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Autore: Placebogirl_Black Stones    18/01/2017    3 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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Capitolo 12: Amicizie che vanno, amicizie che vengono
 
 
Rimase a fissare l’auto dell’amica fino a quando non sparì completamente dal suo campo visivo. Non le andava giù che se ne fosse andata così, con l’amaro in bocca, quando quella doveva essere una serata piacevole in compagnia. Era preoccupata e al tempo stesso arrabbiata, aveva voglia di tornarsene anche lei a casa senza nemmeno avvisare, ma aveva promesso a Jodie che sarebbe tornata dentro per non rovinare quello che lei era riuscita ad ottenere a costo di un grosso sacrificio. Fece un lungo respiro, ordinando alle sue gambe di muoversi in direzione della porta e tornò nella sala, dove Shinichi la stava aspettando ancora seduto sul divano. Al suo fianco, come se niente fosse, l’uomo che era la causa della sua rabbia e del dolore di Jodie stava fumando una sigaretta, senza mostrare il minimo segno di pentimento. Questo fece accrescere ancor di più la sua rabbia, spingendola ad assumere quell’espressione corrucciata che faceva ogni volta che era nervosa per qualcosa. Un gesto che non sfuggì all’amico detective.
 
- Qualcosa non va? Non avrai litigato con Jodie…- le chiese.
- Non dovresti farla a me questa domanda!- rispose secca, sedendosi con poca grazia sul divano e fissando minacciosamente Akai.
 
L’agente dell’FBI colse la frecciata, ma invece di rispondere si limitò come suo solito ad uno di quei sorrisetti maliziosi e ironici, che avevano in sé qualcosa di strafottente.
Continuarono a fissarsi in quel modo, con Shinichi che spostava lo sguardo dall’uno all’altra in cerca di una spiegazione, fino a quando il cecchino non si decise a parlare.
 
- Sembra che la nostra principessa ce l’abbia di nuovo con me. Non ne faccio una giusta- spense il mozzicone nel posacenere.
 
Strinse i pugni, contraendo i nervi: aveva anche il coraggio di fare del sarcasmo dopo il modo in cui si era comportato?! Si chiese per l’ennesima volta cosa ci trovassero in lui sua sorella e Jodie, lei un tizio del genere l’avrebbe evitato come la morte.
 
- Dopotutto in questa storia io sono il cattivo, mentre lei è la “brava persona”- sottolineò quelle ultime parole, le stesse che lei aveva usato per definire Jodie quando gli aveva parlato della persona che l’aveva convinta a tornare da lui.
 
Aveva promesso a Jodie che non avrebbe litigato nuovamente con lui, rompendo quel rapporto che era ancora in fase di costruzione, ma in quel momento non poteva non difenderla, non dopo il suo sacrificio.
 
- Sì, è così! Per quanto tu voglia farla passare per una spiona, Jodie è una brava persona e non sarei qui se non fosse stato per lei, tienilo a mente! E poi senti da che pulpito, proprio tu vai a dire agli altri che si devono impicciare degli affari loro?! Tu, che per mesi hai controllato ogni mia mossa?! Almeno Jodie è stata onesta quando nessuno voleva esserlo, quindi non c’è niente che tu debba rimproverarle! Dovresti baciare dove cammina per il solo fatto che io ti stia rivolgendo la parola! Pensaci bene prima di trattarla di nuovo così e abbi rispetto per i suoi sentimenti!-
 
Si bloccò quando si rese conto di aver oltrepassato il limite. Non con le parole usate, non con i toni, ma con i contenuti. Le sarebbe bastato aggiungere poco altro e avrebbe confessato lei quello che Jodie provava nei suoi confronti al posto suo. Questo non poteva farlo, benché in più di un’occasione avesse incoraggiato l’amica a esprimere ciò che provava. Era una cosa che solo Jodie poteva fare, quando e come lo avrebbe ritenuto opportuno. Sperò che Akai non avesse afferrato il vero senso di quelle parole, in mezzo a tutto il discorso, ma considerando che in un giorno le aveva smascherate non c’era da stupirsi se avesse compreso anche quello.
Per un attimo notò che sul volto del giovane agente era comparsa un’espressione di stupore, segno che le sue parole dovevano averlo colpito. Come per ogni altra emozione, però, cercò di cancellarla il prima possibile, ritornando alla sua solita impassibilità di sempre.
 
- Ho capito, vorrà dire che mi scuserò con lei domani al lavoro- rispose semplicemente, chiudendo gli occhi.
 
Ora era lei ad essere stupita per la facilità con cui era riuscita a convincerlo a ritornare sui suoi passi e ammettere i proprio errori. Era un osso duro, uno che probabilmente pensava sempre di essere migliore degli altri: il fatto che le parole di una ragazzina di diciotto anni dette in un momento di rabbia lo avessero convinto addirittura a chiedere scusa, era un evento più unico che raro. Si era davvero ricreduto o lo stava facendo solo per farle un favore ed evitare di guastare i loro rapporti già non troppo floridi? Non poteva saperlo, ma in ogni caso era contenta se aveva fatto qualcosa di buono per aiutare Jodie, era il suo modo di ricambiarla.
 
- Ora è meglio se torno a casa- si alzò, consapevole che non avrebbe potuto trattenersi oltre dato il clima che si era creato, avrebbe finito con lo sputare veleno ad ogni parola proferita da Akai finchè la rabbia non sarebbe sbollita del tutto.
- Ma è ancora presto, perché non rimani un altro po’?- intervenne Shinichi, che fino a quel momento non aveva fatto altro che ascoltare la conversazione cercando di capirci qualcosa.
 
Sapeva che quella richiesta era un favore che cercava di fare all’amico, ma non le andava proprio di rimanere. Anche Shuichi doveva averlo capito, poiché non cercò in alcun modo di fermarla.
 
- È meglio che torni quando ci sarà meno tensione, davvero-
 
Compreso che era meglio non insistere, il giovane detective si limitò a sospirare, alzandosi anche lui per accompagnarla fino alla porta. Di sicuro voleva delle spiegazioni, perciò doveva tenersi pronta alla valanga di domande che sarebbe arrivata.
Come previsto, non appena furono soli davanti alla porta di casa, lontani dalla sala doveva avevano lasciato Shuichi da solo, Shinichi cominciò con l’interrogatorio.
 
- Mi vuoi spiegare cosa accidenti è successo?- allargò le braccia.
- Il tuo amico ha trattato male Jodie solo perché lei mi ha raccontato delle cose personali sul suo conto al solo scopo di farmi tornare qui a chiarire la faccenda con lui!- spiegò - Non lo meritava! È solo grazie a lei se sono qui!-
- Capisco, ma questa è una questione fra loro due e tu non dovresti prendertela così tanto. Sono due adulti, possono risolverla da soli- sentenziò.
- Invece sono anche affari miei dal momento che Jodie si è presa la colpa per aver detto una verità che mi riguardava!- ribatté.
- Siete proprio amiche, eh? Chi l’avrebbe mai detto!- le sorrise.
- Mi piace molto stare con lei, è sempre così allegra e scherzosa. Mi risolleva lo spirito, in qualche modo- ammise - E inoltre è la mia unica amica da quando sono tornata ad essere adulta, se si esclude Ayumi che però è una bambina-
- Perché allora non esci con Ran, Sonoko e Masumi qualche volta? Così potresti farti delle nuove amiche della tua età. In fondo è come se le conoscessi già, devi solo fare in modo che loro conoscano Shiho invece di Ai- le suggerì.
- Lo sai benissimo che Sonoko non mi vede di buon occhio perché pensa che fra noi due ci sia qualcosa, non voglio alimentare le dicerie e creare problemi fra te e Ran- spiegò.
- Non ti devi preoccupare di quello che dice Sonoko, sono tutte sciocchezze e Ran lo sa. Perché non vieni con noi al cinema domani? Sarebbe una buona occasione per fare amicizia!-
- Ti farò sapere- fece la sostenuta - Adesso devo andare-
- Guarda che ci conto, brontolona!- la salutò scherzosamente.
- Come hai detto scusa, Sherlock Holmes dei poveri?- ricambiò con il suo fare acido.
- Ehi, questo è un colpo basso!- si lamentò lui, suscitandole una risata.
 
Forse la sua proposta non era così malvagia, in fondo Jodie non sarebbe rimasta in Giappone per sempre e quando avrebbe ritorno negli Sati Uniti lei si sarebbe ritrovata di nuovo sola. La verità era che non sapeva da dove cominciare per stringere amicizia e questo la spaventava. Aveva sempre il timore che la gente la giudicasse male, che non si meritasse l’amicizia di nessuno. Forse era giunto il momento di superare quella paura, anche questo faceva parte della sua nuova vita.
 
 
 
…………………….
 
 
 
- Sei sicuro che non succederà uno scandalo?- gli chiese nuovamente, poco convinta.
- Ma di quale scandalo stai parlando?! Ora esageri!- la riprese - Ti ho già detto che ho avvisato Ran della tua presenza e lei mi è sembrata contenta, quindi non ci sono problemi-
 
Alla fine si era decisa e aveva accettato l’invito, in parte anche spinta dal Dottore che l’aveva incoraggiata a entrare in quel gruppo già formato di amici. Shinichi ne era stato felice e questo la rasserenava: era bello sapere che nonostante avesse riacquistato il suo corpo e la sua vecchia vita non si fosse dimenticato di lei. Ma il timore di affrontare Ran e Sonoko restava. Lei era la causa per cui Shinichi era diventato Conan, una reietta che aveva creato una droga capace di uccidere o, nel migliore dei casi, di far regredire l’età delle persone. Chi avrebbe voluto fare amicizia con una che lavorava per un’Organizzazione criminale? Si chiedeva cosa avrebbe potuto dire loro per presentarsi.
Mentre si poneva domande su domande, arrivarono sotto le finestre dell’agenzia Mouri, dove Ran li stava aspettando insieme a Sonoko e a Masumi. Sgranò gli occhi alla vista di quest’ultima, così fisicamente simile al fratello.
 
- Non mi avevi detto che c’era anche lei!- bisbigliò quasi infastidita all’amico.
- Perché, è forse un problema? Conosci anche lei, no?-
- È la sorella di Akai-san!-
- E allora? Non dirmi che hai qualcosa contro tutta la famiglia adesso!-
 
Era inutile parlare con lui, non poteva capire certe cose. Erano sensazioni che solo lei provava e che non riusciva a spiegare.
 
- Eccolo qui il nostro ritardatario perenne!- fu il saluto poco amichevole dell’ereditiera Suzuki.
- Non sono affatto in ritardo!- ribatté l’amico.
 
Pensava che la scaramuccia sarebbe proseguita ancora per un po’, invece tutti si voltarono a guardarla come se fosse apparsa un’entità evanescente di natura non definita. Di certo la stavano studiando, anche lei lo faceva quando incontrava qualcuno per la prima volta. Inoltre doveva tener conto del fatto che solo Ran era stata avvertita della sua presenza da Shinichi, quindi le altre due avevano tutte le ragioni di essere sorprese. Di certo però quegli occhi puntati addosso non la aiutavano a sbloccarsi.
 
- Ciao Shiho, sono molto contenta che tu abbia deciso di unirti a noi!- la salutò cordialmente Ran, regalandole uno di quegli angelici sorrisi che tanto le ricordavano la sorella defunta.
 
Bene, almeno aveva la conferma che non la odiava e che ciò che le aveva raccontato Shinichi non erano solo fandonie per convincerla. Una su tre era dalla sua parte.
 
- Grazie- ricambiò con un timido sorriso appena abbozzato.
 
Avrebbe potuto sforzarsi di più, ma già quello per lei era un traguardo. Purtroppo però qualcuno non gradì le sue fatiche, forse non comprendendole. Chi era? Niente di meno che la persona da cui si aspettava di essere giudicata più di ogni altra in quel gruppo: Sonoko. Quest’ultima si limitò a fare una smorfia di disapprovazione, facendole capire che al contrario di Ran non era felice di averla con loro.
 
- Ciao, ti ricordi di me?- intervenne Masumi, avvicinandosi a lei e indicandosi.
 
Come poteva non ricordarsi? Quegli occhi erano gli stessi che la sera precedente l’avevano fatta tanto arrabbiare. Non voleva giudicarla dall’apparenza, ma era davvero troppo simile a suo fratello maggiore per non associarla immediatamente a lui. Questo forse era anche peggio della freddezza di Sonoko.
La studiò con una rapida occhiata, notando che come sempre si era vestita tutto fuorché da donna. Non le rendeva le cose più facili vedere che oltre ad avere la stessa faccia si vestiva anche come lui. Si erano già conosciute prima della battaglia finale contro L’organizzazione, ma non era stata una vera conversazione tale da poter instaurare un rapporto di amicizia. In seguito non avevano più avuto modo di parlare. Masumi aveva mostrato fin da subito un certo interesse nei suoi confronti e questo le ricordava, in modo negativo, il fratello. Al contrario di quest’ultimo, però, lei era molto più esuberante, non si nascondeva nel nulla per spiarla ma tentava l’approccio diretto.
 
- Sei la sorella di Akai-san, giusto?- rispose infine.
- Conosci mio fratello maggiore, vero?- le chiese sorridendo.
 
Cosa poteva rispondere? “Sì, tuo fratello è l’ex fidanzato di mia sorella maggiore defunta che l’ha usata per infiltrarsi nell’Organizzazione criminale di ci facevo parte. Ah sì, dimenticavo: ha finto per mesi di essere un’altra persona e si divertiva a spiarmi”. No, decisamente non poteva uscirsene con una tale spiegazione; così fece quello che aveva fatto per la maggior parte del tempo da quando era arrivata: restò in silenzio.
 
- Guarda un po’ Miss “Vi Snobbo Tutti”, pensa di essere bella solo lei?- bisbigliò Sonoko all’orecchio di Ran, nemmeno troppo piano da non farsi sentire.
 
Questa volta non riuscì a trattenersi e ricambiò quella frecciatina con un’occhiataccia glaciale, che fece rabbrividire anche Shinichi. Magari non era l’anima della festa o la numero uno al mondo a relazionarsi con gli altri, ma non avrebbe permesso a nessuno di darle nomignoli e criticarla in quel modo, specie da una ragazzina viziata che aveva avuto tutto dalla vita. Cominciava a pensare che accettare quell’invito fosse stato un errore colossale.
 
- Credo che sia solo un po’ timida, perciò cerchiamo di metterla a suo agio!- intervenne in sua difesa Masumi, lasciando tutti sorpresi, lei compresa.
 
La fissò con gli occhi spalancati, chiedendosi perché lo avesse fatto. Si erano parlate una sola volta, forse due, quindi perché difenderla invece che appoggiare le sue amiche di vecchia data? In quel momento le sembrò profondamente diversa dal fratello, anche se a ben pensarci anche lui l’aveva difesa a modo suo.
 
- Ti prego di perdonarla, nessuno vuole essere sgarbato qui- si scusò sinceramente Ran.
- Tranquilla, è anche colpa mia, non mi sono presentata con le dovute maniere- accettò le scuse, ripromettendosi di essere meno rigida.
- Allora, cosa facciamo?- chiese Masumi, che in quanto a iperattività era imbattibile.
- Perché non facciamo scegliere a Shiho? Così la aiutiamo a mettersi a suo agio- propose Ran.
- A me va bene qualunque cosa, purchè non abbia a che fare con omicidi e casi da risolvere- guardò storto Shinichi, il quale rispose arricciando il naso.
- Perché? Non ti piace risolvere misteri?- chiese Masumi quasi allibita, come se per lei chiunque dovesse essere appassionato di cadaveri e killer.
- Ne ho avuto abbastanza e vorrei una pausa- disse semplicemente, senza alludere troppo alla sua vecchia vita.
- Che cosa ti piace fare?- domandò Ran.
- Vediamo…mi piacciono gli animali, la scienza, la moda e guidare la moto- rispose esattamente come aveva fatto con Jodie.
- Io ho una moto!- s’illuminò Masumi, come se la avessero detto che aveva vinto alla lotteria.
- A-ah sì?- finse di non saperlo lei, non sapendo come approcciarsi.
- E così ti piace la moda…- intervenne Sonoko, che fino a quel momento era rimasta zitta dopo la figuraccia di poco prima.
- È un problema?- chiese lei, con un tono non troppo amichevole dato il trattamento ricevuto.
- Niente affatto, anzi, abbiamo qualcosa in comune a quanto pare!- rispose l’ereditiera scuotendo le mani e sorridendo.
- Perché non andiamo a fare un po’ di shopping allora?- propose Ran - O semplicemente in giro per negozi a vedere le novità-
- Vi prego no…- si lamentò Shinichi, unico uomo del gruppo.
- Noi possiamo guardare nel reparto uomini!- cercò di fargli coraggio Masumi, come se fosse normale.
- Che cosa ne dite del cinema, invece?- intervenne, ricordandosi di come Jodie le era parsa entusiasta quando le aveva detto delle sue serate dedicate ai movie - Magari troviamo un film che accontenti tutti-
- Mi sembra un’ottima idea!- accettò di buona lena Ran.
- Sì, per me va bene- la seguì a ruota Sonoko.
- Ci sto!- annuì Masumi - E tu?- chiese rivolta a Shinichi.
- D’accordo, se non c’è niente di meglio- rispose svogliato.
- Allora andiamo- li invitò a seguirla.
 
Mentre camminavano diretti al cinema, pensò che l’incontro con quelle persone che già conosceva ma che non conoscevano lei non era partito nel migliore dei modi, ma alla fine era addirittura riuscita a mettere d’accordo tutti su cosa fare. Aveva persino qualcosa in comune con Sonoko, quella che sembrava detestarla più di tutti. Se si fosse comportata con loro come si comportava con Jodie, in modo naturale e tirando fuori la parte migliore di sé, non doveva temere un giudizio negativo. Anche lei poteva farsi degli amici, se solo lo voleva.
Arrivati al cinema multisala più vicino, si avvicinarono alle locandine esposte per consultare i vari film in programmazione. C’era davvero l’imbarazzo della scelta, dal film romantico a quello horror passando per il drammatico, il comico e il poliziesco. Purtroppo insieme alla varietà di generi c’era anche la loro varietà di gusti personali e fu così che si accese il dibattito su cosa guardare.
 
- Andiamo a vedere questo bellissimo film d’amore, è così romantico!- si elettrizzò Sonoko.
- Sembra una storia molto dolce- l’appoggiò Ran, guardando poi Shinichi e arrossendo, probabilmente immaginandosi di stringergli la mano durante tutto il film.
- Io preferirei vedere questo- indicò la locandina con il poliziesco Masumi.
- Non mi sembra una storia delle più avvincenti ma effettivamente sembra essere la miglior scelta fra tutti- commentò Shinichi, dando man forte alla sua amica detective.
- Ma voi due non avete altro in testa?- li riprese, esasperata da quella continua ricerca di immergersi in quel mondo fatto di investigazioni.
- Ha ragione!- l’appoggiarono in coro Ran e Sonoko.
- Non dirmi che anche tu vuoi vedere quel polpettone rosa!- incrociò le braccia al petto l’amico.
- No, a dire il vero pensavo a qualcosa di divertente, magari un film comico- lo contraddisse, provando gusto ne farlo.
- Certo, perché tu sei Miss Divertimento!- la canzonò, facendo allusione al suo carattere cupo.
 
Inaspettatamente, Masumi interruppe il loro teatrino mettendole un braccio intorno al collo in segno amichevole, per poi avvicinare il volto al suo e farle l’occhiolino.
 
- La pausa dai misteri potresti prenderla un altro giorno, sono sicura che anche tu preferisci vedere il film poliziesco!-
 
Avrebbe tanto voluto reagire e rifiutare, ma tutto quello che le riuscì di fare fu deglutire sonoramente e fissarla impietrita. Era più forte di lei, ogni volta che la guardava la sua faccia si sostituiva con quella di Akai. Un’immagine piuttosto inquietante che la metteva in soggezione.
 
- Ehi, non cercare di corromperla!- la ammonì Sonoko, puntando il dito contro la detective, ma ottenendo in cambio solo un sorriso innocente.
- Visto che il film romantico resterà in proiezione per tutta la settimana, possiamo venire a vederlo un altro giorno, così accontentiamo tutti- propose lei, cercando di riprendersi dalla paralisi.
- Mi sembra un’ottima soluzione!- l’appoggiò Masumi, che non sembrava volerne sapere di togliere quel braccio dal suo collo.
 
Di nuovo, con non poca sorpresa, riuscì a mettere d’accordo tutti. Si recarono dunque alla biglietteria per prelevare il ticket con il numero dei propri posti, trovando un po’ di coda. Approfittando di un momento di distrazione delle altre tre ragazze, Shinichi le si avvicinò con fare indagatore.
 
- Dì un po’, come mai hai ceduto così in fretta alla richiesta di Sera-chan?- bisbigliò per non farsi sentire.
- Ma l’hai vista? È identica ad Akai-san! Non ce la faccio ad avere una conversazione normale con lei!- ammise.
- Sei ancora arrabbiata con lui a tal punto da avercela anche con sua sorella solo perché si somigliano?- sorrise.
- Sì finchè non chiederà scusa a Jodie!-
 
Si aspettava una risposta alla sua testardaggine, ma qualcosa di più importante catturò l’attenzione dell’amico: la sua fidanzata che si accingeva a pagare il biglietto. Non voleva guardare i film romantici però non si faceva mancare qualche gesto galante; così la fermò in tempo e si offrì di pagare al posto suo, facendola arrossire.
 
- Che scena commovente, mancano solo i petali di ciliegio che volano leggiadri nell’aria!- commentò Sonoko, come se stesse recitando in un dramma teatrale - Non sarà che dietro tutta questa galanteria si nasconde un secondo fine? Dì la verità, non vedi l’ora di entrare nella sala in penombra per potertela sbaciucchiare!- guardò storto Shinichi.
- Ma che stai dicendo, smettila subito Sonoko!- la rimproverò Ran, sempre più rossa in volto.
- Non ti stanchi mai di dire scemenze?!- le diede man forte lui, forse anche più rosso di lei.
 
Non poté trattenere una risatina, seguita a ruota da Masumi. Si girò a guardarla stupita, come se fino a quel momento l’avesse considerata incapace di ridere solo perché suo fratello non rideva mai. Quando si accorse di avere i suoi occhi puntati addosso, la ragazza le sorrise e le fece nuovamente l’occhiolino, costringendola a deglutire rumorosamente una seconda volta. Doveva smetterla di associarla al fratello, altrimenti non sarebbe mai riuscita a stringere amicizia con lei. In fondo anche lei e Akemi erano profondamente diverse, i legami di sangue non determinavano per forza un’uguaglianza caratteriale. Così si sforzò di ricambiare il sorriso.
Quando tutti ebbero avuto il loro biglietto, si apprestarono a prendere posto in sala. Mentre si sedeva tra Shinichi e Masumi, pensò che tutto sommato quella stramba compagnia non era male, poteva persino farci l’abitudine a uscire con loro.
 
 
 
……………………..
 
 
 
Per l’ennesima volta si tolse gli occhiali e si passò una mano sugli occhi, incapace di proseguire nella lettura. L’aver passato la notte quasi insonne non la aiutava certo a dare il meglio di sé, pur essendo consapevole che il lavoro che stava svolgendo era di vitale importanza per il suo futuro. Aveva trascorso un’intera vita aspettando il momento in cui avrebbe vendicato suo padre e sbattuto Vermouth in prigione, ma se avesse presentato al processo quello che aveva combinato in quella giornata, di sicuro sarebbe stata lei a finire al fresco. Si sentiva le palpebre pesanti e gli occhi gonfi, per non parlare della sonnolenza: doveva avere un aspetto orribile. Persino James lo aveva notato, invitandola a pranzo per approfondire la questione. Le aveva chiesto se si sentiva bene senza troppi giri di parole e lei aveva risposto dicendo che si era svegliata con una forte emicrania. Sapeva che il suo capo non se la sarebbe bevuta e infatti notò subito la sua espressione poco convinta; tuttavia non aveva insistito né fatto ulteriori domande: probabilmente aveva capito che il motivo del suo malessere era legato a Shuichi, ormai dopo tuti quegli anni trascorsi insieme aveva imparato a distinguere la sua “faccia da Akai”. Conosceva perfettamente le sue brusche reazioni quando la si costringeva a parlare di lui in momenti delicati, se avesse indagato ulteriormente avrebbe solo scatenato le sue ire. Tuttavia aveva continuato a ronzarle intorno per tutta la giornata, chiamandola con una patetica scusa a lavorare nel suo ufficio piuttosto che stare sola: era il suo modo per dimostrale che lui era lì, che non l’avrebbe abbandonata. Apprezzava questo lato paterno di James, era come poter avere un altro papà, quella figura di supporto che serve a tutti nonostante l’età.
 
- Ehi, Jodie? Ma mi stai ascoltando?- la richiamò all’attenzione, notando che si era nuovamente distratta.
- Perdonami James, non ci sono con la testa oggi- ammise - Potresti ripetere?-
- Lasciamo stare- sospirò l’uomo, chiudendo gli occhi - Perché non esci a prendere una boccata d’aria? Non è il caso che continuiamo su un punto importante se non sei concentrata al massimo-
- No, ora mi rimetto in sesto e proseguiamo, dobbiamo finire questo lavoro il prima possibile!- cercò di essere il più convincete possibile, nonostante la stanchezza.
- Oggi non è giornata, ormai l’ho capito- la fece desistere - Va’ pure a fare un giro per schiarirti le idee-
 
Pur sentendosi in colpa decise di accettare il consiglio di James, che non aveva tutti i torti. Restare lì solo fisicamente e andare a farsi un giro era la stessa cosa.
Uscì dall’ufficio diretta alla macchinetta del caffè, pensando che quella bevanda stimolante l’avrebbe aiutata a risollevarsi un po’. Camminava con la testa bassa, afflitta  per quello che era successo la notte scorsa e anche per quella debolezza che non riusciva a vincere. Quando fu a meno di quattro metri di distanza dalla macchinetta, alzò gli occhi e vi trovò proprio l’ultima persona che avrebbe voluto vedere: Shuichi. D’altra parte doveva immaginarselo che fosse lì, dove c’era del caffè c’era anche lui. Stupida a non averci pensato prima! Restò ferma sul posto, indecisa su cosa fare: andare a prendersi quel caffè equivaleva a fronteggiarlo, mentre andarsene via per non vederlo significava rinunciare al caffè. Non aveva nessuna voglia di fronteggiarlo, non si sentiva ancora pronta per un faccia a faccia; così scelse di tornare nell’ufficio insieme a James senza aver preso nulla. Appena mosse i primi passi nella direzione opposta, sentì la voce di Shuichi alle sue spalle.
 
- Jodie?-
 
Deglutì a fatica, mentre il respiro le si faceva pesante. Pensava di potersene andare senza che lui si accorgesse di lei, invece l’aveva colta sul fatto come un ladro che scappa nella notte. Cosa doveva fare adesso? Ignorarlo oppure rispondere? Se avesse fatto finta di nulla sicuramente Shuichi l’avrebbe seguita, non era uno che si arrendeva facilmente, perciò si fece coraggio e si voltò a guardarlo, senza però dire nulla.
 
- Hai un minuto? Vorrei parlarti- le chiese.
 
Il suo tono sembrava calmo, non c’era più traccia del veleno che le aveva sputato addosso la sera prima. Peccato che lei ne sentisse ancora l’odore pungente addosso, come se il suo corpo ne fosse stato impregnato.
 
- Mi spiace, non ho tempo, devo tornare subito al lavoro- si affrettò a liquidarlo con una scusa.
- Ti ruberò solo pochi minuti- insisté lui.
- Adesso non è il momento- scosse la testa, tornando ad avviarsi lungo il corridoio e piantandolo lì da solo.
 
Non aveva idea di cosa dovesse dirle, pensava che fosse stato già fin troppo chiaro la sera scorsa. Forse voleva farle delle scuse? Non era da lui, Shuichi l’uomo perfetto non si abbassava a chiedere scusa per i proprio errori. Inoltre, non le sarebbe andato giù un altro “grazie” come quello che ancora le risuonava fastidiosamente nella testa. Era ancora troppo arrabbiata per sostenere una conversazione civile con lui, quindi per il momento era meglio evitare.
 
- Stai scappando, Jodie?- lo sentì provocarla, la voce che si faceva sempre più lontana.
 
Strinse i pugni, cercando di contenere quella rabbia che poteva esplodere da un momento all’altro. Aveva i nervi a fior di pelle ed essere provocata non la aiutava certo a calmarsi.
 
- Non sono io quella che scappa- rispose freddamente e in modo allusivo, sperando che l’uomo ne cogliesse il vero significato.
 
Non ricevette risposta, nemmeno si voltò per vedere se la freccia che aveva scoccato aveva centrato il bersaglio. Non le importava, volevo solo andare via e allontanarsi da lui.
Prima di tornare nell’ufficio di James fece una sosta in bagno: non era riuscita a prendersi un caffè ma almeno una rinfrescata al volto poteva darsela. Si tolse gli occhiali e se li mise in tasca, poi aprì il rubinetto e con una mani prese un po’ d’acqua tamponandosela sul volto. Quando alzò lo sguardo e vide la sua immagine riflessa nello specchio storse il naso: aveva davvero un aspetto orribile. Se avesse fatto una gara di occhiaie con Shuichi di sicuro l’avrebbe battuto. Le venne da chiedersi se anche il suo rapporto con lui si fosse definitivamente sciupato come il suo volto. Aveva superato una rottura, tre anni di lontananza, una finta morte; eppure non riusciva a superare un battibecco che all’apparenza sembrava molto meno grave di tutto il resto. Già, all’apparenza… perché per lei quelle parole avevano un peso molto più grande di un “per questo dobbiamo lasciarci” o di un “se vuoi ingannare i tuoi nemici devi ingannare i tuoi amici”. Era riuscita a rimanere sua amica nonostante il sentimento che provava ancora per lui, ma ora non sapeva più se sarebbe riuscita ad approcciarsi nuovamente a lui come tale. L’aveva rifiutata come fidanzata e ora, in un certo senso, lo aveva fatto anche come amica. Forse sarebbe stato meglio essere semplicemente due colleghi che lavorano insieme, ma in cuor suo sapeva che questo le sarebbe stato difficile da realizzare. I sentimenti non si cancellano solo con la volontà. Cosa ne sarebbe stato di loro, dunque?
Consapevole di non poter controllare le proprie emozioni e di non poter prevedere il futuro che l’attendeva, restò a fissare tristemente i propri occhi riflessi nello specchio, in attesa di una risposta che non arrivò.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Sempre più allegra questa storia! XD Presumo che tutti voi aveste già immaginato che questo capitolo non sarebbe stato proprio un tripudio di gioia, ma spero che non vi abbia depresso troppo, specie nella seconda parte! Arrivati a questo punto cosa ne pensate? Si chiariranno oppure no? Se volete fatemi sapere anche cosa ne pensate di questa nuova amicizia che Shiho ha stretto con i suoi coetanei, come sempre ascolto volentieri le vostre impressioni! ^-^
Grazie come sempre a tutti quelli che seguono questa storia! ♥
Bacioni
Place
   
 
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