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Autore: Smaragdine_99    17/01/2017    0 recensioni
Il buio è pieno di insidie, al buio possono succedere molte cose che non sono facili da comprendere per la mente umana o forse semplicemente inaccettabili. Ma cosa succede quando ciò che abbiamo di fronte non si può assolutamente mettere in dubbio? Può l'ignoto portare alla pazzia, lacerando i pochi frammenti del nostro pensiero?
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo- Prima notte

Il giovane Arthur si trovava al penultimo piano del ponteggio, come sempre quando finiva il turno di lavoro rimaneva in alto a guardare la città dormiente e prendeva dal suo zaino l'occorrente per dormire. 

L'estate torrida offriva ancora la possibilità di dormire in un luogo aperto, ma sapeva che al più presto avrebbe dovuto trovarsi una sistemazione diversa con l'arrivare dell'autunno e dei venti freddi.

Lavorava al cantiere da poco più di un mese, si progettava la costruzione di un nuovo centro commerciale che, come tutti quelli già esistenti, avrebbe portato intere famiglie il sabato o la domenica a fare acquisti nei negozi delle multinazionali, minando alla già ben poca affluenza di clienti nelle piccole imprese; avesse potuto lo avrebbe distrutto lui stesso dalle fondamenta al tetto ma quando si ha bisogno di soldi qualsiasi lavoro va bene, anche se riguarda la costruzione di ciò che odi di più al mondo.

Seduto su una delle travi portanti guardava lo skyline di Portland, lasciandosi cullare dall'aria del Maine e dalle stelle che si andavano addensando nel cielo scuro, accerchiando una luna pallida e silenziosa, estranea alle fatiche umane.

Non aveva fatto molto nella sua vita e non aveva i soldi per permettersi una casa, si riprometteva continuamente di mettere da parte qualcosa per darsi un'esistenza migliore ma ogni volta che guadagnava qualcosa era tentato dalle bische del circondario, e ogni singola volta perdeva tutto fino all'ultimo centesimo, costretto ad aspettare un'altra settimana o per l'occasione di far avverare i suoi buoni propositi.

Non era stato uno studente brillante né tantomeno il quarterback più famoso della scuola, era sempre stato un ragazzo mediocre, dai mediocri occhi e dalla mediocre voce sempre tenuta ad un tono troppo basso, si sentiva troppo occupato a pensare alle sventure della sua vita per riuscre a parlare come un buon dialogo richiedeva.

Si era diplomato al "Main College of Art" in Congress Street, nella speranza di completare anche il corso universitario che la scuola offriva, almeno questo prima di entrare nel tunnel della droga e di conoscere cattive compagnie che lo avevano rovinato.
Improvvisamente, mentre ripensava alla faccia dei genitori quando avevano scoperto che aveva venduto tutto l'oro presente in casa per potersi permettere della cocaina, sentì un rumore alle sue spalle che lo fece voltare di scatto verso la parte sinistra della struttura.

Assolutamente niente, soltanto ponteggi adesso neri per via del buio e un cavo che dondolava lento, lasciandosi trasportare dalla leggera brezza proveniente dalle coste vicine.

Rise di se stesso per essersi lasciato inagannare dal semplice vento che soffiava tra le travi e decise di ignorare i rumori successivi, tornando a rimuginare sui suoi attimi passati con i piedi incrociati che guardavano il vuoto.

L'aria si riempì improvvisamente di un odore salmastro che lo costrinse a girarsi ancora una volta e per un attimo credette che lo stesso vento che aveva sentito prima si fosse personificato, prendendo vita per beffarsi di lui anche come figura in carne ed ossa.

Non riusciva a distinguerne i tratti, l'unica cosa che la luce fioca della notte evidenziava era la pelle, pallida come un lenzuolo, il resto era tutto un involucro di abiti neri che coprivano la figura alta e ben impostata fisicamente, così tanto che incuteva terrore al solo guardarla.

<< Hey amico, non dovresti stare qui è-.... CHE COSA STAI FACENDO?! ODDIO. ODDIO LASCIAMI!>>

L'ombra della notte si era avvicinata al ragazzo e lo aveva afferrato per l'orlo della maglia, ghignando di fronte al suo viso, da quella vicinanza l'odore di putrefatto era quasi insopportabile e adesso poteva anche notare come la pelle non fosse solo bianca ma avesse anche delle sfumature grigio chiaro che mettevano in risalto una mascella squadrata e degli zigomi spigolosi, lisci come se il passare del tempo non avesse effetto su quella cute.

Le mani strette a pugno attorno al suo tessuto lo stringevano ma rimasero entrambi immobili per un attimo, fino a quando una macchia scura non si fece largo nei pantaloni di Arthur, rendendo il color cachi più simile al marrone.

Il ragazzo si mise a piangere per la paura e la vergogna, non voleva finire la sua vita sopra una trave che usava come rifugio notturno senza aver mai concluso nulla di buono.

<< Ti prego, ti prego, ti scongiuro. Farò tutto quello che vuoi. Diventerò il tuo servo, il tuo maggiordomo non pagato, righerò dritto e se sei uno di quegli uomini a cui piacciono gli uomini diventerò il tuo schiavo, sono disposto a fare tutto ciò che vuoi ma ti prego lasciami vivere. Io ho una famiglia, una madre, una ragazza, sto cercando di costruirmi una vita, ti prego.>>

Sapeva di stare mentendo, non aveva nessuno al mondo, ma il pensiero della morte lo spaventava anche più di quello della solitudine. 

Le lacrime gli scendevano lente lungo le guance e per un attimo vide scomparire il sorriso beffardo dalle labbra della figura che gli stava davanti, forse si era deciso a lasciarlo stare, forse aveva provato pena per quel povero essere così insignificante e lo avrebbe lasciato vivere.

Poi accadde tutto in un lampo... Un dolore lancinante lo prese al collo mentre quell'individuo ripuliva il suo corpo dal fluido denso e rosso che vi stava all'interno, sentiva il calore del sangue che sgorgava per finire giù per la gola di quella creatura immonda. 

Svenne e come ultima cosa mentre ormai si abbandonava al suo destino vide la luna, serena, immobile e silenziosa, per un attimo parve però che anche lei ridesse di lui e ,quando chiuse gli occhi per non riaprirli mai più, quel sorriso fatto di montagne lunari fu l'ultima cosa che la sua mente stanca vide.




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Sono tornata dopo tanto, tanto, tanto tempo e non so neanche io se qualcuno utilizzi ancora questa piattaforma, ma volevo condividere con qualcuno ciò che avevo scritto.
Beh spero che vi sia piaciuto questo piccolo inizio di qualcosa che non so ancora neanche come sviluppare ad essere sincera.
Per chi volesse passare vi allego anche il link del mio blog.
Spero di vedere qualche recensione, per adesso vi lascio e alla prossima (Spero presto)
-Jada

  
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