5.
Nel cortile interno del palazzo
reale, un uomo sulla
quarantina vestito con una tunica verde ordinò alle guardie
di andare. Era una
figura alta e slanciata, con i capelli brizzolati e un viso che
ispirava
saggezza e bontà d’animo.
«Dovrete momentaneamente
separarvi
dalla vostra arma», disse l’uomo in tono cordiale,
fissando le due canne del
fucile BP-laser che sbucavano alle spalle di Dannick.
«Non è consentito portare armi quando si
è convocati pacificamente da un membro
della famiglia reale.»
«A che cosa devo questo
onore?», chiese mentre consegnava l’arma.
In risposta, l’altro gli
fece cenno con la mano di seguirlo verso un’ampia scalinata
che conduceva ai
piani superiori.
In una stanza con le pareti
completamente tappezzate di stoffa a motivi floreali c’era
lei ad aspettarlo,
la giovane principessa Fenna.
Stava seduta su un
divanetto rosso e aveva un vestito diverso da quello che
l’aveva vista
indossare prima, durante il corteo: era un abito color panna con
rifiniture di
pizzo nero.
Appena la porta si aprì,
lei
volse lo sguardo verso Dannick
che per un attimo
percepì la stessa sensazione che aveva avvertito
all’inizio, quando si era sentito scrutato nel mezzo della folla.
L’uomo che lo aveva
accompagnato fin lì fece un breve inchino e se
andò.
«Sei un sensitivo,
vero?»,
iniziò la principessa invitandolo ad avvicinarsi con un
gesto delicato.
«Sì nota
tanto?», rispose
lui sorridendo e fermandosi a qualche passo dal divano.
«Ho letto moltissimi
libri
sui sensitivi, vi ammiro molto. Però mio padre e mia madre
non vogliono che io
pensi a quelle cose, quindi devo procurarmi nuovi libri di nascosto. Thesel, l’uomo che ti
ha accompagnato da me, è il mio
consigliere più fidato.» Fece una breve pausa e
poi continuò con tono
divertito: «Abbiamo consiglieri per tutto. Dimmi una
qualsiasi cosa ti venga in
mente, la più stupida, noi abbiamo un consigliere anche per
quella.»
Dannick si sentì stuzzicato
dall’improvvisa confidenza che si
era venuta a creare e decise di stare al gioco: «Avete un
consigliere per
decidere che cosa mangiare a colazione?»
«Certo! E ne abbiamo uno
anche per il pranzo, per lo snack pomeridiano e per la cena!»
Dannick rise, si sentiva a suo agio con
lei, tanto che senza
pensarci iniziò a darle del tu. «E se ti viene
fame a mezzanotte?»
Fenna si alzò e, ignorando
completamente quella domanda,
gliene pose un’altra: «Qual è il tuo
nome?»
«Dannick
Pascal. Ma puoi chiamarmi Dan.»
«Io sono Fenna
de Kasde Probas.»
«Posso chiamarti solo Fenna?», chiese lui.
La principessa rise in modo
composto, con una mano posata delicatamente davanti le labbra. Lo
studiò per un
attimo con sguardo malizioso e poi disse: «Se ti rivolgessi a
qualunque altro
reale come stai facendo con me, credo che ti bandirebbe dal paese per
almeno
qualche anno.»
«Se ho mancato di
rispetto,
chiedo perdono», si affrettò a scusarsi lui.
«Non fa niente. Non mi
sono
mai piaciute le norme di galateo che accentuano le differenze
sociali», lo
rassicurò. Poi proseguì: «Preferirei se
mi chiamassi Fen.
Tre lettere per tre lettere, così siamo pari.»
Dopodiché, cambiando
totalmente argomento, lo invitò a sedersi e gli chiese:
«Posso vedere la tua
sfera magica?».
Dannick tirò fuori dalla tasca
la blusfera
e gliela porse.
«Puoi prevedere qualcosa
per
me?», continuò Fenna
tradendo un certo entusiasmo.
Il sensitivo per un attimo
fu incerto su cosa risponderle. Evidentemente, se gli poneva una
domanda simile,
doveva avere le idee un po’ confuse, nonostante avesse letto
molti libri. «Uhm…
in realtà non funziona così»,
iniziò. «Questa mi serve come scudo e come
incanalatore. Le premonizioni avvengono dentro la mia mente, senza che
io possa
decidere quando.»
«Vorrei tanto poter avere
anche io i poteri di un sensitivo», disse la giovane con aria
sognante. «Ti
prego prevedi qualcosa per me! Ti prego, ti prego, ti
prego!», insisté,
dimostrando di non aver ascoltato ciò che Dannick
aveva tentato di spiegarle.
Il ragazzo stava per
replicare, ma Fenna gli
fece cenno di stare in
silenzio, improvvisamente preoccupata per qualcosa che doveva trovarsi
oltre la
parete che separava la stanza in cui si trovavano dal corridoio.
«Sta per arrivare il
consigliere della cena e preferirei che non ti vedesse»,
disse. «Parlerò io al
re e alla regina della tua presenza qui. Intanto puoi nasconderti nella
mia
camera da letto.»
Detto questo si alzò, si
aggiustò il lungo vestito con
una mano e con l’altra indicò a Dannick la porta
della sua camera. Qualche secondo dopo aggiunse: «Non ti
preoccupare, ti farò
arrivare qualcosa da mangiare». Il ragazzo obbedì
ed entrò nell’altra stanza.
Riteneva che Fenna
fosse parecchio strana. Non aveva
più l’aria della principessa che deve mostrarsi
controllata e composta agli
occhi del popolo. Sembrava che, almeno in parte, avesse liberato
l’energia che
aveva dentro diventando più autentica.
Nella stanza da letto della
principessa le pareti
erano coperte di stoffa blu con disegni di costellazioni, sistemi
planetari e
nebulose. L’ampio letto a baldacchino era impreziosito da
preziosi drappi ed
era rivolto verso un’immensa libreria. Nella parete ovest,
invece, c’era un
comò in noce sovrastato da un bellissimo specchio dalla
cornice dorata.
Dannick si avvicinò incuriosito al mobile-libreria e lesse alcuni titoli dei volumi lì raccolti. Fu alquanto sorpreso di trovare anche quello che lui aveva cercato inutilmente per mesi e mesi: il Majimentalis, un testo scritto dai primi studiosi della manipolazione della realtà. Fece per prenderlo in mano, ma quando lo inclinò verso di sé si attivò un meccanismo nascosto. Si udì un click netto tipico di una vecchia serratura; una porta segreta si era aperta poco più in là, tra il comò e una poltroncina.
"La principessa e il sensitivo"
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