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Autore: Psychi    18/01/2017    0 recensioni
Prima non era così, prima di tutto questo non dovevo lottare per ogni singola cosa.
Circa due mesi fa il mondo mi è crollato addosso.
La notte è dei mostri.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima non era così, prima di tutto questo non dovevo lottare per ogni singola cosa. 
Circa due mesi fa il mondo mi è crollato addosso, non so bene come sia successo, delle volte penso o meglio spero che sia tutto un sogno, un incubo data la realtà.
Le poche volte che riesco a dormire sogno mia madre. Era solita venire in camera la notte a rimboccarmi le coperte, io protestavo ogni volta -Non sono più una bambina, ho 16 anni ormai- e lei ribatteva -Sei sempre la mia piccolina-  a quel punto io la guardavo imbronciata, anche se non ero veramente offesa, lei in risposta mi abbracciava. Ricordo ancora l'odore di biscotti e miele che aveva, mi piaceva abbracciarla. Riusciva a tranquillizzarmi. 
La mente mi gioca spesso brutti scherzi e mi capita di vederla in lontananza, le prime volte correvo per raggiungerla, speravo di poter stare nuovamente con lei. Ormai non ci provo più, lei non c'è più. Tutti quelli che conoscevo sono morti o scomparsi. Dio quanto mi manca, mi mancano tutti... Sono sempre sola e quelli non la smettono di far rumore... Non so per quanto resisteró, voglio che tutto finisca. 
È con questo pensiero che ieri ho provato a togliermi la vita.

Ho trovato un rifugio, non mi sembra vero dopo giorni di cammino ho finalmente trovato un posto dove riposarmi. 
Aperta la porta vengo investita dall'odore di muffa, un altro odore aleggia nell'aria ma preferisco non indagare oltre. Non è in ottime condizioni ma "loro" non dovrebbero riuscire ad entrare, per sicurezza controllo tutte le stanze e gli ingressi, comprese le finestre. Un tempo doveva essere stato un bel posto, la carta da parati è stracciata in vari punti ma si vede ancora la decorazione floreale che avvolge tutta la casa. Non ci sono molte camere e neanche molti mobili, solo l'essenziale. Durante il giro ho trovato cose utili; cibo in scatola, delle coperte e uno zaino.
Lo zaino è stracciato ma sempre meglio del mio, c'è ancora il sangue...
Butto quello vecchio e riempio il nuovo, devo sempre essere pronta nel caso servisse una fuga improvvisa.
Decido di mettermi nella camera dei vecchi proprietari. Controllo per la centesima volta porte e finestre, la prima è chiusa a chiave, davanti ho anche messo una vecchia poltrona vintage, le ultime sono state coperte da tavole di legno. 
Vado sul letto e prendo la scatoletta dei piselli, sono decisamente più buoni delle patatine che ho trovato la settimana scorsa, con tutto quel sale avevo fatto fatica a dosare l'acqua. 
Finita la cena metto le coperte sotto il letto, prendo la candela dal comodino e la metto vicino a me sul pavimento.
È l'una del mattino, iniziano a sentirsi i lamenti, pensavo di essermi allontanata abbastanza ma mi sbagliavo. La cera, della candela ormai spenta, è fuoriuscita dal piattino, resto al buio. Non sono riuscita a dormire e adesso con questi rumori di certo non chiuderó occhio, almeno non sono fuori al freddo. Mi stringo nelle coperte e mi preparo per una lunga notte.
La luce del sole filtra dalle finestre, come pensavo sono rimasta sveglia. Ho riflettuto in queste ore, posso provare a stabilirmi qui, devo solo uscire per prendere provviste. Questa casa mi piace, è molto simile alla mia. Certo qui non ci sono le morbide coperte appena lavate, il vaso di biscotti sempre pieno o la mia tenera cagnolina ma si, sa di casa. 
Sarebbe bello potersi fermare in un posto, ma sarà davvero possibile? 
Esco. Ho tolto più cose possibili dallo zaino, in modo da poterlo riempire con quello che troverò, se sono fortunata, ho lasciato dell'acqua, un po' di cibo e il peluche di ippopotamo, l'unico ricordo della mia vita prima che cambiasse, in caso non potessi tornare indietro, se sono sfortunata.
Devo fare in fretta, finire prima che faccia buio, altrimenti sono morta. "Loro" sono una minaccia solo di notte. Aspettano che il sole tramonti e che l'ombra diventi padrona. La notte è dei mostri. È difficile incontrarli di giorno, la cosa importante è non andare in una zona troppo scura, come una casa buia o una caverna. 
Lo so per esperienza personale, tutto quello che so l'ho provato sulla mia pelle. All'inizio nessuno sapeva come comportarsi, non ci sono manuali di istruzioni. Per ciò tutto quello che è accaduto con Sara non è colpa mia... però mi sento lo stesso responsabile. 
Io le avevo detto che non mi sembrava il caso uscire di notte, ma lei non mi ha ascoltato. È da allora che sono sola, da 28 giorni. 
Il pericolo di giorno sono le persone, i sopravissuti come me. Vige una sorta di patto silente tra di noi, nessun sopravvissuto attacca l'altro almeno che non si senta minacciato o confini in territorio altrui. Non ci si azzuffa per le risorse, chi arriva primo prende, l'ultimo cerca altrove. Almeno questa è la legge per quelli di noi che ancora mantengono un briciolo di umanità. Ci sono persone che ucciderebbero per un pezzo di pane.
Cammino, controllando le macchine abbandonate in mezzo alla strada. I margini sono ricoperti di foglie, gli alberi e le piante sono appassiti, anche loro probabilmente si sono stancati di vivere, e come molti hanno fatto, si sono uccisi. Le auto si rivelano una delusione, fatta a eccezione di una panda rossa, lì ho trovato delle batterie e una pila, niente male. Dopo aver controllato tutte le auto della via mi fermo davanti alla prima casa. La porta è spalancata e le finestre sono rotte, brutto segno, che ci sia già passato qualcuno? 
Osservo per un attimo il muro azzurro poi mi incammino lentamente verso l'ingresso -C'è qualcuno?- grido più volte. La porta d'ingresso da direttamente al salone, il corridoio sulla sinistra è stranamente illuminato. Mi guardo velocemente intorno prima di dirigermi verso la luce. Al lato opposto il muro è crollato, la zona presenta qualche segno di bruciatura. Non capisco da cosa sia partito. Un mobile, metà incenerito, è tutto quello che rimane. Apro un cassetto e trovo un album di fotografie, dentro ci sono le foto di un bambino, è piccolo 3 o 4 anni. Sfogliando lo vedo ritratto mentre gioca con una scarpa, mentre mangia, mentre dorme. Vari frammenti della sua vita racchiusi qui, sembra felice. Una strana sensazione inizia a invadermi, decido di andarmene. Mi allontano quasi correndo. Sono fuori, respiro a pieni polmoni e mi mi concentro su un punto, fissando un mattone del muretto. So cosa sta per accadere, un altro attacco di panico. Spesso mi vengono di notte, quando un rumore improvviso disturba la mia flebile calma. Ma ho imparato a controllarli, o comunque ci provo. 
Dei movimenti attirano la mia attenzione, qualcuno sta correndo in fondo alla strada. Il cuore inizia a battermi forte, il panico si impadronisce di me, quella persona si dirige verso questa direzione. Afferro lo zaino e rinuncio all'idea di esplorare oltre, torno nel mio rifugio e dopo aver bloccato la porta di casa con il divano mi nascondo sotto il letto, si non è un'azione molto coraggiosa lo so, ma ho paura... 
Vado sotto la coperta e abbraccio lo zaino, rimango in quella posizione, cercando di regolarizzare la respirazione, per mezz'ora almeno o forse di più, probabilmente mi sono anche appisolata. Una volta in piedi mi accorgo che la luce è diminuita, arriva la notte. Ho ancora tempo però, dalla cucina ho preso delle buste e inizio a sistemare la camera, è buffo, prima non lo facevo mai, ci pensava sempre mamma. Se devo stare qui voglio che sia un bel posto.
Riesco a pulire un po' il pavimento e a portare in camera un tavolino in plastica dal salone. Appena si fa notte, smetto di mettere in ordine e prendo il cibo dal mobiletto, ho sistemato li dentro tutte le cose commestibili trovate. Accendo una candela blu e inizio a mangiare, fagioli e crackers sbriciolati. Lascio tutto così, sono troppo stanca per ritirare, fuori si è alzato il vento e i lamenti sembrano più forti che mai. Prendo lo zaino e vado sotto il letto, questa volta riuscirò a dormire. 

-Mamma, mamma dove sei?- ripeto ancora. Stavo girando per casa, fuori si sentivano le persone urlare e io non capivo che succedeva, la chiamo ancora. Corro in camera sua, sta dormendo, non voglio svegliarla sembra così serena. Salgo sul lettone e mi sdraio vicino a lei, si gira e mi stringe -Ehi- mi saluta. Guardiamo la TV avvolte dal piumone, fuori nevica, mangiamo i marshmellow, è perfetto. 
All'improvviso tutto sparisce, sono al centro di un cerchio di luce, sotto un lampione, nel buio intorno a me si sentono delle voci, una spicca in particolare -Dove sei?- chiede -ti ho vista, non puoi nasconderti in eterno- canticchia, la paura mi assale. Una faccia bianca appare nel buio. Mi chiama, delle braccia tentano di afferrarmi...


Mi sveglio improvvisamente. Ho il battito accelerato, la porta è aperta, c'è qualcuno dentro la stanza. Non fa rumore ma ne sono certa. È qui. 
Dopo alcuni secondi, che a me sembrano infiniti, l'intruso inizia a camminare. Lo sento frugare nell'armadio e dire -Dove sei tesoro?- ha una voce bassa, rauca -Ti ho visto questa mattina, non puoi nasconderti per sempre. Non costringermi a cercarti- si stava innervosendo, chiude le ante di scatto e mi trattengono dal lanciare un urlo. 
In risposta "loro" che fino a quel momento erano rimasti in silenzio ricominciano a far rumore, lamenti, pianti, qualcuno gratta sul muro.
-Mi serve un riparo, penso che resteró qui questa notte- dice l'uomo. Una piccola speranza si fa strada dentro di me, che sia entrato per essere al sicuro? Forse è solo anche lui? 
E proprio quando mi lascio andare in queste infantili fantasie delle forti braccia mi afferrano per le caviglie e mi tirano fuori dal letto -Trovata!- con questa esclamazione accompagna l'azione. 
Due occhi neri sgranati mi fissano, sul volto un'espressione folle, compiaciuta. Osserva il mio zaino con uno sguardo avido, per un attimo si dimentica di me e io ne approfitto, tento di liberarmi e scappare, ma lui è più veloce. Mi ributta giù e mi mette le mani alla gola, inizia a stringere e lentamente inizio a sentire il bisogno di respirare. Agito le gambe e le braccia, soffoco, aiuto... La vista inizia ad appannarsi, l'uomo ghigna, la cicatrice che ricopre il lato sinistro della faccia lo fa sembrare un mostro. Dei puntini neri iniziano apparire ai lati del mio campo visivo, lui dice qualcosa ma non riesco a sentirlo, con un ultimo gesto disperato riesco a liberarmi e a dargli un calcio in mezzo alle gambe. Si allontana di scatto premendosi nel punto colpito, mi rialzo barcollando, preso lo zaino tento di correre fuori. In una situazione normale non sarei mai uscita, in strada non si è al sicuro, riesco a sentirli anche ora, mentre mi muovo velocemente, per quanto mi è possibile. Sono davanti alla porta, barcollò un po', un sottile strato di legno mi separa dal pericolo, "loro" attendono. Dalla camera escono i lamenti dell'uomo a terra, afferro la maniglia con forza ed esco.
Non mi guardo intorno, non voglio vedere, corro in una direzione cercando di evitare le zone più affollate. Attraverso la strada che la mattina prima avevo ispezionato, passo attraverso un ponticello e mi diriggo verso un centro commerciale. A metà tragitto inciampo, cadendo mi sono sbucciata le ginocchia, ma niente di grave, mi giro per sapere in cosa sono inciampata e lo vedo... un braccio, era uno di "loro" sdraiato a terra, non sembra molto reattivo, sta li. Mi alzo lentamente, sento dei movimenti alla mia sinistra, sono tanti. Non li avevo notati, non so che fare. Sono spaventosi, la prima volta che li ho incontrati il terrore si era impadronito della mia mente. Da allora sono diventati i protagonisti dei miei sogni, come se da sveglia non li vedessi abbastanza...
Un tempo erano persone, non so bene come sia successo ma ora sono diventate così, creature grigie informi, molti sembrano più persone fuse insieme. In genere si muovono lentamente ma quando si accorgono che c'è qualcuno attaccano. Sono immobile, dovrei correre via ma non ce la faccio più, sono stanca. Pensavo di aver trovato un posto sicuro, che illusa. Non avevo considerato le persone, nonostante tutto mi fidavo di loro... credevo che in una situazione di emergenza ci saremo uniti e avremo collaborato insieme. Altre vane speranze.
"Loro" si agitano, muovendosi come a rallentatore, stridono, piangono, faccio un passo indietro e schiaccio il braccio sul quale sono caduta. La creatura inizia ad urlare, un grido acuto, penetrante. Mi ricorda l'allarme delle macchine, improvvisamente inizia a suonare e non smette finché il proprietario non interviene. Gli altri si girano e mi notano. 
Ora più che mai dovrei correre, fuggire per salvarmi la vita, ma mi chiedo che senso abbia. Anche se riuscissi a fuggire, dove andrei? Per quale motivo devo andare avanti così? Nulla ha più senso.
Faccio un passo avanti, sono convinta di quello che sto facendo, voglio morire. Le creature smettono di lamentarsi, ora emettono dei sibili. Due si fanno avanti, strisciando o zoppicando verso di me. Li ho visti in azione varie volte, appena raggiungono qualcuno è la fine. Ho sentito il rumore ossa che venivano spezzate, le urla strazianti di dolore delle povere vittime. Sono sempre più vicine. La scena peggiore a cui ho assistito è accaduta qualche giorno fa, una ragazza... ho assistito la scena dal finestrino di un auto. L'ho vista scappare da loro, correndo sul marciapiede, ma non fu abbastanza veloce. "Loro" la raggiunsero, la scena seguente era un continuo di urla, e preghiere. Implorava aiuto, mentre loro la prendevano, urlava mentre loro le rompevano le ossa. Queste creature sono composte solamente da una furia omicida, non mangiano le vittime, le dividono. Non ne rimane molto.
Guardo le creature ormai vicinissime, mi giro e inizio a correre. Svolto a sinistra e mi trovo davanti un enorme albero al fianco di un cancello in ferro battuto. Inizio ad arrampicarmi, anche questo, come quelli sulla strada, è spoglio, fatta a eccezione di qualche foglia secca attaccata, per chissà quale miracolo, ai rami. Sono salita abbastanza in alto, i rami sono grossi e posso sistemarmi senza problemi. Alcuni di loro mi hanno seguita ma non riescono ad arrampicarsi, dall'alto riesco a vedere tutta la zona, "Loro" sono ovunque...

Non sapevo che fare, un po' di tempo fa avevo trovato un diario, non me la sono sentita di lasciarlo li. Ora lo uso per scrivere, scrivo tutto quello che ho imparato, nella speranza che un giorno se le cose non migliorano possa essere utile a qualcuno. Parlo di mia madre, della mia sorellina e di Lucy, la mia cagnolina. Dopo mesi sono riuscita a piangere tutti gli affetti che ho perso. Non voglio scendere, aspetto che qualcosa cambi... sono ancora qui, io attendo, qualcuno ci aiuti.
   
 
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