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Autore: _Qwerty_    21/01/2017    4 recensioni
Come dice Olivander (e il titolo!), è la bacchetta che sceglie il mago: quindi, perché non immaginare quale sia la bacchetta di molti personaggi di cui la Rowling non ci ha detto nulla?
Non scrivo da anni, ma tante storie e sogni sono rimasti nel cassetto e adesso provo a tirarli fuori con questa raccolta di one-shot dedicate a personaggi a me cari della saga di Harry Potter e alla loro bacchetta.
Rigorosamente canon, almeno nelle intenzioni, seguendo in primis libri e anche quanto scritto dalla Rowling su Pottermore.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Olivander, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Tre bacchette per tre sorelle - Black sisters

V


Il signor Olivander non si considerava affatto un uomo servile. Un osservatore disattento avrebbe giudicato eccessivamente zuccherose le sue premure verso i clienti, ma c’era da dire che fabbricare bacchette era tutto fuorché redditizio: i sette galeoni del prezzo coprivano a malapena quanto lui pagava per la materia prima, che non sempre poteva essere ottenuta gratuitamente o col baratto in natura, e quando era in attivo copriva le spese di manutenzione generale del negozio. Nessuno dei maghi cui forniva il loro prezioso strumento era realmente consapevole del fatto che per quella che era la sua abilità, la sua maestria, il suo talento di artigiano non c’era prezzo possibile. Checché ne dicessero certi altri sedicenti fabbricanti di bacchette sparsi in ogni dove, il suo era un mestiere in perdita, per definizione. Per cui, quando un cliente, magari un mago facoltoso di antico lignaggio, entrava per chiedere servizi aggiuntivi e pagava conformemente, non c’era da fare tanto i superiori ma anzi accogliere con gioia l’occasione.
Era un assolato mattino di luglio quando nel negozio entrò un mago dall’aria austera, seguito da tre ragazze di età variabile fra gli undici e i quindici anni. La somiglianza fra due di loro e il padre non lasciava spazio a dubbi di sorta sul legame di sangue, mentre la terza, la minore, pallida e bionda, sembrava una completa estranea.
“Signor Black, quale piacere!” esclamò Olivander con un tono leggermente più stridulo del dovuto accogliendo i clienti.
“Salve, Olivander – iniziò il signor Black, per nulla addolcito dall’accoglienza – Mia figlia minore deve comprare la sua bacchetta, ma dobbiamo sottoporle anche una questione. Mia figlia maggiore Bellatrix ha riscontrato dei problemi con la sua bacchetta durante l’anno, problemi del tipo che la bacchetta non le risponde come dovrebbe durante l’esecuzione di incantesimi di una certa portata, in situazioni di allenamento al duello per esempio, ed è fuori discussione che possa essere dovuto ad una sua incapacità. La bacchetta deve tornare performante come lo era fino a non molti mesi fa, Olivander” spiegò il signor Black, estremamente assertivo.
“Ci mancherebbe altro! Farò tutto il necessario per risolvere questa incresciosa circostanza! Vuole cominciare proprio da questo? O prima la signorina trova la sua bacchetta?” chiese sorridendo alla ragazzina più piccola.
“Dalla mia, che domande!” disse Bellatrix con tono perentorio.
Olivander aveva già fatto il gesto di chiederle la bacchetta da visionare, quando il signor Black intervenne.
“No, Bellatrix, prima Cissy!” e sorrise inaspettatamente dolce alla figlia minore.
Olivander cambiò subito registro e si rivolse alla Black più piccola.
“Prego, cara, avvicinati! Lascia che il mio metro prenda qualche misura e cominciamo!”
Narcissa fece un passo avanti, con un cenno d’intesa verso la sorella Andromeda, mentre Bellatrix si lasciava andare ad uno sbuffo di impazienza di nascosto al padre.
“Non ci metterà molto, vero?” domandò Narcissa mentre Olivander consultava il metro.
“Con me ci mise pochissimo. Solo un tentativo a vuoto” disse Bellatrix.
Ricordava alla perfezione il giorno in cui aveva comprato la sua bacchetta. Era andata con suo padre, che aveva acconsentito a far venire anche Andromeda, mentre Narcissa era rimasta a casa essendo ancora davvero troppo piccola. Un paio di misure e zac! Olivander era riapparso con un paio di bacchette, anche lui certo di avere in mano quella giusta. La prima che aveva provato era di quercia e drago ed era risultata troppo esplosiva in mano a lei, poi mentre Olivander gliene porgeva una in mogano le era caduto l’occhio su un’altra bacchetta che l’artigiano aveva portato da provare. Era leggermente ricurva e sembrava come soffrire, costretta nella sua scatola dritta.
“Posso provare quella?” aveva chiesto senza esitazione.
“Quella? Ah, certo, ma in seconda battuta, prima direi…”
“È anche storta” aveva sentito dire ad Andromeda due passi dietro a lei.
Ma senza prestare ascolto né alla sorella né a Olivander aveva afferrato la bacchetta ricurva dalla scatola e aveva sentito che era sua.
“Mia!” aveva gridato sventolandola davanti al signor Olivander con una smorfia di esultanza e trionfo.
“Dodici pollici e mezzo, legno di noce, ricurvo, sì, e contorto come l’albero antico e possente da cui proviene, corda di cuore di drago, tuttavia rigida” aveva spiegato Olivander.
Ed era stata una bacchetta perfetta, almeno fino ad allora: nell’ultimo anno a scuola aveva provato incantesimi oltre il suo livello e si esercitava a duello di nascosto con altri compagni Serpeverde, non mancando di attaccare nel finesettimana qualche Mezzosangue di altre Case, eppure a volte la bacchetta falliva, imprevedibilmente. Se negli incantesimi sugli oggetti forse poteva essere vero che aveva bisogno di altro esercizio, non così nei duelli: solo studenti più anziani e avanzati l’avevano battuta negli anni e fallire di fronte a traditori del sangue era inconcepibile!
“Olmo e fenice, dieci pollici, rigida ma non troppo” disse Olivander porgendo una bacchetta a Narcissa e facendo ridestare Bellatrix dai suoi pensieri.
La ragazzina la agitò senza alcun risultato.
“Oh, nessuna preoccupazione mia cara! – disse subito Olivander vedendo l’espressione delusa – quasi nessuno la trova al primo colpo.”
“Ancora, dieci pollici e mezzo, legno di ciliegio e corda di cuore di drago. Non vorrei suonare eccessivo, ma è una bacchetta stupenda!”
Narcissa intercettò di sfuggita lo sguardo voglioso della sorella maggiore: come una volta le aveva detto Andromeda, Bellatrix considerava il legno di noce della sua bacchetta tutto sommato alquanto ordinario e quando lei stessa aveva comprato la sua bacchetta in legno di ebano, decisamente più prestigioso, non aveva nascosto una punta d’invidia. Invidia inutile, peraltro, diceva Andromeda a Narcissa, perché poi nella pratica di tutti i giorni a scuola lei doveva mettere costantemente tutto il suo impegno per far riuscire gli incantesimi come voleva con la sua lussuosa bacchetta scura, mentre Bellatrix apparentemente imparava tutto senza troppa difficoltà e quando era concentrata sembrava davvero che la bacchetta fosse il prolungamento del suo braccio e della sua volontà.
Dalla bacchetta di ciliegio uscì soltanto un mogio filo di fumo e Olivander la riprese in mano velocemente, soppesandola insieme ad un'altra e parlottando da solo.
“Però ci siamo quasi…”
Le sorelle si guardarono l’un l’altra, incerte.
“Allora questa, ancora drago, dieci pollici e mezzo, legno di cedro, piacevolmente flessibile. Come vede è molto luminosa, molto bella e…”
E nel momento in cui Narcissa la prese in mano sentì che era quella giusta.
“Ed è anche quella giusta! Come vi dicevo, c’eravamo vicini!” disse Olivander sorridendo in risposta al sorriso entusiasta della Black più piccola.
“Cedro? Come i canditi!” commentò Bellatrix.
“Bellatrix, sei pregata di tenere per te la tua opinione, quando non richiesta. Avrai modo di confrontarti con le tue sorelle a casa, in modo consono” la riprese il padre.
“Oh, beh, in effetti non è un legno da tutti i giorni, mi lasci dire. È una bacchetta che cerca e trova spesso perspicacia e un forte senso di fedeltà ai legami…accoppiato al drago, poi, direi che dobbiamo aspettarci delle belle sorprese da questa signorina!” disse Olivander divertito.
Narcissa arrossì visibilmente e Andromeda si trattenne a stento dal ridere.
“Sì, ok, però ora sistemiamo la mia bacchetta” fece Bellatrix per nulla sorridente.
“Certamente, vediamo” disse Olivander prendendo subito la bacchetta di noce.
“Mmh..fa regolarmente manutenzione?” chiese il vecchio artigiano.
“Beh, insomma, ogni tanto controllo, la punta e le schegge, quella roba lì…” cominciò Bellatrix improvvisamente presa in contropiede.
Andromeda ridacchiò silenziosamente.
“E i problemi sono sorti come?” chiese Olivander.
“Beh, a un certo punto, dopo un duello – Olivander spalancò gli occhi – ma a scuola, per esercizio – si affrettò ad aggiungere Bellatrix – semplicemente gli incantesimi non venivano più come dovevano. Fatture che avevo già eseguito più volte con successo, intendo. La mia bacchetta non aveva mai fallito, non così” concluse, con una nota di sincera preoccupazione nella voce.
“E in quel duello era stata disarmata dal suo sfidante?”
La Black grande arrossì appena.
“Erano comunque solo per esercizio” ripeté, rigida.
“E lei confida molto nella sua bacchetta, non è vero?”
“Certo! E non voglio cambiarla!”
Olivander sorrise con fare paterno.
“Nella sua domanda c’è già anche la risposta, se uno si ferma a riflettere. Lei confida molto nella sua bacchetta e la sua bacchetta confida molto in lei: l’una dall’altra imparate e alimentate la vostra forza. Tutte le bacchette lo fanno, ma il noce ha una sensibilità molto spiccata per questo, peraltro. E come tutte le bacchette, obbedisce alla legge antica per cui una bacchetta sconfitta in duello, sia pure per esercizio, si sottomette a chi l’ha sconfitta… Oh, non per sempre, sia mai, – aggiunse in fretta Olivander, vedendo la furia montare sul volto della giovane – ma adesso la bacchetta ha bisogno di un po’ di tempo, di nuove conferme sul campo, di fiducia. E lei ha fiducia nella sua bacchetta, no?”
“È solo un modo per dire che è colpa mia?” disse Bellatrix alzando la voce, trattenendosi dal fare altro solo per la presenza del padre.
“Le bacchette hanno un rapporto strano col concetto di colpa e responsabilità, perché essa, di solito, è nelle mani dei mago che la usa” rispose Olivander senza perdere il suo aplomb.
“Beh, ma potrebbe comunque aver subito qualche danno” insisté Bellatrix.
“Certamente. Pochi minuti per verificare” e si sedette su una minuscola sedia bassa, sotto alla quale era nascosto un piccolo cesto da cui Olivander tirò fuori un piccolo oggetto luccicante, vagamente simile a una lima o un temperino.
Armeggiò un poco con la bacchetta, da cui ogni tanto uscivano scintille e fili di fumo, e poi la restituì alla proprietaria dopo averla lucidata con un panno apparentemente logoro.
“Alterazioni da utilizzo frequente, in effetti. Mi raccomando la manutenzione” e sorrise incoraggiante.
Bellatrix riprese la bacchetta per nulla convinta e lanciò un’occhiata torva al vecchio artigiano.
“Beh, allora possiamo andare” mugugnò.
“Mi scusi, signor Olivander – intervenne improvvisamente Andromeda  – Potrebbe controllare anche la mia bacchetta?”
Bellatrix alzò gli occhi al cielo.
“Certo, cara!”
“Se non è disturbo, grazie. Io non ho problemi di duelli, solo, così per sicurezza” e cercò lo sguardo del padre, che sorrise approvando la gentilezza della figlia.
“Fa manutenzione?” chiese Olivander
“Sì, beh, controllo la punta, la superficie e i nodi… Poi le infossature, una mia compagna mi ha spiegato che bisogna…” ma Olivander le fece cenno che non c’era bisogno di spiegare oltre.
“Direi che è tutto a posto, anche le infossature.  Solo una bella lucidata ed è come nuova, perché è tenuta molto bene”
“Bene, grazie mille.”
“Ottimo, quant’è?” chiese infine il signor Black.
“Sette galeoni la bacchetta nuova della signorina – sorrise nuovamente a Narcissa – Facciamo dieci per tutto il servizio” e sfoderò il suo miglior sorriso a trentadue denti.
Il signor Black non nascose una smorfia: trovava il prezzo certamente eccessivo, ma Olivander non fece una piega e mantenne saldo il suo sorrisone.
Quando furono usciti, tirò un sospiro di sollievo e si lasciò andare anche ad un’imprecazione.
Per il negozio e le sue bacchette, questo e altro.


***

Dunque dunque: ho pensato che fosse il caso di riunire le sorelle Black in un unico capitolo, perché altrimenti sarei stata troppo dispersiva (e a corto di idee, ammettiamolo!), presentando comunque le tre bacchette. Mi piaceva l’idea che fossero tutte di drago, a significare comunque la somiglianza nella forza di carattere delle tre sorelle, con legni diversi che ne declinano la meglio le caratteristiche: il noce potente e inquieto di Bellatrix è già in HP; per Andromeda ho scelto l’ebano che come riporta Pottermore “l’ebano è più felice nelle mani di coloro che hanno il coraggio di essere se stessi” ed è proprio quello che farà Andromeda, andando contro la sua famiglia e seguendo il suo cuore e la sua coscienza (sì, avrei pure in un file una long su Andromeda e altri della sua generazione, ma chissà); mentre per Narcissa il cedro, di cui Olivander dice che “non vorrebbe incrociare un mago con bacchetta di cedro i cui cari siano in pericolo” e mi ha fatto pensare che in fondo alla fine della storia in HP6 e 7 Narcissa non vuole altro che proteggere suo figlio.
Stavolta la difficoltà principale è stata caratterizzare le sorelle Black alla loro rispettiva età: Bellatrix probabilmente è già interessata a magie oscure, ma non può dirlo e a quindici anni io la immagino come la classica ragazza bulla che vuole sempre vincere e avere ragione, non mancando di riversare commenti negativi su quanto di positivo si vede negli altri, insomma, quel tipo di persona tossica che tutti abbiamo incontrato (autobiografismo a palate, anche qui) e che anche nella storia vuole passare avanti agli altri, sorelle comprese. Spero che non abbia sacrificato troppo la parte dedicata alle bacchette delle altre e che alla fine l’insieme risulti bilanciato, let me know!
  
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