Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: crissya    17/01/2017    4 recensioni
Sherlock e John sono tornati a Baker Street, hanno rimesso ogni cosa al loro posto e solo la piccola Rosie fa da innovazione. Come continuerà la loro vita ora che tutto è finito? O forse è solo l'inizio...
Dal Capitolo 1
John lo sapeva. Sapeva che Sherlock sarebbe arrivato a quella domanda ancor prima che il problema potesse materializzarsi nella testa di John e lui lo sapeva benissimo.
"So cosa potreste diventare"
Le parole di Mary risuonarono nella sua mente scuotendolo come una doccia di acqua fredda, lei aveva dannatamente ragione, era diverso tempo che John rifletteva sulla condizione tra lui e Sherlock.
Dopo gli ultimi avvenimenti non poteva certo pensare al suo coinquilino come un semplice amico.
Il migliore amico. Sherlock era molto di più e in quelle stanze, in quel gioco contorto di Eurus, Sherlock gli aveva dimostrato di tenere a lui più di quanto pensasse. Sherlock non solo aveva sacrificato la sua vita innumerevoli volte per lui sottoponendosi a torture, colpi di pistola, incendi e affogamenti. Sherlock, per lui, era stato disposto persino a uccidere suo fratello, sangue del suo sangue. Perché Sherlock avrebbe sempre salvato John e John lo amava così tanto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Maggie, che ha ispirato questa raccolta,
che mi sopporta anche quando non è tenuta a farlo,
che mi aiuta e mi fa credere di essere forte.
A Maggie che si è inconsapevolmente trovata ad essere il mio John.

 

 

 

 

 

 

SHERLOCK: PILLS OF A NO-ORDINARY LIFE.
 

 

 

Chapter one: A Study in Love


 

"Ciò che noi sappiamo ha da tempo superato
Ogni scienza logica concetto o commento di filosofia eremita
Ciò che non sei tu e che voglio tu capisca
È quanto unico prezioso insostituibile e solo tuo
Sia il dono della vita
Ti fermo alle luci al tramonto
E ti guardo negli occhi e ti vedo morire
Ti fermo all'inferno E mi perdo perché non ti lasci salvare da me
Nego il negabile
Rido il possibile
Curo il ricordo e mi scordo di me
E perdo il momento sperando

Che solo perdendo quel canto tu resti con me"

 

 

 

 


 

-E questo è l'ultim...Sherlock! Che diavolo stai facendo?
 

-Stavo tentando di rimettere questo teschio al suo posto ma mi è scivolato.

John aveva fatto a malapena in tempo a posare l'ultimo scatolone sul pavimento quando vide Sherlock con le mani premute sulla testa e una strana espressione sul viso. Era chiaro come Sherlock fosse poco avvezzo a quel tipo di lavori, con ogni probabilità il detective non aveva mai appeso un chiodo in vita sua quindi come poteva pensare di sollevare un teschio gigantesco di un bufalo e posizionarlo sulla parete?
John si avvicinò prendendo un lato del teschio già munito delle insolite cuffie che i due gli avevano piazzato come fecero anni prima.

-Andiamo, dammi una mano.

Sherlock si chinò aiutando John a sollevare l'oggetto e a rimetterlo sulla parete, tutto sembrava quasi essere tornato uguale nel loro appartamento.
Lo smile forellato sulla parete, il pugnale sul camino, il teschio, le loro poltrone...ogni cosa era stata ripristinata come se nulla fosse accaduto al 221b di Baker Street.

Come se il tempo non si fosse mai mosso e Sherlock e John fossero stati gli stessi Sherlock e John di sette anni prima.
Il detective e il dottore.

-Siete sicuri di volere ancora due camere da letto?

Li aveva interrotti Miss Hudson che attendeva pazientemente sulla soglia della loro porta, le mani che si sfregavano tra di loro e quel sorriso bonario che sempre l'aveva accompagnata in tutti quegli anni.

-Signora Hudson, le torno a ripetere che io e Sherlock siamo soltanto...

-Intendevo per Rosie, John caro...

John impallidí goffamente mentre Sherlock si portò un pugno alle labbra sopprimendo una risata. John dondolò sui piedi in imbarazzo mettendo sù quel suo solito sorriso tirato che sfoggiava quando si sentiva a disagio.
Sherlock lo adorava.

-Oh...per il momento Rosie dormirà con me. Più in là ci penseremo.

E così fu.

La giornata trascorse abbastanza tranquillamente per quanto tranquilla potesse essere la vita con Sherlock, per tutto il giorno il detective non aveva fatto altro che sistemare ogni cosa, ogni dettaglio come se davvero volesse ricreare alla perfezione il loro vecchio ambiente dove tutto aveva avuto inizio.
Solo un dettaglio aveva voluto aggiungere con meticolosa precisione, una piccola poltroncina di vimini tra la propria e quella di John.

-È per quando Rosie assisterà con noi ai casi, John. È la zona della famiglia.

Aveva detto e John aveva alzato gli occhi al cielo ma la verità era che non poteva essere più felice. Sembrava il quadretto perfetto, loro due che crescevano Rosie assieme come una famiglia e se con la mente si lasciava catapultare a sette anni prima, oggi non l'avrebbe mai pensato che quel provvisorio appartamento del 221b di Baker Street sarebbe diventato tutta la sua famiglia.
Lui, Sherlock e loro figlia. John si morse la lingua a quel pensiero.

Rosie era figlia sua e di Mary.

Sherlock era lo zio acquisito.
Sherlock era qualcosa di molto vicino ad un padre peró.
In quel momento a John parse di vedere il sorriso bonario di Mary che inclinava appena la testa da un lato come a volerlo confortare suggerendogli che non stava facendo nulla di male perché andare avanti era lecito. John lo aveva fatto quando Sherlock era andato via e lo stava facendo ora che Mary era morta.


-Dovresti portare Rosie a letto...
 

La voce grave di Sherlock aveva interrotto i pensieri di John riportandolo alla realtà.

Sherlock se ne stava seduto sulla propria poltrona, Rosie tra le sue braccia teneramente addormentata sull'ampio petto del moro che sonnecchiava amabilmente producendo piccole bolle di saliva.
Ma quanto tempo era passato?
John si sorprese a sorridere ancora e si avvicinó prendendo la piccola tra le braccia e portandola di sopra nel loro, non proprio, nuovo letto.
Erano trascorse ore e Rosie dormiva placidamente al centro del lettone, le gambine aperte e le braccia sollevate sopra la testa, sembrava una piccola stella marina avvolta da una spessa coperta, John ancora non si capacitava di come avesse potuto dar vita a tanta meraviglia. Se Mary fosse stata lì avrebbe gioito con John nel vedere la propria figlia dormire finalmente così bene ma adesso Mary non c'era.

Al suo posto c'era Sherlock che, a suo modo, aveva fatto irruzione nella vita della piccola prendendosi cura di lei e documentando ogni singolo vagito.
John si sorprese a pensare a Rosie una volta grande.
Forse la signora Hudson aveva ragione e Rosie avrebbe ben presto raggiunto un età in cui dormire col padre le sarebbe stato stretto e ben presto avrebbe voluto trasformare quella stanza aggiungendoci scaffali rosa e qualche barbie.

A quel punto che avrebbe fatto John? Dove sarebbe andato?

Non voleva lasciare ancora Baker Street, quello era il suo posto e sarebbe invecchiato lì, con Sherlock, lasciandolo solo d'estate quando il detective avrebbe preso qualche assurdo e irrealistico capriccio come l'andare a studiare le api nel Sussex.
John realizzò che forse avrebbe dovuto vivere su un divano o probabilmente affittare l'appartamento vicino e creare un unico grande ambiente dove...

-John piantala. I tuoi pensieri sono rumorosi.

-Io non...

-Non comprerai l'appartamento accanto. Puzza di marcio e i vecchi inquilini hanno impregnato le pareti con l'odore di cipolla e io sono allergico alla cipolla.

-Tu..tu come hai...nah lascia perdere.

John aveva scosso la testa e aveva superato Sherlock andando verso la cucina per preparasi del the, il moro lo aveva seguito, era scalzo e il rumore dei suoi piedi era un tonfo sordo sul pavimento e John potette chiaramente sentirlo fermarsi dietro di se.

-Cosa ti preoccupa di preciso?


John lo sapeva.
Sapeva che Sherlock sarebbe arrivato a quella domanda ancor prima che il problema potesse materializzarsi nella testa di John e lui lo sapeva benissimo.

"So cosa potreste diventare"

Le parole di Mary risuonarono nella sua mente scuotendolo come una doccia di acqua fredda, lei aveva dannatamente ragione, era diverso tempo che John rifletteva sulla condizione tra lui e Sherlock.
Dopo gli ultimi avvenimenti non poteva certo pensare al suo coinquilino come un semplice amico.
Il migliore amico.
Sherlock era molto di più e in quelle stanze, in quel gioco contorto di Eurus, Sherlock gli aveva dimostrato di tenere a lui più di quanto pensasse. Sherlock non solo aveva sacrificato la sua vita innumerevoli volte per lui sottoponendosi a torture, colpi di pistola, incendi e affogamenti. Sherlock, per lui, era stato disposto persino a uccidere suo fratello, sangue del suo sangue.
Holmes contro Holmes.
Perché Sherlock avrebbe sempre salvato John e John lo amava così tanto che adesso riusciva a capire tutto.
Per il tempo passato, John si era consolato con Mary, aveva fatto quel che doveva essere fatto, quello che un uomo doveva fare nella sua vita. Sposarsi, avere figli, andare avanti. Ma nella vita di John esisteva una variabile che gli aveva cambiato le carte in tavola portandolo alla consapevolezza che la normalità era solo uno stupido luogo comune e che la vita aveva un valore ben più prezioso di semplici regole etiche da seguire.
Questa variabile si chiamava Sherlock Holmes.

-John?

-Mary l'aveva detto. Lei lo aveva capito prima di me...persino prima di te.

-John di cosa stai parlando?

-Oh andiamo, Sherlock. Non fare l'ottuso proprio ora. Davvero non capisci?

John sorrise alzando gli occhi al cielo, una mano posata sul bordo della cucina.

-"So cosa potreste diventare", l'hai sentito anche tu. E ha ragione, siamo diventati questo. Siamo sempre stati tu ed io, tu ed io soli contro il resto del mondo...e l'ho capito solo adesso. Dio, che stupido sono stato!

-John davvero non capisco a cosa tu ti riferisc...

E in quel momento John premette le proprie labbra su quelle di Sherlock.
Fu un bacio frenetico, veloce e quasi mancato ma lentamente si risolse in qualcosa di più morbido e languido mentre Sherlock piano piano chiudeva gli occhi abbandonandosi a quelle labbra sottili e appena screpolate che aveva desiderato a lungo baciare.
Le braccia di John circondarono la schiena di Sherlock e lo avvicinarono di più a se facendolo cozzare contro il proprio petto ansante; sotto le dita, oltre la camicia, John percepiva delle piccole protuberanze sulla schiena di Sherlock.
Le cicatrici della sua prigionia in Serbia, il segno dell'immenso amore che Sherlock nutriva nei confronti di John e che lo aveva spinto a sopportare tutto quello con il solo fine di proteggerlo fin proprio alla fine.
John si chiese se un giorno Sherlock gliele avrebbe mai mostrate, se fosse mai stato capace di mostrarsi a lui completamente perché tanto John lo avrebbe amato anche nei suoi angoli più bui. Sherlock si staccò per prendere aria, aveva ancora gli occhi chiusi, le labbra gonfie e arrossate e i capelli che gli ricadevano smessi sulla fronte, anche così era bellissimo.

-Io credo che il problema della stanza non si ponga più.

-Per l'amor del cielo, Sherlock! Vuoi davvero parlare di questo adesso?

John aveva sbuffato ma nascondeva un sorriso perché sapeva che quello era l'unico modo che Sherlock conoscesse per evadere una situazione potenzialmente imbarazzante e poi, tutto sommato, era anche un modo per ricambiare il bacio.

-Cercavo solo di alleviare quei pochi pensieri confusi che infastidivano il mio starmene tranquillo. Posso darti il mio letto e...

-Il nostro letto.

-Giusto ma sappi che io continueró a dormire dal lato della finestra, mi aiuta a pensare.

John rise prendendo ancora una volta il viso di Sherlock tra le mani, chiuse gli occhi e sfregó dolcemente il suo naso contro quello lungo del detective increspando appena le labbra.

-Non mi darai un pugno come l'ultima volta se ti dico che adesso possiamo davvero essere noi due contro il resto del mondo?
 

-No Sherlock, questa volta ho intenzione di baciarti.

E lo fece.

John Watson, il dottore che ancora si portava la guerra dentro, stava baciando Sherlock Holmes, un sociopatico iperattivo che si era inventato una professione. John e Sherlock che erano tornati ad essere quelli di sempre, liberi di poter esprimere il loro amore, liberi di viversi a pieno in quel 221b di Baker Street dove tutto, dove loro, avevano avuto inizio.



****



-Sherlock, che diamine. Perché c'è una testa imbustata sul mobile della cucina?

-Volevo metterla nel freezer. Sai, come i vecchi tempi.



Eppure quello, sarebbe stato il loro nuovo inizio.














Note: Ben arrivati alla fine, audaci lettori. Se siete qui è perché, come me, il finale di Sherlock vi ha lasciato quella sensazione di vuoto che bisogna assolutamente colmare. 
Dunque lo scopo di questa raccolta è quello di percorrere la quotidianità di Sherlock e John, di entrare silenziosamente in quel 221b di Baker Street e osservare i nostri protagonisti approcciarsi alla vita di coppia, ai nuovi sentimenti che la compongono e alla gestione della vita genitoriale.
Spero che continuerete questo viaggio con me! Al prossimo capitolo, Johnlockians!

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: crissya