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Autore: Old Fashioned    19/01/2017    12 recensioni
È una fase della mia vita in cui ho bisogno di cose demenziali e ludiche.
Queste sono le avventure tragicomiche (molto più comiche che tragiche) di un capitano della flotta imperiale di nome Roy Veers (nipote degenere del più famoso Maximilian Veers - eroe di Hoth).
Il capitano viene mandato in missione al seguito di un colonnello affetto da demenza senile, con il poco invidiabile compito di recuperare uno psicopatico omicida che si è sottratto al controllo dell'Impero e ha instaurato un regno del terrore su un pianeta coperto di giungle inospitali e abitato da indigeni ostili.
"Riuscirà il nostro eroe a ritrovare Kurtz?" sarebbe una frase troppo abusata. Noi, più semplicemente, potremmo dire: "riuscirà il nostro eroe (si fa per dire), nonostante il gruppo di devastati e cerebrolesi che ha con sè, a riportare a casa la pelle?"
Lo saprete solo leggendo.
(ATTENZIONE: la storia contiene linguaggio molto volgare - chi è disturbato dal turpiloquio non legga per favore)
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Finito il turno, due ufficiali stavano parlando fra loro mentre percorrevano un corridoio della Morte Nera.
Il colonnello Waxen?” chiese incredulo il maggiore, “quel Waxen?”
Proprio così,” confermò il capitano compiaciuto, “me l’ha detto il tenente Brown del reparto trasmissioni che ha intercettato la comunicazione. L’eroe di Myrkr viene a farci visita.”
Ma se è il Waxen che dico io ormai dev’essere un vecchio rincoglionito. Mi ricordo che stavano già discutendo di metterlo a riposo quando ero un cadetto!”
In effetti è lui, ed è anche completamente rincoglionito, ma non ne vuole sapere di andarsene in pensione.”
Immagino che lo metteranno a riposo d’ufficio,” disse il maggiore, “ non possono tenere in servizio uno con la demenza senile.”
Il capitano replicò: “Non c’è verso di mandarlo via, ci hanno già provato un sacco di volte.” Poi, abbassando la voce, aggiunse: “Sembra che abbia amici influenti che lo proteggono. Si parla addirittura di Sua Maestà l’Imperatore…”
I due ufficiali scomparvero lungo il corridoio parlando animatamente fra loro.

Il governatore Tarkin fissò i suoi collaboratori uno per uno, con deliberata e persecutoria lentezza. “Waxen è di nuovo sulla Morte Nera,” disse infine, “la missione diplomatica su Gamorr, con la quale speravamo di togliercelo dai piedi per almeno tre settimane, è durata tre ore e cinquantasette minuti. Ha litigato con l’interprete prima ancora di decollare da MPX e si è rifiutato di partire.”
Un mormorio di disappunto serpeggiò fra gli astanti.
Inoltre, è rientrato da meno di due ore e ha già ricominciato a creare problemi,” proseguì il governatore, “poco fa mi è arrivato un rapporto dall’armeria 12/B del terzo livello, pare che il colonnello sia entrato di nascosto, abbia rubato un blaster e tenuto sotto tiro l’intero corpo di guardia fino all’arrivo del nuovo turno. Era convinto di trovarsi nel bel mezzo della battaglia di Sarmak.”
Gli ufficiali presenti furono attraversati da un fremito di orrore ed ognuno di essi cominciò a sperare ardentemente che Waxen non fosse assegnato al suo reparto.
Waxen, infatti, un ormai ottuagenario colonnello della vecchia scuola, era una mina vagante di inaudita pericolosità: iperattivo ai limiti della maniacalità, insonne, logorroico, affaccendato, era affetto da una forma particolarmente perniciosa di demenza di Alzheimer, che lo faceva oscillare costantemente tra il rincoglionimento e la caparbietà. Date e orari per lui non avevano alcun significato, dal momento che li dimenticava e li confondeva continuamente, deficit di memoria e falsi riconoscimenti facevano sì che combinasse un casino dietro l’altro ed aveva la perversa abitudine di massacrare i coglioni a chiunque gli stesse vicino con i lunghi e circostanziati racconti delle missioni cui aveva partecipato durante la sua carriera. Siccome la sua memoria era sconquassata e confusa come un carrozzone jawas, il malcapitato interlocutore era capace di beccarsi lo stesso racconto anche cinque volte nell’arco di una giornata.
Generalmente, la sua era un’assegnazione punitiva. Nel senso che quando un ufficiale doveva ricevere una punizione esemplare per aver commesso qualche grave mancanza si vedeva assegnare in qualità di consulente anziano l’arzillo ma indementito colonnello, che subito cominciava alacremente a massacrargli i testicoli con estenuanti aneddoti e pericolosissime iniziative volte a migliorare l’efficienza del reparto.
Nel silenzio sconcertato della sala si udì il ronzio di una chiamata in arrivo. Il governatore attivò la comunicazione video. “Tarkin,” disse rivolto verso lo schermo.
L’interlocutore era un ufficiale della compagnia comando di Coruscant, che si schiarì la voce e con qualche esitazione disse: “La chiamo per il capitano Veers, signore…”
Il governatore ebbe un fremito di rabbia, ci mancava anche quel dannato capitano, che come al solito compariva col senso dell’opportunità di una ragade anale.
Cos’ha combinato stavolta?” ringhiò stringendo i pugni ossuti.
È stato arrestato durante una rissa al Worrt Arrapato.”
Arrestato?” fece eco Tarkin con la voce tremante di fiero sdegno, “Arrestato? Questa volta ha veramente passato ogni limite! È inaudito! Non ne aveva abbastanza di quello che ha combinato finora! Doveva farsi arrestare in una rissa! E cos’è poi questo Worrt Arrapato?
Un locale dei bassifondi di Coruscant,” si intromise una voce euforica proveniente dal fondo della sala riunioni, “Gestito da un gamorreano che si fa chiamare Hoynk lo Sbronzo. Ci sono le twi’lek più troie della galassia e fanno dei cocktail che stenderebbero un gundark.”
Tutti si voltarono sbalorditi verso il capitano Needa, che nel frattempo era arrossito fino alla radice dei capelli.
E lei come lo sa, capitano?” gli chiese Tarkin fulminandolo con uno sguardo tagliente come un laser ad accelerazione fotonica.
Ecco… Io… Lo conosco per motivi di servizio, s’intende.”
Da quando in qua un ufficiale della flotta ha a che fare per servizio con i locali malfamati di Coruscant?”
Ma per fortuna, prima che il capitano Needa si vedesse costretto ad inventare su due piedi una scusa credibile, dal monitor giunse la fatidica domanda: “Allora, che dobbiamo fare con Veers, signore?”
Questa volta resta dov’è!” gridò Tarkin dando un violento pugno sul tavolo, “In cella, dove avrebbe dovuto finire da un bel po’ di tempo! Razza di delinquente depravato! La mia pazienza è esaurita, basta!”
Ma è il nipote del generale Veers,” intervenne sottovoce il generale Tagge al suo fianco.
Non mi interessa! Anche se fosse il figlio di primo letto dell’Imperatore in persona, questa volta resta dov’è, imparerà a sue spese il prezzo di certe bravate!” poi, nuovamente rivolto verso il monitor, proseguì: “Ha sentito: Veers rimane esattamente dov’è, e spero che si trovi nella più buia e sordida cella di tutta Coruscant. E che ci resti a lungo!”
Ecco, sembra che ci sia un piccolo problema…” rispose esitante l’interlocutore, dopo aver letto un foglio che nel frattempo gli era stato passato.
E sarebbe?” il governatore sentì una certa apprensione che lentamente lo pervadeva al posto della rabbia. L’esperienza gli aveva insegnato ad aspettarsi di tutto quando aveva a che fare con il capitano Veers.
Mi hanno comunicato adesso che non è più in cella. Supponendo che voleste la procedura solita, il capitano è già stato imbarcato su un trasporto. Dovrebbe atterrare da voi entro breve.”
Tarkin avrebbe voluto rispondere, perlomeno per dire senza mezzi termini all’ufficiale ciò che pensava di lui e di tutta la compagnia comando di Coruscant, ma una comunicazione video di priorità uno si sostituì prepotentemente a quella in corso. Il governatore strinse i denti preparato al peggio: il canale a priorità uno era riservato alle comunicazioni di gravità eccezionale: sciagure, invasioni, epidemie e simili.
Sul monitor apparve la faccia rugosa di un vecchietto con i capelli bianchi e un bel paio di baffi dalla punta all’insù.
Tarkin soffocò un’imprecazione e disse: “Waxen! Come mai chiama sulla frequenza riservata?”
L’attempato interlocutore si guardò intorno disorientato, come alla ricerca della provenienza della voce, poi finalmente fissò lo sguardo su Tarkin. “Ah, è lei giovanotto, è lei! Stavo proprio chiedendomi a cosa servisse questo pulsante rosso dentro la capsula di vetro!”
Il governatore spezzò involontariamente la matita che teneva in mano. Cercando di mantenere la calma, rispose: “Colonnello, questa è la frequenza riservata, la usano solo Lord Vader e l’Imperatore in casi del tutto eccezionali.”
Due ottimi elementi,” gli assicurò Waxen con entusiasmo, “godono di tutta la mia fiducia. Soprattutto quel Vader, anche se non capisco perché si ostina a vestire tutto di nero. Mi ricordo quando eravamo di guarnigione su Tatooine, allora ero solo un giovane tenente alla prima nomina…”
Voleva dirmi qualcosa in particolare, colonnello?” lo interruppe Tarkin con ira repressa.
Veramente no, giovanotto. Non era lei che voleva parlarmi? No? Davvero bizzarro. Questa situazione a dir poco inconsueta mi ricorda un episodio che mi capitò quando ero primo ufficiale su un incrociatore, all’epoca della battaglia di Mahavamsa, se non ricordo male. O era la battaglia di Tundu Kunaa? Be’, fa poca differenza, in fondo. Ma cosa stavo dicendo…?”
Al governatore sfuggì un sospiro che sembrava l’ultima esalazione di un rangkor morente.
A quel punto, con molto senso pratico intervenne il generale Tagge dicendo: “Signore, ma non dovevamo proporre al colonnello quella pericolosissima missione su Sullust?”
Anni di delicatissimi colloqui diplomatici avevano addestrato Tarkin a cogliere al volo ogni minimo appiglio per trarsi d’impaccio in situazioni del genere. Lo stato di prostrazione lo abbandonò infatti in un attimo ed egli prontamente rispose: “Certo, ma sono sicuro che il colonnello non accetterà mai. È troppo pericolosa.”
Waxen drizzò le orecchie ed i suoi baffi ebbero un fremito di eccitazione.
Che la missione fosse pericolosa era vero. Si trattava di andare su Sullust, in mezzo a giungle intricate ed inospitali, alla ricerca di una spedizione che era partita mesi prima e della quale dopo qualche tempo non si era più saputo nulla. Ma sembrava anche un’occasione d’oro per togliersi finalmente dai piedi quel devastante rompicoglioni. Con un po’ di fortuna avrebbe potuto addirittura fare la stessa fine della prima spedizione.
Stando abilmente al gioco, Tagge ribatté: “In effetti è vero, questa missione è troppo pericolosa. Chi mai potrebbe avere sufficiente fegato per accettarla? Solo il colonnello Waxen, il cui coraggio è a dir poco leggendario.”
Però non possiamo rischiare di perdere un elemento prezioso come il colonnello in una missione che è un autentico suicidio.”
No, non possiamo proprio.”
I due si voltarono lentamente verso il monitor, dal quale Waxen li fissava bramoso, coi baffi che tremavano come quelli di un segugio.
Signori,” cominciò autorevole l’attempato ufficiale, “quando il dovere chiama non si può rimanere indifferenti. E del resto, chi muore per l’Impero vissuto è assai, come recita il motto dell’Accademia di Carida. O era un verso di una poesia? Be’, non importa, accetto la missione!”
Ma no, colonnello, non è il caso,” dissero i due per pura formalità, con l’entusiasmo di una segreteria telefonica automatica.
Non tollererò rifiuti. Io sono l’unico che ha l’esperienza necessaria per portare a termine una missione di questo genere. Sono già stato su Sullust almeno tre volte. Conosco perfettamente quella giungla maledetta! Ho solo bisogno di un aiutante!”
Un aiutante?” fece eco Tarkin, preso in contropiede dall’insolita richiesta.
Un ufficiale esperto ed affidabile che mi affianchi nel corso della missione. Ricordo che durante la battaglia di Thali avevo ai miei ordini un giovane capitano estremamente brillante, mandatemi lui!”
Come si chiamava, colonnello?”
Veers, Maximilian Veers. Davvero un ottimo elemento.”
Non si ricorda neppure dov’è il suo alloggio, l’altra sera lo hanno trovato a dormire nelle cucine del quinto livello, ma se deve rompere i coglioni la memoria gli torna eccome, accidenti! Pensò Tarkin.
Colonnello, non è possibile, non posso darle quel capitano,” rispose.
Come sarebbe a dire che non è possibile?” replicò l’altro indispettito, “io mi offro volontario per una missione pericolosissima e non ho neppure diritto a un aiutante? Devo purtroppo constatare che nelle forze armate imperiali le cose sono molto peggiorate in questi ultimi anni, giovanotto. Non è questo il modo di trattare un ufficiale dei reparti combattenti!”
Tarkin sospirò nuovamente. Ora lo aspettava l’arduo compito di convincere il colonnello che il Veers del quale stavano parlando aveva smesso di essere un capitano da quindici anni buoni.
Colonnello, Veers non è più…”
Se non mi date il capitano Veers non parto!” minacciò Waxen con veemenza. Dopodiché chiuse la comunicazione lasciando nello sgomento più cupo tutto l’uditorio.
Gli ufficiali si guardarono smarriti. La loro unica possibilità di togliersi dai piedi il devastante rompicoglioni era sfumata. A meno di non degradare Maximilian Veers a capitano per spedirlo dietro a Waxen nella giungla sullustiana.
Mi scusi, governatore…” una vocetta astuta si levò da un angolo della sala.
Tutti si voltarono in quella direzione. Il capitano Piett, con un ghigno a dir poco mefistofelico, proseguì: “Il signor colonnello non parte senza il capitano Veers. Ora le farò una domanda: chi di noi non sarebbe felice di veder partire il capitano Veers per una missione possibilmente senza ritorno dall’altra parte della galassia?”
Per quanto Tarkin fosse un maestro nel rimanere impassibile di fronte agli spettacoli più inusitati dell’universo, la diabolica genialità del ragionamento gli fece comparire sul volto un sorriso che a non andare troppo per il sottile poteva quasi essere definito radioso. Ecco che dopo una mattina di beghe e fastidi, che sembrava cominciata male e finita peggio, gli si presentava la possibilità di liberarsi in un colpo solo di Waxen e Veers. Se questo è un sogno, pensò, non svegliatemi.
Forse possiamo prendere due bog-wing con uno scurrier,” disse compiaciuto, “mandatemi questo Veers.” Poi, rivolto al capitano, aggiunse: “Davvero un’ottima idea, mi complimento per il suo acume.”
Modestamente, cerco solo di fare il mio dovere per l’Impero,” rispose l’altro.
Che Piett fosse un leccaculo arrivista era ben noto a tutti, ma il tono della risposta risultò talmente grondante di untuoso servilismo che persino l’ammiraglio Ozzel gli rivolse uno sguardo disgustato. Piett fece finta di non accorgersene.
Poco dopo arrivò un personaggio che fu presentato come il capitano Veers.
Entrò lentamente, affiancato da due guardie che però sembravano avere il compito di sorreggerlo più che di impedire una sua eventuale fuga, perché aveva un’andatura barcollante e piuttosto malferma. Indossava come unico indumento una vestaglia di seta di un rosso postribolare lunga fino al ginocchio e aveva un paio di mutandine da donna ornate di lustrini intorno al collo. Sulla sua tempia sinistra era ben evidente un’ecchimosi prodotta da un tirapugni rodiano.
Gli alti ufficiali riuniti nella sala lo fissarono a dir poco annichiliti, nel silenzio che regnava si sarebbe sentito cadere uno spillo.
Lei sarebbe il capitano Veers?” domandò diffidente l’ammiraglio Ozzel.
“…In persona…”
Non le hanno insegnato come ci si presenta a dei superiori?”
Latenza di svariati secondi. “Mi pare di sì… anzi, sono quasi sicuro…”
L’ammiraglio represse un moto di rabbia.
Che fine ha fatto la sua uniforme, capitano?” chiese bruscamente.
Veers abbassò lo sguardo sui propri abiti, dei quali sembrò accorgersi solo in quel momento. Li contemplò perplesso per un mezzo minuto abbondante, poi rialzò la testa e lentamente disse: “Bella domanda…”
Ozzel lanciò un’occhiata smarrita a Tagge, che però si strinse nelle spalle con aria rassegnata. “Cos’ha combinato stavolta, capitano?” chiese quest’ultimo, con un tono di quasi paterna preoccupazione.
Boh… il Worrt Arrapato è come una sala operatoria: sai come entri ma non sai come esci. L’ultima cosa che ricordo è che mi bevevo un cocktail gamorreano nel camerino di Samyra la danzatrice dei ventri…”
Tagge scosse la testa sempre più rassegnato.
Forse queste mutande sono sue,” aggiunse Veers dopo un po’, cercando con movimenti maldestri di sfilarsi l’indumento femminile dal collo, “di Samyra, intendo… ma perché ce le ho io? E che fine hanno fatto le mie?…”
Basta così, capitano,” intervenne Tarkin, “credo che nessuno qui abbia voglia di assistere al degradante spettacolo di un essere umano abbruttito dall’alcool. Le comunico che è stato scelto per una missione su Sullust in qualità di aiutante di campo del colonnello Waxen.”
Il capitano rimase silenzioso, segno abbastanza evidente che era completamente sbronzo. Qualsiasi ufficiale in possesso del proprie facoltà mentali avrebbe reagito ad una notizia del genere quantomeno con un attacco di panico.
Vada a farsi una doccia fredda,” aggiunse Tarkin, “partirà fra poche ore.”
Una doccia fredda? Come si vede che lei non si è mai sbronzato, signore…” rispose Veers esibendo il consueto sorriso disarmante.
Portatelo via!” ruggì il governatore, che di fronte a quell’espressione di noncurante serenità aveva sempre scatti d’ira incontrollati.
Veers fu trascinato fuori dalle guardie. Sul pavimento lucido della sala riunioni rimasero, al tempo stesso provocanti e minacciose, un paio di mutandine rosse i cui lustrini mandavano riflessi abbacinanti.

   
 
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