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Autore: VIVIENNE BLACKGAN    16/01/2017    0 recensioni
McKenzey ad un certo punto della sua vita è arrivata a una conlusione: non avrebbe mai amato nessun ragazzo fino a perdere il controllo di sé stessa.
Isabelle non avrebbe mai immaginato che nella vita si potessero veramente avere due amori.
Zach si destreggia tra la vita che gli spetta e quella che gli è piombata addosso da un momento all'altro.
Chris non si è mai ribellato e mai avrebbe immaginato di doverlo fare per qualcosa di cui nemmeno lui è certo.
James lo ha sempre saputo, ma se lo è sempre negato in quanto perennemente insicuro.
Cisco ha sempre avuto tutto dalla vita e non lascerà di certo che lei lo rifiuti.
Together è la storia di questi ragazzi, delle loro famiglie, delle loro avventure, le loro paure, le prime esperienze... Together è un mix di passioni, dolori, sorrisi, amori, rancori. Together è un cocktail tutto da provare.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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ANGOLOAUTRICE: probabilmente sarà l'unico capitolo in cui vedrete questo piccolo angolo, ma volevo semplicemente darvi il benvenuto in questa nuova avventura fatta di risate, pianti, litigi, amori, rancori e chi più ne ha più ne metta. Spero di non risultare scontata e che questa storia finisca per piacervi. Buona lettura :)


 

CAPITOLO I


 

UN CASINO DI TEMPO FA


 

Ho sempre creduto che le scene a rallentatore che si vedono nei film a volte siano un po' troppo esagerate. Ho sempre creduto che quel battito accelerato nel petto, le farfalle nello stomaco e tutto quello che ti provoca la vista di una persona che ti piace particolarmente fossero una cazzata. Non ho mai creduto al "mi sono trovato una fidanzatina" che spesso e volentieri mi ripeteva mio fratello minore, quando ancora andava alle elementari. E non perchè dubitassi del fatto che veramente avesse una fidanzata, ma perché chiunque farebbe fatica a credere al "Ti amo" di un bambino per quanto vengano sempre definiti la bocca della verità. Non ho mai voluto nulla tutto per me, ho sempre condiviso e penso che lo farò sempre perché è nella mia natura. Ma lei...

Ho sempre creduto che quella mia ossessione nei suoi confronti, quel mio volerle dare tutto ciò che desiderava, fosse la conseguenza del fatto che sia stata la prima a rivolgermi concretamente la parola, dopo Cisco ovviamente. Non è mai stata gentile, nel senso che non mi ha mai dimostrato affetto. Aveva un modo di fare tutto suo, scontrosa con tutti, mite con pochi. Parlava poco, non piangeva mai e poco le importava di ciò che gli altri pensavano di lei. Rispondeva a tono e ogni volta che lo faceva finiva in punizione anche se non era colpa sua, ma degli altri che la provocavano. Mi voleva bene, ma io di più.

Ero convinto di averla resa un dolce ricordo della mia infanzia in quell'orfanotrofio.

Ma si dice che la convinzione sia una brutta bestia. Una di quelle bestie che compaiono dal nulla in mezzo a una folla di ragazzi e ragazze che sembrano spingersi per entrare in quello che considereranno un inferno per i prossimi 9 mesi.

Non so la vostra di bestia, ma la mia ha lunghi capelli neri, la pelle scura scura, le labbra carnose, il fisico slanciato, gli occhi di un marrone tendente al nero e quello sguardo intenso che quando si inchioda al tuo ti fa sentire nudo. Si chiama McKenzey. Cisco amava e ama tutt'ora chiamarla Kiki. Io, invece, la chiamavo Cici.

«Amico, fissarla in quel modo non la farà di certo cadere ai tuoi piedi»Chris, nato Christopher Dubois, mi da una pacca sulla spalla riscuotendomi dai miei pensieri. Distolgo lo sguardo per un attimo da lei sussultando leggermente perché non mi aspettavo quella pacca. Ma il tempo di tornare a guardare nella sua direzione che la perdo divista.

«Da retta a Chris, James. McKenzey è irraggiungibile. Scommetto che l'ultima persona che ha visto la sua patatina è stata sua mamma» sghignazza Zach, all'anagrafe Zacharia Montgomery, nonché il ragazzo più rude che io abbia mai incontrato. Non a caso, nel sentire le sue parole,gli lancio un'occhiata ammonitrice. Lui intercetta il mio sguardo e, alzando le mani al cielo, dice: «Ehi, ho detto patatina, non la parola che inizia per "f"»

«E sei anche fortunato che io oggi sia di buon umore e non ti abbia ancora rifilato uno schiaffo di quelli che ti fanno cambiare i connotati»

Una voce femminile si insinua tra di noi e, quando mi volto per vedere la proprietaria della suddetta voce, anche se so già a chi potrebbeappartenere, il mondo attorno a me si gela. Di nuovo. Ora riesco anche a percepire il suo odore. È dolce, delicato e ricorda tantissimo le fragole. Ti viene voglia di mangiarla.

«Buongiorno anche a te McKenzey» ridacchia Zach per poi rivolgersi all'amica diMcKenzey che a malapena ho notato. «Isabelle»

La ragazza, Isabelle, è di qualche centimetro più bassa di McKenzey, porta lunghi capelli biondi, ha un fisico asciutto, la pelle chiarissima e un paio di occhi neri che rendono il suo aspetto quasi... inusuale. Ma da quegli occhi traspare una gentilezza che la rende ancor più piccolina e ti fa venir voglia di darle un abbraccio senza motivo.

«Zach» risponde lei sorridendo e facendo a sua volta sorridere Zach. Isabelle, poi, si volta verso di me e con un sorriso curioso mi dice: «Tu devi essere quello nuovo, James Johnson. Piacere di conoscerti» allunga una mano verso di me. Istintivamente mi viene da sorriderledi rimando e senza esitare stringo la sua mano e annuisco. «In carne e ossa»

«Lei è la mia migliore...»

«McKenzey. Ti basta sapere questo»

Isabelle viene interrotta da McKenzey in modo brusco e senza tanti complimenti. Scrolla le spalle e punta lo sguardo nel mio per un minuto che a me sembra interminabile prima di girare i tacchi e tornare suoi suoi passi. «Quando hai finito di flirtare, Belle, mi trovi in classe. Non fare tardi o non esiterò a cedere il posto aun'altra persona» fa un cenno con la mano all'amica e si avvia verso l'entrata della scuola seguita dai nostri sguardi e quelli furtivi dialcuni ragazzi nel cortile. Se la stanno letteralmente mangiando con gli occhi, ma lei procede spedita come se attorno a lei ci fosse ilnulla.

Non mi hariconosciuto. Eppure per un secondo ho creduto che quel lungo sguardo fosse la dimostrazione del fatto che forse le ricordavo qualcuno.

Ma non posso nemmeno biasimarla. In tutto questo tempo dire che sono cambiato sembra quasi un eufemismo. Anche io a volte faccio fatica a riconoscermi quando mi guardo allo specchio. Francamente, fino a unanno fa nessuno avrebbe scommesso su un mio possibile miglioramento a livello estetico. Nessuno mi avrebbe creduto se fossi andato in giro a dire che mi sono fatto una ventina di ragazze nel giro di tre mesi; che sono entrato a far parte della squadra di basket della scuola e che già sono considerato uno dei ragazzi più popolari della scuola. E notare che la scuola ancora non è cominciata.

Quindi, ehi, il fatto che non mi abbia riconosciuto è soltanto un bene.

«Non rimuginare troppo sul perchè ti abbia risposto in quel modo o sucosa tu possa averle fatto di male. Le uniche persone a cui abbia mai mostrato affetto sono la sua famiglia adottiva e me il giorno del mio compleanno»

«Il che porta a una domanda fondamentale: come potete addirittura essere migliori amiche? Voi, che siete come il sole e la luna, il cielo e laterra, l'olio e l'acqua.... come?» Zach scuote la testa scatendandole risa di Isabelle.

«Io sono convinto che sia molto più di quanto non dia a vedere...» Chris, dopo aver passato praticamente gli ultimi 10 minuti in un rigorososilenzio, sembra essersi ripreso dal mutismo nel quale, senza ombra di dubbio, era caduto. «E' tipo il gelato fritto: ogni volta che lo mangi rimani sorpreso da come all'interno riesca a mantenere la consistenza del gelato»

«Hai fatto centro Chris» annuisce con vigore Isabelle sistemandosi lo zaino inspalla. «Ora devo andare. Ci si vede in giro» e così dicendo, siavvia verso l'entrata con passo veloce, sicuramente dato dal fatto che vuole raggiungere a tutti i costi l'amica.

«Che gran bel culo che ha...»

Chris e io ci scambiamo un'occhiata prima di alzare gli occhi al cielo e avviarci a nostra volta all'interno della scuola ignorando spudoratamente i commenti di Zach, che ogni due per due non manca maidi sottolineare quanto siano particolarmente fighe alcune ragazze della scuola.

Io sinceramente più di tanto non sto dando loro attenzione, al contrario di Chris che non dimentica mai di sorridere a destra e amanca e Zach che rifila saluti poco casti alle ragazze. Praticamentegli sguardi della maggior parte delle ragazze sono rivolti a loro, anzi, mi correggo, a noi. Ho praticamente tutti gli sguardi addosso: le ragazze mi stanno mangiando con gli occhi, i ragazzi si chiedono chi diavolo io sia, i professori si domandano se sarò o meno un loro alunno.

Un'altra pacca sulla spalla seguita da un abbraccio fraterno mi prende alla sprovvista.

«Amico, benvenuto nel nostro regno. Ora anche il tuo» Zach allunga un braccio e con fare teatrale mi mostra il "corridoio" denfinendolo"il nostro regno". «Avrai fama, donne, drammi, feste, sesso,alcool e tutto ciò che vorrai con un semplice schiocco di dita»continua senza staccarsi da me.

«Anche McKenzey?!» domando guadandolo con aria divertita.

«Ok, forse non tutto, ma ci sono tante belle ragazze alla sua altezza» rettifica fermandosi.

«Tipo Isabelle?» se ne esce Chris guardandolo con l'aria di uno che la salunga. Quindi non sono stato l'unico a notare quell'alchimia tra i due prima.

«Anche lei fa parte del "forse non tutto"» si posiziona difronte a noi puntandoci un dito ammonitore contro. «Non vi azzardate a...»

«Io vado a lezione. Non voglio fare tardi il mio primo giorno di scuola»sorrido e lo supero senza lasciargli il tempo di continuare la sua frase.

«Idem» ridacchia Chris affondando le mani in tasca e svoltando nel corridoio alla nostra sinistra. Zach semplicemente rimane lì impalato a fissarci - oserei dire - quasi come un fesso.

E io, bè, comincio a pensare che questo sarà davvero un gran bell'anno. Sia in positivo che in negativo.


 


 


 


 

James Johnson. James Johnson. James Johnson.

James.

Johnson.

Ma dove cavolo ti ho già visto?

Lascio cadere la matita sul quaderno con uno sbuffo e mi appoggio scomposta allo schienale della sedia. Chiudo gli occhi, incrocio le braccia al petto e sospiro cercando di evitare di farmi venire il mal di testa.

Non mi preoccupo del fatto che la professoressa Green mi possa riprendere perchè tanto lei si trova in fondo all'aula e noi stiamo guardando un documentario su Cleopatra quindi in classe non si vede nulla a parte la televisione.

Isabelle è seduta accanto a me e sembra aver notato che non sono attenta alla lezione. Non una lezione qualunque a dire il vero. Lei sa quanto io adori la storia di Cleopatra e scommetto che si sta chiedendo cosa mi passi per la testa.

«Che succede, Chiquita?» mi chiede, infatti, avvicinando la sedia alla mia.

«Penso» rispondo scrollando le spalle e adocchiando il ragazzo seduto accanto a Isabelle. Quel genio della mia migliore amica ha ben pensato dichiedere a James di sedersi accanto a lei appena l'ha visto varcare la soglia della classe. Non gli ha dato nemmeno il tempo di guardarsi attorno. Chiunque altro penserebbe che l'ha fatto perchè è una delle tante che vuole accaparrarsi la compagnia del nuovo arrivato. Ma così non è. Isabelle si comporta così con tutti quelli che le ispirano simpatia, me compresa. Anche se tendenzialmente cerca diessere gentile con tutti. Il mio esatto contrario insomma.

Comunque, la cosa che mi sta rendendo più indisponente del solito è il fatto che James mi ricorda qualcuno, qualcuno che non vedo da molto tempo. Ma il problema è che non mi ricordo chi sia e questa cosa mi sta mandando fuori di testa. In altre circostanze avrei lasciato perdere, tanto non è che io sia intenzionata a farci amicizia, uscirci, andarci a letto e venir tradita il minuto dopo l'orgasmo. È solo che sento che è qualcosa che devo assolutamente ricordare, qualcosa di importante. Qualcosa che magari potrebbe farmelo vedere sotto un'altro aspetto e non come un comune playboy. Ma a quanto pare il mio cervello non vuole collaborare.

«A cosa pensi?» Isabelle mi sta fissando con aria leggermente preoccupata.

«Al fatto che da piccola avrei dovuto apprezzare di più il gioco "Memory". A quest'ora non inizierei ad avere paura di un principio di alzheimer» scosto una ciocca di capelli che mi è ricaduta sul viso.

Isabelle scoppia a ridere sottovoce appoggiando la fronte sulla mia spalla e con lei anche James si lascia sfuggire una risatina.

«Stavi origliando»

«Nah...» scuote la testa sempre divertito. «E' solo che Cleopatra mi annoia e le tue parole mi sono giunte alle orecchie senza che io lo volessi» mi rivolge un sorrisetto che è un misto tra l'innocenza e la stronzaggine. Quel sorrisetto che farebbe sciogliere qualsiasi ragazzina vogliosa in questa scuola.

«Quindi Cleopatra ti annoia» gli faccio eco alzando un sopracciglio esporgendomi leggermente in avanti. Isabelle sposta la fronte dalla mia spalla e si appoggia allo schienale consentendomi di vedere interamente il ragazzo che, a sua volta si è sporto in avanti per osservarmi. Sembra aver perso quallo sguardo allibito che aveva prima, quando mi fissava come se avesse visto un angelo cadere dal cielo. Forse Isabelle aveva proprio ragione quando diceva che a primo impatto riuscivo a far gelare il sangue nelle vene di qualsiasi ragazzo. In senso buono, aveva aggiunto.

«Già. La storia non è esattamente la mia materia preferita» alza le spalle portando una mano sotto il mento. «Ma... Non sei infastidita dal fatto che "stavo origliando"?»

«Quindi avevo ragione: stavi origliando» un sorriso soddisfatto si dipinge sul mio viso appena vedo James rendersi conto di ciò che ha appena detto.

«Fregato, James» ridacchia Isabelle dondolandosi sulla sedia. «McKenzey sarebbe persino capace di farti confessare un omicidio se solovolesse»

Questa volta sono io che scoppio a ridere, scordandomi di essere in una classe silenziosa dove tutti sono intenti a prendere appunti sul documentario che stiamo guardando. Ma quando me ne rendo conto ormai è troppo tardi perchè sento stagliarsi dietro di me la figura della Professoressa Green e non ho nemmeno il tempo di voltarmi per vederela sua espressione adirata, che con un vocione mi intima di uscire dalla classe e di andare a farmi un giro dalla preside. Sbuffo, prendo dal tavolo la mia borsa e spostando rumorosamente la sedia mi avvio verso l'uscita.

«Anche lei, Signor Johnson. Non creda che io non l'abbia vista dormire prima e poi farsi quattro risate con la signorina Dawson». Mi blocco poco prima di aprire la porta e mi volto per osservare la scena. James ha dipinta sul viso un'espressione di finto stupore.

«Ma io..»

«Ma, ma,ma. Alzi il popo e la segua a ruota»

Il ragazzo alza gli occhi al cielo, si alza facendo un cenno in direzione di Isabelle che gli sorride di rimando e poi mi raggiunge superandomi e aprendo la porta. Esce dalla classe ma non lascia andare la maniglia della porta, anzi, fa un leggero inchino e con l'altra mano mi invitaa precederlo. Lo guardo con un'espressione allibita prima di uscire dalla classe.

Non mi curo di aspettarlo, ne tanto meno di ringraziarlo per avermi tenuto la porta aperta, semplicemente mi avvio verso l'ufficio della preside. E continuo a camminare finchè il rumore che si sente nel corridoio non è più quello di due persone che camminano sole mescolato al brusio di sottofondo che proviene dalle varie classi. Si sentono solo i miei passi e quelli di nessun altro.

Mi volto pervedere se James ancora cammina dietro di me, ma al contrario lui è fermo in mezzo al corridoio con le mani calate nelle tasche e un sorriso dolce sul viso. Si, un sorriso dolce che mi lascia di sasso. Perchè mi guarda in quel modo?

«Che c'è?» gli domando sulla difensiva voltandomi completamente verso di lui.

Lui continua a guardarmi in quel modo senza dire nulla. Io comincio a spazientirmi e infatti sto per mandarlo a quel paese quando lo vedo aprire bocca, richiuderla e scuotere leggermente la testa. Prende un leggero respiro socchiudendo gli occhi e quindi levandosi quell'espressione dal viso per un secondo e poi torna a guardarmi come prima.

«C'era una bambina nel mio stesso orfanotrofio che si comportava proprio come te. Era molto scontrosa, parlava poco con gli altri bambini e sembrava sempre cercare un modo per uscire dall'istituto e non tornare mai più» smette di parlare e si avvicina di qualche passo.«Quando è arrivata, il mio migliore amico, come sempre, è andato avedere chi fosse spinto dalla curiosità. Io non penso che mi sarei mai presentato, anche perchè ero certo che mi avrebbe preso in giro come facevano tutti. Ma...»

«Ma poi un giorno, dopo che per l'ennesima volta mi avevano messa in punizione, sei venuto in camera mia con una ciambella in mano. Non hai detto una parola e io nemmeno ti ho rivolto uno sguardo; hai appoggiato la ciambella sul mio letto e te ne sei andato»

«Già» annuisce sorridendo con una nuova luce negli occhi. «Non sapevo esattamente cosa dire e mi sembrava che alla fine non dire nulla fosse la cosa più sensata da fare» James alza le spalle con fare innocente. Sorrido contenta perchè ora ho capito chi è. Sorrido perchè mi ritornano in mente ricordi che improvvisamente non sembrano più amari, ma dolci. Sorrido perchè ora capisco il motivo del suo sguardo di prima, nel cortile.

Sorrido nel pronunciare il suo nomignolo.

«JJ»

Sorride nel fare la stessa cosa.

«Cici»

Lo osservo ancora un attimo cercando di trovare corrispondenze tra il JJ che conoscevo da piccola e quello che si trova difronte a me, un ragazzo maturo che a primo impatto sembra un playboy patentato. Poi scuoto la testa e gli do di nuovo le spalle tornando a camminare in direzione della presidenza.

«Muoviamoci, alla preside non piace aspettare».


 


 


 

«E la passiamo liscia così?»

«La preside mi ama e tu sei nuovo, quindi» McKenzey alza le spalle guardandomi.

Alla fine ho fatto bene a dirle chi sono. Non so esattamente cosa mi sia preso, so solo che dovevo farle capire che ero io e che probabilmente le avrebbe fatto piacere sapere che ci eravamo ritrovati. E così è stato. Il suo sguardo si è ammorbidito e il sorriso che aveva quando ha pronunciato il mio nome è rimasto a fior di labbra fino a quando non siamo arrivati in presidenza. Mi ha fatto sentire bene e improvvisamente tutti i "ma" e i "se" sono scomparsi lasciando il posto alla certezza che non si fosse scordata di me e che, a giudicare dalla sua reazione, abbia sempre conservato un dolce ricordo del tempo passato in orfanotrofio.

«Spero di finire in presidenza sempre in tua compagnia allora» rido affiancandola.

«Io non ci voglio finire di nuovo con o senza di te» scuote la testa Mckenzey spostandosi i capelli tutti su una spalla. Poi si ferma e si guarda intorno come se stesse soppesando qualcosa.

«Le ragazze già mi vogliono morta. Per il quinto anno consecutivo» mi guarda, scoppia a ridere e se ne va lasciandomi con il calore della carezzache mi ha dato sul braccio. All'inizio non capisco perchè stia prendendo una strada diversa dalla mia, infondo dobbiamo tornare nella stessa aula. Poi mi rendo conto di trovarmi all'inizio di uno dei corridoi adiacenti a quello principale, nel bel mezzo di un'orda di ragazzi che sembrano aver invaso dal nulla il mio spazio vitale. Mi guardo attorno leggermente confuso per il fatto che non mi sono accorto che era suonata la campanella. Intercetto aluni sguardi di ragazze che mi guardano sospettose e ragazzi che sono letteralmente a bocca aperta. Che ho fatto?

«Aspetta, fammi capire. Tu sei qui da un giorno e te ne vai già in giro con la ragazza più hot della scuola e ci parli come se niente fosse?»

Ma in questa scuola alle persone piace comparire dal nulla?

«E' complicato» rispondo con noncuranza alle parole di Chris.

«Quindi bisogna essere complicati per poterle strappare un "ciao"? Notare che sono stato fine» Zach compare dall'altra parte gesticolando come un ossesso.

«Più o meno» annuisco dirottando verso il mio armadietto.

«Ora rispondi a monosillabi anche tu?» sbuffa spazientito Zach posizionandosi davanti a me e appoggiando la sua schiena di proposito sul mio armadietto. Sembra infastidito da tutto ciò, o semplicemente non gli piace che io non gli stia dando risposte concrete.

Anche Chris si appoggia agli amarmadietti a braccia conserte con un'espressioneche mi invita a sputare il rospo. Mi viene quasi da ridere. Solo Mckenzey è capace di innescare una reazione tale da far mobilitarele forze armate al suono di un suo "ciao".

«Io e lei ci conosciamo da un po'. Un bel po'» confesso allora passandomi una mano sul collo. Ma prima che possano dire altro, la campanella suona di nuovo. La prossima lezione ci aspetta.


 


 

«Cosa diavolo significa "ci conosciamo da un po'"? E perchè non ce lo hai detto quest'estate? Ti rendi conto che...»

«Non per dire, ma parlate di Cici come se steste parlando di Beyoncé o della regina Elisabetta» alzo gli occhi al cielo per quella che mi sembrala miliardesima volta in meno di 5 minuti.

Sono riuscito a evitare le domande all'inizio grazie alla campana, ma oracomincia la pausa pranzo e in un'ora e poco più penso che Chris eZach riusciranno a farmi fumare il cervello. Nel caso dovessero portarmi via in una barella, spero che McKenzey si offra di venire via con me e farmi da infermiera... anche se in quel caso ci sarebbeuna remota possibilità che io non mi riprenda mai più.

«Cici? AVETE PURE DEI SOPRANNOMI?» Zach quasi urla dallo stupore. Anzi,urla richiamando l'attenzione di una ventina di persone accanto anoi, anche se ho la sensazione che quelle persone ci stessero fissando a prescindere. Anzi, che stessero cercando di cogliere ogni singolo particolare della nostra conversazione per andare a rivenderla al miglior offerente e vederla pubblicata sul"Conversazioni tra fighi Magazine".

«Bè, mi pare normale. Non capisco cosa ci sia di male»

Zach e Chris si guardano con aria sconvolta. Non si sono nemmeno resi conto del fatto che non hanno messo nulla nei loro vassoi e che continuando così finiranno per non pranzare. E tutto perchè conosco McKenzey.

Prendo un muffin come dolce e alzo lo sguardo dalla fila di dolci che erano stati scelti per il pranzo di quel giorno. C'erano cheesecake, muffins, brownies, crostate e chi più ne ha più ne metta.

Nel momento in cui alzo lo sguardo, incrocio quello di Isabelle che fa cenno a me, e suppongo anche a Zach e Chris, di raggiungerla al tavolo. Le sorrido e mi volto verso i ragazzi per chieder loro se non era un problema per loro non andare al tavolo che poco prima mi avevano indicato come il tavolo dei giocatori di basket.

«Non chiedermelo nemmeno. Io pranzerei con Belle per il resto dei miei giorni. E nemmeno mi va oggi di pranzare con gli altri» Zach mi supera dirigendosi verso il tavolo dove sta seduta tranquillamente la ragazza.

«Io voglioi dettagli. Mi dovrai dire persino com'era vestita» Chris mi lancia uno sguardo divertito prima di incamminarsi con me dietro a Zach.

«McKenzeynon c'è?» chiedo a Isabelle appena la raggiungiamo tutti e ci sediamo al tavolo. Zach accanto a lei, Chris a capotavola e io davanti a Isabelle.

«Arriverà tra cinque minuti. Succede sempre così quando ha lezione di matematica. Comincio a credere che abbia una tresca col professore» ridacchia rispondendo alla mia domanda.

«Credi male, mi amor» la sedia accanto alla mia viene scostata e un dolce profumo di fragola invade il mio spazio vitale lasciandomi piacevolmente sorpreso. «Cioè, lui indubbiamente cerca un approcciocon me, ma per quanto mi riguarda, figo o meno che sia, non mi attira in alcun modo» scrolla le spalle, appoggia i gomiti sul tavolo e poi si volta a guardarmi. Ricambio lo sguardo accennando un sorriso sghembo che lei ricambia poco prima di addentare una patatina presa dal suo piatto.

«Avete fatto amicizia mentre eravate dalla preside?» Isabelle ci osserva con uno sguardo che è un misto tra "wow!" e "ma seriamente?!".

«Io e JJ già ci conoscevamo» risponde con semplicità McKenzey infilando con una forchetta la sua insalata. Isabelle guarda Zach che annuisce con aria sconsolata e le dice: «Sì, hanno pure dei soprannomi. Lei», indica McKenzey con il cucchiaio, «è Cici e a quanto pare lui», sposata il cucchiaio su di me, «è JJ. Ma quando noi», fa oscillare il cucchiaio tra lui e Chris, «avevamo proposto di chiamarlo così, si era fermamente opposto sostenendo che nessuno a parte due persone potevano chiamarlo in quel modo. Ti rendi conto, Belle?»

Vedo Chris annuire in appoggio all'amico e poi entrambi fulminarmi con uno sguardo che dovrebbe essere omicida, ma altro non fa che far scoppiare a ridere me e Mckenzey a sua volta. Mckenzey, come solo lei sa fare, si porta una mano sulla bocca come a voler trattenere le risate e con naturalezza si poggia alla mia spalla mentre io abbassola testa sempre ridendo e la osservo di sottecchi.

«Zach, mi ucciderai tu!»

«Lui, eh? Tu ci uccidi dal primo momento in cui hai messo piede a scuola. Ed era alle medie» Chris la osserva leggermente divertito.

«Se avessi saputo che per farmi considerare da te avrei avuto bisogno di lui, sarei volato in Europa a prenderlo un casino di tempo fa» rincara la dose Zach che ha lasciato perdere lo shock per dare il benvenuto a pura e semplice contentezza.

McKenzey non risponde subito. Osserva i due ragazzi con un sorriso a fior di labbra, poi sposta il suo sguardo su Isabelle e infine su di me. È così cresciuta, così donna, così lei. E anche io, indipendentemente dall'aspetto, sono sempre io.

«Se avessi saputo che stava in Europa sarei andata a riprenderlo da sola un casino di tempo fa».

 
   
 
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