Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Miss One Direction    19/01/2017    1 recensioni
Le nostre mani si sfiorano a mala pena, ma per noi è già abbastanza. Come tutto questo, del resto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 








«Sei sicura?» mi chiede di nuovo Louis.
«Se me lo richiedi un'altra volta, giuro che ti rispondo male» ribatto secca, piegandomi per allacciare le Converse. Lo sento sbuffare accanto a me, ragione per cui sollevo un angolo della bocca, divertita. Mi piace farlo impazzire.
Mi metto in piedi, controllando il contenuto nella mia lunga borsa di pezza per assicurarmi di aver preso tutto. Louis, nel frattempo, sembra ancora nervoso. «Hai diciassette anni, Manu: non pensi sia troppo presto per qualcosa di così importante, ma, soprattutto, di così permanente?».
Ora sono io ad alzare gli occhi al cielo, girandomi verso di lui, prima di rispondere: «Tu nei hai quasi ventiquattro, ed hai iniziato a diciotto: qual è la differenza?». Spero di averlo lasciato senza parole, in tutta sincerità. Ma Louis è tutto, fuorché uno che si arrende: è una delle milioni di cose che lo rendono diverso dagli altri. E che mi ha fatta innamorare di lui.
Solleva le braccia in aria, rivolgendo quegli occhi così di ghiaccio verso un punto indefinito del soffitto. Come può, un semplice umano, essere così dannatamente perfetto? «Sto solo dicendo che... sono scelte importanti e non voglio che tu lo faccia per noia o divertimento». È l'ultimo a potermi fare la predica, e sono convinta che ne sia consapevole anche lui.
Afferro le chiavi sul comodino, avviandomi verso l'atrio della camera. «Vieni o no?».
Il mio ragazzo avanza, ormai cosciente del fatto che non mollerò: tra i due sono io quella con la testa più dura, è risaputo. Ma ho come la sensazione che Louis non abbandonerà la scena con la coda tra le gambe. «Dopo questa non avrai più il diritto di darmi del bambino».
Sporgo le labbra all'infuori, chiudendo la porta alle nostre spalle, prima di aggrottare le sopracciglia e ribattere: «Sai già che lo farò comunque». Le nostre dita si intrecciano in una presa salda, nonostante i miei anelli; l'argomento sembra essere chiuso, mentre avanziamo lungo il corridoio diretti all'ascensore. Mentre aspettiamo l'arrivo di quest'ultimo, lascio che le  labbra del ragazzo accanto a me si posino sulla mia fronte, sul naso e sulle guance fino alla bocca, e sorrido. Non credo sia realmente arrabbiato, magari solo un po' titubante riguardo alla mia scelta (e alla responsabilità che dovrà prendersi).
Le porte dell'ascensore si aprono davanti ai nostri occhi, dunque entriamo; premo il tasto della hall ed ecco che, pochi secondi dopo, veniamo isolati dal resto dell'hotel e sentiamo i nostri corpi scendere sempre di più. Giro lo sguardo verso lo specchio, sistemando delle piccole ciocche ribelli dei miei capelli castani che non vogliono proprio saperne di stare al posto loro. Alla fine ci rinuncio, lasciando che vadano dove vogliano, prima di sentire la pressione del mento di Louis sulla mia testa. Sorrido, mentre guardo la nostra immagine riflessa. «Come sei piccina» esclama il ragazzo dietro di me, facendomi ridacchiare.
«Vero» rispondo, lasciando che le sue braccia mi si avvolgano intorno alla vita. «Ma ora tu sei sulle punte, non vale». La differenza di altezza tra me e Louis non è poi così spiccata, fatto che lo ha quasi sempre infastidito. “I ragazzi devono essere più alti delle loro ragazze, perché io non sono così?” ripete di continuo, sempre dopo uno sbuffo, ma la mia solita risposta “Guarda che sei comunque più alto di me” ormai sembra non essergli più molto d'aiuto.
Rimaniamo in questa posizione finché non arriviamo alla nostra destinazione, quando le porte dell'ascensore si aprono e ci fanno ritrovare davanti alla hall affollata dell'albergo dove alloggiamo. Il tempo di restituire la chiave della nostra stanza alla reception, che percorriamo subito la moquette verso l'uscita, intrecciando di nuovo le nostre dita; il sole bollente di Los Angeles per poco non ci acceca, motivo per cui inforchiamo entrambi i nostri occhiali da sole scuri e ce li poggiamo sul naso.
Raggiungiamo dopo poco la macchina del mio ragazzo ed io, approfittando della capotte abbassata, non perdo nemmeno un secondo a saltare a bordo senza nemmeno aprire la portiera, per poi accomodarmi pesantemente sul sedile accanto a quello di guida. Scommetto che Louis mi sta maledicendo in chissà quanti modi, nonostante non stia aprendo bocca: più di una volta mi ha ribadito che non riuscirà mai ad abituarsi alla mia entrata nella sua auto - nonostante non sia nemmeno effettivamente sua, ma solo a noleggio -. Continua a mantenere quella finta espressione impassibile persino quando prende posto vicino a me.
Quando siamo ormai in strada, imbottigliati tra altre decine di macchine ferme a causa del semaforo rosso, allungo la mano verso il pulsante della radio e lo pigio leggermente: le note di New Americana si sprigionano un po' ovunque, nonostante il volume leggermente basso. Mi lecco le labbra per frenare il perverso desiderio di accendermi una sigaretta in questo preciso momento, ma, non appena lo sguardo di Louis si posa su di me, capisco al volo che anche lui sta lottando contro sé stesso per l'oggetto che io stessa sto bramando. Ghigno, divertita dal sorrisino che sta cercando di nascondere, e afferro quasi subito il pacchetto di Chesterfield Blue dalla borsa che ho abbandonato ai miei piedi. Lo apro, trovandomi davanti una sola sigaretta che saremo costretti a dividerci, e l'afferro insieme all'accendino azzurro con la scritta 'Fuck' che mi è stato regalato proprio dal mio ragazzo; una nuvoletta di fumo grigio si sprigiona nell'aria non appena la fiamma incontra il piccolo cilindro che ho tra le dita e, attraverso il filtro poggiato tra le mie labbra, riesco a percepire distintamente il fumo che sto inalando in questo momento. Non sono una gran fumatrice, ma, dopo tutto lo stress che ho accumulato nel corso di questi anni di adolescenza e i recenti problemi che io e Louis abbiamo dovuto affrontare per via della nostra differenza d'età - ovvero, approvazione finale da parte dei nostri genitori -, alla fine mi sono convinta anch'io a provare; il mio ragazzo, in tutto questo, non ha mai cercato di influenzarmi verso il suo stesso vizio - affermerei quasi il contrario -, ma ormai ha rinunciato anche lui alle prediche su quanto il fumo faccia male. La maggior parte delle volte fumiamo insieme, smezzandoci una sigaretta o fumandone una ciascuno, e la cosa ci va più che bene: nonostante gli effetti della nostra relazione siano opposti - lui ha decisamente iniziato a fumare di meno rispetto a prima, mentre io ho appena cominciato - siamo entrambi felici di poter condividere qualcosa.
Prendo la sigaretta con l'indice e il pollice, separandola dalle labbra con un po' di fumo proveniente dalla mia bocca come sfondo, prima di passarla a Louis; continuiamo così finché non rimane che il filtro, che schiaccio all'interno del posacenere poco sotto la radio accesa, e approfitto di un altro semaforo rosso per rubare un bacio a stampo al ragazzo al mio fianco: niente potrebbe mai sostituire i nostri baci successivi ad una fumatina rilassante. Un sorriso gli si fa strada sul volto e, se non ci trovassimo nel bel mezzo del traffico, sono quasi sicura che approfitterebbe della situazione per baciarmi più intensamente e non posso dargli torto: anche io sto seriamente lottando contro me stessa per farlo accostare e baciarlo fino a farci diventare le labbra viola.
A riportarmi coi piedi per terra, e non con la mente a fantasticare su quanto possa amare la bocca del mio ragazzo, ci pensa sia il semaforo, diventato verde, che le note che stanno provenendo dalla radio accesa: si tratta di Drive. Sono sempre più sicura di non aver rimesso a posto Badlands l'altro giorno, quando l'ho ascoltato l'ultima volta. La voce sembra bloccarsi in gola, frenata solo dal timore che al mio ragazzo possa dar fastidio sentirmi cantare sopra Halsey, ma non so quanto darei per accompagnare una delle mie cantanti preferite con la mia ‘versione’: è semplicemente più forte di me.
Continuiamo ad attraversare Los Angeles, superando edifici e passanti, rubandoci baci tra un semaforo e un altro, finché non arriviamo a destinazione. Una volta parcheggiato, ci avviamo lungo il marciapiede mano nella mano: davanti a noi, un'insegna al neon spenta con la scritta "Soul's Tattoo & Piercings". Ghigno, ansiosa alla sola idea di poter finalmente avere qualcosa di mio sulla mia stessa pelle, mentre Louis sembra essere sempre più preoccupato ed ansioso.
«Sei sicura?» chiede, riprendendo subito parola per evitare di perdere il filo del discorso. «Ti firmerò quell'autorizzazione solo se mi giuri di essere davvero sicura, come mai lo sei stata finora in vita tua». Mi giro a tutti gli effetti verso di lui, gli circondo il collo con entrambe le braccia e lascio che i suoi magnifici occhi chiari si scontrino con l'oscurità dei miei; rimaniamo così per alcuni minuti, finché non alzo un angolo della bocca e sussurro: « Addirittura? Persino più sicura di quando ho accettato di diventare la tua ragazza?». Sento la sua mano all'interno della tasca posteriore dei miei shorts, azione che mi fa ghignare ancora di più, prima di sentirlo rispondere: «In un'altra circostanza ti avrei già mandata a 'fanculo per l'enorme scemenza che hai appena detto».
Scoppio a ridere non appena finisce di parlare, portandomi dietro anche lui, ma non sento più il bisogno di rassicurarlo ulteriormente con frasi dette e ridette, motivo per cui lo trascino direttamente all'interno del negozio, con un'espressione da bambina felice sul volto. Lo sento sospirare alle mie spalle, ma sono ormai sicura che il sorriso di prima non lo abbia ancora abbandonato del tutto.
Il locale che mi appare davanti sembra essere uscito da un mondo incantato: l'intero spazio comprende sia la ‘reception’ che la ‘sala d'attesa’, il tutto circondato da delle pareti bordeaux, senza carta da parati o altro; è impossibile non notare l'enorme quantità di attestati e certificazioni incorniciati dietro la scrivania, un po' come la vastità di foto sul lato opposto, raffiguranti i tatuaggi più dettagliati e realistici che io abbia mai visto in tutta la mia vita. Ma l'elemento che rischia seriamente di farmi mettere ad urlare dall'entusiasmo è un gran acchiappa-sogni nero con delle piume colorate al di sotto, appeso vicino al corridoio che dovrebbe portare allo studio vero e proprio. Nell'insieme, il locale sembra possedere una certa nota gotica, ma, almeno per quello che riguarda me, non potrei esserne più affascinata.
«Louis!» esclama un uomo tatuato da dietro la scrivania.
Il mio ragazzo lo raggiunge, e in pochi secondi si scambiano un abbraccio pieno di affetto; la loro felicità di vedersi mi contagia, facendomi sorridere insieme a loro.
«Oi oi, Bob» ricambia Louis, stringendogli anche la mano. «Da quanto tempo!».
«Direi una vita, più o meno» concorda Bob, ridacchiando. «Come te la passi in Inghilterra?».
«Tutto okay» risponde il mio ragazzo, mettendo le mani nelle tasche. «Lavoro ancora al negozio di giocattoli, ma sto cercando qualcosa di meglio».
Bob sorride di più, dandogli un'affettuosa pacca sulla spalla, prima di affermare un allegro ‘Bravo, ragazzo mio’.
Continuano a conversare tra loro , giusto il tempo per permettermi di analizzare meglio l'intero ambiente, prima che il proprietario chieda: «Allora, cosa posso fare per te?». Il secondo dopo mi sento due paia di occhi addosso, motivo per cui le guance mi si colorano di un rosso acceso. La mano del mio ragazzo verso di me, tuttavia, mi trasmette fiducia: per questo motivo la stringo, avvicinandomi alla scrivania. «Io e la mia ragazza vorremmo un tatuaggio».
Lo guardo stupita, separando le labbra: sbaglio, o ha appena usato il plurale? Non appena gira il viso per incontrare i miei occhi, mi trovo davanti un sorriso persino più grande di quello precedente, e sto avendo serie difficoltà a comprendere cosa abbia in mente. L'accordo era che lui avrebbe firmato l'autorizzazione per il mio primo tatuaggio (dato che non ho ancora compiuto diciotto anni), ma che lo avrei pagato io. Improvvisamente mi si accende una lampadina: ha intenzione di fare un tatuaggio di coppia?
Continuo a guardarlo, chiedendoglielo silenziosamente, prima di vederlo annuire tutto sorridente; non faccio in tempo nemmeno a rendermi perfettamente conto dell'intera situazione, a causa della sua stretta intorno ai fianchi e un paio di giri che mi fa fare tra le sue braccia. Scoppio a ridere, portandomelo subito dietro, e contagiando anche Bob, che, nel frangente, ha continuato a guardarci intenerito.
«Cioè» afferma Louis, continuando a stringermi al suo fianco. «Vorrei farmi anch'io un tatuaggio per ricordarmi di questo periodo meraviglioso che abbiamo vissuto qui a Los Angeles. Non avevo esattamente in mente uno di quei tatuaggi di coppia sdolcinati che si trovano ovunque su Internet: pensavo a qualcosa di semplice, comunque collegato col tuo». Annuisco vigorosamente, completamente d'accordo con la sua scelta, e lascio che Bob ci conduca nello studio vero e proprio per iniziare.
Il tempo passato a prendere una decisione precisa su cosa vogliamo sembra essere stato un'eternità, ma credo sia dipeso dal fatto che io non veda seriamente l'ora di poter finalmente realizzare un progetto che possiedo fin da piccola. Alla fine io e Louis abbiamo optato per qualcosa di totalmente differente, ma rimarrà comunque il fatto che, guardandolo, ci ricorderemo per sempre l'occasione in cui ce lo siamo fatto insieme.
Bob propone al mio ragazzo di essere il primo, visto che il mio tatuaggio richiederà un po' di tempo in più, e quest'ultimo acconsente subito senza problemi. Date la familiarità e la completa fiducia di Louis nei confronti del tatuatore, non mi risulta difficile immaginare che sia venuto qui anche per gli altri suoi segni indelebili sulla pelle, cosa che mi fa sorridere: ha deciso di affidarmi alle mani di qualcuno di cui si fida ciecamente, ennesima prova di quanto si preoccupi per me e voglia tenermi al sicuro.
Mi ridesto dalla moltitudine dei miei pensieri non appena sento il suono continuo della macchinetta tra le dita di Bob, e la forte presa della mano di Louis contro la mia; trovo molto tenero il fatto che, a quasi ventiquattro anni, continui a cercare supporto quando è intimorito, motivo per cui gli lascio un bacio sulle nocche e gli resto accanto tutto il tempo necessario. Lo sento irrigidirsi dal dolore un paio di volte, ma, dopo qualche incoraggiamento da parte mia, stringiamo gli occhi entrambi finché non è tutto finito.
Bob spegne la macchinetta non so precisamente quanto tempo dopo, annunciando la conclusione della sua opera d'arte con un ‘Ta da!’; sia io che Louis volgiamo lo sguardo verso il basso, finché non notiamo due piccole lettere nere nella parte bassa della sua gamba destra, proprio sopra alla parola 'The' del nome ' The Rogue' che ha tatuato su entrambe le caviglie. Mi viene da sorridere istintivamente non appena mi trovo davanti quel piccolo ‘L.A.’, e sento Louis stringermi la mano ancora di più: il tempo di girarmi verso di lui, che mi ritrovo avvolta quasi completamente dalle sue braccia, mentre un sorriso a dir poco meraviglioso gli adorna il volto come poche volte ho avuto il privilegio di vederlo. Lo stringo forte a me, sempre più onorata di far parte del ricordo che si porterà a vita impresso sulla pelle.
Pochi minuti dopo sono io quella a doversi stendere, abbassare leggermente i pantaloni e tenere su la maglia. Ho deciso di tatuarmi all'altezza dell'anca una bussola con delle piume attaccate nella parte terminale, una sorta di bussola/acchiappasogni, come promemoria di rimanere sempre me stessa e non perdere mai “la rotta”. Sono perfettamente consapevole che la zona che ho scelto è tra le più dolorose, ma sono l'ultima persona al mondo che si tira indietro davanti a qualcosa: stringerò semplicemente i denti, stritolando la mano di Louis e non emettendo un singolo verso. Orgoglio.
Il mio ragazzo continua a guardami preoccupato, come se volesse chiedere “Sei davvero sicura?”, ma io non posso fare a meno di sfoderare il mio miglior sorriso e annuire come una bambina a cui viene chiesto se vuole il gelato. Lo vedo firmare subito l'autorizzazione sul tavolino dietro di lui ed è in questo preciso istante che mi rendo davvero conto di cosa sta per succedere: tra non molto avrò un tatuaggio tutto mio, sulla mia pelle, che potrò guardare ogni volta che vorrò e ricordarmi il suo significato così importante. Dovrò anche sopportare un dolore mai provato fino ad ora, ma le farfalle che sento nello stomaco sembrano prevalere.
Vedo Bob spalmarmi della vasellina sulla pelle, prima di accendere la macchinetta; mi chiede anche lui se sono pronta e sicura, e annuisco decisa per l'ennesima volta. Cerco nel vuoto la mano di Louis, e nemmeno un secondo dopo le nostre dita si intrecciano saldamente: sto iniziando davvero a credere che lui abbia più paura di me. I primi minuti sono quasi traumatici, mentre cerco di rimanere rilassata e di ignorare le palpebre indolenzite per quanto sto strizzando gli occhi; il ragazzo che ora mi sta letteralmente staccando la mano svolge le mie stesse azioni, quasi come uno specchio. Inizio a riflettere bene su quanto sia dolce e speciale solo quando comincio ad abituarmi alla sensazione dell'ago sulla mia pelle: è tutto corrucciato, con la mano ormai bianca per lo sforzo di stringere la mia, e non riesco a vedere i suoi bellissimi occhi azzurri perché li sta stringendo proprio come ho fatto io fino a qualche istante fa. Cogliere ogni dettaglio di Louis è sempre stato uno dei miei passatempi preferiti: trovo quasi magico il fatto di poterlo guardare ogni volta che voglio, così da vicino, per scovare particolari che nessun altro riuscirebbe a trovare. Mi sento onorata ogni volta che ci penso. Il rumore continuo della macchinetta è ormai diventato un rumore di sottofondo, e sto cercando sempre di più di rilassarmi; Bob è molto preciso e concentratissimo, altro motivo che mi porta a giustificare facilmente l'enorme fiducia del mio ragazzo nei suoi confronti.
Nel momento esatto in cui esclama fiero: «Benvenuta in famiglia, piccolina!» sia io che Louis ci voltiamo all'istante per vedere il lavoro finito, e rimango letteralmente senza parole non appena mi trovo davanti al disegno che avevo scelto, curato nei minimi dettagli e posizionato perfettamente nel punto precedentemente scelto. Sento un'emozione fortissima salirmi in corpo, e sento le mani tremare per la felicità. Chiedo al mio ragazzo cosa ne pensa con lo sguardo, e il sorriso che ha stampato in volto in questo istante basta a farmi capire quanto ne sia soddisfatto: ora che è tutto finito, mi sembra quasi di non ricordare nemmeno tutta quella preoccupazione che lo ha sfiancato nei giorni scorsi.
Tiro un sospiro di sollievo mentre Bob spalma la pomata protettiva sulla zona arrossata e copre l'intero tatuaggio con una pellicola, e riesco a intravedere con la coda dell'occhio Louis asciugarsi la fronte.
«Sembra che tu abbia appena partorito, per quanto sei sconvolto e sudato» esclamo ridendo, portandomelo subito dietro.
Il tempo di sedermi lentamente, che mi ritrovo le labbra catturate dalle sue, mentre ci scambiamo un morbido e tenero bacio pieno di amore ed emozione. Non so ancora precisamente come lo dirò ai miei genitori, ma ora il pensiero non mi sfiora nemmeno per un istante la mente.
Un'oretta dopo ci troviamo di nuovo nella nostra stanza d'albergo, con due pezzi di pellicola di dimensioni diverse tra loro, posizionate nelle nostre corrispettive zone arrossate; stiamo parlando di nuovo dei significati delle nostre opere d'arte.
«Volevo farti una sorpresa» esclama a bassa voce, sfiorandomi le dita con le sue. «Questo periodo passato insieme qui è stato... a dir poco indescrivibile, e non potevo non tenerlo con me anche così».
Un sorriso enorme mi adorna il viso nell'istante in cui finisce di parlare, e non posso fare a meno di baciarlo con tutto l'amore che provo nei suoi confronti: se mai un giorno la nostra storia dovesse finire, il fatto che lui continuerà ad avere inciso sulla pelle qualcosa di noi è assolutamente meraviglioso.
E gli do' ragione: questa vacanza lontana da tutto e tutti è stata rinvigorente, e non voglio ancora capacitarmi che tra poco sarà tutto finito. Non voglio tornare dalle nostre famiglie, né dai commenti scomodi che scappano sempre a tutti a causa della nostra differenza d'età o per qualsiasi altro motivo inesistente per il quale non dovremmo stare insieme.
Restiamo sdraiati sul letto, fissando il soffitto sopra le nostre teste con le menti piene di pensieri, mentre fuori dal nostro piccolo mondo racchiuso in quattro mura sta calando la sera: le cose rimarranno le stesse quando torneremo in Inghilterra? Il pezzo che porteremo con noi da Los Angeles sarà abbastanza forte da proteggerci dal resto di quel mondo così grigio?
Le luci di Natale che abbiamo deciso di attaccare alla testiera del letto come decorazione ora colorano la stanza come fossero stelle. Saremmo quasi completamente circondati dal buio, se non fosse per quelle piccole scintille luminose.
In sottofondo mi arrivano ovattate le note di Listen degli One Ok Rock ed Avril Lavigne e il cuore sembra battere a ritmo di questa canzone.
Giro il viso verso Louis, e socchiudo gli occhi mentre lo osservo: ha lo sguardo ancora fisso sul soffitto - probabilmente non si è nemmeno accorto che ora sono incantata ad ammirarlo in tutta la sua perfezione -, e chissà se la sua mente è invasa dai miei stessi pensieri.
In questo istante mi sento completa come non mai, perché ho la profonda sensazione che continueremo a vivere di attimi insieme, senza nessun tipo di paura e timore per il futuro o altre cose che non riusciranno mai a toccarci. È una sensazione bella quasi come quella che provi dopo aver mangiato il tuo piatto preferito, che ti prende non solo la pancia, ma anche il cuore, la testa e le ossa fino a farteli tremare.
Le nostre mani si sfiorano a mala pena, ma per noi è già abbastanza. Come tutto questo, del resto.
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Miss One Direction