Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Tada Nobukatsu    18/01/2017    0 recensioni
Eccoti qua! Sai, mi aspettavo una tua visita. Ho visto come lo guardi, ho letto la curiosità e il disagio nei tuoi occhi. Hai bisogno di una guida, non è così? Un guida per poter leggere i pensieri del capitano Levi, perché vedere costantemente quel suo sguardo freddo, come se disprezzasse ogni cosa, ti turba. È normale, lui è fatto così. Ma, vedi, Levi in realtà è più semplice di quello che sembra e, che tu ci creda o no, nemmeno lui è immune ai sentimenti profondi di affetto. Posso assicurartelo, io c'ero, l'ho visto con i miei occhi.
Per il momento però tutto ciò che ti serve sapere è che ci sono tante cose che Levi può disprezzare, ma tra queste quelle assolutamente da evitare sono tre: lo sporco, il colore rosso e le Calendule.
Sii tenace, non demordere e avrai la meglio, perché, vedi, alla fine Levi ha il cuore tenero.
Adesso però siediti e lascia che ti racconti una storia...
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LA RAGAZZA RUBINO





Città sotterraneo

Anno 842


Mari si sistemò meglio il cappuccio sopra la testa, premurandosi di nascondere ogni singolo ciuffo di capelli e tenere quanto più in ombra il viso. Silenziosamente e cercando di mischiarsi alla folla, passeggiò sulla via principale della zona mercantile. Alcuni banchetti erano già stati allestiti con stoffe, manufatti e soprattutto cibarie, anche se molte non emanavano un buon odore e l'aspetto non era dei migliori. Ma lei avrebbe comunque addentato volentieri una di quelle mele dal colore marroncino poco rassicurante. Ultimamente lei e Harvey riuscivano ad accaparrarsi ben poco ed erano costretti sempre più alla fuga. Le strade erano controllate più che mai, soprattutto vicino alla zona mercantile, dove fino a poco prima era stato invece più facile rubare qualcosa per l'abbondanza di possibilità. Ma la banda di Levi, proprio come aveva detto Harvey, aveva messo in allarme chiunque e aveva alzato fin troppo la guardia non solo della Gendarmeria (che poco si sprecava ad usare le proprie risorse per tre delinquenti tra delinquenti) ma di chiunque, mercanti compresi, che raramente giravano disarmati o senza qualche mercenario che proteggesse la propria roba in cambio di denaro.

Quando Mari passò di fronte a un banchetto su cui erano posate una quindicina di pere, un lieve sorriso la sorprese e fu costretta ad abbassare ancora di più il viso per nascondersi. Nonostante stesse soffrendo la fame e si fosse trovata più volte in pericolo per colpa della banda di Levi, non riusciva a recriminarlo nemmeno un po'. Loro potevano volare, era tutto ciò che riusciva a pensare. E tutte le volte che li vedeva volteggiare sopra le vie, non poteva che restare incantata da quei loro movimenti così sicuri e leggiadri, incuranti di tutto, come se quella terra non gli appartenesse. Li invidiava, li invidiava come nessun altro.

Ma sapeva che suo fratello aveva ragione, perciò badava bene a tenersene a distanza ed evitare di incrociare le strade con loro. Gente come quella non poteva che essere pericolosa. Si accostò a un banchetto dove il commerciante era impegnato a convincere una donna a comprare le sue merci, si finse interessata e infine si allontanò con tranquillità senza destare sospetti. Dopo qualche passo studiò ciò che era riuscita a infilare sotto il mantello: un vasetto di marmellata. Gli occhi le brillarono e si affrettò a nascondere la refurtiva, con una certa agitazione. Poco più avanti, infine, si infilò in un vicolo accertandosi di restare nell'ombra. Si accucciò vicino al muro e non attese oltre: l'aprì, ci infilò dentro due dita e si portò il contenuto alle labbra. Una dolcissima sensazione le si spandè dalle labbra fino giù in gola e allo stomaco, tanto dolce che non riuscì a trattenere una lacrima. Tremolante infilò nuovamente le dita nel vasetto e ne portò ancora in bocca, mangiando avidamente, dimenticandosi perfino di essere accucciata in un vicolo puzzolente di piscio.

Senza neanche rendersene conto, in pochi minuti, lo finì.

«Oh no» mormorò quando si rese conto. «Harvey mi ucciderà per non avergliene lasciato un po'.»

Si guardò le mani sporche e appiccicaticce, prima di pensare al da farsi. L'unica soluzione era riuscire a prenderne un altro e portarglielo. Era pericoloso, lo sapeva bene, non bisognava mai tornare due volte in breve tempo nello stesso posto o si rischiava di venir scoperti. Ma che altra soluzione poteva avere? Ormai il danno era fatto e ultimamente Harvey era sempre di pessimo umore per la fame, se l'avesse scoperta l'avrebbe picchiata. Si strofinò la mano sporca contro la maglia, pulendosela, e decise di fare quel disperato tentativo. Tanto nessuno aveva visto niente, nessuno si era allarmato, aveva alte probabilità di farcela.

Si avvicinò nuovamente al banchetto, guardandosi furtivamente attorno. Nessuno sembrava darle peso o averla notata e il mercante era ancora impegnato a discutere con la signora indecisa, che ora non sembrava più tanto indecisa visto che pian piano stava riempiendo il proprio cestino. Allungò una mano, parzialmente nascosta dal mantello, tenendo d'occhio il mercante.

Afferrò il vasetto e se lo infilò sotto al mantello. Col cuore martellante di paura, si voltò intenzionata ad andarsene prima che la fortuna decidesse di voltarle le spalle. Sentì in quell'istante un gran baccano provenire dalla via perpendicolare, duecento metri più indietro. Si voltò appena in tempo per vedere Levi e i suoi due compagni volare oltre i tetti delle case, sotto le urla delle persone che probabilmente avevano appena attaccato. Restò paralizzata qualche secondo, guardando con meraviglia come fossero capaci di librarsi tanto in alto senza nessuna difficoltà, mentre le persone sotto di loro provavano stupidamente a rincorrerli.

"Non li prenderete mai" pensò Mari con sicurezza. Come avrebbero potuto? Loro erano capaci di volare, come avrebbero potuto afferrarli?

Sentì uno scalpitio di passi alle sue spalle e si voltò appena in tempo per vedere un gruppo di soldati correre nella sua direzione, probabilmente intenzionati a mettersi all'inseguimento di Levi. Mari sbarrò gli occhi e imprecando tra i denti si diede alla fuga, infilandosi nel primo vicolo che riuscì a trovare. Si schiacciò contro il muro, riprendendo fiato, poi si sporse leggermente per riuscire a vedere i soldati della Gendarmeria passare oltre e far scattare le proprie attrezzature per rincorrere Levi e gli altri.

Stava cominciando a calmarsi, quando una mano ferrea le si posò sulla spalla e la trascinò, sbattendola contro il muro alle sue spalle.

«Che cazzo fai qui?» mormorò Harvey, guardandola furioso. In quei due anni si era alzato ancora, si era leggermente ingrossato di spalle e i lineamenti del viso avevano cominciato a indurirsi. Stava diventando un uomo, abbandonando il ragazzino che era stato fino ad allora.

«C'è il mercato» balbettò Mari, terrorizzata. Quanto odiava vederlo in quello stato, le metteva i brividi. Poche volte Harvey era stato violento nei suoi confronti, in genere si limita a lasciarla in balia dei guai che lei stessa creava come lezione di vita, ma negli ultimi tempi la fame e le difficoltà l'avevano inasprito. Non era raro che, preso dalla furia di qualche suo errore, l'avesse colpita.

«Lo so bene che c'è il mercato, ma qui dovevo venirci io, lo sai! Tu dovevi occuparti della zona est, per l'acqua!»

«Io avevo fame» piagnucolò Mari. «Volevo venire a mangiare qualcosa, non riesco a lavorare a stomaco vuoto.»

«No, tu non riesci a lavorare e basta! Ultimamente non hai fatto altro che portare a casa fallimenti su fallimenti! Non riesco a capire che ti prenda, sei la più veloce e la più agile dei due eppure non riesci a concludere niente. Non sei concentrata! Che ti passa per la testa? Si può sapere a che pensi?»

"Vorrei volare come Levi e la sua banda" no, questo non poteva dirglielo.

«Ho preso questo» balbettò allora, sperando di riuscire a calmarlo almeno un po', e gli mostrò il vasetto di marmellata. Harvey lo guardò a lungo, ammorbidendosi pian piano e alleggerendo anche la presa che aveva su di lei.

«Questo?» chiese con un filo di voce. «Hai idea di quanto valga? Potremmo rivenderlo e col ricavato comprarci del pane e forse anche della frutta.»

"Delle pere" pensò Mari, speranzosa. La gioia negli occhi di Harvey dapprima la allietarono, poi le fecero nascere la paura: come avrebbe reagito se avesse scoperto che ne aveva preso anche un altro, ma che l'aveva mangiato tutto?

«Oppure, potreste darlo a me e tornare a casa tutti interi» parlò una voce alla loro sinistra. Harvey scattò, ripassando il vasetto a Mari e spingendola alle sue spalle per proteggerla. Di fronte a loro un uomo nerboruto, dalla barba scura e le braccia talmente pelose da far venire il prurito solo a guardarle, li fissava con una mazza tra le mani.

«Credi che non ti abbia visto nessuno, ragazzina, mentre lo rubavi?» disse l'uomo, ma nessuno dei due fratelli rispose. Harvey digrignò i denti, prevedendo guai, e preparandosi mentalmente a un eventuale scontro.

«Andiamo, sei grosso quanto il mio braccio, cosa credi di fare?»

«Prova ad avvicinarti e lo vedrai» lo minacciò Harvey. Non era sicuro di riuscire a uscirne intero, era abbastanza sveglio da rendersi conto dello svantaggio in cui si trovava, ma questo non gli avrebbe impedito di difendere sua sorella e quel benedetto vasetto di marmellata con le unghie e coi denti.

«Non fare il duro con me, moccioso» disse l'uomo, che non sembrava proprio aver risentito di quella minaccia.

«Mari, corri» mormorò Harvey alla sorella un istante prima di lanciarsi coraggiosamente contro l'uomo. Mari lo guardò un po' preoccupata, chiedendosi come ne sarebbe uscito vivo, ma sapeva che la parola di suo fratello era legge perciò obbedì e scappò all'interno del vicolo, sapendo che avrebbe potuto usare qualsiasi aggancio per saltare sul tetto e sparire. Ma tutte le sue previsioni andarono in frantumi quando si scontrò contro un altro uomo, altrettanto terrificante come il primo, ma più sottile di corporatura. L'afferrò per il polsi e la bloccò, evitandole di fuggir via.

«Lasciala, pezzo di merda!» urlò Harvey, ora steso a terra per un colpo di mazza dritto sulla schiena.

«Prendile il vasetto» ordinò l'uomo con la mazza al compagno che teneva ben ferma Mari. Quest'ultimo non se lo fece ripetere due volte e le infilò una mano sotto al mantello, cercando di afferrare la refurtiva che la ragazza si ostinava a tenere stretta al petto.

«Per essere una ragazzina hai delle belle forme» ridacchiò, mentre senza farsi scrupoli sfruttava l'occasione per arrivare a toccare anche dove non doveva. Mari con uno scatto riuscì a divincolarsi, approfittando che l'uomo la stesse tenendo solo con una mano, impegnato a cercare. Rapidamente gli tirò una gomitata nello stomaco, riuscendo così a liberarsi del tutto e cercò di fuggire via, puntando a scivolare con velocità tra il muro e l'uomo che ancora colpiva Harvey con la sua mazza.

Ma l'uomo alle sue spalle, benché rantolante, allungò una mano nella sua direzione e le afferrò il cappuccio, tirandolo. Mari ancora una volta si dimenò e riuscì a sfilarselo, sfuggendo alla presa. Infine, mise in atto il piano, correndo verso l'unica via di fuga che aveva.

«Ferma dove sei bambolina o l'ammazzo questo topo di fogna!» minacciò l'uomo con la mazza, puntandola alla testa di Harvey.

«È bella pesante, due colpi ben assestati alla tempia e vedi come schizza fuori il cervello.» Mari si fermò, obbedendo, terrorizzata dall'idea di diventare la causa della morte di Harvey. Non poteva perderlo! Non aveva altri che lui, non conosceva niente di bello al mondo se non la sua vicinanza e il sostegno che riusciva a darle. Gli voleva bene e le permetteva di sopravvivere, queste erano certamente delle ottime ragioni per evitare che venisse ucciso.

«Guardami in faccia. Voltati!» ordinò ancora l'uomo con la mazza. E Mari, anche se riluttante e spaventata, obbedì volgendo a lui i suoi occhi azzurri. L'uomo la scrutò a lungo, prima di allungarsi e afferrarle una di quelle ciocche rosse tra le dita.

«Non toccarla!» strillò impanicato Harvey, ai suoi piedi, e tentò di rialzarsi per andare a proteggerla, ma venne schiacciata al suolo da un pesante colpo di stivale.

«Sta' tranquillo moccioso, non ho intenzione di farle del male» disse l'uomo, prima di chiedere a Mari, sempre strofinando tra due dita una delle sue ciocche: «Dì un po', ragazzina, quanti anni hai?»

Ma Mari non rispose, abbassando lo sguardo, tremolante.

«Ti ho fatto una domanda! Rispondi se non vuoi avere addosso brandelli di cervello!»

«Quattordici!» quasi urlò, spaventata.

«Quattordici, è interessante» mormorò l'uomo tra sè e sè, prima di voltarsi a guardare Harvey steso a terra. «Ragazzino, hai la più pallida idea di quale tesoro hai tra le mani?»

«Di che cazzo parli?» ringhiò Harvey,

«Dei capelli come questi non se ne vedono in giro, sono davvero particolari, attirano lo sguardo e sono difficili da dimenticare. E guarda inoltre che bel visino!»

«È di mia sorella che parli, sudicio cane! Non azzardarti!» ringhiò ancora Harvey, che ora cominciava a capire dove l'uomo volesse andare a parare.

«Prima ascolta quello che ho da dirti e dopo deciderai se provare ad ammazzarmi. Ho una proposta per te: lasciala a me e tu puoi tenerti il vasetto di marmellata. Non solo! Conosci il negozio di frutta e verdura qui all'angolo? Io e mio fratello ci lavoriamo assieme. Bene, ti consegnerò ogni mese ben due cassette del nostro raccolto.»

«Due? Sei pazzo?» l'ammonì il compagno.

«Sta' zitto! Coi soldi che ci farà fare questa qui ne riguadagniamo il triplo di quello che cediamo!» gli rispose a tono, prima di tornare ad Harvey, che ora lo fissava con gli occhi di chi sta per morire di fame. Tutto quel cibo senza impegno, senza più preoccuparsi, era sicuramente molto più di quello che Mari fosse mai riuscita a rubare. Ma a sconvolgerlo così non fu tanto la proposta di cibo, ma la frase appena detta. Una come lei poteva davvero guadagnare tanto? Avrebbe risolto ogni loro problema. Diceva sul serio?

«Allora? Che ne dici? Fornitura gratis a vita in cambio della ragazzina.»

Mari non riusciva ben a mettere a fuoco ciò che stesse succedendo, ma sentiva di essere in pericolo. Profondamente in pericolo, e questo la faceva tremare come un fuscello. Guardò suo fratello, speranzosa che lui l'avrebbe protetta e riportata a casa, ma gli occhi famelici di Harvey distrussero ogni sua aspettativa.

«Solo per oggi.» disse Harvey. «Te la vendo in cambio del vasetto. Puoi tenerla tutto il giorno, poi lei torna a casa.»

La gola di Mari si andò a chiudere: ciò che aveva appena sentito fu talmente inverosimile che per lo shock non riuscì neanche a pensare. Il vuoto più completo, assoluto, di fronte all'evidenza che suo fratello l'aveva appena data in cambio come fosse merce. Un qualsiasi oggetto esposto su un banchetto, sotto lo sguardo affamato di chi aveva intorno, incapace di sfuggirgli. Succube, intrappolata dov'era, arpionata a terra.

«Mi sta bene lo stesso» e quella fu la prima mano che mai l'avesse afferrata.

"Vorrei imparare a volare come Levi."



Now angel won't you come by me

angel hear my plea

take my hand lift me up

so that I can fly with thee



NDA


Chiedo scusa per il ritardo >.<

Comunque sono qua con questo nuovo capitolo e un altro lembo del passato di Mari. Un altro tassello importante: il giorno che Harvey ha cominciato a venderla, spinto dalla fame e dalla paura dell’uomo con la mazza. E il primo pensiero di Mari va a Levi, alla sua capacità di volare, all’invidia che prova verso quel suo dono che, se ne avesse avuto possesso anche lei, le avrebbe permesso di scappare. Possiamo quindi trovare una delle prime risposte alle nostre domande: dove arriva quel folle desiderio di Mari di volare che l’ha spinta a tentare di entrare nell’Armata Ricognitiva? Ecco qua a voi servita la risposta :)

La strofa di canzone alla fine è presa da “Waiting on an Angel” di Ben Harper.


Ora Angelo non verrai al mio fianco

Angelo ascolta la mia preghiera

Prendi la mia mano e sollevami

Così che io possa volare insieme a te…


Molto bella e significativa, vero? Sì, avete capito bene, l’”Angelo” è proprio Levi, perché alla fine si può dire che lei cominci a vederlo proprio in quel modo. Un angelo capace di volare, di sfuggire, e a cui rivolge la silenziosa preghiera di venirla a prendere.

Vaaaa bene mi sono dilungata troppo.

Vi mando un saluto e vi lascio appuntamento al prossimo Lunedì!

Cià cià


Tada Nobukatsu-kun


Anticipazione:

«Ma ora comincio a trovarlo seccante, soprattutto se devo essere pedinato e spiato.»

"È la fine"

«Stai esagerando.»

"Mio fratello sarà furioso perché me ne sono andata."

«Non...» provò a pronunciare Mari, approfittando di un momento di silenzio di Levi, ma la voce le morì in gola. Si strinse un polso con una mano, cercando di costringerlo a smettere di tremare.

"Non lasciami indietro."

Levi posò la tazza sulla scrivania, poi tornò a osservarla, incuriosito da quella mezza frase che aveva tentato di dire. Rimase in silenzio, permettendole di tentare di concludere.

«Non mi mandi via...» riuscì a pronunciare Mari con un filo di voce.


   
 
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