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Autore: Giulia_Choppers    21/01/2017    3 recensioni
Steve Rogers/Tony Stark | Post Avengers | Conteggio: 1370 parole |
Nell’ultimo periodo – in ordine cronologico – si era quasi fatto esplodere disattivando una bomba, tagliato una mano con una lamiera, caduto da otto kilometri di altezza a causa di un malfunzionamento dell’armatura e, per chiudere in bellezza, si era fatto risucchiare da una specie di buco nero alieno per salvare il culo a tutta New York.
Quindi, dopo tutte le disavventure e buone azioni, che motivo avrebbe avuto il fato per avercela con lui?
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jarvis, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non mi appartengono (con mio enorme rammarico nel caso del Capitano Rogers), ma sono di proprieta Marvel.
A me solo la gloria di aver scritto finalmente una Stony.
Buona lettura :)



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Accident at 3 A.M.
 

Tony proprio non capiva cosa avesse fatto di male. Nell’ultimo periodo – in ordine cronologico – si era quasi fatto esplodere disattivando una bomba, tagliato una mano con una lamiera, caduto da otto kilometri di altezza a causa di un malfunzionamento dell’armatura e, per chiudere in bellezza, si era fatto risucchiare da una specie di buco nero alieno per salvare il culo a tutta New York.
Aveva rischiato la morte innumerevoli volte e tutto perché, da bravo cittadino super intelligente con un’armatura super accessoriata, aveva preso parte al progetto Avengers, ideato da quello sciroccato mezzo cieco di Nick Fury, per difendere il mondo da minacce ultraterrene. Lo stesso progetto che l’aveva costretto a vedersi invadere i propri spazi personali e la Stark Tower – da poco ribattezzata Avengers Tower, con suo personale disappunto – da tutto il gruppo di supereroi che si era trasferito in casa sua sotto consiglio – o meglio, ordine – del capo dello SHIELD citato prima e che l’aveva fatto lasciare con Pepper perché aveva risucchiato ogni sua energia e tempo libero, rendendolo il fidanzato peggiore degli ultimi vent’anni (erano rimasti amici e, per fortuna, lei aveva continuato a lavorare per lui come se nulla fosse successo, o la società sarebbe andata in malora).
Quindi, dopo tutte le disavventure e buone azioni, che motivo avrebbe avuto il fato per avercela con lui? Eppure in quel momento – alle tre di notte – era aggrovigliato a dei fili elettrici da almeno una decina di minuti con solo dei boxer addosso e gli stivali della sua armatura, senza possibilità di uscire senza venire folgorato.
“JARVIS, aiutami ad uscire da qui.” Si lamentò ancora, con le mani legate sopra la sua testa e le braccia dolenti per la scomoda posizione.
“Sono desolato signore, ma non posso proprio aiutarla.” Tony sbuffò e provò a muovere una gamba, ricevendo in cambio una piccola scossa al polpaccio.
“Almeno puoi riaccendere la luce? Vorrei vedere com’è la situazione.”
“Temo di non poter fare nemmeno quello: ha fatto saltare la luce in tutto l’edificio.” L’uomo si lasciò scappare un verso esasperato. “Se vuole però, posso chiedere ad uno dei suoi compagni di aiutarla.”
“Lo sai anche tu che nelle stanze da letto non hai accesso la notte, JARVIS.”
“Certo, ricordo come sono stato programmato, signore, grazie.” Tony sbuffò una risata e si chiese per quale motivo si fosse preso il disturbo di programmarlo con senso dell’umorismo. Nonostante tutto ne andava così fiero. “Uno dei Vendicatori è attualmente sveglio e fuori dalla propria stanza.”
“Di chi stai parlando?” Domandò.
“Il Capitano Rogers, signore.” Oh, ma che diavolo!
“Proprio lui tra tutti? Mi prenderà in giro per decenni nel vedermi così.”
“Secondo i miei calcoli, se non si farà aiutare ora, dovrà aspettare altre tre ore e trentadue minuti, orario di sveglia del dottor Banner.” Tony sbuffò e chiuse gli occhi sconfitto.
“Va bene, ma non farmi sembrare disperato.” JARVIS non rispose ed esattamente tre minuti dopo, Steve Rogers e una pila, fecero ingresso nel laboratorio.
“Come hai fatto a finire così?” Chiese avvicinandosi. “JARVIS mi aveva detto che eri in una situazione orribile, ma non pensavo così tanto.”
“Credo che JARVIS abbia bisogno di essere riconfigurato. Vero, amico?” Parlò diretto con l’intelligenza artificiale, minacciandolo.
“Ho rispettato la sua richiesta, signore. Mi ha detto di non farla sembrare disperato, così ho parlato di quanto fosse disperata la sua situazione. Nessuna violazione.” Tony sbuffò –persino un AI lo prendeva in giro, fantastico – prima di trovarsi la luce della pila puntata negli occhi e vedere a puntini per qualche secondo.
“Mi vuoi rendere cieco per caso?” Steve rise e percorse con la pila tutto il corpo di Tony, illuminando anche i fili che lo tenevano legato.
“Quindi, come mai sei intrappolato qui?” Chiese ancora.
“Stavo lavorando, Capitan Ovvio.” Sbuffò.
“In mutande?”
“Fa caldo qui dentro.” Steve annuì distrattamente. “Stavo cercando di aggiornare l’armatura, ma son inciampato nei fili e –” Si bloccò di colpo quando vide Steve scavalcarlo con una gamba e rimanere in piedi con le gambe ai lati per suo torace e il bacino fin troppo vicino al suo viso. La luce della pila – che Steve teneva in bocca per avere le mani libere – riusciva ad illuminare debolmente anche il corpo del soldato coperto da pantaloncini stretti e una maglia al limite dell’aderente. “– ho fatto saltare la luce.” Concluse con un filo di voce, gli occhi a rincorrere il contorno dei suoi muscoli e  quello del cavallo dei suoi pantaloncini a meno di venti centimetri dal suo viso. Steve iniziò ad armeggiare con i fili alle sue mani, provando a slegare senza prendere la scossa, ignaro dei pensieri che il cervello di Tony in quel momento partoriva. Ci riuscì in relativamente poco tempo, un tempo che a Tony parve eterno: gli sembrava di conoscere a memoria la forma del suo arnese là sotto, tanto da poter azzardare una misura effettiva della sua lunghezza. Steve gli fece appoggiare la schiena a terra e poi cambiò posizione, provando a slegare i suoi piedi racchiusi nell’armatura. Nonostante ci avesse provato, la scossa la prese comunque e dalla sorpresa gli cadde la pila a terra, fermandosi sotto il corpo dello scienziato. A causa delle sue gambe lunghe, non riuscì recuperarla stando in piedi, fu costretto a piegarsi a novanta gradi, questa volta mettendo in mostra la linea tonda del suo fondoschiena e sbattendola in faccia a un Tony con alcuni problemi di sfera sessuale. La recuperò e si tirò su, continuando silenzioso nel suo lavoro, ma gli occhi di Tony non si tolsero più da quei due mezzi mappamondi che erano nascosti dai pantaloncini.
“Sei silenzioso.” Gli fece notare, levandosi la pila dalla bocca e tirando un filo con una mano.
“Ti dispiace?” Rispose con ironia, leccandosi le labbra nel vedere il suo culo muoversi in maniera così invitante davanti a lui. Non aveva mai avuto problemi con la sua sessualità, sapeva di amare il corpo femminile come quello maschile, ma non si sarebbe mai aspettato che un giorno sarebbe finito a sbavare su quello del Capitan Ghiacciolo.
“Effettivamente no. E’ difficile sentirti silenzioso, oserei dire quasi impossibile.”
“Goditi questo silenzio finché dura.” Gli consigliò, chiudendo il discorso per tornare nel suo silenzioso esame.
“E’ proprio ciò che intendo fare, Stark.” Detto ciò, si rimise la pila in bocca e con tre semplici mosse slegò del tutto l’uomo, che cadde pesantemente a terra con le gambe. “Ecco fatto.” Si tirò su e si stiracchiò i muscoli contratti, gemendo per il piacere di essere tornato in posizione eretta. “Ti vedo accaldato, tutto bene?” Tony fece un ghigno malizioso e deglutì: ‘oh, se tu sapessi quello che sto pensando di farti’.
“Te l’ho detto, qui dentro fa caldo.” Si limitò a rispondere.
“Giusto, me l’hai già detto.” Poi si rivolse all’intelligenza artificiale. “Ehi, JARVIS, puoi dirmi che ore sono, per cortesia?”
“Sono le ore tre e quarantasei minuti, Capitano Rogers.”
“Grazie mille.” Si voltò verso Tony. “E’ meglio che vada a dormire o non mi sveglierò per il mio allenamento delle sei.”
“Oh, sì. Importante per mantenere la linea.” Lo guardò negli occhi, ‘e che linea’ pensò. Steve rise e si grattò i capelli corti sulla nuca, schiarendosi poi la voce.
“Ormai ho la mia età, devo impegnarmi per avere un minimo di muscoli.” Scherzò, arrossendo lievemente sotto lo sguardo del compagno di squadra.
“Ci scommetto.” Tony si umettò le labbra. “Beh, buon allenamento allora, Capitano.”
“Buonanotte, Tony.” Gli fece un mezzo sorriso, poi uscì dal laboratorio e lo lasciò lì solo.
“JARVIS, riaccendi le luci e aggiusta quel casino di fili.” Disse Tony, sospirando come se avesse ripreso a respirare solo in quel momento, passandosi una mano sul cavallo dei boxer per calmarsi un attimo.
“Sarà fatto, signore.” Poi aggiunse: “Ha bisogno che chieda al Capitano di risolvere il suo secondo problema, prima che vada a letto?”
“Quale secondo problema?” Domandò con uno sbadiglio, decidendo che segarsi in bagno non fosse troppo da perdenti per calmare i propri ormoni.
“Percepisco un aumento di eccitazione del 75,8%.” La voce meccanica rispose ovvia. “Forse il Capitano Rogers può aiutarla a riportare i valori in uno standard accattabile per la sua salute.”
 “Sì, decisamente hai bisogno di una revisione da zero, razza di impertinente. E ti toglierò quel cavolo di senso dell’umorismo.” 










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