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Autore: _ Arya _    17/01/2017    4 recensioni
Killian Jones, 29 anni, vive a Londra con suo fratello Liam ed è co-proprietario di un pub. Un incidente ha rovinato la sua vita portandogli via la fidanzata, la loro bambina non ancora nata e una mano. È seducente e di bell'aspetto, ma dietro la sua maschera da duro nasconde un'anima profondamente ferita, che cura impegnandosi a limitarsi ad avere soli relazioni occasionali.
Emma Swan, 18 anni, vive coi suoi genitori e suo figlio Henry. Ufficialmente lavora alla boutique di moda della sua amica Regina, ma in realtà segue una cacciatrice di taglie per imparare il mestiere. Ha avuto un'infanzia difficile segnata da malattie e prese in giro: quando la sua vita è migliorata ci ha pensato il suo primo ragazzo a ributtarla nel baratro. Pur soffrendo ancora di depressione, è una ragazza forte e indipendente e non mostra mai le sue debolezze.
Quando Liam convincerà il fratello a provare ad unirsi ad un gruppo di supporto, i destini dei due ragazzi si incroceranno: saranno troppo diversi o riusciranno ad unirsi e rimettere insieme i pezzi delle loro anime?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Liam Jones, Neal Cassidy, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Sometimes, moving on can be easy






 


EMMA POV

-NO! Papà, fermo!
Feci appena in tempo a pararmi davanti a Killian, prima che mio padre gli tirasse un pugno o un calcio. O forse l'avrebbe spinto o direttamente riempito di botte, non ne avevo idea. Il suo sguardo assassino, in ogni caso, lasciava poco all'immaginazione.
Dal canto mio ero ancora scossa e speravo di non essere rossa in viso, dato che sentivo molto caldo: non avevo idea di come riuscissi a reggermi in piedi senza tenermi da nessuna parte. Non mi ero aspettata che quei baci andassero a finire in effusioni di un'intensità del genere... e ancor meno mi ero aspettata che mi sarebbero potute piacere così tanto. Ma non era il momento di pensarci.
I miei genitori rimasero qualche istante a guardarmi in silenzio, e io feci lo stesso. Dire che fossi in imbarazzo, non rendeva neanche lontanamente idea di come mi sentissi in quel momento. Essere beccata a sbaciucchiarmi come una ragazzina in calore era l'ultima cosa che volevo, e fino ad ora ero sempre riuscita ad evitarlo. Era assurdo che capitasse proprio adesso, con un ragazzo col quale non avevo neanche definito il tipo di relazione. Tutto era stato puro istinto.
-Come... come stai? Siamo venuti a portare i tuoi documenti...- farfugliò mia madre, mentre mio padre continuava a rimanere fermo con la mascella serrata. Aveva un cerotto sul lato destro della fronte, ma a parte quello sembrava in forma, per fortuna.
-Henry?
-Regina ha chiamato Will, se ne sta occupando lui...
-Ok. Bene. Grazie. Sto bene. Io... avevo fame. Solo che si era bloccato l'ascensore e...
-... e non vi siete accorti che era ripartito.
-Già- borbottai, voltandomi verso l'uomo ancora alle mie spalle -Beh... mamma, lui è Killian. Killian lei è mia madre, Mary Margaret...
-Piacere di conoscerla signora- fece leggermente imbarazzato, porgendole la mano. A mia sorpresa lei l'afferrò, e sorrise anche.
-Il piacere è mio, Killian.
Se fosse sincera non riuscii a capirlo, ma difficilmente riusciva a mentire, dunque supposi che il suo largo sorriso fosse un buon segno.
-E lui è mio padre...David- aggiunsi giusto per formalità, dato che lui non sembrava per nulla intenzionato a stringergli la mano – e tanto meno di volerlo conoscere. Stava resistendo dal colpirlo, però, e per il momento poteva bastarmi.
-Piacere...- borbottò Killian con un cenno del capo, consapevole di non essere ben visto. Se si ricordava di lui non seppi dirlo, ma a me di tutta quella storia non importava nulla. Forse gliel'avrei chiesto, prima o poi, per pura curiosità... ma era un'informazione non di vitale importanza.
-Bene... se... se pensate di rimanere, ci vediamo in camera tra 5 minuti. Prendiamo solo delle cose ai distributori. Volete qualcosa?
-No grazie, andate pure... a tra poco.
Annuii, e senza perdere altro tempo tirai Killian per una mano, trascinandolo il più lontano possibile da quella situazione imbarazzante. Mio padre era un bambino, ma non potevo far nulla a riguardo, erano affari suoi.
-Tuo padre mi odia- constatò, quando fummo a distanza di sicurezza.
-Non è che ti odia. È che non gli piaci.
-Ho fatto qualcosa?
-Non lo so. Cioé... sei stato in tribunale, qualche anno fa.- borbottai, odiandomi per dover tirare fuori quell'argomento che per il momento avrei decisamente preferito evitare.
L'uomo si pietrificò all'istante, facendo sì che mi detestassi ancora di più: ero certa che aveva fatto il possibile per lasciarsi quella storia alle spalle, si vedeva chiaramente che non era né un alcolizzato e tanto meno una persona violenta.
-A me non importa...- lo tranquillizzai quindi, sfiorandogli la guancia e facendo sì che mi guardasse negli occhi. Avrei mai imparato a rimanere impassibile a quello sguardo?
-Davvero, non mi importa e non voglio saperne nulla...- ripetei, cercando di sorridere -Solo che lui era l'avvocato del tipo che ti ha portato in tribunale e... beh, non gli piaci per questo. Pensa che tu non sia adatto a me e cose del genere.
-Oh... capisco. Beh, non ha tutti i torti. C'è un motivo se qualche giorno fa volevo allontanarmi.
-Vuoi uno schiaffo adesso o più tardi? Comunque te l'ho detto, parleremo di cose serie in un altro momento, non ora. Non oggi. Ora tira fuori gli spicci!- aggiunsi allegra, facendolo scoppiare a ridere. Com'era possibile che si vedesse come una brutta persona? Era così tenero con me, nonostante le battutine che avevo quasi iniziato ad apprezzare, ed ero certa che quella dolcezza non fosse una maschera che indossava per nascondere chissà quale oscurità. Sì, probabilmente ero una ragazzina che aveva perso la testa per un bell'uomo, e questo non potevo negarlo completamente... ma non era solo il suo aspetto ad attrarmi. Erano i suoi modi di fare e il suo carattere ad avermi colpita in primo luogo. Il suo modo genuino di porsi, nonostante tutto ciò che sapeva di me.
-Ecco qua, splendore. 10 sterline bastano?- fece infine, porgendomi le monete che afferrai per infilare subito nella macchinetta.
-Bastano e avanzano- gli assicurai. Scelsi quindi dei tramezzini con maionese e tonno ed un waffle, per poi passare al distributore delle bibite di Starbucks. Senza chiedergli nulla, presi due Frappuccini al caramello per poi porgergliene uno insieme ai centesimi di resto.
-Grazie, è il mio preferito!
-Grazie a te, i soldi sono tuoi. Andiamo?
-Andiamo. Oh e tra gli argomenti da trattare quando parleremo di cose serie, c'è il tuo discutibile non essere una persona fisica. Poco fa non mi è sembrato affatto!
-Cretino!- esclamai dandogli una botta con la mano fasciata. Un po' mi fece male, ma grazie alle sue lamentele fui certa di essere riuscita a farne di più a lui.
Poi ridemmo insieme. Mi sentivo viva come non ero mai stata, viva e felice. I miei genitori si sbagliavano, e anche lui si sbagliava: non c'era persona più giusta per me. Avevo ancora molto di cui liberarmi, mi serviva ancora un po' di tempo per riuscire a lasciarmi andare completamente, ma adesso avevo la certezza di essere sulla giusta strada.
Tutto questo, grazie all'antipatico e fastidioso Don Giovanni che quasi sei settimane prima aveva deciso di rompermi le scatole.


KILLIAN POV

Nonostante avessimo quattro piani da fare, Emma si rifiutò categoricamente di salire in ascensore, cosa che mi dispiacque molto. Gli spazi piccoli e chiusi erano decisamente piacevoli se c'era lei con me e, nonostante fossimo stati beccati in flagrante dai suoi genitori, erano stati dei minuti intensi ed estremamente piacevoli. La ragazza però se ne vergognava ancora, lo leggevo in ogni suo gesto, quindi decisi di non fare pressioni. Probabilmente era stato addirittura qualcosa di più inaspettato per lei che per me, dopotutto ero il primo ragazzo con cui iniziava a lasciarsi andare dopo ciò che quella merda le aveva fatto pochi anni prima. Ero felice, però, che accettasse volentieri le carezze con cui amavo sfiorarla ogni tanto... così com'ero felice del fatto che la mia vicinanza le piacesse e non la mettesse a disagio.
-Emma...- la fermai tuttavia, a pochi passi dalla sua stanza -Forse sarà meglio che io vada... non voglio farti litigare coi tuoi. So già che sei andata via di casa a causa mia, me l'ha accennato Regina.
-Oh... è... una storia complicata. Non è colpa tua, l'ho fatto per me. Non voglio che siano loro a decidere per me. Ma se vuoi vai, hai ragione, devi dormire...- sussurrò, con un velo di disappunto.
-Tesoro, io sarei più che felice di rimanere tutta la notte... sulla poltrona s'intende.- le assicurai, sfiorandole la guancia col palmo della mano. Non avevo né sonno, né voglia di andarmene: sarei più che volentieri rimasto seduto per tutta la notte ad ammirarla, senza stancarmi mai.
-Allora... ti andrebbe di rimanere? So che suona egoistico da parte mia, ma...
-Ehi- la bloccai subito -Non lo è. Certo che mi va di rimanere!
-Grazie- fece con un sorriso raggiante che non riuscì a contenere e col quale mi rese l'uomo più felice del mondo. Era in momenti come quello che ricordavo quanto fosse giovane e inesperta, e proprio per questo completamente naturale in ogni suo gesto.
Prima di rientrare in camera le rubai un piccolo bacio che ricambiò subito, che pur essendo molto più innocente dei precedenti fu ugualmente piacevole.
-Ce l'avete fatta!- esordì Regina non appena mettemmo piede in stanza, e saltò su per aiutarci a posare tutto sul comodino -Come stai, Swan?
-Sto bene, grazie, ma... non mi aspettavo di trovarti qui!
-I tuoi mi hanno scritto che stavi bene, ma prima di andare volevo passare ugualmente. Non fare mai più cavolate del genere, ragazzina, mi hai fatto prendere un colpo!
-Scusa, scusa!- rise la giovane, abbracciando di slancio l'altra che ricambiò. Non le avevo mai viste abbracciarsi e fu davvero la scena più tenera del mondo. Se non ci fossero stati anche i genitori, probabilmente mi sarei unito nell'abbraccio, a costo di rimediare qualche schiaffo.
-Tesoro, ora mettiti a letto però, hai preso un bel colpo in testa. Devi riposare almeno stanotte...- intervenne la madre, sollevando le coperte per farla accomodare. Lei alzò gli occhi al cielo infastidita – e non farmi sfuggire un ghigno fu estremamente difficile – ma eseguì e si sedette, con la schiena poggiata contro i cuscini. Io recuperai la confezione dei suoi tramezzini e dopo averla aperta gliela porsi, sedendomi ai suoi piedi mentre ci scambiavamo un sorriso.
-Ma il Frappuccino?- fece suo padre -Non è il caso di bere bibite fredde ora. E tua madre potrebbe portarti un brodino al posto dei panini...
-Papà, non cominciare...
-Scusa tesoro, hai ragione.- sospirò, avvicinandosi a darle un bacio sulla fronte -È che hai rischiato grosso e quando hai perso i sensi ci siamo spaventati tanto...
Io e Regina lasciammo che si abbracciassero e ci guardammo, chiedendoci silenziosamente se fosse il caso di togliere il disturbo e lasciare che parlassero in pace. Emma però mi voleva lì, quindi forse sarei dovuto rimanere proprio per evitarle conversazioni che in quel momento non aveva voglia di sostenere. Non avevo fatto però i conti con ciò che ne avrebbero pensato i suoi genitori: era maggiorenne, ma le regole dell'ospedale erano piuttosto severe delle volte e sua madre lavorava lì.
-Va bene, come ci organizziamo per la notte? Posso rimanere di turno, così se hai bisogno di qualcosa sono qui...
-Mamma... veramente... ho chiesto a Killian di rimanere. E a lui va bene...
E i due, per la prima volta da quando eravamo rientrati stanza, si voltarono a guardarmi. Sarei sprofondato più che volentieri in questo momento, ma per Emma dovevo comportarmi bene.
-Lui. Tutta la notte qui? Con te?
-Signor Swan, le assicuro che la lascerò dormire tranquilla, non la disturberò. Mi ha chiesto di rimanere a farle compagnia e lo faccio più che volentieri.
-Nolan. Emma ha preso il mio secondo cognome. E credimi, so bene che rimarresti più che volentieri, l'ho visto poco fa.
-Papà! Per favore, smettila!
-David, Emma ha ragione- intervenne anche Mary Margaret, prima che riuscissi a dire qualcosa per far capire all'uomo che avevo tutte le migliori intenzioni con sua figlia -Sono ragazzi. Se vogliono rimanere insieme, perché no?
-Avrei un sacco di buone ragioni. A partire dal fatto che non è un ragazzo, ma un uomo...
-Basta. Sul serio. Ora basta. Non ho voglia di litigare. Per fortuna Killian deve piacere a me e non a te. Ti ringrazio per avermi salvata e sono contenta che tu stia bene, ma devi smetterla. Mamma... grazie.- aggiunse -Non c'è bisogno che rimanga anche tu, vai pure a riposarti... io starò bene.
Mi sentivo tremendamente in colpa, in quel momento. Molto in colpa, perché se da una parte mi dispiaceva che stesse litigando a causa mia, dall'altra non riuscivo a non trovare affascinante la sua forza d'animo. Così giovane eppure tanto decisa e determinata ad avere le cose a modo suo, da saper zittire perfino i suoi genitori. Amavo il suo spirito, era davvero unica.
-Ok. Il cellulare ce l'hai. Killian, perché non ti segni anche tu il mio numero? Sai, per ogni evenienza... sarei più tranquilla.
-Va bene signora, me lo faccio dare poi da Emma. Prometto che mi assicurerò che abbia tutto ciò di cui ha bisogno, davvero.
-Lo so, caro, non ti preoccupare. Lo sa anche mio marito, ma i padri gelosi sono difficili da gestire... dagli tempo. Puoi pure chiamarmi Mary Margaret, comunque, o solo Mary... come preferisci.
-Grazie...- sorrisi, nonostante il brontolio di disappunto di David. Speravo che la donna avesse ragione e che anche lui prima o poi mi avrebbe accettato: da parte mia, avrei fatto il possibile per far loro capire che di me potevano fidarsi, che non avrei mai fatto del male alla loro splendida figlia. Nel frattempo non potevo biasimarlo... dopo tutto ciò che Emma aveva dovuto passare, era abbastanza ovvio che volesse qualche certezza, al suo posto mi sarei comportato allo stesso modo. Anzi, a dire il vero ero molto sorpreso che la madre si fosse posta in maniera così gentile nei miei confronti, perché dopotutto era vero: non ero un ragazzo. Probabilmente avevo la stessa differenza d'età con loro che con lei, e dovevo abituarmi io stesso all'idea.


EMMA POV

-Levo le tende anch'io.- decise Regina, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato- Will mi ha fatto sapere che se la sta cavando alla grande con Henry, quindi non hai di che preoccuparti. Ci vediamo domani? Mi fai sapere a che ora devo venirti a prendere?
-Ti scrivo... penso sarà per le 10 comunque, non lo so. Fai fare tu colazione a Henry? O lo porti qui?
-Veramente... pensavo che magari fino a che non ti sarai rimessa, potresti tornare a casa. Sai... un paio di giorni.- intervenne mia madre.
Forse avrei anche potuto prendere in considerazione la proposta, perché con lei le cose sembravano chiarite e mi sentivo molto più leggera. Killian sembrava piacerle, nonostante quella scena in ascensore, e avrei volentieri fatto una chiacchierata con lei a riguardo. C'era mio padre, però, e non mi andava di trascorrere due giorni a vederlo col muso ogni volta che Killian veniva a trovarmi – dato che immaginavo l'avrebbe fatto. Mi avrebbe messa in imbarazzo e non volevo.
-Grazie, mamma... ma sto bene. Tornerò da Regina per ora... discuteremo della questione più avanti, magari.- sorrisi e ricambiai la stretta che mi diede.
Sapevo che entrambi mi volevano bene allo stesso modo, mio padre si era gettato davanti ad una macchina per salvarmi, senza curarsi delle conseguenze. E gli volevo bene anch'io, solo avrei voluto che riuscisse a capirmi come la mamma... avrei voluto che parlare con lui fosse più semplice. Dopo ciò che era successo con Ryan, il nostro rapporto era in qualche modo cambiato. Inizialmente era stato a causa mia, per mesi non ero riuscita ad accettare un suo braccio soltanto perché era un uomo e ricordavo di essermi sentita tremendamente in colpa. Poi le cose erano tornate alla normalità, più o meno, ma era diventato troppo protettivo nei miei confronti. Così protettivo da allontanarsi emotivamente e mettere in discussione ogni mia scelta. Se fosse stato per lui, probabilmente avrei dato Henry in adozione. Non sapevo ben dire neanch'io cosa fosse cambiato, ma semplicemente non mi sentivo più a mio agio a confidarmi. Non mi capiva. Mi mancava tanto il nostro rapporto, mi mancavano le chiacchierate notturne con la tazza di cioccolata davanti, per la quale mi ricordava di “non dirlo alla mamma”. E mi mancavano le battaglie col bastone, in giardino, con le quali avevamo iniziato a divertirci dal giorno in cui ero tornata a casa una volta guarita. Mi aveva promesso che quando fossi diventata più grande avrebbe comprato delle spade da scherma e forse mi avrebbe iscritta ad un corso, se l'avessi desiderato. Quel giorno, però, non era mai arrivato ed io ancora lo aspettavo. Forse avrei trovato il coraggio di dirglielo, prima o poi.
Dato che non era quello il momento giusto, però, mi limitai a salutare tutti con baci e abbracci, lasciando che il cuore mi si riempisse di gioia nel momento in cui mia madre ringraziò Killian e salutò anche lui con una stretta. Quando restammo soli lo trovai ancora un po' imbarazzato, e pensai che non esistesse niente di più adorabile al mondo.
-A lei piaci!- sorrisi, come a riprendere il discorso che avevamo interrotto.
-Non so come mai ma... sembra di sì...
-E' diversa da papà. È più... sai, comprensiva. Vede subito il buono nelle persone... anche lei aveva avuto da ridire, prima di conoscerti però.
-Spero di convincere anche tuo padre che sono un bravo ragazzo, prima o poi...
Cogliendo il leggero filo di ironia, scoppiai a ridere. “Bravo ragazzo” non erano decisamente le parole migliori per definirlo, nonostante tutto! E lui lo sapeva bene. I bravi ragazzi non mi avevano mai attratta, e forse anche per questo motivo non avevo mai visto Neal come qualcosa di più di un amico. Se non altro, avevo imparato a riconoscere quelli giusti.
-Vuoi un tramezzino?
-Mangia Swan, io ho cenato...- mi rassicurò, sorseggiando un po' del suo Frappuccino per poi sistemarsi sulla poltrona che si era liberata.
-Tu sei sicuro di voler rimanere qui per la notte? È scomodo, non voglio stia male di nuovo.
Checché ne dicesse, sapevo che era stato egoistico da parte mia chiedergli di restare. Io avevo un letto comodo, lui una poltrona che non poteva neanche essere inclinata. E forse stavo anche correndo troppo: non avevamo neanche parlato per decidere come comportarci da qui in avanti, ed io gli chiedevo già di passare la notte con me? Non in quel senso, ma comunque...
-Starò da dio, vuoi provare?
-Magari domani...- borbottai arricciando il naso, anche se le sue braccia aperte mi tentarono molto. Sarebbe stato tanto spiacevole, dopotutto, addormentarmi stretta in un suo abbraccio? Non l'avevo mai fatto. Non avevo mai dormito con un ragazzo per mia scelta... e sperai ardentemente di non essere arrossita per colpa di quel pensiero che mi aveva appena sfiorata.
Passammo i successivi quindici minuti a mangiare e bere in silenzio, con la televisione accesa su Grey's Anatomy. Erano repliche, ma passando anni in ospedale mi ero affezionata alla serie fin dai primi tempi, ed ora era decisamente un buon modo per evitare che si creasse un clima d'imbarazzo.
-Senti, Swan. Domani sera sei a casa, vero?
-Credo di sì. Immagino che almeno un giorno di riposo me lo prenderò...
-Ok... beh, so che non è il caso di uscire, anche se ti prometto che rimedierò all'appuntamento che ho rovinato. Ma ti andrebbe di passare la serata a mangiare la pizza e vedere Harry Potter?
In un primo momento quella proposta un po' mi spiazzò, dato che la prima immagine che mi venne in mente fu di noi due al buio sul divano, da soli. Mi ci volle solo un attimo, tuttavia, a realizzare che la cosa non mi dispiacesse. Anzi, mi allettava molto.
-Ok. A casa tua?
-No, da te, così non devi uscire. Regina potrebbe approfittarne per recuperare l'appuntamento con Robin... so che gliel'ha chiesto.
-Davvero? Non mi ha detto niente...
-Beh, sai com'è... sei quasi stata investita...- mi prese in giro, roteando gli occhi. Invece di offendermi risi, non aveva proprio tutti i torti, anche se mi interessava comunque sapere come andavano le cose tra la mia amica e Robin: l'indomani le avrei fatto l'interrogatorio, anche se dubitavo sarebbe tornata a dormire a casa.
-Facciamo alle 17, così prima possiamo parlare... poi voglio giocare un po' col piccoletto.
-Oh, sì dai! Mi chiede sempre di te... gli sei rimasto impresso!
-Beh, che posso dire? Faccio questo effetto, di solito. E poi, insomma... tale madre, tale figlio!
E quando per poco non si rivoltò dalla poltrona per parare il mio colpo, rischiai anch'io di cadere dal letto per le risate. Per la prima volta, un incidente che sarebbe potuto finire male, aveva migliorato la mia giornata alla grande. Un polso slogato non era un prezzo poi così alto da pagare, avevo avuto momento molto peggiori.
-Va bene, tesoro, è tardi... è quasi l'una. Che ne dici di provare a dormire?
-Ok. Effettivamente sono un po' stanca... sarà l'effetto del colpo in testa.
-Sì, la tua bella testolina deve riposare...
-D'accordo, ma smettila di parlarmi come a una bambina!- protestai, non riuscendo a stare zitta pur sapendo che lo stesse facendo solo per provocarmi. Invece di rispondere si limitò a chinarsi su di me sghignazzando, e mi diede un bacio sulla fronte. Da lì fu facile trasformarlo in un tenero quanto passionale bacio della buonanotte; chiusi gli occhi per gustare appieno le sue labbra, che bacio dopo bacio iniziavo a conoscere sempre meglio. Erano morbide, calde ed esperte, e sapevano muoversi guidando le mie in una sintonia che non avevo mai provato prima.
Solo quando ci staccammo mi resi conto di avere il fiatone e le braccia avvolte intorno a lui, con le mani a stringergli i fianchi. Dovevo decisamente iniziare a contenermi.
-Visto che rimani qui prenditi almeno un cuscino...- borbottai, porgendogliene uno -Magari starai un po' più comodo...
-Grazie. Sicura di non averne bisogno?
-Ma sì, ne ho altri due. Vuoi che chieda a un'infermiera una coperta?
-No, fa caldo qui dentro, starò bene così.
Annuii e rimasi a guardarlo mentre si sistemava il cuscino dietro la schiena e cercava di trovare una postazione comoda. Per un brevissimo attimo mi balenò l'idea di proporgli di dormire insieme a me, ma lasciai perdere.
-Buonanotte splendore... a domani- sussurrò, dopo aver spento la luce e afferrato la mano che avevo allungato sul letto. Lo strinsi e sorrisi, nonostante non potesse vedermi.
Avrei dormito benissimo, ne ero certa.


2 anni e mezzo prima

-Emma, avanti, è ora di alzarsi! Devi andare a scuola!- insistette Mary Margaret. Non sapeva a che ora fosse tornata Emma il sabato sera, ma la domenica sia lei che suo marito avevano dovuto lavorare ed erano stati con la figlia soltanto per cena. Sapendo che fosse una ragazza responsabile, avevano deciso che fosse abbastanza grande da non aver bisogno della baby sitter. Aveva voluto cenare nella sua stanza affermando di avere un forte mal di testa, e avevano fatto a modo suo. Era stata alla festa di compleanno del suo ragazzo e immaginavano avesse bevuto; non che approvassero, ma di comune accordo avevano deciso che un'ubriacatura poteva anche starci, alla sua età. In fondo erano stati ragazzi anche loro, e volevano che ora che Emma stava bene, vivesse una normale vita come tutti i suoi coetanei.
Non gli piaceva, Ryan. Non solo perché aveva due anni più della figlia, e a quell'età non erano poi così pochi, ma semplicemente a pelle. Era il ragazzo più popolare della scuola, poco interessato allo studio e troppo concentrato nello sport. Tuttavia avevano deciso di accettarlo, perché a Emma sembrava piacere e quella relazione non aveva danneggiato il suo rendimento scolastico. In più, erano abbastanza certi che una volta che lui avesse terminato gli studi, non avrebbe continuato a vedersi con la loro bambina: forse era crudele, da parte loro, se ne rendevano conto... ma Emma meritava molto di più. Per ora, comunque, non le avrebbero fatto pressioni, era giovane e voleva divertirsi: era giusto così. Non era una sconsiderata, sapeva darsi i giusti limiti
-Emma!
-Posso rimanere a casa oggi?
-Ma...- borbottò la donna, decidendosi ad entrare. Sua figlia meritava tutta la privacy di cui aveva bisogno, ma se stava male era suo compito occuparsene. In più voleva chiacchierare, in fin dei conti era emozionata che la giovane fosse stata alla sua prima vera festa, a parte i pigiama party con le sue amiche.
-Mamma! Non ti ho detto di entrare...- mormorò quella, tirando le lenzuola abbastanza da coprirsi fino all'altezza del naso.
Forse, dopotutto, non si trattava di un semplice post sbornia. Erano passate oltre 24 ore, avrebbe dovuto sentirsi bene ormai... invece aveva gli occhi arrossati, la voce rauca e sembrava anche piuttosto pallida.
-Tesoro, ti senti bene?- le domandò, sedendosi accanto a lei e posandole una mano sulla fronte. Effettivamente era un po' calda, ma non poté accertarsene perché la giovane si ritirò subito, voltandosi dalla parte opposta.
-Emma... che succede. Hai litigato con Ryan?
Silenzio. Doveva iniziare a preoccuparsi o lasciarla in pace con le sue scenate adolescenziali?
-Va bene tesoro, facciamo così... oggi rimani pure a casa. Vado a prenderti un'aspirina... e magari ti preparo una tazza di tè.
Fece per alzarsi, ma prima che potesse farlo si senti afferrare per un braccio, e quando si voltò rimase senza parole. Il polso della figlia era completamente livido: com'era possibile? A quel puntò iniziò davvero a spaventarsi, ma fu nulla in confronto a quello che vide quando le tirò via, lentamente, le lenzuola. Degli orribili segni violacei le segnavano anche le braccia, le spalle, perfino al collo.
E poi iniziò a capire.
-Emma... tesoro... cosa...- sussurrò con voce rotta, mentre gli occhi della ragazza si riempivano di lacrime. E alla fine scoppiò insieme a lei, pur essendo ancora piena di domande. Chi le aveva fatto tutto ciò? E soprattutto, cosa le avevano fatto?
Tuttavia decise che tutto ciò poteva aspettare e ricambiò la forte stretta della sua piccola, lasciandola sfogare in un pianto disperato. Non urlò solamente per non spaventarla, ma il panico si era già impossessato di lei e cresceva ogni minuto che passava.
-Mi dispiace, mamma, io non volevo! Non volevo mentirti, solo che Ryan mi ha chiesto di rimanere a dormire e io... sono stata stupida, scusami! Ma volevo solo dormire, te lo giuro, era ubriaco e io gli ho detto di no! Gliel'ho detto tante volte e ho provato a spingerlo ma era ubriaco... e anch'io ero un po' ubriaca, era più forte di me... poi è arrivato Simon... scusa...- singhiozzò, per riprendere a piangere ancora più forte. E Mary Margaret un po' si sentì morire dentro.
Era stato Ryan. Era stato il suo ragazzo.
E non solo l'aveva picchiata... aveva fatto molto, molto peggio.
Ma non era il momento di disperarsi, doveva fare la madre ed essere forte per la sua dolcissima piccola. Doveva stringere i denti e contenere la rabbia, quella rabbia che l'avrebbe fatta correre da quel maledetto fino a ucciderlo. Lui e il suo amico. Perché, si chiedeva. Perché?! Sua figlia non aveva già sofferto abbastanza? Perché anche questo? Non aveva fatto nulla per meritarselo.
-Tesoro, dovremmo andare dal dottore...
-Sono... sono andata, ieri mattina...- balbettò -Mi sono fatta visitare perché volevo denunciarlo. Poi però... sono corsa via. Mi ha chiesto se volevo chiamare voi e la polizia e mi sono fatta prendere dal panico e sono scappata. Ho pensato che in fondo è il mio ragazzo e che forse non è stato così... brutto. Solo che non mi ha neanche scritto per chiedermi come mi sento!
-Mi dispiace tanto, amore mio, e dio... non pensare che sia colpa tua, hai capito?
-Ma è colpa mia! Dovevo andarmene subito. Oppure se non avessi bevuto troppo avrei avuto le forze per oppormi. Quindi sì, è colpa mia... lui non era in sé...
-No, Emma, non è così. Tu non potevi saperlo, non importa quanto fosse ubriaco... un vero uomo non sfiorerebbe una donna in qualsiasi stato possa trovarsi.
La bionda si limitò a tirare su col naso e abbassare lo sguardo. Sua madre aveva ragione, ma non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, piena di “e se...”. E si sentiva sporca, oltre che ancora dolorante, nonostante le decine di docce che si era fatta il giorno precedente. Ciò che temeva di più, tuttavia, erano le chiacchiere, che sarebbero tornate a perseguitarla. In quella scuola aveva iniziato da zero, era stata una ragazza come altre, ottima studentessa e perfino abbastanza brava negli sport da diventare capitano della squadra di pallavolo. Si era fatta degli amici. Nessuno l'avrebbe mai definita debole, malata o quant'altro... e ora? Ora sarebbe tornata ad essere la “povera piccola Emma”. Per questo era scappata senza sporgere denuncia contro Ryan e Simon. Aveva creduto che con una bella dormita e qualche cioccolata calda si sarebbe rimessa in sesto, ma era stata ancora più dura del previsto e lei stava peggio di quanto credesse.
-Sono stata al Princess Grace... vicino scuola.- disse infine, tornando a guardare la madre negli occhi. Sapeva di dover andare fino in fondo, non sarebbe stato da lei lasciare le cose come stavano, senza che lui avesse ciò che meritava. Conosceva la legge e dato che non aveva ancora compiuto 16 anni e lui ne aveva 18, non sarebbe stato troppo complicato incriminarlo.
-Ti va di andare? Te la senti di parlare con la polizia, quando la chiameranno?
-Sì...andiamo. Papà?
-Al lavoro, ma adesso lo chiamo.
-No, lascia stare. Puoi dirglielo stasera?
La donna annuì, abbracciando nuovamente la sua coraggiosissima figlia. Sapeva che in questo momento si sentiva uno straccio, ma era forte e lei avrebbe fatto anche l'impossibile per aiutarla a superare anche questa faccenda, per quanto difficile potesse essere.
-Adesso mi vesto e andiamo.















 

Angolo dell'autrice;
Ciao, sono in ritardo lo so... solo che è un periodo un po' pieno col lavoro, e oltre a scrivere devo tenermi in pari con le 1000 serie tv che seguo xD A proposito, qualcuno ha visto Una serie di sfortunati eventi? Io ho letto i primi libri e visto il film, e devo dire che anche la serie mi sembra davvero ben fatta! Altra curiosità... qualcuno segue Shadowhunters? xD Lo so che è abbastanza scadente (e io amo i libri), però mi diverte ed è leggero, quindi vado avanti.. e devo dire che i ragazzi del cast hanno studiato un po' di recitazione, credo. Stanno migliorando xD Poi ovviamente c'è Sherlock. e devo vedere l'ultima puntata... per poi aspettare altri due anni per la nuova stagione. O tre.
Per quanto riguarda il capitolo, è più leggero e non succede chissà cosa. Killian ha conosciuto i genitori di Emma, e Mary Margaret sembra averlo rivalutato... mentre David è ancora molto riluttante. Se lei non avesse agito prontamente, probabilmente l'avrebbe steso con un bel pugno xD
Se mi tocca lavorare anche questa settimana (da un lato spero di sì... mi servono soldi per le convention xD), posterò di nuovo questa storia dato che il prossimo capitolo è solo da revisionare. Altrimenti l'altra, vedremo :)
Sono tornata a postare ai miei orari poco sensati... quindi buonanotte! Un abbraccio, e grazie mille come sempre a tutti i lettori! :*

P.S.: ah, accetto volentieri consigli... a volte non sono sicura di alcune parti della storia, quindi se aveste idee o suggerimenti io li accetto volentieri :)
   
 
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