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Autore: Elisabeth the dreamer    20/01/2017    1 recensioni
''Nei primi 25 anni della mia esistenza, ho cercato di non dare nell’occhio, di non farmi notare da nessuno. Non rivelavo quasi nulla della mia vita. [...] Non sono mai stato un tipo capace di piacere a tutti. Mi sono sempre sentito fuori posto in mezzo alla gente.''
Il primo appuntamento da un punto di vista maschile. I pensieri di un ragazzo cresciuto troppo in fretta e dalla spiccata sensibilità. 'Date' analizza con delicatezza e un pizzico di ironia il tema della perdita, le paure e le insicurezze di chi, forse per la prima volta, apre il suo cuore ad un'altra persona.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Date

 

Sono le 17:06.

Osservo distrattamente un gruppetto di ragazze che ridacchiano e chiacchierano spensieratamente, sedute a un tavolo della caffetteria. Probabilmente, si accorgono del mio sguardo, poiché mi rivolgono un’occhiata interrogativa. Data la mia stazza, è difficile passare inosservato. Ridono un po’ più forte. Si staranno chiedendo perché quello strano ragazzo con gli occhiali e la camicia a quadri rossa e blu, le fissi senza dir loro una parola. Sono belle, senza alcun’ombra di dubbio. Una di loro indossa un paio di jeans neri, attillati, che le fasciano le lunghissime gambe. Una mora. Sorride, rivelando denti bianchissimi e perfetti.

Distolgo lo sguardo dalla vetrina, imbarazzato. Non sono mai stato bravo con le ragazze. Se è per questo, non sono neanche bravo a cucinare. Il mio maggior successo culinario è l’uovo alla Bismarck. Ma questa è un’altra storia.

Sono le 17:35. Non è ancora arrivata.

Rimango in piedi come un perfetto coglione, stringendo in mano un mazzo di fiori un po’ avvizziti, acquistati in un negozio poco distante. Comincio ad agitarmi: avrà forse cambiato idea? Mi sistemo nervosamente i polsini della camicia, fresca di bucato, indossata solo un’ora prima. Spero di non aver esagerato con l’acqua di colonia.

Mi sembra quasi di sentire la voce di mio padre che mi dice: "Figliolo, è importante avere un buon profumo!". Questo è abbastanza logico, in fondo, nessuna ragazza vuole uscire con un tipo che puzza. Eccetto che, non si tratti di Ryan Gosling.

Nei primi 25 anni della mia esistenza, ho cercato di non dare nell’occhio, di non farmi notare da nessuno. Non rivelavo quasi nulla della mia vita. Mi sono buttato a capofitto negli studi, preferendo un buon libro alla compagnia di coetanei stupidi e superficiali. Per fortuna non ho mai subito atti di bullismo, ma non sono mai stato un tipo capace di piacere a tutti. Mi sono sempre sentito fuori posto in mezzo alla gente.

Ho visto un film, un po’ di tempo fa, in cui il protagonista diceva che ci sono due tipi di persone a questo mondo: i martelli e i chiodi. E tu decidi quali vuoi essere. Non mi è mai scattata dentro la molla per prendere questa decisione. Forse, non ci riuscirò mai.

E lei..al solo pensiero di rivederla, mi batte forte il cuore. Le mie mani tremano visibilmente. Chi ha detto che un uomo debba sempre essere impavido e coraggioso? Anche noi abbiamo ragione di sentirci fragili. L’intramontabile fascino di film come Pretty Woman e Guardia del Corpo ha creato aspettative irreali sugli uomini, distorcendo pesantemente la realtà. Care donne, al giorno d’oggi non ci sono molti tizi, come Kevin Costner, disposti a beccarsi una pallottola al vostro posto. Se ne incontrate uno, non esitate: tenetevelo stretto.

La caffetteria è quasi vuota. I tavoli si riempiono sempre nella pausa pranzo; è moderna, piena di tavoli rotondi, in acciaio. Le pareti sono dipinte di un blu molto intenso, con pitture e disegni creati dagli avventori. Frugo nella tasca destra del jeans: il portafoglio, fortunatamente, è lì al suo posto. Non voglio certo passare per un tirchio.

E all’improvviso, la vedo.

"Ciao!Scusa per il ritardo!" esclama, venendomi incontro. La sua voce ha un suono dolcissimo. Mi sorride, contenta. Indossa una gonna corta a vita alta, una semplice t shirt bianca e un paio di sneakers.

È bella da mozzare il fiato. Il suo sguardo si posa su di me e sui fiori che tengo in mano: arrossisce, imbarazzata.

"Ciao! Non importa, non sono quì da molto." Bugia. "Tieni, questi sono per te.." mormoro, porgendole il mazzo di fiori. Non so cosa dire.

"Sono bellissimi, grazie. Non dovevi disturbarti così tanto!". Leggo un certo stupore nel suo sguardo. Sembra felice.

"Sono contento che ti piacciano..Entriamo?"la voce mi esce strozzata. Lei annuisce, e prendiamo posto a un tavolo in fondo alla sala, lontani da occhi indiscreti. Mi piace questa piccola bolla privata, tutta per noi. Sembra perfettamente a suo agio. È piccola e magra, sembra fatta solo di pelle, muscoli e ossa. I lunghi capelli biondi sono raccolti in una morbida treccia, che ricade sulle spalle. Mi osserva con un’ espressione incuriosita sul viso. Nascondo le mie mani poco curate e con le unghie mangiucchiate sotto al tavolo, e cerco di mostrarmi sorridente e rilassato. In realtà, provo un turbinio di emozioni diverse e un nodo in gola. Una cameriera si avvicina a noi e poggia i menù sul tavolo. La ringrazio con un cenno del capo.

"Questo posto è davvero carino. Mi piacciono soprattutto i disegni alle pareti. Sai, somigliano a quelle della mia stanza. Sono di un blu tenue, mi ricordano tremendamente il mare" commenta, guardandosi attorno.

Le sorrido, e la guardo dritto negli occhi. Annegherei volentieri in quel paio di occhi azzurri e limpidi come laghi di montagna. Accenna anche lei un sorriso, e si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

"Sei bellissima." le parole mi sgorgano dalle labbra senza che quasi me ne accorga. Cavolo, forse sono un po’ troppo sdolcinato.

Le sue guancie si tingono di un tenue rossore, e abbassa lo sguardo.

"Grazie.." mormora, e inaspettatamente aggiunge "Non vorrei trovarmi in nessun altro posto ora, se non qui con te."

Ok, ritiro tutto quello che ho pensato prima.

"Sei una romanticona.." la canzono, imbarazzato.

"E non va bene, Vossignoria?" domanda, sarcastica.

"Vossignoria le concede di dire o fare tutto ciò che lei desidera."

" Proprio tutto? Potrebbe scappare." ride, divertita.

Scappare? Devo ancora capacitarmi del perché abbia accettato volentieri il mio invito!

"Che cosa vi porto, ragazzi?". La cameriera mi distoglie dai miei pensieri.

"Per me una tazza di the verde, senza zucchero. E un muffin ai frutti di bosco e yogurt,grazie."

"Invece, per me una cioccolata calda aromatizzata al Bayles. Grazie." Le restituisco i menù e le sorrido cordialmente.

"Parlami di te.." mi esorta, con dolcezza.

"Non c’è molto da sapere su di me..sono un tipo noioso!" esclamo, sarcastico.

Aggrotta le sopracciglia, contrariata " Hai davvero una percezione distorta di te stesso, lo sai?"

Non rispondo. Che cosa vuole sapere? Che preferisco i libri alle persone? Che non ho mai avuto una ragazza? O di quanto sia fredda la mia casa, senza il calore di..

Devo avere un’ espressione cupa in viso, poiché aggiunge "Possiamo essere noiosi insieme, se lo preferisci."

"Non essere ridicola!" esclamo, piccato "Non sei affatto una ragazza noiosa, altrimenti non ti avrei chiesto di uscire con me!"

"Ed io non esco con i ragazzi noiosi, quindi.." sorride, sorniona " Sto ancora aspettando."

Non posso contrabbattere di fronte a tanta logica. Le racconto dei miei studi di Ingegneria informatica, dei miei libri preferiti e della passione sfrenata per i film horror, che guardo sempre insieme a mio padre. Comincio a parlare di lui, dell’uomo che, da bambino, mi spingeva sempre a mangiare, mi ha insegnato a guidare e a segnare un canestro da tre punti. So cosa sta pensando, ancora prima che lei me lo chieda. Le parole risuonano già nella mia testa.

"E tua madre, che tipo è ?"

SBAM! Una coltellata dritta in pieno petto. Il dolore è sempre lo stesso, ho solo imparato a gestirlo. O meglio, a reprimere singolarmente tutti i miei sensi. Cerco le parole adatte per farla sentire il meno possibile a disagio, ma mi rendo conto che non c’è altro modo.

"Lei non c’è più. È morta quando avevo otto anni." Breve e coinciso. Non lascio trasparire nessuna emozione: una tecnica che ho affinato egregiamente, e che mi consente di tenere a bada gli scocciatori. Non che la ragazza seduta di fronte a me rientri in questa categoria, ma è una questione di abitudine.

Leggo un dispiacere sincero nei suoi occhi.

"Scusami, non ne avevo idea..mi dispiace. Parlo troppo!" sembra davvero mortificata.

"Non preoccuparti, è stato tanto tempo fa. Ce la caviamo abbastanza bene." Le sorrido, ma è un sorriso freddo, metallico, come il rivestimento del tavolo al quale siamo seduti.

La cameriera torna con le nostre ordinazioni. Estraggo una banconota dal portafoglio e gliela porgo.

"Tenga pure il resto." Mi ringrazia calorosamente, e ci lascia soli.

"Sei un ragazzo molto forte." commenta, cauta. Io, forte? Trattengo a stento una risata nervosa. Sono un fascio di insicurezze, che celo accuratamente.

Non è stato facile. Lo scenario era piuttosto desolante: un uomo giovane rimasto vedovo, un bambino piccolo da crescere, un lavoro a tempo pieno. Mio padre ha fatto del suo meglio, ma mi sono mancate tante piccole cose. Il profumo di una torta di mele, appena sfornata. Il bacio della buonanotte. Le sue carezze. L’odore della sua pelle. Era una donna molto bella, e incredibilmente dolce. Mi sarebbe piaciuto somigliarle un po’. Invece, sono tale e quale a mio padre: entrambi alti, bruni e silenziosi.

"Che vuoi farci, è la vita.." faccio le spalluccie, mentre bevo un sorso di cioccolata calda. Lei sbocconcella il suo muffin, assorta nei suoi pensieri. Sto per chiederle a cosa pensa, quando all’improvviso la tazza mi sfugge di mano, e il suo contenuto si riversa copiosamente sul tavolo, e in parte sui miei pantaloni.

"Merda!" grido, alzandomi in piedi di scatto. Mi porge subito dei tovaglioli, ma ormai il danno è fatto: il mio savoir-faire è svanito, e con esso anche i miei jeans puliti. Un’altra cameriera accorre in nostro aiuto, e ripulisce velocemente le tracce di cioccolata con uno straccio. Sono livido di rabbia. Lei, si trattiene a stento dal ridere.

"È tutto il giorno che cerco di non sembrare un perfetto coglione, e invece..cazzo, mi dispiace!" la mia voce è satura di vergogna. Vorrei sparire.

Inaspettatamente, mi prende per mano e squittisce " Mattia, sei esasperante! Non sei affatto un coglione. Sei un ragazzo intelligente, sensibile e generoso, che è dovuto crescere in fretta.  Devi smetterla di sentirti sempre inadeguato. "

Sembra arrabbiata. Abbasso timidamente lo sguardo.

" Io sto bene da solo, ma da quando ti ho incontrata.." cerco di trovare le parole giuste " La mia solitudine mi sta stretta. Ho un gran casino in testa, Emma. Sono un disastro. Ho sempre preferito i libri alle persone. E ora.. non mi basta più."

Mi sorride " Lo so.. ma non cambierei nulla di te. Mi piaci così come sei. Quando te lo ficcherai in quella zucca vuota?". Mi fa una linguaccia e beve un sorso di the.  

Quell’ammissione così sincera è un pugno allo stomaco. Lei è sempre indulgente nei miei confronti, molto più di quanto lo sia con me stesso. E mi legge dentro, come un libro già scritto. Mi mette a nudo. Questo mi spaventa a morte, ma non abbastanza da fuggire.

Ci guardiamo negli occhi, e lei capisce cosa sta per succedere.

Al diavolo le mie paure. Emma è qui, davanti a me, e mi sta dicendo che mi vuole. Le prendo il viso tra le mani e la bacio. Un bacio dolce, lento, delicato. Un bacio che mi fa perdere del tutto la cognizione del tempo. Si stacca da me, e mi guarda a lungo, gli occhi illuminati da una tenue, ma calda sfumatura di divertimento.

" Questo mi sembra un buon inizio.." mi sorride, raggiante di gioia.

Annuisco, felice e alquanto soddisfatto "Non scapperei via da me, dunque? "

Mi guarda negli occhi, stupita. Sembra cercare le parole giuste.

"Non posso promettertelo, Mattia."

Il tono della sua voce è cambiato. Avverto una nota di malinconia.

"Non capisco.. "

"È facile fare promesse. Posso prometterti che ti amerò per sempre. Che sarò sempre al tuo fianco. O che non ti farò mai soffrire. Ma non è vero. Prima o poi, ti ferirò. O  mi ferirai tu. E servirà tanta, tanta forza, per restare insieme. Per non scappare via, quando tutto va male. Ci saranno giorni, in cui ci sentiremo distanti. Saremo esausti.  E, credimi, quando tutto sembrerà remarci contro, lotterò con tutta me stessa per far funzionare le cose. Non scapperò dinanzi alle prime difficoltà. Ma la certezza che, farò per sempre parte della tua vita..quella non posso dartela, Mattia. Mentirei a me stessa, e anche a te."

Ha un’espressione dura in viso. Chissà quali esperienze, quali sofferenze passate, si celano dietro le due parole. Devo saperne di più.

"Sembra quasi che, tu non creda al classico ‘e vissero per sempre felici e contenti.’"

" Nulla è per sempre. Persino questo momento, non tornerà più. Domani, anche se tornassimo in questa caffetteria, non sarebbe più la stessa cosa. Sarebbe tutto diverso, anche se ci sedessimo allo stesso tavolo e ordinassimo le stesse cose. L’illusione di un momento perfetto. Capisci cosa intendo? "

Annuisco. Avverto una certa malinconia nelle sue parole.

Cosa le è successo?

"Sembra quasi che tu abbia dato fiducia alla persone sbagliate, in passato." osservo, cauto.

"Non è sfiducia nelle cose, o nelle persone." sembra quasi offesa "Ma semplice disincanto. Si sbaglia, si soffre e si cresce. È doloroso, ma necessario; l’amore è come una giostra: al primo giro, è tutto così bello ed eccitante. Vuoi andare sempre più su, sempre più veloce. Ancora, e ancora! Ma, ad un certo punto, ti gira la testa. La musica è troppo alta. Il calore è insopportabile. Vuoi scendere, subito. E non importa quanto ti facesse stare bene, e quanto ti piacesse: vuoi scendere al più presto da lì."

Caspita! Deve aver sofferto tanto in passato. Eppure, sembra una ragazza forte, quasi imperturbabile. Chissà chi ha distrutto i suoi sogni, rendendola così dura, così ostinata. Ha un’espressione strana in viso, si attorciglia di continuo i capelli attorno a un dito. Voglio rassicurarla, e farla sentire protetta. La prendo per mano: la sua è piccola e calda, e imprigiona il mio cuore.

"Ok, ammettiamo che nulla è per sempre, come dici tu."Sorride, perplessa: non sa dove voglio andare a parare. "Ma, io ti amo. Ti ho amata dal primo momento in cui ti ho vista, in quel parco, mentre chiacchieravi con le tue amiche. Sei stata l’unica a non ridere di me, quando sono inciampato; l’unica che mi abbia chiesto se stessi bene. Eri così bella, e dolce. Non posso prometterti che resterò per sempre, hai ragione. Ma ti prometto che, per tutto il tempo che staremo insieme, farò di tutto per renderti felice. È la prima volta che dico queste cose ad un’altra persona, ed è incredibilmente bello..e strano. Perciò, non useremo le parole ‘per sempre’. Piuttosto, viviamo il PRESENTE insieme. Ok? "

Emma annuisce, commossa. Ha gli occhi lucidi, e finalmente sorride, serena. Chissà cosa ne sarà di noi. Se, questa storia, avrà un finale triste oppure un finale felice. Non  lo so: la mia unica certezza, è qui, di fronte a me, e mi tiene per mano.

"Presente? " mi domanda, a bassa voce.

"Presente. "le ripeto, forte e chiaro. E la bacio ancora.

   
 
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