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Autore: Alsha    21/01/2017    3 recensioni
|Lockwood and co!AU|
Tenete d'occhio questi giovani talentuosi, presto leggerete il loro nome ovunque. Con la loro abilità nulla li potrà fermare.
Non sono ancora i migliori, ma presto lo saranno. Di chi parlo?Ma è ovvio!
Della Mandrake and Co!
La caccia ai fantasmi è il loro mestiere.
Genere: Dark, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bartimeus, Kitty Jones, Nathaniel, Tolomeo
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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EDIT 06-03-23: ho aggiustato qualche frase e la formattazione
EDIT 09-03-23: ho pubblicato la traduzione in inglese per la bartpromptsweek23 - giorno 4 "Academia"

 

APOCRYPHA
 
-frammenti dalla vita di Tolomeo Sotere-
 
 
Richiuse dietro di sé la porta della sua camera, tuffandosi sul letto di pancia. Dal piano di sotto arrivavano urla e strepiti, come sempre.
 
Con un angolo del cervello si chiese se era sua zia a strappare i capelli alla sua matrigna accusandola di essere venuta a rovinare la famiglia o se erano i suoi cugini a litigare per il loro nuovo gioco della settimana. Magari era stato il suo omonimo cugino a rientrare ubriaco a casa o a fare un altro incidente in auto.
 
Importava poco, considerato che i suoi trovavano sempre un motivo per scannarsi. A suo padre non importava, costantemente al lavoro per suo zio, e a lui ancora meno.
 
Sfilò dalla tasca una cartolina spiegazzata di un panorama desertico del Texas, indirizzata alla biblioteca cittadina dove la bibliotecaria gliel'aveva tenuta da parte. Era di suo cugino Claude, che appena aveva potuto era sfuggito dalla potestà familiare ed era scappato negli Stati Uniti a studiare astronomia, la sua grande passione.
 
Non avesse avuto quindici anni sarebbe scappato, ma non poteva.
 
Per andare dove poi? L’ideale sarebbe stato Londra. I migliori centri di studi dei fenomeni metapsichici erano lì, altro che le università di economia dove volevano mandarlo i suoi genitori.
 
Non “la sua famiglia”, zii e cugini preferivano che se ne andasse ovunque volesse, Londra compresa, pur che l’azienda di famiglia venisse ereditata da uno dei loro pargoli.
 
Allora, finalmente libero dalla morsa familiare?
No? Tolomeo, mi deludi!
 
La calligrafia regolare di suo cugino lo redarguì allegramente dalla cartolina, strappandogli un sorriso malinconico a sentire le urla dal piano di sotto. Doveva essere a quello che Claude stava pensando mentre scriveva, visto che continuava:
 
Sei un ragazzo intelligente, ce la devi fare.
Ho sentito degli amici a Londra, sarebbero disposti ad ospitarti, e a darti una mano con il viaggio.
Questo qua sotto è il mio nuovo numero, chiamami appena puoi.
Tuo cugino-
 
Sotto c’era effettivamente un numero di telefono, con accanto una faccina felice.
 
Claude era l’unico normale, là dentro, finché non se n’era andato.
 
Da sotto giunse un rumore di vetri rotti. Tolomeo volse la faccia al muro, dove un poster raffigurante una foto d’epoca di William Gladstone davanti ad una villa infestata gli prometteva grandi cose, e si rese conto che Claude aveva ragione, ed era giunto il momento di dimostrarglielo.
 
Lui era intelligente.
 
Prese il telefono e chiamò dall’altra parte del mondo.

 
 

 
– Ah, quindi è così che sei arrivato qui.
 
Il ragazzo, alto e secco, con la pelle che anche alle luci bianche dei lampioni antifantasmi risultava scura, con le ombre sul viso che non nascondevano gli affilati tratti mediorientali, lo stocco alla cintura e i vestiti sdruciti e chiazzati di ectoplasma, lo aveva pescato che strillava in panico contro all’ultima corriera del giorno (che aveva irrimediabilmente perso).
 
Si era fatto crepuscolo in un attimo, e il sole era tramontato poco dopo, mentre Tolomeo studiava in preda al nervosismo una cartina di Londra per riuscire a raggiungere la casa dell’amico di suo cugino.
 
La stazione era ancora sicura, con le luci antifantasma e tutto quel ferro, ma poteva rimanere lì e se no, dove altro poteva andare? Senzatetto nella stazione e fantasmi fuori.
 
E poi era arrivato lui, che lo aveva bloccato prima che gli venisse una vera crisi di nervi. Non era fatto per quello. Tutta la tensione di una fuga da casa, tutti quei treni dalla campagna gallese a Londra, qualche sporadico passaggio da qualche vecchio amico di Claude, troppa avventura per lui che era un tipo, anzi, un topo da biblioteca e niente più.
 
Aveva vuotato il sacco dalla cartolina in avanti strappandogli più di una risata.
 
– Non te ne intendi proprio di fughe, amico. Hai commesso almeno sei o sette errori madornali. – mugugnò, masticando una gomma – Se fossero stati un minimo svegli ti avrebbero già riportato a casa.
 
– Peccato che loro non vogliono ritrovarmi. – non sembrava un vero peccato dal tono della sua voce – Piuttosto, sai come posso arrivare qui? – appoggiò un dito ossuto su un punto della cartina – Senza subire un tocco fantasmatico, intendo.
 
 
 
Il professor Button aveva l’abitudine di perdere la cognizione del tempo, mentre leggeva o frugava nella sua immensa biblioteca, per questo non ebbe alcun problema a stampellare verso la porta. Aveva perso una gamba nel corso di una missione e aveva dovuto abbandonare la carriera di Agente, ma con i suoi studi sulla metafisica era rimasto comunque un’autorità nel campo, anche se da molti era considerato un ciarlatano della peggior specie.
 
Forse poteva dare ragione ad alcuni di loro quando dicevano che ormai era un vecchio ammorbato dalla solitudine, ma non quando gli davano dello sprovveduto.
 
Il rumore sembrava abbastanza reale, ma meglio non affidarsi alle impressioni non verificabili, per questo si avvicinò allo spioncino della porta. Non c’era il vuoto che avrebbe comportato la presenza invisibile di un fantasma, ma una faccia tesa e stanca, dalla pelle ambrata e dai riccioli scuri.
 
– Chi è?
 
– Sono Tolomeo Sotere, signore. Il cugino di Claude Tolomeo Sotere. – giunse pronta la risposta.
 
Era la visita che aspettava da tempo.
 
Aprì la porta, facendo strada al ragazzino e al freddo della sera. Dietro di lui si imbucò un altro ragazzo più grande e smagrito dalla stanchezza, con uno stocco che lo qualificava come Agente.
 
– Vi dispiace se abuso della vostra ospitalità? – chiese che ormai era entrato in casa, strofinandosi le braccia per scacciare il freddo.
 
– Questo è Bartimeus. Sakhr, Bartimeus Sakhr. Un amico.
 
Tutto si aspettava meno che di essere chiamato amico da quello sgorbietto, così in fretta, dopo neanche qualche ora di camminata assieme per le vie gelide di Londra.
 
Ma se non diventi amico di uno che ti scarrozza in salvo da nugoli di Visitatori, di chi puoi diventare amico a questo mondo?
 

 

 
– Se il tuo collega è tanto interessato alla storia, – si rifiutò di definirlo “secchione” come faceva Bartimeus – perché non è venuto qui a darci una mano? Mi avrebbe fatto piacere conoscerlo. – domandò perplesso Tolomeo, inerpicato su una scaletta nell’archivio municipale.
 
– Guarisce le ferite dell’orgoglio! – ribatté sprezzante l’Agente, scandagliando gli scaffali alla ricerca dei titoli che Tolomeo gli aveva segnato – È stato picchiato da una ragazza in un vicolo, si è fatto fregare tutta l’attrezzatura. Deboluccio com’è avresti potuto picchiarlo pure tu con uno di quei tuoi libroni.
 
– Gli ha preso l’attrezzatura? Davvero? Deve trattarsi di quella Resistenza di cui tutti parlano. – sentenziò tranquillo il ragazzo, recuperando le mappe cittadine che gli servivano.
 
-Mah, fanatici anticapitalisti. Un giorno si faranno ammazzare tutti con quei loro esperimenti sugli spiriti. – sbottò scocciato Bartimeus, lasciando cadere sul tavolo i fascicoli polverosi. Lui e Nathaniel avevano bisogno di più informazioni prima di andare in missione, e lui era corso a chiedere aiuto al miglior topo di biblioteca che conoscesse.
 
– Io invece sostengo che abbiano preso un’iniziativa ammirabile, con i loro esperimenti. È ora che si capiscano i fantasmi, caro Rekhyt, non trovi.
 
– No. Sì. Eh?
 
Tolomeo continuò tranquillo a frugare tra le carte, usando i faldoni per tenere aperte le larghe mappe del catasto.
 
– Intendo dire che il Problema è un fenomeno notevole, non possiamo limitarci a eliminare i Visitatori quando si manifestano, dobbia…
 
– Quello l’ho capito, Tol. – tagliò corto l’amico – Com’è che mi hai chiamato?
 
– Rekhyt. È un soprannome. Egizio antico, significa pavoncella. L'ho trovato leggendo qualche giorno fa. – lo anticipò sullo scatto.
 
– Ma perché? – Bartimeus afferrò la sedia, sedendovisi a cavalcioni. Tolomeo lo ignorò, quegli occhi d’aquila fissi sugli incartamenti a cercare un dettaglio che potesse essere d’aiuto.
 
– Bartimeus, un soprannome è un modo per rafforzare un legame, per rendere…
 
Fu troncato da un rimbombo quando l’amico abbatté la testa sul tavolo in preda alla frustrazione. Ne rimase tanto sorpreso che smise addirittura di studiare i documenti e confrontare gli appunti forniti dall’abitante della casa infestata, per volgersi verso l’Agente.
 
– Lo so a cosa serve un soprannome. Perché la pavoncella, perché un soprannome adesso, questo mi devi spiegare! – sbottò irritato, senza suscitare reazioni che non fossero un sorrisetto evanescente sulle labbra sottili di Tolomeo.
 
– La pavoncella è il simbolo del popolo schiavo. – spiegò – Mi ha fatto pensare di quello che mi hai raccontato, Baghdad, Praga, e anche qui a Londra con la Gladstone. Ne parli come se fossi stato in catene, sai? E poi, hanno una crestina di piume tale e quale ai tuoi capelli quando non stanno a posto. – riprese a frugare tra le sue carte – Già. Qui c’è un proprietario di casa scomparso misteriosamente. Dovremmo cercare se è citato in qualche articolo di giornale, ma sono ragionevolmente sicuro che sia lui il vostro fantasma.
 
 
 
– Volevo ringraziarti. – Nathaniel era un giovane alto e magro, che si atteggiava da lord in quei suoi abiti eleganti e con la sua postura “finto rilassato” sulla poltrona del salotto -  Il tuo aiuto è stato fondamentale in quest’ultimo caso, come negli altri in cui hai fornito informazioni a Bartimeus. – lo informò compassato, mentre dalla cucina appariva Bartimeus in tuta e grembiule macchiato di un simpatico miscuglio di marmellata e limatura di ferro.
 
– Grazie Rekhyt.
 
– Di nulla, Tol. – scosse la testa appoggiando il piatto di panini sul tavolino, mentre l’amico ci passava una mano per togliere la limatura di ferro caduta sopra il pane.
 
– E grazie anche a te, Nathaniel. Mi piace dare una mano, e fare quello che mi viene bene.
 
– Oh, lo so. Per questo volevo farti un’offerta.
 
– Offerta? Che offerta? Hey cosetto, siamo soci, me ne dovevi parlare prima!
 
Mandrake si voltò piano con ostentata minacciosità, tanto piano che Tolomeo fece in tempo a prendere e ripulire un altro panino prima che l’Agente iniziasse a parlare.
 
– Sono sicuro che approverai. – si girò, questa volta a velocità normale, verso Tolomeo e sorrise, un sorrisetto lieve e pianificato – Quando ho fondato questa Agenzia, volevo che diventasse la migliore. E per questo ho bisogno dei collaboratori migliori.
 
– Stai dicendo che io sono tra i migliori? – ammiccò Bartimeus, con uno sbafo di marmellata rossa su uno zigomo, facendo ridacchiare Tolomeo.
 
– Zitto. Dicevo. Ho bisogno dei collaboratori migliori. E tu, Tolomeo Sotere, sei tra i migliori.
 
Probabilmente Bartimeus si strozzò con il suo panino, ma Tolomeo non se ne accorse perché troppo impegnato a giocarsi la salute con un colpo apoplettico. Un Agente, lui?!
 
– Ma, - obiettò timidamente – io non ho nessun Talento. Davvero, la mia percezione dei Visitatori è pari a quella di un adulto medio. Non vi sarei di alcun aiuto sul campo.
 
– Per trovare aiuto sul campo si fa sempre in tempo. – inclinò la testa di lato, e i capelli lunghi e scuri scivolarono in una buffa onda sul suo viso pallido – Prenditi pure il tempo che vuoi per accettare.
 
– Accetto.
 
Le sue parole anticiparono il suo cervello di diversi secondi. Quando si accorse di quello che era successo, stavano già brindando con una bibita frizzante analcolica.
 
Oh, poco male, lui adorava le bollicine.

 
 

 
Portland Row ferveva, ed era strano perché ad agitarsi erano solo Bartimeus e Nathaniel mentre lui rimaneva fermo sull’ultimo gradino della scala, e non capiva davvero come riuscissero a far sembrare quella casa un formicaio. Aveva quasi paura di intromettersi, mentre guardava i due più grandi risistemare attrezzature tribali e libri sparpagliati in giro (Nathaniel) o raccattare esplosivi sperimentali e… boxer? (Bartimeus).
 
Quando mai aveva suggerito di cercare un nuovo Agente! Certo, con il suo aiuto le missioni riuscite erano aumentate e si erano fatti una discreta clientela, per cui un po’ di aiuto serviva, però…
 
Gli ci volle più di mezz’ora a convincere i due a placarsi, se non altro perché stavano per arrivare i contendenti per il posto e rischiavano di farli scappare tutti se avessero aperto scarmigliati com’erano. Nathaniel era ricomparso con tanto di camicia dai larghi polsini e gilet nuovo solo quando aveva suonato il campanello.
 
Si divisero i compiti come prestabilito: Tolomeo aveva il compito della prima accoglienza degli sventurati, mentre i colloqui e test vari spettavano agli altri due, così il più piccolo si trovò ad affrontare umanità di ogni tipo. Alla pausa pranzo aveva deciso di odiare l’umanità con tutto il suo cuore.
 
Alle quattro lui, il mingherlino e pacifico Tolomeo Sotere, progettava una strage di massa al DIRICOMM.
 
Fu anche per questo che all’alba delle sei meno dieci, quando davano i colloqui ormai per finiti, fu Bartimeus ad aprire, e lui accorse solo in un secondo momento per trovarsi davanti una ragazza.
 
Caschetto di capelli scuri sotto il cappuccio di un parka verde tutto liso, pantaloni grigio topo pieni di tasche tenuti su da una catena in vita, a cui stava appeso con un moschettone uno stocco usurato, altre catene più sottili avvolte ai polsi a mo’ di gioiello o, forse, di protezione e anfibi pesanti chiazzati di ectoplasma e borsone in spalla.
 
Li guardò, e Tolomeo decise istintivamente che la ragazza gli piaceva. Aveva un’aria forte, energica, determinata, e da come si presentava sembrava anche preparata. Il tipo di persona che deve rendere conto solo a sé stessa.
 
– È qui il colloquio? – gli chiese.
 
– Sì, entra pure.
 
 

 
 
NOTE:
-Il brano fa riferimento all’unico testo che nella serie rimane di Tolomeo: gli Apocrypha. Essendone rimasti pochi frammenti, ho strutturato per frammenti anche la one shot, e di conseguenza ho scelto il titolo.
-Ora, ho sempre trovato un’analogia micidiale tra Tolomeo e l’astronomo greco Claudio Tolomeo, vissuto ad Alessandria e famoso per le sue teorie sui cieli. Quindi, il cugino di Tolomeo si chiama Claude e studia astronomia. Accettatelo.
-Mi scuso per la lunga assenza, ma questa one shot non mi convinceva moltissimo. Poi ieri sera ho incominciato The creeping shadow, il quarto di L&C, mi ha preso il fervore, ho aggiustato la storia per quanto potevo e adesso ve la sto pubblicando.
-Sono anche su tumblr!
  
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