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Autore: azkaban    21/01/2017    1 recensioni
Gira la sedia verso la finestra per ammirare al meglio quella vista e memorizzarla nella mente. Oltre il buio della sua cella e qualche sprizzo di luce di qualche incantesimo non gli è permesso vedere nulla. Aspetta silenzioso che la Granger gli desse qualche spiegazione, invece rimane a guardarlo senza proferir parola. Aguzza la vista per riuscire a trovare la posizione del sole oltre le nuvole.
«Granger» la chiama, incrociando le gambe e continuando a fissare il cielo «In che mese siamo?»
Passa qualche secondo.
«Quasi metà Gennaio.»
Di sottecchi vede che si posiziona meglio sulla sedia e meccanicamente congiungere le mani. Un sgradevole pensiero passa nella mente di Draco.
«Di che anno?» sussurra, non volendo sentire la risposta.
Silenzio.
Sospira e si passa una mano sulla lunga barba.
«Chi ti ha mandato?» domanda distaccato, guardandola in viso.
Come intimorita, ritira le mani dal tavolo, le strige a pugno e si volta verso la finestra, interrompendo lo scambio di sguardi.
«Harry...»
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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«Madre, madre!» urlò il piccolo Malfoy di appena 12 anni per le scalinate della villa «Madre, ho scoperto una cosa!»
La raggiunse nella biblioteca dove abitualmente verso il tardo pomeriggio si recava per una buona lettura. 
«Non dirmi che ti sei di nuovo avvicinato alle piante carnivore senza essere accompagnato da un elfo.»  chiese, mentre prendeva un libro in uno scaffale per poi dirigersi verso l’uscita.
«Ma no, ma no…» le disse cercando di starle dietro, mentre attraversavano il corridoio  «Stavo giocando in salone e ho scoperto che sotto il tappeto c’è una specie di cassaforte e dentro -»
«Cosa hai detto?» si fermò di colpo, facendolo sbattere contro la sua schiena.
«Ho detto che ho scoperto una specie di cassaforte nel pavimento del salone e ho trovato tantissimi oggetti strani e-»
Vide la madre sgranare gli occhi e stringere maggiormente la presa nel libro. Si inginocchiò davanti a lui con sguardo allarmato.
«Dimenticati di quel nascondiglio, non dire a tua padre che l’hai scoperto. Nessuno deve sapere che cosa contiene. Sono stata chiara?»
«Va bene» rispose col broncio. 
 
«Buonasera.» dice semplicemente quando vede la Granger entrare nella stanza.
Altri giorni – o settimane - erano passati, e cominciò a non rendersi più conto di quante volte andava a trovarlo, a non ricordarsi bene di cosa parlavano in quelle due ore in cui stavano insieme, cosa le domandava, cosa le rispondeva. Aveva le idee confuse, ricordi sovrapposti, immagini sfocate che ballavano nella sua memoria in una danza frenetica senza mai fermarsi. Qualcosa gli impediva di avere la mente lucida.
«Hai una visita.» dice con sorriso timido.
Aggrotta le sopracciglia, allungando il collo per vedere meglio oltre la soglia e il famoso Harry Potter fa capolino nella stanza.
«Oh.» sussurra sorpreso.
«Ciao. Come stai, Malfoy?» gli domanda amichevolmente.
Incrocia i suoi occhi e si irrigidisce sulla sedia, in preda ad un improvviso mal di testa. Ricordi confusi continuano a vorticare nella sua mente troppo in fretta e lui è troppo debole per riuscire a focalizzarli. Si passa una mano tra i capelli, pensando che magari poteva chiedere di farglieli accorciare un minimo, si guarda intorno con la testa ancora pulsate. Si volta nuovamente verso Potter e nota che si scambia sguardi incomprensibili con la sua vecchia amica. Ma già gli occhi verdi puntavano su di lui. Forse sta cominciando ad avere anche le allucinazioni.
«Bene.» risponde titubante.
Gli rivolge un piccolo sorriso prima di accomodarsi anche lui. Da quando San Potter gli parla in quel modo? Da quando ha smesso di guardarlo con fastidio? Da quando si interessa di lui?
«Allora, andiamo dritti al punto.» comincia senza preannuncio «Hermione ha avuto un’idea. Forse riesce a trovare qualcosa, anche banale, per scagionarti o per rivoltare la situazione a tuo favore.» prende una paura aggiustandosi meglio gli occhiali tondi sul naso «Forse, riusciremo a trovare una prova che può confermare la difficile posizione che avevi quando Voldermort era tornato. Ma per fare ciò dovremmo ispezionare da capo a piedi casa tua.»
Lo guarda fisso, cercando di mettere in fila le parole che in quel momento aleggiavano nell’aria. Serra la mascella quando realizza.
«Ci serve prima di tutto il consenso del Ministro, già procurato tra parentesi» aggiunge con sguardo divertito «e quello del padrone.»
Con gesto meccanico mette le mani sul tavolo, poi le riposa sulle gambe stringendole a pugno. Prede un respiro. Due respiri. Tre. Quattro. Chiude gli occhi lentamente e poi li riapre. Guarda prima uno e poi l’altro. Si gratta nel petto, trovando un certo fastidio nel sentire la lurida stoffa che gli hanno dato come vestito. Vogliono introdursi a casa sua, mettere a soqquadro ogni stanza, analizzare ogni angolo. Vogliono entrare nella sua camera da letto e cercare qualcosa che non esiste, qualcosa di non tangibile. Non c’era nulla che potesse riguardarlo in quella villa. Non era rimasto nulla che potesse aiutarlo. Ma non era rimasto nemmeno nulla che potesse accusarlo. Quella casa era stata ripulita anni fa. Suo padre si era occupato di tutto, ancora prima che il Signore Oscuro risorgesse. E dopo che Lui è caduto sicuramente il Ministero della Magia perquisì tutto ciò che poteva incriminarlo.
«Non troverete nulla.» comunica con voce tagliente.
Tutta la speranza svanisce in una sola frase. Guarda fuori dalla finestra, osserva i Dissennatori volare nel cielo e vicino all’edificio. Non c’è via di scampo. Non uscirà mai di li. Sospira pesantemente mentre la Granger prende parola.
«Non importa. Andiamo comunque.»
«Non puoi davvero credere di trovare qualcosa, Sanguesporco.» le dice freddo fissandola negli occhi.
«Non importa, ho detto. E’ sicuramente meglio di starcene qui fermi a parlare sempre delle stesse cose!» gli risponde con rabbia, lasciando letteralmente basito Draco.
«Hermione.» la richiama l’amico.
La osserva silenzioso, notando che è molto agitata e nervosa, che sicuramente si era preparata di fretta e furia per arrivare alla prigione visto i capelli legati in mal modo e la camicia non stirata. Ma nel suo sguardo intravedeva non solo l’impazienza, ma anche una nota di gioia e speranza. Vede che cerca di controllarsi dalla sua irrequietezza, accavallando le gambe più e più volte, aggiustandosi il ciuffo più e più volte, incontrare il suo sguardo e distoglierlo più e più volte. Non vuole guardarlo dritto negli occhi. Perché le importava così tanto? Si domanda, ma viene distratto dalla voce del Salvatore.
«Allora?»
«Va bene.» risponde strisciante, continuando ad esaminarla.
Qualcosa in lei gli trasmette fiducia e improvvisamente vuole incontrare i suoi occhi nocciola e aggrapparsi ad essi, abbracciare il loro calore e sprofondarsi in quella profondità d’espressione che gli era tanto familiare. Troppo familiare.
«Perfetto.» dice Potter alzandosi dalla sedia. «Partiamo immediatamente! Hermione prepara Draco!» ordina velocemente prima di dileguarsi dalla stanza.
«C-cosa?»  domanda confuso.
Prepara? Draco?
«Quando ha fatto la richiesta ha insistito di portarti con noi.» gli spiega con calma per poi alzarsi e mettergli le manette sia alle mani che ai piedi «Devo farlo, è tra le condizioni del Ministro.»
 
Uscì dalla sua camera in punta di piedi con indosso solo un paio di boxer. Mancava poco più di quaranta minuti all’alba e ancora Draco non riusciva a prendere sonno per via di quella cassaforte che i suoi genitori tenevano sottochiave. Si rigirava e rigirava tra le coperte ma l’unica cosa che gli passava per la mente era il tappeto antico sotto in salone. Scese velocemente le scale, curioso come non mai a sbirciare nuovamente tra gli strani oggetti che si accatastavano in quel piccolo rifugio. Camminò lentamente attento a non fare alcun rumore lungo il corridoio. 
«Pa-padron Malfoy, non può stare alzate a quest’ora.» 
Sobbalzò all’improvviso, sentendo quella voce stridula alle sue spalle.
«Zitto Dobby. Non disturbarmi, vattene.» ordina immediatamente sperando che i genitori non si siano svegliati.
 «Mi - mi dispiace.. mi dispiace.. ma a Dobby è stato ordinato di tenervi d’occhio giorno e notte e… a - a Dobby è stato anche detto di impedirle di andare nuovamente a curiosare nel posto che al signorino Malfoy è stato proibito.» gli spiegò tremante pentendosi subito dopo di averlo detto. Infatti cominciò a sbattere la testa contro il muro trattenendo versi di dolore.
«Chi te l’avrebbe ordinato? Stai fermo stupido elfo!» lo afferrò per il braccio in mal modo e incrociò il suo sguardo intimorito «Rispondimi!»
«Vo-vostra madre.» squittì
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, stufo degli ordini della madre. Girò le spalle all’elfo per addentrarsi per entrare nel salone ma un sonoro colpo lo fece arretrare. Dei passi risuonarono all’interno. Indietreggiò fino a che trovò nascondiglio in un angolo dietro ad un grosso mobile. Dobby lo seguì terrorizzato, non sapendo che altro fare, mormorando punizioni che si sarebbe inflitto per aver disobbedito ai suoi padroni. Draco gli mise una mano sopra la bocca per impedirgli di dire altro, proprio un attimo prima che le figure dei suoi genitori uscissero dalla porta. La madre indossava l’elegante vestaglia da notte, e si stringeva nelle spalle con sguardo preoccupante, mentre il padre vestito allo stesso modo del giorno prima, teneva tra le braccia numerosi oggetti che sapeva perfettamente appartenere a quella misteriosa cassaforte.  
«Tu sei pazzo! Ti rendi conto che hai intenzione di fare? Finalmente siamo riusciti ad ottenere una vita tranquilla e adesso guardati: pronto a mandare tutto all’aria!»
«Oh ti prego Narcissa. Non è niente! E’ solo un diario incantato. Ti ripeto: di tutte queste cose me ne sbarazzerò, non accadrà nulla di male.»
«Incantato. Incantato! Stai praticamente cercando di farLo ritornare!» quasi urlò nel dire quella frase.
«Non mi farai cambiare idea.» disse il padre prendendo le scale per dirigersi ai piani superiori. 
Il resto della conversazione non riuscì a percepirlo. Afferrò per l’orecchio l’elfo e gli bisbigliò «Scopri di che cosa stavamo parlarlo e vieni a riferirmelo subito!»
«Ma- ma non posso-» ma venne colpito da un calcio nella schiena e dovette obbedire all’ordine.   
Pochi minuti dopo Dobby comparve nella sua camera e cominciò a graffiarsi le orecchie. Immediatamente Draco lo costrinse a rivelargli quello che scoprì e l’elfo non poté fare a meno di raccontargli che il Ministero voleva perlustrare la loro casa per scoprire qualche oggetto collegato alla Magia Oscura, ma che suo padre aveva già avuto l’idea di vendersi tutto. Tranne un diario. Un diario appartenuto ad un certo Tom Riddle. Lucius Malfoy voleva darlo a qualche studente del primo anno di Hogwarts per un esperimento che l’elfo non riuscì a capire, ma gli disse che era pur certo centrasse con colui che distrusse il Signore Oscuro. Lo voleva morto.
Al ragazzo non ci volle molto a capire le intenzioni del padre, sapeva tutto di Voldemort e i rapporti che aveva con la sua famiglia e soprattutto grazie alla conversazione che origliò poco prima. Sua madre era non solo preoccupata ma anche spaventata. Non l’aveva mai vista in quello stato prima d’ora. Per questo se lo sentiva nelle vene che qualcosa di terrificante stava per accadere. 
«Se mia madre dice che può farlo ritornare allora deve essere così.» rifletté per poi sospirare. «Avverti Potter. Fa qualsiasi cosa per non farlo tornare a scuola. Se devi ricorrere alla forza, fallo. Sarei davvero felice sbattergli in faccia la mia nuova Nimbus Duemilauno, ma questo è più importante.» gli disse serio.
«Ma-ma Dobby non può rilevare i segreti dei suoi padroni... Dobby passerebbe dei guai se i suoi padroni lo scoprissero… »
«E’ un ordine del tuo padrone questo. E non devi per forza dire tutto a Potter solo il necessario. E non ti azzardare a raccontare ad anima viva questa conversazione. Deve rimanere tra me e te soltanto. Adesso vattene!»
L’elfo si smaterializzò davanti ai suoi occhi e un attimo dopo si ritrovò sua madre guardarlo con cipiglio severo.
«Non mi interessa quello che hai fatto. Ma non intrometterti mai più. Quello che hai sentito... il progetto di tuo padre… è pericoloso Draco. Devi stare alla larga da queste cose. Promesso?»
Sentì il sudore colargli lungo la fronte. Quando Narcissa chiedeva di prometterle una cosa non accettava repliche e delusioni.
«Promesso.»   
 
«Non è cambiata per niente.» gli sfugge dalle labbra quel pensiero dopo aver attraversato il cancello della Villa. Se non fosse per il giardino non più curato, era esattamente come l’aveva lasciata.
E mentre si guarda attorno per vedere nuovamente la sua casa, il luogo in cui è cresciuto, segue con difficoltà il passo veloce di Potter che, davanti a lui, puntava dritto all’entrata della villa. Si volta dietro per dare un’occhiata alla Granger accompagnata da un Dissennatore – l’altra condizione che il Ministro diede –, osserva la sua lontra fluttuare attorno a loro per proteggerlo dalla guardia di Azkaban. Trattiene il respiro quando si avvicinano alla porta di casa e ricomincia a respirare solo quando attraversano la soglia, si chiudono la porta alle spalle, lasciando fuori il Dissennatore, e vengono sovrastati dal silenzio della casa.
Lo osservano entrambi aspettando qualcosa, ma Draco rimane immobile per non rischiare di rompere quella quiete.
«Bhè» prende la parola Potter «Quelle non ti servono.» gli dice prima di togliergli le catene con un colpo di bacchetta.
«Harry! Hai sentito il Ministro, devi lasciarlo incatenato!» protesta subito la Granger.
«Hermione… qui non c’è il Ministro o sbaglio? Ci siamo solo noi.»
«Hai firmato un contratto!»  contesta ancora ma l’amico le aveva già girato le spalle.
Un sorriso si forma sul volto di Draco mentre lo seguiva e si massaggiava i polsi martoriati. Pochi secondi dopo sente dei passi corrergli dietro.
«Uomini!» sente dire e non può fare a meno di ridere.
Su richiesta si dividono: la ragazza avrebbe perlustrato i piani superiori, mentre loro due il piano terra e i sotterranei.
«Non troverete niente. Mio padre ha ripulito tutto al nostro secondo anno. E sono sicuro che subito dopo la vostra vittoria vi sarete divertiti a prendere ogni minimo oggetto qui dentro.»
«Vostra vittoria? Draco, tu e la tua famiglia non siete mai stati completamente dalla Sua parte. Non è così?» gli chiede, dopo esservi fermato davanti a lui e guardandolo negli occhi. Sostiene lo sguardo, ma non risponde. Dopo pochi secondi lo oltrepassa ed entra nel salone di casa sua. Era completamente vuoto. I divani, le poltrone, il lungo tavolo, le sedie, i soprammobili, il tappeto e persino i candelabri che erano attaccati alle pareti, era tutto sparito. Solo il grande specchio con la cornice d’oro era rimasta sopra il camino. Quello era parte integrante della casa.   
«Meglio darsi da fare Potter, potremmo metterci un’intera giornata a controllare tutto.» dice con sarcasmo.
Ricordi si fanno vivi nella sua mente mentre cammina: urla di gente punita, corpi sofferenti per la maledizione cruciatus, cadaveri lasciati dissanguati per ore intere sul pavimento, Nagini che strisciava verso le vittime e le scuoiava pezzo dopo pezzo. Scuote la testa, chiude gli occhi, prende un grosso respiro e lo rilascia rumorosamente.
«Malfoy?» viene chiamato da Potter con un tono di voce stranamente troppo amichevole. Lo ignora sempre più stordito da tanto interesse da parte del ragazzo che per tanti anni non ha fatto altro che perseguitarlo.
Si avvicina all’apertura nel pavimento. E’ quasi invisibile ma si ricorda perfettamente la posizione. «Qui, esattamente qui c’è una piccola botola. Mio padre ci teneva tutti gli oggetti che potevano collegarlo alla Magia Oscura. Con gli anni ho scoperto che solo un Malfoy la può aprire…» lo guarda aspettandosi una reazione di sorpresa, ma il Bambino che è Sopravvissuto rimane impassibile. Come se già lo sapesse.  Lo continua ad osservare perplesso. «Non sono sorpreso perché lo so già. Da parecchi anni a dire la verità. Al nostro secondo anno con la pozione polisucco io e Ron ci siamo trasformati in Grabbe e Goyle. Volevamo scoprire se sapessi qualcosa su chi avesse aperto la Camera dei Segreti. Ti sei vantato di questo nascondiglio con loro…»
Lo continua a guardare e gli sfugge una piccola risata. «Devo ammetterlo: avete avuto una grande fantasia a progettare quel piano. Se fossi stato in te mi sarei semplicemente messo il Mantello dell’Invisibilità e ti avrei seguito fino ai dormitori.»
Il Prescelto ricambia il sorriso prima di rispondere «Non ci sono mai piaciuti i semplici piani…Hermione poi era così sicura che funzionasse che non potevamo protestare.»
Dimenticati per qualche secondo i ricordi e più sereno, Draco si china verso il pavimento e con un semplice tocco la cassaforte apparve. Guardano entrambi all’interno e tirano fuori le diverse scatole presenti.
«E’ qui che teneva il diario di Tom Riddle vero?»  si sente chiedere alle spalle.
 Annuisce lentamente aprendo una piccola scatoletta argentata che custodisce una perla bianca. La riposa per poi voltarsi verso di lui. Lo vede trattenersi nel dire qualcosa, ma riusciva a leggere nel suo sguardo una curiosità tipica di un bambino.
«Puoi domandarmi quello che vuoi.» gli dice semplicemente «Non dobbiamo collaborare per liberarmi?»
Riceve un sorriso in risposta e Draco distoglie lo sguardo.
«Sapevi che voleva darlo a Ginny?»
«Sapevo solo che voleva darlo ad uno del primo anno per arrivare in qualche modo a te. Una sera ho sentito una conversazione con mia madre e lei diceva che poteva farlo risorgere.»
«Ci era quasi riuscito.» 
 «So molte cose, Potter. Forse molte più di te. Ti ricordo che ho vissuto qui sotto lo stesso tetto del Signore Oscuro.» gli dice indicandosi il braccio marchiato.
«Ancora lo chiami Signore Oscuro…» constatò «Non sei più costretto a fargli la riverenza ogni volta che parli di lui…»
Vuole rispondergli che era difficile togliersi quella abitudine, ma non una parola uscì dalla sua bocca. Dire ad alta voce il Suo nome, era come ammettere di essere libero, libero dal suoi sguardo iniettato di sangue e dal suo animale. E ancora non riusciva a credere che è stato veramente sconfitto. «Perché non hai tentato di fermarlo?» gli domanda dopo qualche secondo quasi imbarazzato.
«C’era solo un Prescelto…» «Non mi riferisco a Voldemort, ma a tuo padre.»
«Proprio per questo Potter: era mio padre.» gli risponde semplicemente. «A dodici anni ti fidi ciecamente dei tuoi genitori. Sei convinto che tutto quello che fanno o che dicono sia giusto. Il diario… sapevo che era pericoloso… ma nella mia mente continuavo a pensare che sapeva quello che stesse facendo. Però vedendo la paura di mia madre… ho detto a quell’elfo domestico di non farti tornare a scuola, ma non è servito a molto…»
Vede Potter che fa cadere rumorosamente a terra un orologio placcato d’oro, guardandolo con gli occhi spalancati. Si avvicina inginocchiato verso di lui lo afferra per le braccia cominciando a scuoterlo.
«Santo cielo! Stai parlando di Dobby? E lo dici dopo tutto questo tempo? Ma ti rendi conto di cosa mi hai appena detto? Hai provato altre volte ad aiutarci? Oltre quelle che sappiamo ovviamente! Finalmente!»
Si svincola dalla sua presa con una smorfia per poi alzarsi ed allontanarsi da lui di qualche passo.
«La Sanguesporco non mi ha mai fatto una domanda del genere e comunque no, non ho più cercato di oppormi. L’ho promesso a mia madre. Continuava a ripetermi che se mi facevo i fatti miei potevo stare al sicuro.»
«Certo, capisco.» gli risponde solamente Potter prima di uscire velocemente dalla stanza.
Lo segue a passo veloce e si ritrovano nuovamente all’entrata della casa.
«Hermione! Ho una grande notizia! Dobbiamo andare! Muoviti!» urla rivolto alle scalinate e poi sussurrare più a sé stesso che a Draco «Certo dobbiamo ancora trovare una soluzione per quel problema ma è almeno un passo avanti...» 
Apre la bocca per chiedere delle spiegazioni ma la Granger scende velocemente con un largo sorriso sulle labbra.
«Ho delle notizie anche io!» comunica mentre usciva dalla villa, seguita immediatamente dall’amico e poi da Draco.
Il Dissennatore li seguiva sopra le loro teste ma la lontra continuava a volteggiare intorno a loro. Cerca difficilmente di stare al loro passo a causa delle ferite alle caviglie provocate dalle catene, e mentre affanna riesce a cogliere solo qualche straccio della loro conversazione.
 «Grazie a questi libri possiamo trovare le risposte che cercavamo.»
«Libri? Che libri?» chiede Potter per poi salire sul mezzo che si erano procurati al Ministero.
«Volete spiegarmi?» cerca di chiedere ma lo ignorano.
«Sei magnifica Hermione!» gli sente dire mentre poggiava una mano su quella della ragazza.
E vedendoli così uniti, si domanda se si erano messi insieme durante il periodo della sua prigionia; si domanda che fine avesse fatto quel patetico di un Weasley,  Ron; se si fosse sposato con la Granger; se Potter si fosse creato una famiglia con Ginny; se il mondo magico si fosse ripreso dalla guerra contro il Signore Oscuro; se Hogwarts accogliesse ancora nuovi studenti; se tutto fosse tornato alla normalità. Non sapendo il motivo, distoglie lo sguardo, infastidito da tutto quell’entusiasmo. 
   
 
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