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Autore: Monique Namie    19/01/2017    2 recensioni
Ambientazione steampunk.
Da una parte, un sensitivo guidato da una premonizione giunge in una città sconosciuta: un posto meraviglioso in cui architetture del passato e del futuro si mescolano. Dall’altra, una principessa, soggiogata da un re e una regina alquanto manipolatori, è sulla soglia di una crisi di pazzia. Le loro strade sono destinate a incrociarsi e i due, in apparenza così diversi, scopriranno di essere in qualche modo legati.
- NOTA: È presente una scena lime che è uno dei motivi principali per cui ho scelto il rating giallo.
{Questo racconto ha partecipato al contest "È una storia sai..." indetto da Najara sul forum di EFP}
[Storia da revisionare]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Princess Sci-fi Story'
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5.

 

Nel cortile interno del palazzo reale, un uomo sulla quarantina vestito con una tunica verde ordinò alle guardie di andare. Era una figura alta e slanciata, con i capelli brizzolati e un viso che ispirava saggezza e bontà d’animo.

«Dovrete momentaneamente separarvi dalla vostra arma», disse l’uomo in tono cordiale, fissando le due canne del fucile BP-laser che sbucavano alle spalle di Dannick. «Non è consentito portare armi quando si è convocati pacificamente da un membro della famiglia reale.»

«A che cosa devo questo onore?», chiese mentre consegnava l’arma.

In risposta, l’altro gli fece cenno con la mano di seguirlo verso un’ampia scalinata che conduceva ai piani superiori.

In una stanza con le pareti completamente tappezzate di stoffa a motivi floreali c’era lei ad aspettarlo, la giovane principessa Fenna. Stava seduta su un divanetto rosso e aveva un vestito diverso da quello che l’aveva vista indossare prima, durante il corteo: era un abito color panna con rifiniture di pizzo nero.

Appena la porta si aprì, lei volse lo sguardo verso Dannick che per un attimo percepì la stessa sensazione che aveva avvertito all’inizio, quando si era sentito scrutato nel mezzo della folla.

L’uomo che lo aveva accompagnato fin lì fece un breve inchino e se andò.

«Sei un sensitivo, vero?», iniziò la principessa invitandolo ad avvicinarsi con un gesto delicato.

«Sì nota tanto?», rispose lui sorridendo e fermandosi a qualche passo dal divano.

«Ho letto moltissimi libri sui sensitivi, vi ammiro molto. Però mio padre e mia madre non vogliono che io pensi a quelle cose, quindi devo procurarmi nuovi libri di nascosto. Thesel, l’uomo che ti ha accompagnato da me, è il mio consigliere più fidato.» Fece una breve pausa e poi continuò con tono divertito: «Abbiamo consiglieri per tutto. Dimmi una qualsiasi cosa ti venga in mente, la più stupida, noi abbiamo un consigliere anche per quella.»

Dannick si sentì stuzzicato dall’improvvisa confidenza che si era venuta a creare e decise di stare al gioco: «Avete un consigliere per decidere che cosa mangiare a colazione?»

«Certo! E ne abbiamo uno anche per il pranzo, per lo snack pomeridiano e per la cena!»

Dannick rise, si sentiva a suo agio con lei, tanto che senza pensarci iniziò a darle del tu. «E se ti viene fame a mezzanotte?»

Fenna si alzò e, ignorando completamente quella domanda, gliene pose un’altra: «Qual è il tuo nome?»

«Dannick Pascal. Ma puoi chiamarmi Dan.»

«Io sono Fenna de Kasde Probas

«Posso chiamarti solo Fenna?», chiese lui.

La principessa rise in modo composto, con una mano posata delicatamente davanti le labbra. Lo studiò per un attimo con sguardo malizioso e poi disse: «Se ti rivolgessi a qualunque altro reale come stai facendo con me, credo che ti bandirebbe dal paese per almeno qualche anno.»

«Se ho mancato di rispetto, chiedo perdono», si affrettò a scusarsi lui.

«Non fa niente. Non mi sono mai piaciute le norme di galateo che accentuano le differenze sociali», lo rassicurò. Poi proseguì: «Preferirei se mi chiamassi Fen. Tre lettere per tre lettere, così siamo pari.»

Dopodiché, cambiando totalmente argomento, lo invitò a sedersi e gli chiese: «Posso vedere la tua sfera magica?».

Dannick tirò fuori dalla tasca la blusfera e gliela porse.

«Puoi prevedere qualcosa per me?», continuò Fenna tradendo un certo entusiasmo.

Il sensitivo per un attimo fu incerto su cosa risponderle. Evidentemente, se gli poneva una domanda simile, doveva avere le idee un po’ confuse, nonostante avesse letto molti libri. «Uhm… in realtà non funziona così», iniziò. «Questa mi serve come scudo e come incanalatore. Le premonizioni avvengono dentro la mia mente, senza che io possa decidere quando.»

«Vorrei tanto poter avere anche io i poteri di un sensitivo», disse la giovane con aria sognante. «Ti prego prevedi qualcosa per me! Ti prego, ti prego, ti prego!», insisté, dimostrando di non aver ascoltato ciò che Dannick aveva tentato di spiegarle.

Il ragazzo stava per replicare, ma Fenna gli fece cenno di stare in silenzio, improvvisamente preoccupata per qualcosa che doveva trovarsi oltre la parete che separava la stanza in cui si trovavano dal corridoio.

«Sta per arrivare il consigliere della cena e preferirei che non ti vedesse», disse. «Parlerò io al re e alla regina della tua presenza qui. Intanto puoi nasconderti nella mia camera da letto.»

Detto questo si alzò, si aggiustò il lungo vestito con una mano e con l’altra indicò a Dannick la porta della sua camera. Qualche secondo dopo aggiunse: «Non ti preoccupare, ti farò arrivare qualcosa da mangiare». Il ragazzo obbedì ed entrò nell’altra stanza. Riteneva che Fenna fosse parecchio strana. Non aveva più l’aria della principessa che deve mostrarsi controllata e composta agli occhi del popolo. Sembrava che, almeno in parte, avesse liberato l’energia che aveva dentro diventando più autentica.

 

Nella stanza da letto della principessa le pareti erano coperte di stoffa blu con disegni di costellazioni, sistemi planetari e nebulose. L’ampio letto a baldacchino era impreziosito da preziosi drappi ed era rivolto verso un’immensa libreria. Nella parete ovest, invece, c’era un comò in noce sovrastato da un bellissimo specchio dalla cornice dorata.

Dannick si avvicinò incuriosito al mobile-libreria e lesse alcuni titoli dei volumi lì raccolti. Fu alquanto sorpreso di trovare anche quello che lui aveva cercato inutilmente per mesi e mesi: il Majimentalis, un testo scritto dai primi studiosi della manipolazione della realtà. Fece per prenderlo in mano, ma quando lo inclinò verso di sé si attivò un meccanismo nascosto. Si udì un click netto tipico di una vecchia serratura; una porta segreta si era aperta poco più in là, tra il comò e una poltroncina.






"La principessa e il sensitivo"
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