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Autore: foschi    20/01/2017    3 recensioni
Cesare chiuse gli occhi ispirando l’aria fresca e frizzantina.
Poteva sentire, vedere, Roma risorgere dall’orrore che aveva attraversato. L’aveva vista, sentita, fiaccata, grondante del sangue dei suoi abitanti - per la seconda volta. L’aveva sentita appoggiarsi sulla sua spalla, chiedendo aiuto, pace.
« Pax tibi, Roma »
Sussurrò ascoltando la pace della città che splendeva sotto i raggi del nuovo giorno.
Roma era grande e lo sarebbe stata sempre di più, ne era sicuro.
Loro l’avrebbero aiutata a diventare grande. Loro che l’amavano incondizionatamente, loro che avrebbero fatto a pezzi tutto e tutti, che avrebbero rischiato la pelle per realizzare quel sogno. Per vedere Roma eterna..
Personaggi: Gaio Giulio Cesare; Ottaviano (Augusto)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Tibi in perpetuum

 

Saaalve! :D

Dunque, che ci faccio io da queste parti? Infestare anche questo fandom, come i pirati nel Mediterraneo nell’antica Roma.

Scherzo, in realtà approdo per la prima volta in questo fandom ed ho deciso di iniziare con questa fiction su due personaggi dell’Antica Roma che adoro in maniera non quantificabile,ovvero Gaio Giulio Cesare ed Ottaviano Augusto.

Bene, non vi trattengo molto, lasciatemi solamente ringraziare la carissima Sibilla Mikk che mi è accanto anche in questo nuovo fandom! ♥

Okay, buona lettura :D

 

 

 

 


 

Gli occhi di Cesare abbracciarono il profilo di Roma, la sua Roma.

Roma che l’aveva fatto nascere, nutrito, cresciuto… quella Roma che lo aveva reclamato come socius nella guerra, come suo dux.

Cesare chiuse gli occhi ispirando l’aria fresca e frizzantina.

Poteva sentire, vedere, Roma risorgere dall’orrore che aveva attraversato. L’aveva vista, sentita, fiaccata, grondante del sangue dei suoi abitanti - per la seconda volta. L’aveva sentita appoggiarsi sulla sua spalla, chiedendo aiuto, pace.

« Pax tibi, Roma »

Sussurrò ascoltando la pace della città che splendeva sotto i raggi del nuovo giorno.

Roma era grande e lo sarebbe stata sempre di più, ne era sicuro.

Loro l’avrebbero aiutata a diventare grande. Loro che l’amavano incondizionatamente, loro che avrebbero fatto a pezzi tutto e tutti, che avrebbero rischiato la pelle per realizzare quel sogno. Per vedere Roma eterna..

 

Le mani si chiusero a pugno e gli occhi si spalancarono. Un brivido di adrenalina gli attraversò la schiena.  Erano piccole gocce, ma si sarebbero trasformati in un fiume che l’avrebbe portata fino all’orizzonte, fino al futuro

 

«Avunculus? »

Il Dittatore si voltò verso il nuovo venuto. Occhi di cielo in occhi di prato, sconfinati, spalancati verso il futuro, l’infinito.

Il volto di Cesare si illuminò con un piccolo sorriso e passò un braccio intorno alle spalle del ragazzo.

Il vento accarezzava il loro viso. Un venticello che, divenuto tempesta, li avrebbe sospinti travolgendo tutto ciò che stagliava contro le loro vite.

«Cosa vedi, Gaio Ottavio? »

Il giovane socchiuse gli occhi. Il vento gli vezzeggiava i capelli ed anche lui poteva sentire quella forza nascosta, che li avrebbe sradicati portandoli verso il loro destino. Non era certo, ma sentiva che suo zio avvertiva le stesse sensazioni. Anche lui poteva sentire il suono di lei.

Lì, su quell’altura, a sentirla, respirarla, davanti ai quegli eterni silenzi, a quella profonda quiete quasi si sentiva impaurito dalla grandezza di Roma.

E la sua mente si perdeva in quell’immensità..

«Roma »

Cesare annuì «E noi saremo lì per lei, sempre »

Gaio Ottavio sorrise «Sempre »

 

 

*****

 

Qualche anno dopo, Gaio Giulio Cesare Ottaviano, Augusto, era di nuovo lì, su quell’altura.

Guardava Roma e crollò. Cosa non aveva fatto per lei!

Aveva combattuto i suoi concittadini, aveva combattuto il suo nemico, prima alleato. Aveva sparso ulteriore sangue e Roma l’aveva bevuto.

L’aveva accresciuta, l’aveva fatta diventare grande. L’aveva fatto per lei e lei cosa gli aveva dato? La fama di un nome che sarebbe durato per sempre.

Avrebbe conservato il suo nome e quello del Dictator Gaio Giulio Cesare… ma gliel’aveva sottratto. Gli aveva sottratto la sua guida, il suo modello, la persona che forse, più di tutte, aveva amato come un padre..

 

Si raddrizzò e chiuse gli occhi.

Per un attimo, un attimo infinito, lo sentì lì, accanto lui. La mano salda sulla sua spalla, in un gesto di orgoglio ed affetto.

«Lì per lei, sempre »

Augusto sorrise ed aprì gli occhi. Le lacrime che minacciavano di uscire « Sempre »

Ci sarebbero stati. In quel breve tempo senza età, sarebbero stati lì, alla testa ed nel cuore di Roma. Sarebbero stati i suoi capitani coraggiosi  ed i loro nomi avrebbero continuato a vivere nella sua grandezza, la grandezza della loro Roma.

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

 

Ave! :D

Ed ecco a voi questa fiction. In realtà non so che pensare.. doveva essere una storia incentrata sul rapporto di Cesare ed Ottaviano ed invece mi è uscita una riflessione del rapporto dei due con Roma .-.

Ma Roma fa parte di loro, quindi sarebbe impossibile dividerli ♥

Anyway, spero di aver reso bene i loro sentimenti verso Roma: la completa dedizione per lei, il completo affetto e l’intera vita a lei offerta.

Ho cercato di rendere Ottaviano più umano, sottolineando la sua frustrazione per essersi dedicato completamente a lui per poi vedersi sottratta la persona che ha amato come un padre.

Diciamo che Cesare ha dato l’imput ed Ottaviano ha continuato l’opera senza che il reciproco affetto venisse meno.

Bene, io ho finito.

Spero di leggere una vostra opinione riguardo questa fiction. E ricordatevi che fa male al cervello studiare Storia Romana visto che nascono queste cose v.v

Baci alla prossima,

Olivier_Rei=)

   
 
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