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Autore: shoomie    21/01/2017    0 recensioni
Tamara è un'affermata scrittrice di romanzi e dalla vita ha avuto tutto quello per cui ha tenacemente lottato.
A quindici giorni dal giorno del suo matrimonio con l'erede delle industrie Carson, Tamara, riceve la funesta notizia dell'avvenuta scomparsa del padre.
Il rientro nella cittadina natia la porterà a scontrarsi con un passato che è ancora fortemente presente nei colori, nelle strade e soprattutto nelle persone.
Lasciare Norwood non sarà così semplice come sperato.
L'unica eredità che il padre le ha lasciato è infatti la casa dove è nata e cresciuta, ma anche quelle che ha abbandonato lasciandosi alle spalle molto più di quanto fosse mai stata disposta ad ammettere.
Solo quindici giorni la separano dal fatidico sì e quindi dal ritorno alla sua patinata vita New Yorkese ma si sa che il destino spesso è crudele e ci mette difronte a sfide sempre più dure, soprattutto se si crede di aver brillantemente superato le precedenti; quando non è così.
Sì, Tamara ha avuto tutto dalla vita che si era prefissata di vivere, tutto tranne quello che gli occhi di Cole le ricordano di non aver mai avuto il coraggio di tornare a prendersi.
(storia su Wattpad @julietwasanidiot)
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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'Ti dona che è un incanto, cara. I tuoi caratteristici fianchi larghi si notano appena, guarda qua. Meraviglioso!'
Millie Carson era nota per l'aridità dei suoi complimenti e Tamara lo sapeva meglio di chiunque altro.
La donna infatti altre non era che la sua futura suocera e anche ufficiale organizzatrice del suo matrimonio. 
Tamara aveva accettato di buon grado ogni decisione da lei presa non appena si era resa conto che neanche con un mutuo trentennale avrebbe coperto le spese di quello che per i Carson era un matrimonio standard. 
Il suo futuro marito Leo era di fatti il futuro erede delle Carson Industries e prossimo brillante sindaco di New York City secondo i vaneggiamenti del suocero.
'Il velo Natasha.'
La voce di Millie la ridestò e dopo ben trentasette prove, e altrettante modifiche ogni volta, poté finalmente ammirare il suo costosissimo abito.
Lo scollo a cuore metteva in risalto il suo seno prosperoso e scopriva la manciata di lentiggini che le macchiavano l'epidermide del petto e che si diradavano man mano sino a raggiungere le spalle dove erano decisamente più concentrate ed evidenti, mentre pizzo di un bianco candido esaltava la sua pelle mediterranea rendendola ancor più splendida.

Tutto sommato la scelta di un abito a sirena non si era rivelato disastroso come immaginava e anche i suoi 'caratteristici fianchi larghi' non ne avevano risentito troppo. 
'Avresti dovuto lasciarmi combattere di più per la grandezza dei diamanti sulla scollatura, Tamara.'
Tamara non replicò non ne ebbe il tempo, la voce dell'assistente che si stava occupando di lei annunciò il dettaglio finale: il velo.
Il leggero fruscio provocato dal movimento della stoffa le aveva reso l'udito quasi ovattato e mentre si guardava allo specchio non riusciva a pensare a niente se non a quanta strada aveva fatto e a tutto quello che si era lasciata alle spalle volente e non. 
Era orgogliosa di se stessa di come non si fosse fermata quando sognando ad occhi aperti non aveva taciuto le sue ambizioni anche se la rendevano antipatica agli occhi altrui. 
Lei aveva trasformato il sogno in realtà e questo la ripagava di tutto.
Alle sue spalle la suocera controllava che tutto fosse in ordine solo due parole le giunsero chiare dal suo bisbigliare: 'Perfetta. Per-fet-ta.'
Lo aveva scandito con una chiarezza che l'aveva fatta rabbrividire. 
Lo era veramente? Poteva ancora migliorare?
'Adesso vorrei spogliarmi, per favore. Ho degli appuntamenti importanti che non posso rimandare oltre.'
Freddamente scansò la mano della giovane commessa con la quale le offriva il solito flûte di champagne e scese dalla pedana su cui era stata immobile per più di quaranta minuti senza fiatare.
Si diresse al camerino senza aggiungere una parola seguita da Natasha la quale in religioso silenzio la liberò prima del velo e successivamente dell'abito. 
'La prossima volta che ci vedremo sarà per ritirarlo definitivamente. Che emozione!'
Esclamò con sguardo sognante la commessa ma da parte di Tamara non ricevette nient'altro che un insolito mugolio di approvazione. 
Quando fu nuovamente dentro il suo abito di Valentino e ai piedi ebbe le amate Louboutin si lasciò andare ad un lungo sospiro prima di abbandonare definitivamente il camerino e raggiungere la suocera nella stanza accanto.
'Devo assolutamente portare l'anello a lucidare prima della cena con i Sullivan non voglio che Brie si senta nuovamente a suo agio nel dirmi che la pietra le pare opaca.'
Il diamante da 14 carati sul suo anulare brillava di luce propria e guardarlo la emozionava ancora come la prima volta. 
Leo non era un uomo estremamente romantico, esattamente come non lo era lei, ma doveva ammettere che la proposta che le aveva fatto l'estate di un anno prima sullo sfondo di una Capri al tramonto ancora le faceva sentire le farfalle nello stomaco.
'Oh cara sono desolata..'
Le parole di Millie le giunsero totalmente inaspettate e sinceramente esagerate per un affermazione del genere, ma qualcosa nel suo tono le diceva che non si riferiva affatto alla banale vicissitudine dell'anello.
'Tutto bene? Millie ti vedo pallida.'
Tamara le si era avvicinata con una premura che non aveva mai rivolto alla suocera ma in quel frangente non le sembrava il caso di non esitare.
'Mentre eri in camerino ha chiamato al tuo telefono una certa Dottoressa Miranda Reynolds del Memorial Hospital di Lafayette, oh mia cara tuo padre è morto questa mattina per un attacco cardiaco.'
Come un pugno dritto allo stomaco ti toglie il respiro anche quella notizia fece vacillare la funzionalità dei polmoni della donna che s'accasciò sulla poltroncina totalmente sconvolta.
Suo padre era morto. 
Il suo caro papà se ne era andato alla vigilia di uno degli eventi più importanti della sua vita e non ci sarebbe stata più nessuna marcia nuziale, nessun brindisi o ballo padre-figlia. 
'Un po' d'acqua, veloci.'
'No, sto bene devo solo prendere una boccata d'aria. Usciamo.'

Una volta fuori dall'atelier fece il numero della propria segreteria telefonica e ascoltò gli svariati messaggi lasciati a nome di una certa Constance che nel corso di quegli anni si era presa cura di suo padre. 
 Si sentiva sollevata nel sapere che non era solo, che qualcuno si era preso cura di lui. 
Fu il pensiero di quella faccia scavata a farle scendere una lacrima e il terrore di dover tornare a 'casa' quello che le fece bloccare.
'Prenoterò un volo per domani. Credo proprio che alla cena dei Sullivan, Leo debba andare da solo. Grazie Millie ma adesso devo proprio andare.'
Liquidò qualsiasi plausibile domanda stesse per farle la donna con un gesto veloce del braccio attirò su di se l'attenzione di un tassista che in breve accostò al marciapiede per farla salire.


Rientrata a casa gettò in valigia il tubino nero di Chanel per il funerale e qualche capo sportivo per i giorni seguenti.
Non era ancora al corrente di quanto sarebbe stata costretta a rimanere, anche se nutriva forti speranze di poter tornare a casa subito dopo il funerale, ma soprattutto cosa sarebbe stata costretta a sopportare. 
Soddisfatta di quanto aveva selezionato si abbandonò finalmente ad un lungo ed isterico pianto  che la condusse in un profondo sonno dal quale si risvegliò ormai a notte inoltrata. 
Sola.
Sola come mai prima lo era stata.
Sola perché adesso lo era veramente.
   
 
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