasha abbassò le orecchie e aprì uno dei libri che si trovavano sulla scrivania del padre.

Miroku non era uno che faceva chissà quali gesti romantici, ma nel suo piccolo rendeva felice Kagome.
Da quella mattina, da quello scontro involontario non si erano più lasciati e dopo qualche settimana di corteggiamenti vari, la ragazza era letteralmente caduta tra le sue braccia senza pensarci troppo.
Erano passati due mesi, nel frattempo.
Le lezioni volgevano al termine, ormai l'estate era vicina e Miroku programmava un viaggio da poter compiere insieme alla sua fidanzata. La ragazza, però, cambiava sempre discorso quando se ne parlava.
La sua università, il SOAS, dove si studiavano le lingue e le culture dell'Africa e del Medio Oriente, aveva proposto a tutti i ragazzi uno stage formativo di due mesi a scelta tra Tokyo, Shangai e Città del Capo: essendo considerata la migliore università anche dal governo Britannico doveva mantenere una certa facciata e quindi ad ogni studente del primo anno veniva proposto, alla fine dell'anno appena passato, la possibilità di effettuare uno stage. A breve Kagome avrebbe compiuto 19 anni, esattamente il 21 Settembre e questo generava in lei molta emozione: i compleanni erano per lei una cosa davvero importante, da festeggiare seriamente e con la famiglia. Quest'anno però avrebbe passato il giorno del suo compleanno a Tokyo, e niente e nessuno avrebbe potuto impedirglielo. Miroku era all'ultimo anno di università, quindi probabilmente aveva dimenticato questo evento così speciale.
Kagome non avrebbe mai osato chiedere alla sua famiglia di poter fare due viaggi, soprattutto perchè le condizioni economiche al momento non lo permettevano.
- Che ne dici se andiamo a Liverpool? - Miroku le accarezzava i capelli lunghi e neri, i due erano distesi sul letto, in casa del ragazzo. - E' a poche ore di distanza da Londra, potremmo fare una vacanza più lunga in questo modo. -
- Forse sì, - rispose lei distrattamente – ma forse ti sei dimenticato che questo è il mio primo anno di università. -
Miroku si girò guardandola con fare interrogativo.
- Mh? - si sforzò di mugugnare dopo qualche secondo di silenzio.
- Alla fine del primo anno gli studenti scelgono la tappa del loro stage... - Kagome non voleva dirglielo apertamente, temeva che lui le avrebbe chiesto di scegliere e quindi preferiva che il suo fidanzato ci arrivasse da solo.
- E quindi? - la incalzò lui, - È una cosa stupida, potremmo andare dove vuoi una volta che avrai terminato gli studi!-
Kagome si alzò di scatto e lo guardò intensamente con aria arrabbiata.
'Perché non capisce quanto è fondamentale per me? E' una cosa troppo importante, un viaggio unico in compagnia delle mie amiche che non potrò compiere mai più se non ora! Miroku sei uno stupido!'
Gli chiese se lui avesse fatto il suo viaggio o avesse rinunciato.
- Certo che l'ho fatto, anni fa c'erano altre mete ed io scelsi di andare a Nairobi. - rispose deciso lui.
- E perché io non dovrei andare? -
- Perché ora stai con me. E ci sono cose più importanti, non trovi? -
I due si guardavano, si sfidavano con gli occhi fin quando Kagome non esplose definitivamente.
- Sei uno stupido! Io voglio andarci, voglio andare a Tokyo, questo viaggio non me lo restituirà nessuno, neanche tu, e se mi amassi davvero non dovresti impedirmi di andare solo per fare una vacanza. Dove poi? A Liverpool. Sei serio? - Kagome ormai andava a ruota libera.
- Non mi sembra giusto, tu hai fatto il tuo percorso, io voglio fare il mio. Sei solo egoista, ecco tutto. -
Scese dal letto e si infilò le calze che aveva tolto poco prima per comodità, infilandosi quindi le scarpe.
Il ragazzo era interdetto, non sapeva minimamente cosa dire e la guardava, con gli occhi appena lucidi.
- Forse io... - provò a dire Miroku.
- No. Tu niente, - lo fermò decisa Kagome. - non siamo fatti per stare insieme. A fine Luglio partirò per Tokyo e festeggerò lì i miei 19 anni. - sentenziò alla fine.
- Questo è tutto. Addio Miroku. - Kagome imboccò la porta della camera per poi uscire dall'abitazione, il tutto sotto gli occhi increduli di Miroku che si sentiva distrutto ma che non aveva saputo fermarla.
Aveva le parole bloccate in gola, formavano un doppio nodo e non ne volevano sapere di uscire da lì. Non aveva detto niente, quindi, era rimasto con le labbra socchiuse e gli occhi fissi sulla figura della ragazza e solo quando lei uscì dalla porta una lacrima bagnò la sua guancia.
Kagome, invece, non si sentiva distrutta o particolarmente triste.
Camminava a schiena dritta e senza fermarsi, il vento le si scagliava in faccia prepotentemente ma lei continuava, senza neanche aggiustarsi la sciarpetta che aveva sul collo.
Quando entrò in casa erano ormai le sette di sera, la cena era sulla tavola ed era arrivata giusto in tempo.
- Mamma, papà, devo dirvi una cosa. Come sapete la mia scuola organizza degli stage, ed io a fine Luglio di quest'anno scolastico ho deciso di andare a Tokyo. Passerò lì i miei 19 anni. - non diede tempo a nessuno di capire cosa realmente stesse succedendo, era entrata e stava sparando a zero, talmente rossa in viso ed affannata che sua madre inizialmente aveva pensato che avesse preso la febbre.
- Va bene Kagome, se questo è il tuo desiderio non c'è assolutamente problema. - disse sua madre in modo dolce.Poi, quest'ultima, diede una sonora gomitata a suo marito, come a spronarlo a dire qualcosa.
- C... Certo. Siamo tutti d'accordo! - disse un po' stordito.
Kagome sorrise, corse ad abbracciare la sua famiglia e pianse, ringraziando per la comprensione dimostrata.
Quel momento era il più bello della sua vita, sarebbe andata a Tokyo e niente l'avrebbe fermata.

   
 
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