Storie originali > Poesia
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Autore: Callimaco_Beta    20/01/2017    0 recensioni
Poesie tratte dalla mia esperienza personale ed esistenziale, fatta di riflessioni filosofiche e di momenti di disperazione d'amore e, tragicamente, di tanta vita. Incertezza, dubbio, morte di Dio: queste le parole chiave di un'anima complessa, rea di delitti inconfessabili, inattuale, che cerca se stessa in un baratro da cui non entra la luce. Stile vario, sull'orma della raffinata musa dell'ellenismo e ricerca del proprio posto in un mondo in putrefazione. Poikilģa. "Non amo la poesia comune e odio/la strada aperta a chiunque./Odio un amante goduto da tutti/e non bevo ad una pubblica fontana./Odio ogni cosa divisa con altri./Certo, Lisąnia č bello! Bello! E ancora/non l'ho detto che un'eco gią ripete:/«Č anche d'un altro.»" (Callimaco, Ant. Pal. XII, 43, trad. di Salvatore Quasimodo)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ego, vivens coemeterium
Τίνα, ν δ γώ, δύναμιν χον [ρως]; ρμηνεον κα διαπορθμεον [...]
("Che potere, dissi io, ha [Eros]?", "Di interpretare e di tragittare [...]")

 
Anubi, tiranno canino delle
Nere necropoli, leggi, ora, il mio
Necrologio: cosa c'č scritto, o santo
Dio delle bende? Rivelami ogni
Dettaglio sulla mia atroce morte.
Sarņ congelato dal freddo artico,
Il mio cuore smetterą di pulsare
Vivacemente, i muscoli elastici
Diverranno rigidi come la ben
Fredda pietra? Oppure sarņ arso
Dalla calura insopportabile del
Fuoco? Le mie misere ossa andranno
In fiamme, sarņ secco come erba
Morta, della mia candida pelle che
Rimarrą? Solo polvere? Cosģ del
Mio corpo fumoso? Oppure la mia
Sorte č un'altra, che debba, forse
Essere mangiato dai vermi, bestie
Caustiche, fino a che con il corpo
Mio banchetteranno le ignobili
Creature superficiali, massa
Schifosa? E il mio cervello verrą
Forse usato per concime alle
Colture mortali? Un tal sarcasmo
Per me č nella mente dei divini?
Dimmi allora, Anubi della montagna,
Che sarą di me? Ma ecco quando stai
Per profetizzare, cane sapiente,
Ti interrompo ancora: e cosa
Mi attende dopo la morte? Che c'č
Al di lą del bene e del male, dio?
Finalmente rispondi, per enigmi:
"Morirai nel peggior dei modi, tu che
Tanto tormenti il mio oracolo
Dei morti!". E dunque, io, sciocco ecco
Che chiedo: allor come? Tradito da
Chi? Sotto la frode di chi? Ucciso da
Chi? Per il volere di chi? Chi farą
Il gioioso bagno nel mio sangue sģ
Fresco? Chi č costui? Chi scardinerą,
Silenzioso, la porta della casa?
Chi, a tavola, mi servirą in una
Coppa d'oro zecchino il funesto
Veleno, acquistato dal fidato
Spezial? Chi, satanasso, farą dolce
Pasto del mio cuore ancor pulsante?
In fine Anubi, sciacallo, risponde
Condannandomi alla logorante
Sofferenza: "il reale, nulla eterno".
   
 
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