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Autore: TrueCroix2    19/01/2017    2 recensioni
Sono gli dei che scelgono il nostro fato o siamo noi che lo costruiamo? Dopo aver ottenuto immensi poteri, era tempo per il Sangue di Drago di smuovere le grandi potenze e fare ciò che doveva essere fatto. Tamriel doveva piegarsi al suo Thu'hum. Guai al folle che tenterà di fermarlo, mortale o dio che sia.
Racconti sugli eventi successivi al gioco.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dovahkiin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si dice che in realtà tutte le guerre siano un unico grande conflitto, un conflitto nato dallo scontro di forti ambizioni che cercano di prevalere sulle altre. Un esempio è l’impero degli uomini, che fin dalla sua nascita è stato covo di corruzione e tradimento, la corona passava di capo in capo il più delle volte attraverso spargimenti di sangue e, tra le stanze del palazzo reale, ogni giorno spuntavano fuori complotti come a presagire la decadenza di quello che era uno dei più duraturi domini nel continente di Tamriel nonostante le sue due rinascite che lo resero, a discapito delle altre razze, sempre più potente. Ora l’Impero, ridotto al solo dominio di Cyrodill, era senza una guida. L’imperatore Titus Mede II era morto, la ribellione scoppiata nella regione di Skyrim era riuscita nella sua secessione e così i territori imperiali settentrionali erano perduti, l’Impero non era mai più debole come in questo momento storico. Ma mentre i nobili cyrodilici soffrivano nei loro sontuosi palazzi, nella Terra dei Padri si festeggiava la vittoria del loro nuovo Re dei Re, Ulfric Manto della Tempesta.

A Windhelm fu indetto un grande banchetto a cui tutti i potenti dei vari feudi erano invitati per festeggiare la gloria del loro nuovo sovrano. Brunwulf Libero Inverno era una delle poche persone, insieme agli argoniani e agli elfi scuri, a non accettare la nuova reggenza, ma c’era ben poco da fare e l’unica cosa che gli passava per la testa quella mattina di sole, stranamente troppo luminoso per quella regione, era il suo futuro a cui avrebbe dovuto aggiungere i mille fardelli che la popolazione dunmer gli avrebbe causato. In quella città, e presto in tutta Skyrim, vigeva una forte discriminazione verso le razze che non erano Nord specialmente verso i non umani e, durante il periodo antecedente e durante la guerra civile dei Manto della Tempesta, le minoranze chiedevano aiuto a l’unico Nord che accettava le loro diversità e che odiava quel razzismo. Le richieste andavano dall’intercedere alla corte in rappresentanza del Quartiere Grigio all’accompagnare da un luogo ad un altro gli elfi durante la notte per paura di essere pestati, o peggio. I pensieri erano tanti e Brunwulf decise che per quel giorno sarebbe stato meglio pensare a come comportarsi alla festa con tutti gli invitati che sicuramente si sarebbero avventati su di lui con frecciatine riguardanti la sua amicizia con lo Sporco Popolo, come di solito la gente di Windhelm identificava i maltrattati elfi. In giro per il Palazzo dei Re erano poche le guardie ancora sobrie, infatti la maggior parte se ne stava seduta al grande banchetto a trangugiare Idromele oppure per terra a causa del troppo bere.

Appena Brunwulf aprì le vecchie e cigolanti porte dell’antico palazzo una ventata d’alcol lo investì portandolo quasi istintivamente a coprirsi il naso, il Nord era diverso anche in questo, lui non era il pregiudicato omone del nord ubriacone e amante delle battaglie, lui odiava le guerre anche se spesso durante la sua vita aveva dovuto imbracciare le proprie armi per proteggere ciò in cui credeva. La Guerra Civile infatti non era una causa che lui considerava nobile e per questo non si era unito agli eserciti di Ulfric, insomma, un altro pretesto da usare come oggetto di scherno e debolezza verso di lui che i “grandi guerrieri” come Galmar Pugno Roccioso, inseparabile amico di Ulfric, non avrebbero tardato a sottolineare. La festa sembrava essere entrata nel vivo nonostante fosse iniziata solo un’ora prima. Camminando nella sala, in cerca di un angolo che lo avrebbe nascosto dagli sguardi altezzosi dei nuovi nobili di Skyrim, Brunwulf non poté fare a meno di notare il degrado a cui stava assistendo: vicino all’entrata della Sala Strategica un uomo e una donna se le stavano dando di santa ragione mentre i servitori tentavano in tutti i modi di dividerli per evitare che in quella giornata di festa non se ne uscissero con più morti che in una battaglia, infatti la sala era una mescolanza di bevitori, rissosi, casinisti e di servi che, come skeever, sgusciavano velocemente tra gli invitati andando da una parte all’altra della sala rimediando al disastro dei padroni che, inconsapevoli o meno, devastavano quel palazzo un tempo casa di nobili eroi e gloriosi guerrieri. Con sorpresa di Brunwulf i bardi, invece di celebrare la grande vittoria inneggiando inni in onore del loro nuovo sovrano, cantavano le gesta del Sangue di Drago mettendo passione e intensità nei versi cantati come se da quell’esibizione andasse della loro vita, in realtà si poteva capire del perché di quel canto, dopotutto il leggendario Eroe di cui le leggende parlavano ormai da secoli fu il fautore della vittoria dei Manto della Tempesta sull’Impero e prima ancora colui che sconfisse il dio della distruzione, Alduin, salvando l’intera Tamriel da un futuro di schiavitù. Si diceva che, come un dio sceso in terra, avanzasse tra i campi di battaglia e, spietato, facesse a pezzi i soldati imperiali con una facilità disarmante, il potere della sua Voce rendeva inermi anche le truppe dei Berseker e nel frattempo innalzava il terrore nei cuori dei Legati il quale coraggio andò a scemare mano a mano ad ogni Urlo che usciva dirompente dalla bocca di colui che sembrava essere la morte in persona. Una delle tante storie più raccontate era la presa della città di Solitude, ultima roccaforte imperiale, dove il Generale Tullius, governatore militare di Skyrim, attendeva la venuta dell’esercito di Ulfric e del suo più fidato ufficiale, il Sangue di Drago. I racconti narravano di come l’eroe dei ribelli, con un solo urlo, riuscì a sfondare le linee difensive della Legione e a massacrare migliaia di legionari grazie alla sua spada di luce che si dicesse provenire dall’Oblivion stesso. Infine la sua più grande impresa nella guerra fu il suo scontro contro il generale Tullius e il Legato Rikke, vecchia amica del Re di Windhelm e ora al servizio dell’Impero, insieme ad Ulfric e Galmar che, sebbene fossero entrambi grandi guerrieri e temibili combattenti, restarono immobili impallidendo davanti alla maestria del Sangue di Drago mentre massacrava senza pietà il Legato Rikke per poi passare con rapidità a Tullius recidendogli i muscoli delle braccia e delle gambe facendolo cadere in ginocchio in preda al dolore davanti al Re ribelle, ancora sgomentato dalle capacità del suo guerriero più forte. Anche se gli fu offerto, Ulfric decise di passare l’onore della morte del Generale al Sangue di Drago donandogli la sua ascia con la quale, con un taglio netto e deciso, staccò la testa all’inerme nemico. Ognuno aveva la sua versione della storia, ma per Brunwulf nessuna di quelle rendevano giustizia al loro Eroe a cui affibbiarono il titolo di Lama della Tempesta, lui sapeva che non era per onore e l’ideale di una Skyrim indipendente che il Sangue di Drago uccideva, ma che c’era qualcosa di più oscuro e profondo o addirittura che lo facesse per divertimento, infatti alcuni soldati della ribellione sostenevano che, mentre combattesse, il Sangue di Drago ridesse di gusto e che leccasse, come affamato, la sua spada piena di sangue ed interiora umane.

Brunwulf desiderava ritornare a casa dopo essere stato per mezza giornata all’interno di quelle mura ormai sconsacrate dagli atti dei guerrieri Nord e del loro Re che, seduto sul trono, si sollazzava con una cameriera incurante del disastro che stava avvenendo in quella sala. Il povero Nord stava per dirigersi verso l’uscita, con in testa un misto di rabbia e fastidio, quando l’enorme portone si aprì, facendo entrare il gelido vento dell’Eastmarch e rivelando una figura oscura. Il volto era coperto da un cappuccio, mentre gran parte del corpo era coperto da un mantello nero, ma gli si poteva osservare addosso, con un occhio attento, una giacca simile a quella dei membri della Gilda dei Ladri ma nera come la pece. L’individuo avanzò verso il trono dove Ulfric lo accolse con un grande sorriso e quasi urlando con voce acuta a causa dell’alcol disse: “Lama della Tempesta! Mio caro amico!”. La figura si rivelò essere il Sangue di Drago.

Brunwulf sentì un brivido corrergli lungo la schiena, non seppe perché, ma avvertì che l’atmosfera era cambiata anche se tutto sembrava essere come prima, a parte la presenza dell’Eroe di Skyrim e del Re dei Re che cercava di reggersi in piedi mentre si alzava dal trono.

“Fratello! Sei arrivato finalmente! Temevo che non ti saresti presentato a questa magnifica festa.”
“Sì, vedo.” Brunwulf notò un sottile sarcasmo nelle parole del Sangue di Drago.
“Comunque” iniziò Ulfric cercando di ritornare un minimo più serio rispetto alla sua condizione “Come mai sei già di ritorno? Non dovevi trovare qualcosa?”
“Sono qui proprio perché ho ottenuto quello che volevo, mio Re.”
“E cosa hai trovato allora?” Ulfric fece quella domanda sorridendo, felice che il suo amico avesse risolto quel problema che solo il giorno prima lo rendeva nervoso.
La risposta del Sangue di Drago non tardò ad arrivare.
“Potere.”
Brunwulf notò un sorriso nascere all’interno del cappuccio del Sangue di Drago, anche Ulfric se ne accorse e, con un volto preoccupato, si allontanò con un passo indietro. L’atmosfera cambiò decisamente in quei minuti, alcuni servi si fermarono dal loro andirivieni e fissarono tutti nella direzione dove vi erano il Re e Lama della tempesta che, con un gesto della mano, schiaffeggiò l’aria.

Quello che accadde dopo fu terrificante. I servitori che un attimo prima servivano e riverivano le guardie ora le macellavano come maiali con daghe e coltelli. Le risate e il profumo del cibo si scambiarono con urla e l’odore del sangue, gli invitati ancora coscienti cercavano di uscire dal portone del Palazzo, ma un ondata di frecce gli investì macchiando le mura di pietra di rosso, intanto il Sangue di Drago evitava con maestria gli affondi sgraziati di Ulfric che gridava ad ogni colpo “Traditore!” e “Maledetto!” mentre le lacrime gli rigavano il viso. Anche Galmar si unì allo scontro e avanzò con il suo martello urlando a più non posso il nome del Sangue di Drago: “BAAAAAAAANE!”. Brunwulf, che intanto si era andato a nascondere sotto i corpi dei guerrieri caduti ignorando la forte puzza di cadavere, sentì nel grido di Galmar per la prima volta il nome del Sangue di Drago. “Nome più azzeccato non poteva avere” pensò Libero Inverno mentre, cercando di non farsi vedere, osservava il combattimento di quelli che soltanto il giorno prima lottavano insieme nell’ultima battaglia della ribellione. Bane schivò ogni colpo che proveniva dai due, sembrava addirittura divertito, come se stesse vedendo due formiche che inutilmente mordicchiavano la pelle di un leone, finché non iniziò a prendere l’iniziativa e, puntando il suo dito contro Galmar, lo fulminò con un incantesimo di potenza inaudita facendo rimanere solo le ceneri del grande amico d’infanzia di Ulfric.

Il Re si fermò, incredulo davanti a quell'accaduto. La rabbia crebbe dentro di lui mentre tentava di nascondere la tristezza e far crescere l'ira. Urlò con tutto il fiato che aveva e, alzando la spada verso l’alto, corse verso Bane con un impeto degno di un Mammuth. Il Sangue di Drago tese ancora la mano davanti a sé ma invece di far uscire fuori un altro potente fulmine successe altro. Ulfric levitava in aria come stretto da una morsa mentre Bane cacciò l’arma che teneva nascosta nel mantello; Una mazza argentea con venature verdi ornata dalla rappresentazione di un Principe Daedrico.
“Maledetto” urlò Ulfric “Che tu sia Dannato! Io ti revoco il titolo di Lama della Tempesta! Brucia tra le fiamme dell’Oblivion insulso traditore!”.
Bane scoppiò in una grossa risata, che andò ad unirsi a quella dei servitori che intanto mozzavano gli arti dei morti e anche degli invitati ancora in vita, poi puntò la grossa arma contro Ulfric mentre con l’altra, grazie a chissà quale incantesimo, lo teneva in aria.

“Ulfric, come puoi farmi questo? Privarmi di un inutile titolo così!? Sei davvero crudele” disse Bane prendendo in giro il Re ormai sconfitto “ma non preoccuparti ho già rimediato con un altro titolo che ho ottenuto proprio oggi. Chiamami pure Re dei Re!”
Ulfric sbiancò.
Il Sangue di Drago, lasciando la presa di quella morsa magica, colpi con forza la testa del sovrano schiacciandogli il cranio. L’Orso di Windhelm era morto.
   
 
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