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Autore: asyathemoonchild    19/01/2017    3 recensioni
Jamie Blakemount vive con le sue cugine in una casa tra le Big Horn Mountains, Wyoming, nei pressi della città di Buffalo. vive per la caccia, per la famiglia e per il suo ragazzo Leonard, anche lui cacciatore. Questo finché i fratelli Winchester non irrompono all'improvviso nella sua vita tranquilla. Dean, il maggiore dei due, sembra avere tutto in comune con lei: passione per la caccia, la musica rock anni '90, le auto. Cosa accadrà quando i due si ritroveranno a dover condividere spazi, giornate? Finirà a calci e pugni? O in qualche altro modo che nessuno avrebbe previsto?
- Ogni capitolo ha il titolo di una canzone. l'idea sarebbe di tenersela in sottofondo durante la lettura, per cogliere il "mood" del capitolo :)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il telefono squillò, spezzando la quiete di quel tranquillo mercoledì sera. - Chi diavolo chiama alle nove di sera? - Esclamò Lindsay, serena come al solito.

- Calma, Linn. - Siria, la maggiore, si alzò per andare a rispondere al telefono. - Sì? - La sua espressione cambiò, colorandosi di sorpresa. - Dean! Quanto tempo. - Pausa. - Sì, sì, certo… Lindsay sta arrivando. - Annuì tra sé. - Sì. No, no, tranquillo, voi non disturbate mai. Okay, allora a tra poco. Non allontanatevi. -
- Beh? - Fece Lindsay, non appena la cornetta fu tornata al suo posto. - Dov'è che devo andare? -
- Era Dean Winchester – spiegò Siria, lanciando sguardi eloquenti alla sorella e alle cugine. - La sua macchina ha avuto un guasto vicino alla Strada Stretta ed è lì con Sam. -
Lindsay spalancò gli occhi, talmente azzurri da sembrare bianchi. - Ed io dovrei andare a prendere quei due con il mio furgone? Lo sai che mi sono sempre stati sul… -
- Basta così. - Come sempre, Siria si ritrovò a temperare il carattere vulcanico della cugina, appena quattordici mesi più giovane di lei. - Preferisci stare qui ad aiutarmi a fare i letti? Sei liberissima di scegliere. -
L'altra mugugnò qualcosa, poi prese le chiavi del furgone e, continuando a borbottare ed imprecare sottovoce, uscì.

- Letti? - Fece invece Jamie, la terza cugina in ordine di vecchiaia. - Dormiranno qui? -
Siria annuì. - Staranno in camera mia, io mi sistemerò qui sul divano. -
- Non dire cazzate, camera mia è più grande e ci sono due letti. Tu starai comoda nella tua camera, dormirò io sul divano. - Siria era una specie di madre per tutte loro, nonostante avesse solo pochi anni in più. Con tutto quello che aveva fatto e continuava ogni giorno a fare per le cugine e per sua sorella Sandy, l'ultima cosa che Jamie voleva era che dormisse scomoda. - Vado a prendere quello che mi serve. - Guardò Lace, la più mite tra le cugine, gemella du Lucy e sorella minore di Lindsay. - Lace, mi dai una mano a fare i letti? -
La ragazza, acciambellata sul divano a leggere uno dei suoi innumerevoli libri fantasy, non alzò subito lo sguardo. - Finisco il paragrafo e arrivo, Jamie – assicurò.
La cugina sorrise tra sé e salì le scale strette e traballanti che profumavano di legno e di storie terminanti in un pianerottolo consumato dalle centinaia di piedi lo avevano calpestato. Su di esso si apriva un lungo corridoio sul quale a sua volta si affacciavano una decina di porte verniciate in colori diversi ormai sbiaditi, fatta eccezione per il fucsia di Lucy. Si trattava di camere e bagni, per la maggior parte, ma c'era anche un ripostiglio in cui erano contenuti i ricordi dei genitori delle ragazze. Dalla camera di Lucy, come al solito, proveniva musica commerciale a tutto volume appena attutita dalla porta chiusa.
Jamie entrò nella prima stanza sulla destra, dietro ad una porta verde come i suoi occhi. La sua era, secondo lei, la camera più bella della casa. Spaziosa, con due letti singoli ed una grande finestra che dava sul giardino. Da lì vedeva tutto: la strada che arrivava fin davanti alla veranda trasformandosi in vialetto; il piccolo frutteto di meli, peri, ciliegi e castagni; lo spiazzo erboso dove i Blakemount si allenavano alla caccia da generazioni, fornito di bersagli di ogni sorta e di appigli su alberi e rocce per l'arrampicata; il capanno degli attrezzi; il garage.
Prese poche cose, per il momento: la t-shirt con cui dormiva, il libro che stava leggendo quella settimana, il carica batterie del cellulare, il coltello d'argento che teneva sempre sotto al cuscino. Mentre scendeva si imbatté il Lace. - Come va il libro? -
- Malissimo. Devo muovermi a fare i letti, li ho lasciati nel bel mezzo della battaglia. - La ragazza schizzò nella camera della cugina, ansiosa di tornare alla sua lettura.
Jamie sorrise: Lace era l'unica della casa, assieme a Sandy, che leggeva quanto lei. Loro tre stavano a parlare di libri per ore intere, scambiandosi pareri tanto quanto nuovi volumi. Una volta al mese andavano alla libreria di Buffalo, la città più vicina, per rifornire la biblioteca di casa Blakemount, distribuita nelle loro stanze. La vera biblioteca, quella che la famiglia arricchiva e si tramandava da generazioni, era in soffitta: un unico ambiente in cima alla casa, traboccante di scaffali a loro volta stracolmi di libri sulle creature sovrannaturali, di diari di cacciatori, di grimori, bibbie, libri di esorcismi ed evocazioni.
Una volta tornata in salotto, Jamie sistemò le sue cose sul tavolino lì accanto e si sedette ad aspettare l'arrivo dei ragazzi. Mentre giocherellava con l'orlo della sua felpa, si chiese se Dean fosse ancora uno sbruffone arrogante e se Sam fosse rimasto il dolce secchioncello che era sempre stato.
Proprio mentre si interrogava a questo proposito udì le ruote del furgone crepitare sulla ghiaia ed il motore spegnersi poco dopo. Siria guardò fuori dalla finestra della cucina, comunicante con il salotto. - Sono arrivati – gridò, per farsi sentire anche dalle ragazze nelle altre stanze. - Accidenti, sono cresciuti davvero bene, quei due. -
- Sei fidanzata – le ricordò scherzosamente Jamie, pungolandola su un fianco quando le passò accanto.

La cugina le fece una linguaccia, per poi seguirla in ingresso.
Lindsay entrò imprecando come suo solito. - Fa un freddo cane, lì fuori. - Si fiondò in salotto, probabilmente per mettersi addosso una coperta e piazzarsi sulla panca che correva attorno alla stube.
Jamie allora guardò i fratelli Winchester, che non vedeva da sei anni, e scoprì che Siria aveva ragione. Sam era alto, con lunghi capelli castani come gli occhi. Aveva lo stesso sguardo dolce e un po' timido che ricordava, ma in compenso era diventato un gigante.
E Dean… beh, Jamie lo aveva sempre trovato bello. Più basso di Sam ma anche più muscoloso, era bello, davvero bello, con gli occhi verdi ed i capelli castani, la mascella squadrata e le labbra carnose. - Ehi – la salutò.
- Ciao – ricambiò lei, stringendogli la mano. Fece lo stesso con Sam, a cui però regalò un sorriso: era sempre stato il suo fratello preferito. - Allora, ragazzi, come state? -
- A parte le chiappe gelate tutto bene – fece Dean. - È la mia piccola quella messa peggio. -
- La tua piccola? - Chiese Siria. - C'è anche una ragazza? -
- No, no – spiegò Sam, fulminando il fratello con lo sguardo. Sembrava imbarazzato. - La sua “piccola” è la macchina. -
- Ah. -
Jamie si trattenne dallo scoppiare a ridere.

La prima cosa che Jamie notò al suo risveglio fu la luce che inondava la stanza. Era abituata a dormire nel buio più totale, per cui si svegliò più presto del solito.

- Buongiorno. -
La ragazza sobbalzò con una sonora imprecazione. Detestava essere colta alla sprovvista.
Dean era appoggiato contro lo stipite dell'architrave che conduceva alla cucina. Indossava un paio di jeans sdruciti e consumati ed una camicia a quadri verde e grigio.
- Da quanto tempo sei lì? - Gli chiese, irritata.
- Un po' – fece lui. - Avevo fame, e non vedo l'ora di uscire a mettere a posto la mia piccola. -
La ragazza si strappò le coperte di dosso e si alzò sbuffando. - Piantala di chiamarla così. - In realtà anche lei, segretamente, chiamava la sua auto “piccola”, ma non c'era bisogno che lui lo sapesse.

Dean la guardò senza dire nulla, probabilmente perché aveva solo una t-shirt addosso. Era lunga, certo, e la copriva fino a metà coscia, ma era pur sempre solo una t-shirt.

- Hai già mangiato qualcosa? - Domandò Jamie dopo un po'.
- No. Non mi sembrava carino servirmi da solo. -
Perché invece intrufolarsi nella cucina della gente e guardarmi dormire è molto carino, vero? - Siediti, prendo qualcosa. -
Lui obbedì. - Allora, Jamie… come stai? -

- Tutto bene, grazie. E tu, Dean? -
- Anche. E come vanno le cose da queste parti? -
- Nella norma, suppongo. Siria ci fa da madre, Lindsay ammazza qualunque cosa le capiti davanti, le gemelle sono diverse come il giorno e la notte e Sandy si porta le armi di nascosto a scuola. -
Dean sorrise. - Non è cambiato niente, eh? -

- Tutto è cambiato – mormorò invece lei con gravità, quasi senza accorgersene. Ed era vero: quella notte di sei anni fa, Jamie e le sue cinque cugine avevano perso i genitori, posseduti da un gruppo di demoni. La possessione si era rivelata talmente forte che le ragazze, giovanissime, erano state costrette ad ucciderli tutti. Ma era stata Jamie a pagare il prezzo più alto: oltre a genitori e zii aveva perso anche sua sorella gemella, Jocelyn, uccisa durante lo scontro.
- Hai ragione… scusa. -
- No, scusa tu. - Si sforzò di sorridere. - È che brucia ancora, tutto qui. -
Fecero colazione in silenzio, guardandosi di nascosto, finché Jamie non si alzò. - Andiamo a vedere che cos'ha la tua piccola. - Si infilò un paio di pantaloni, afferrò la giacca e le chiavi del garage. - Non ce l'hai un giubbotto o qualcosa? -
Dean scosse la testa. - Non ne ho bisogno. Sono forte, io. -
- Sì, ma qui sei sulle Big Horn Mountains in Wyoming, uomo forte. - Frugò in un baule in ingresso e gli allungò un giaccone imbottito di un bel blu scuro. - Ecco, così almeno non combinerai malanni perché ti tremano le mani dal freddo. -
- Sei esperta di auto? -
- Diciamo che me la cavo. -
- Che macchina hai? -
- Una Oldsmobile Delta 88 Royale del '74 – rispose lei, con orgoglio. - E tu? -
- Chevrolet Impala, '67. -
Jamie si sfregò le mani. - Me la farai guidare, una volta che l'avrò sistemata? -
- Tu non sistemerai un bel niente, tesoro. Io sistemo. Tu guardi. -
Erano arrivati al garage. - Va bene – fece lei. - Buona fortuna a sistemarla senza i miei attrezzi. - Si prese un istante per ammirare l'Impala: era un'auto davvero magnifica. Il blu scuro la rendeva ancora più speciale. - Allora, mi dici che cosa le è successo? -
Dean aprì il cofano. - Se lo sapessi non sarei qui, ti pare? -
Jamie alzò gli occhi al cielo. - Intendo dire: che segni ha dato prima di morire del tutto? -
- Beh, è iniziato tutto quando abbiamo preso una buca. Era bella profonda, ma non avevamo mai avuto problemi, prima. La macchina ha iniziato a sterzare male, i freni hanno smesso a poco a poco di funzionare e neanche dieci minuti dopo il motore è andato in blocco. Fortunatamente eravamo su quella stradina, se no si sarebbe potuta mettere male. -

Jamie ci pensò su un secondo. - Credo di sapere di cosa si tratti – disse dopo un po'. - Ho letto da poco su una rivista di auto che è stato individuato un difetto nel sistema di accensione di sette modelli auto tra cui Chevrolet Impala e Cadillac Devilles. Gli interruttori di accensione possono spostarsi dalla posizione di run se il portachiavi pesa troppo o se la vettura subisce una scossa. -
Dean era dubbioso. - Scherzi? -
- Certo che no. -
- E quindi cosa si può fare? -
La ragazza ci pensò su. - La soluzione più semplice sarebbe richiedere una nuova chiave di accensione, ma vorrebbero sicuramente vedere la macchina per controllarla, e prenderebbe un bel po' di tempo. Ma se mi dai qualche giorno posso rimettere a posto gli interruttori e dare una sistemata a sterzo e freni. -
- Ti darò una mano – annuì lui. - Così ci metteremo di meno. -
- Va bene. - Jamie si rimboccò le maniche e staccò da alcuni ganci alle pareti tutti gli attrezzi di cui avrebbe avuto bisogno. - Cominciamo. -

I due erano talmente presi dal lavoro che non si accorsero nemmeno del tempo che passava. Almeno non finché Sam non venne a chiamarli per il pranzo. - Già tre ore! - Esclamò Dean, detergendosi il sudore dalla fronte con un sorriso. - Siamo forti. -
Jamie non riuscì a trattenere un sorriso a sua volta. - Puoi dirlo, Winchester. -
Siria e Lace, le cuoche di casa Blakemount, avevano preparato un ottimo pranzo per fare buona impressione ai loro ospiti: zuppa di carne, funghi e verdure seguita da petti di pollo e patate al forno. - È tutto buonissimo – si complimentò Sam con un gran sorriso. - Mi sembra passato un secolo dall'ultima volta che ho mangiato qualcosa di diverso da Big Mac o insalata. -
Dean annuì la sua approvazione, le guance piene fino a scoppiare. Jamie trovò che somigliasse molto ad uno scoiattolo.
- Allora, come sta andando con la macchina? - Chiese Lindsay.
- Ha un problema abbastanza atipico, ma niente di irreparabile – rispose lei, per evitare che il Winchester più vecchio sputacchiasse cibo in ogni dove. Lui si limitò ad annuire di nuovo.
- Ma non ti fanno male le guance, dopo un po', a tenerci dentro tutta quella roba? - Chiese Sandy.
Tutti scoppiarono a ridere, Dean si limitò a ridacchiare per evitare che qual ben di Dio tornasse sul piatto sotto forma di poltiglia. Quando finalmente ebbe ingoiato il boccone, rispose: - non capita spesso che i Winchester abbiano cuoche formidabili come tua sorella e tua cugina, ragazzina. -
Jamie vide Lace arrossire, mentre Siria sorrise disinvolta. Era più che abituata ai complimenti: bella, gentile, intelligente e modesta com'era, si poteva dire che fuori casa Blakemount ci fosse la fila per lei, nonostante la ragazza avesse occhi solo per il suo ragazzo, un cacciatore di nome Aiden Horns.
Il pranzo trascorse tranquillo e piacevole. Jamie scoprì che Sam era un ottimo membro onorario del club del libro formato da lei, Lace e Sandy e che aveva letto quasi tutti gli autori che loro stesse adoravano. Man mano che discutevano, si accorse che le cugine più giovani si erano prese una bella cotta per quel ragazzo carino ed intelligente.
Lucy e Lindsay, invece, avevano occhi solo per Dean. La prima, appena diciassettenne e vestita di rosa attillato dalla testa ai piedi, non si sforzava nemmeno di nascondere le occhiate che gli lanciava. La seconda, fiera e scontrosa cacciatrice, dimostrava un interesse non indifferente nei suoi confronti: per mezz'ora buona discussero di caccia, di modi di uccidere le creature, di armi. Lindsay pendeva dalle sue labbra.
Una volta terminato di mangiare, ognuno tornò alle proprie faccende: Siria sistemò la cucina, al cui tavolo presero posto le gemelle Lace e Lucy insieme a Sandy, per fare i compiti. Sam, da bravo secchione, si era offerto di aiutarle. Lindsay prese il suo furgone e scese in paese per fare la spesa, mentre Dean e Jamie tornarono in garage. - Non è che avresti una radio? - Chiese lui.
- Certo che ho una radio. - La ragazza si diresse in un angolo dello stanzone, dove stava un vecchio stereo dall'aria piuttosto malconcia. Infilò un cd e tornò all'Impala.
Dean dovette restare piuttosto sorpreso nel sentire i Guns N' Roses uscire dallo stereo, perché si bloccò e la guardò. - Allora, fammi capire: adori le auto e sei un meccanico formidabile. -
- Giustissimo – annuì lei.
- Ti piacciono le armi e curi tutte quelle delle tue cugine oltre che alle tue. -
- Io amo le armi, non è che mi piacciono e basta. Sono una vera americana, io. -
- E ascolti la musica giusta. Solo una domanda sorge spontanea, a questo punto. -
Jamie lo guardò, distogliendo per un attimo la sua attenzione dall'auto. - E cioè? -
- Quando ci sposiamo? -
La ragazza scoppiò a ridere scuotendo la testa. - Tu sei fuori – rise, tornando al lavoro.

Dopo una giornata passata sull'Impala, Dean e Jamie avevano deciso di concedersi una meritata birra sotto al portico. Lei si era sistemata sul divanetto in vimini, lui su una graziosa sedia in ferro battuto opera di qualche nonno, ed osservavano il sole morire sugli alberi davanti a loro. La ragazza notò che Dean tremava leggermente. - Hai freddo, per caso? -
- No, no. - Lui le sorrise, cercando di sembrare rassicurante.
- Sì, certo. Dai, vieni qui. Non vorrai morire assiderato per il tuo orgoglio. - Da un cestino sotto al divanetto trasse una coperta di caldo cotone grigio e la drappeggiò attorno a sé e al ragazzo.
- Accidenti, tu sei bollente! - Esclamò Dean. - Ci credo che non hai freddo! -
Lei rise. - Sì, è una cosa che mi dicono in molti. Ho il sangue caldo. Pensa che non posso mai dormire abbracciata a qualcuno, se no moriamo entrambi di caldo. -
- Sei come una stufetta con le gambe, insomma. -
Jamie rise di nuovo. - Una specie. -
Dean stava per aggiungere qualcosa, quando un grosso pickup nero entrò nel giardino di casa Blakemount e parcheggiò proprio davanti alla veranda. La porta del guidatore si aprì e ne uscì un ragazzone alto come Sam ma muscoloso come Dean, con occhi e capelli scuri. - Ehi – salutò, lanciando un'occhiata sospettosa al ragazzo sconosciuto con il quale era seduta Jamie.
- Ehi – rispose lei, sorpresa, e si alzò in fretta. Non si aspettava di vederlo, quella sera. - Questo è Dean Winchester, un cacciatore come noi. Dean, lui è Leonard – spiegò. - Il mio fidanzato. -

 

   
 
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