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Autore: nikita82roma    20/01/2017    3 recensioni
Rick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedale gravemente ferita. Si parte da "Always" ma il percorso poi è completamente diverso.
FF nata da un'idea cristalskies e con il suo contributo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rick Castle, William Bracken | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Castle si guardò nello specchio dell’ascensore dell’ospedale prima che arrivasse al piano. Il vestito nero con la giacca con i revers lucidi gli calzava a pennello e la cravatta con la pochette di quel blu profondo spiccavano sulla camicia nera come il completo. Si sistemò il ciuffo ribelle che proprio non ne voleva sapere di stare al suo posto, poi quando sentì il bip che annunciava l’arrivo al piano, si mosse a passo svelto verso la camera di Kate.
 
- Non pensavo che intendevi questo con l’andare a casa a cambiarti! - Gli disse Kate annusando il mazzo di fiori che le aveva appena portato.
- No, beh, nemmeno io… 
- Sembra che stai per andare ad una festa molto chic! - Lo prese in giro Kate
- Beh, sì è così - Ammise lui con aria colpevole. - Mi ha chiamato Paula, si è messa d’accordo con Gina per un party nel tardo pomeriggio in un hotel qui vicino. È una raccolta fondi per non so che cosa… Qualcosa di beneficenza…
- Ah sì, certo… I party benefici… - Poggiò i fiori sul lato del letto vicino a lei - Quindi questi per cosa sono, per farti perdonare preventivamente?
- No, io… mi faceva piacere regalarti dei fiori… 
- Casualmente proprio oggi…
- Sì, beh, no… Li ho visti e ti ho pensato. Devo andare via prima, un modo per scusarmi. Però come vedi sono già pronto così non dovrò passare a casa a cambiarmi di nuovo.
- Ed andrai ad un elegantissimo party con lo smoking stropicciato che sa di ospedale… - disse sistemandogli la pochette nel taschino che non ne voleva sapere di stare su.
- Non mi importa, preferirei stare qui, con te.
- Andiamo Castle! Tu adori i party, le feste, la mondanità, circondarti di belle donne giovani e provocanti e farti fare tante foto per finire su tutti i giornali! - C’era più di un pizzico di fastidio nelle parole di Kate.
- Adoro molto di più stare con te. Se per te è un problema, chiamo Paula le dico di non contare su di me. - Aveva già il cellulare in mano, ma Kate lo fermò
- No, Rick, è il tuo lavoro. Ricordati solo una cosa, per tutti sei single, ma non per me. - Beckett gli sorrise provocante ammiccandogli
- Non sono single? - Chiese Castle stuzzicandola a sua volta
- No, non lo sei. - Rispose molto più seria di quanto Rick si aspettasse e questo lo rese molto felice
- Me lo ricorderò, allora, Detective. - Si chinò per darle uno di quei casti baci che erano l’unica cosa che si erano tacitamente concessi senza che nessuno dei due provasse a chiedere di più all’altro.


- Buonasera Detective Beckett, la vedo meglio
- Buonasera Price… Grazie, sto meglio in effetti. - Il detective era entrato nelle sua stanza bussando diligentemente prima. Non era la prima volta che tornava da lei dopo il primo destabilizzante interrogatorio, era però la prima volta che lo vedeva approcciarsi in modo diverso.
- Ammiratore segreto o Castle? - Chiese sorridendo indicando i fiori. Kate arrossì e non rispose.
- Castle è il mio partner, sul lavoro. - Disse ammettendo implicitamente chi era il mittente, specificandone il ruolo nella sua vita senza che nessuno glielo avesse chiesto.
- Molto premuroso per essere solo quello… Andiamo Beckett, è palese! - esclamò divertito di averla fatta tradire da sola con estrema facilità.
- Lei dice, detective Price? - Chiese perplessa, non tanto del fatto che fosse palese, qualsiasi cosa Price intendesse con quello, ma che quando c’era di mezzo Castle cominciava a perdere gran parte della sua freddezza e razionalità. Doveva imparare e ricomporsi e trattenersi.
- Assolutamente sì. Ma perché non ci diamo del tu? Chiamami Nick… posso chiamarti Kate? - Price aveva avvicinato una delle poltroncine al suo letto, si era seduto con una postura molto più sciolta delle altre volte, con le gambe accavallate e le mani che gesticolavano appena a sottolineare le sue parole. Non avrebbe sfigurato, per eleganza, vicino a Castle, ma aveva imparato a conoscere quel lato del detective, sempre molto attento e curato nel vestire. Si tolse la giacca blu, riponendola sul bracciolo della poltroncina, mettendo in mostra, dalla camicia piuttosto aderente color carta da zucchero, un fisico decisamente scolpito.
- Ma certo, Nick… Perché sei qui allora, non penso per parlare di Castle… 
- Beh, in parte sì, dopo che ho saputo cosa è successo ieri. Il tuo partner se l’è vista brutta…
- Mi ha raccontato…
- Ti devo delle scuse Kate, per tutta la tua storia. Al distretto abbiamo un nuovo capitano da poco tempo, è stato lui a dirci di chiudere il tuo caso in fretta ed io mi sono attenuto a quanto ordinato. È stato stupido lo so, ma la mia situazione non è ottima al distretto, mi sono anche stupito quando mi hanno affidato questo caso… Cercavo solo di tenermi buono il capo. 
- Ed hai pensato di farlo sulla mia pelle, interessante… - Kate lo guardava con un’espressione molto simile al disgusto, mentre lui, in evidente imbarazzo si passava una mano tra i capelli scuri estremamente curati, come tutto il resto del suo aspetto.
- Lo so che per te tutto questo non è concepibile.
- È così infatti. - Lo interruppe, non voleva fare la vittima ma odiava il fatto che tentasse di giustificarsi - La verità viene prima degli ordini del mio capitano per me.
- Per te è facile Kate. A New York ti conoscono tutti. Kate Beckett, la più giovane detective di New York, quella uscita dall’accademia con il punteggio più alto, quella con la più alta percentuale di casi risolti, l’alter ego di Nikki Heat… Hai un sacco di record! - Snocciolò i dati uno dietro l’altro cercando di alleggerire la sua posizione, sembrava che, malgrado le apparenze, avesse indagato molto, almeno sulla sua persona.
- Compreso le volte che hanno provato ad uccidermi negli ultimi 12 mesi? - Rispose Kate sarcastica, ma Price non capì il suo sarcasmo pensando che era riuscito solo a farla rasserenare un po’.
- Credo di sì, anche quello… Il prezzo da pagare per essere i più bravi, no? - Le sorrise allegro, ma l’espressione di Kate gli fece immediatamente capire che la sua voglia di scherzare non era ai massimi livelli.
- Non è divertente Nick. E non è per quello, lo dovresti sapere. C’è qualcuno che non vuole che riapra il caso di mia madre, che arrivi alla verità, che sta usando tutti i mezzi possibili, compreso un detective che ha paura del suo capo e non vuole indagare. - Kate scoprì le sue carte, era stanca di giocare delle mezze parole. Quel sospetto lo avevano avuto tutti, da Castle a Ryan ed Esposito ed era finito per contagiare anche lei. Si sposava poco con quanto le aveva appena detto, ma certo, poteva essere anche quella una tattica. Forse era stata imprudente ad esporsi, ma ormai ne aveva abbastanza di prudenza, di immobilismo e di non poter fare niente.
- Mi vuoi accusare di complicità con quanto ti è accaduto Kate? - Lo vide irrigidirsi - Ho sbagliato, ti ho chiesto scusa, se vuoi te lo chiedo ancora. Il capitano Bell dice che i casi che riguardano i colleghi è meglio chiuderli subito, prima che scavando si scoprano cose sconvenienti per il corpo della polizia.
- Ah, quindi alla fine sarebbe stata colpa mia, interessante - gli rispose tagliente
- Non penso questo Kate. Ti ripeto, la mia situazione è delicata, non potevo permettermi di contraddirlo, non in quel momento. Ora che le indagini del caso sono congiunte con il tuo distretto è diverso. 
Kate lo fissò negli occhi mentre si discolpava. Le sembrava sincero mentre i suoi occhi azzurro chiaro la guardavano concentrati, pensò che, se fingeva, era veramente un bravo attore. Respirò profondamente, decisa a concedergli il beneficio del dubbio. Avrebbe solo evitato di parlare di tutto questo con Castle, perché sapeva che non l’avrebbe capita, a lui quel tizio continuava a non andargli a genio, e si sarebbe profondamente arrabbiato. 
 - Ok, Nick… Cosa si sa sull’agguato a Castle? - Era ritornata a parlare di quello che le interessava di più in quel momento. 
- Non ti ha detto nulla? - Chiese stupito
- No… noi non abbiamo parlato di questo… - Si diede della sciocca per quella frase che poteva essere facilmente interpretata in tutt’altro modo.
- Già, immagino, avrete fatto altri discorsi - E Price, infatti, lo fece, facendogli l’occhiolino maliziosamente.
- No, Nick, non è come pensi, abbiamo solo evitato l’argomento per ora… È complicato… - Sospirò Beckett. Lo stava ripetendo troppe volte che era complicato. A se stessa e agli altri. 
- Tranquilla Kate, ti capisco, so come ti senti. Ho vissuto la stessa cosa, qualche anno fa con la mia partner. So che non è facile. - Beckett vide un velo di tristezza oscurare il suo sguardo.
- Castle però è un civile ed è un testone che non conosce il limite del buonsenso. Si mette il suo giubbotto antiproiettile con la scritta personalizzata e si butta in ogni situazione pericolosa e non importa quante volte gli dico di rimanere in macchina, stare fermo o rimanere indietro, lui è sempre lì, disarmato che vuole andare in prima linea… - Disse tutto d’un fiato non nascondendo la paura per quello che lui faceva ogni volta non ascoltandola, capendo più di tutti in quel momento quante volte si era stupidamente messo in pericolo e quante altre volte lo avrebbe fatto ancora e lei non sarebbe più riuscita a tollerarlo, non adesso. Non più. Non sapeva se stava dicendo quelle cose a Price o a se stessa e perché si trovava a dire ad un perfetto estraneo del quale nemmeno si fidava molto delle cose per lei così intime, forse aveva solo bisogno di sfogarsi con qualcuno.
- Lo ami molto Kate, non è vero? - La domanda di Nick la spiazzò. Lo amava molto, certo che sì. Lo amava troppo. Troppo per quella che era la misura in cui lei era abituata ad amare, dando nulla di se agli altri e non permettendogli di entrare nel suo cuore e ancor meno nella sua testa, mentre Rick faceva tutto questo e lo faceva come tutte le cose, in modo totale, senza riserve.
- È molto importante per me… Nick… nessuno sa di me e Castle…
- Non ti preoccupare Kate. Il tuo segreto è al sicuro con me. Sai, dal primo momento che l’ho visto sono stato certo che fosse qualcosa in più del tuo partner.
- E perché? - Chiese con vera curiosità di sapere cosa portasse un perfetto sconosciuto a pensare dal primo momento che Castle fosse più del suo partner, quando nemmeno lei sapeva cosa fosse.
- Beh, sono un detective, chiamalo sesto senso, però il modo in cui si preoccupava per te, era diverso dagli altri.
- Come mai è finita con la tua partner? - Gli chiese spostando il discorso da se stessa.
- Un arresto finito male. Era davanti a me quando abbiamo fatto irruzione in un palazzo. Due colpi al collo. È morta sul colpo. Non ho nemmeno potuto piangere la sua morte come avrei voluto. Per il mondo non eravamo niente. Sono passati 5 anni e ancora mi manca. - Era certa di aver visto gli occhi cristallini di Nick tremare nel ricordo e si pentì di aver fatto quella domanda.
- Mi dispiace molto… Certe assenze non ci abbandonano mai… - disse Kate pensando a sua madre.
- Sì, proprio così… sono indelebili… - sospirò il detective. Ci fu qualche momento di silenzio, poi Beckett riprese le fila del discorso.
- Veniamo al punto, cosa mi devi dire Nick?
- Sei sempre così diretta Detective Beckett?
- Anche di più quando sono in forma! - Sorrise Kate, ora era lei a cercare di alleggerire la situazione.
 - Dovrò ricordarmene... - Gli sorrise Nick a sua volta - Il tizio ucciso ieri sera dai tuoi colleghi appare in un video di una delle telecamere vicino al luogo della tua aggressione. Dalle impronte abbiamo scoperto che si chiama David Flynn, ti dice qualcosa? - Kate scosse la testa, non aveva mai sentito quel nome. Price le passò una foto e la osservò ma non lo aveva mai visto.
- Mai visto nè sentito. Evidentemente era quello che mi ha preso alle spalle. Ha precedenti? 
- In un certo senso. È stato nelle forze speciali per tre anni. Ha disertato cinque anni fa, di lui si erano perse le tracce. Era originario di Philadelphia, sua madre e sua sorella vivono ancora lì. Ryan ed Esposito sono partiti per andare ad interrogarle personalmente per questo sono venuto io ad informarti subito.
- Capisco… Grazie Nick.
- I tuoi colleghi penso che verranno domani a riferirti quanto scoperto, almeno così mi hanno detto.
- Li chiamerò più tardi, così mi aggiorneranno.
- Ok… - Price stava tergiversando e Beckett se ne accorse
- Cosa altro mi devi dire?
- Kate, tu e Castle siete in pericolo, mi pare evidente. La tua aggressione e quella di Castle sono collegate, ne abbiamo le prove adesso.
- Non è una novità essere in pericolo, l’hai detto tu, no?
- Sì, ma è diverso. Hanno provato ad uccidervi e non ci sono riusciti per pura casualità…
- E con lei ci sono andati molto vicini Detective Beckett! - La voce di Victoria Gates irruppe nella stanza
- Buonasera capitano - La salutò Kate
- Il detective Price ha ragione, lei ed il signor Castle siete in pericolo, anzi direi che siete un bersaglio. - Continuò la Gates
- Capitano, io sono in ospedale, dubito che qualcuno verrà qui… Poi ha visto Castle cosa ha organizzato… - disse facendo un cenno con le dita indicando i due fuori dalla porta.
- Il signor Castle ha spesso idee bizzarre, ma questa volta è stato il più previdente di tutti, alla luce dei fatti, mi costa dirlo, ma ha fatto bene. 
- Signore, credo che sia più importante adesso pensare alla sicurezza di Castle. - Le disse Beckett preoccupata
- Ho parlato con lui, domani mattina verrà al distretto e discuteremo insieme cosa sia più opportuno fare. - Affermò decisa la Gates
- Questa sera… - Provò a ribattere Kate
- So che questa sera il signor Castle sarà ad un evento mondano. Non si preoccupi Beckett, sarà ben protetto. - Disse il capitano
- Grazie - Beckett sembrò più sollevata. Non aveva stupidamente pensato al pericolo che correva ed ora ne era terrorizzata. L’avrebbe voluto richiamare, per dirgli di andare lì da lei, perché ne aveva bisogno ed era certa che lo avrebbe fatto. 
- Beckett, dovremmo pensare anche alla sua sistemazione quando uscirà da qui. Mi pare evidente che lei sia l’obiettivo numero uno di qualche organizzazione che vuole eliminarla, forse sarà meglio che per un po’ lei stia lontano dalla città…
- Capitano, non so ancora quando uscirò, nè cosa accadrà… 
- Detective, non voglio farmi trovare impreparata e non voglio rischiare di perdere ancora il mio miglior elemento. - Tuonò perentoria la Gates che anche quando le faceva un complimento sembrava sempre che le stesse impartendo degli ordini. - Da questa sera ci sarà anche uno dei nostri a presidiare fuori dalla sua stanza. Ho già provveduto ad avvisare la sua sicurezza personale. 
Kate notò una sorta di sorriso sul volto della Gates nel parlare della sua “sicurezza personale”, non potè fare altro che ringraziarla mentre se ne andava lasciandola di nuovo sola con Price che aveva assistito in silenzio in piedi a qualche passo di distranza al loro dialogo.
- Un bel tipo il tuo capitano eh! - Disse sorridendo prendendo la giacca dalla sedia e rivestendosi.
- Una donna forte - Rispose Beckett - Dimmi la verità Nick, tu sapevi di tutto questo? Delle idee della Gates?
- Sì, ne ha parlato oggi al distretto a me e ai tuoi colleghi dopo che è venuto fuori il collegamento di Flynn.
- E Castle lo sa?
- Per quel che ne so io, no. Kate, perché ti sei così irrigidita davanti alla proposta della Gates? È qualcosa che viene fatto per la tua incolumità.
- Sono 15 anni che tutta questa storia condiziona la mia vita, in ogni aspetto, professionale e privato. Non voglio che continui a farlo ancora e soprattutto non voglio che condizioni anche quella di Castle. 
Price la salutò e andandosene chiuse piano la porta della sua stanza lasciandola sola. Kate si alzò ed andò verso la finestra osservando il sole su New York che stava cominciando ad abbassarsi. Guardava dal vetro della finestra la vita che scorreva al di fuori di lì che si mischiava con il suo volto riflesso dove poteva riconoscere distintamente ogni preoccupazione che l’affliggeva. Era così difficile essere felici.
   
 
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