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Autore: LadyVarana    22/01/2017    0 recensioni
Spamano one-shot (Spagna x Lovino )
Lovino è uno studente andato a Berlino per uno scambio culturale. Antonio è un ragazzo spagnolo che si è trasferito da poco nella capitale tedesca. Il destino ha deciso di unirli, eppure dopo sei mesi qualcosa cambierà..
- Dal Testo -
Erano stati i momenti migliori della sua vita. Gli era bastato un attimo per capire di essersi innamorato follemente di quello spagnolo con il perenne sorriso sulle labbra, ma per mettere da parte l’orgoglio e fiondarsi su quelle morbide e rosse labbra che sapevano di pomodoro e di sole gli ci era voluto tanto, forse troppo. [...] Questo comportamento di certo non lo aveva aiutato ad allentare il nodo allo stomaco che si era andato a formare. Si era scervellato tutto il giorno, arrivando addirittura a pensare che il più piccolo potesse essere incinta, per poi ricordarsi che l’italiano era un ragazzo e che i ragazzi non rimangono incinta, o almeno così gli avevano sempre detto.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ADIOS


Era arrivata la vigilia di capodanno. Una candida distesa di neve ricopriva come una coperta il piccolo parchetto dove Lovino, in piedi rigido come una colonna di marmo, con le mani nelle tasche del pesante giubbotto nero come la pece e la lunga sciarpa di lana rossa che gli copriva il collo, si trovava. Erano già passati sei mesi da quando era partito dall’Italia per uno scambio culturale, sei mesi da quando lo aveva conosciuto. Erano stati i momenti migliori della sua vita. Gli era bastato un attimo per capire di essersi innamorato follemente di quello spagnolo con il perenne sorriso sulle labbra, ma per mettere da parte l’orgoglio e fiondarsi su quelle morbide e rosse labbra che sapevano di pomodoro e di sole gli ci era voluto tanto,  forse troppo. E ora doveva andare, tornare in quella città che lo avevo costretto a scappare, tornare da quella famiglia che tanto odiava, da quelle persone che non riuscivano a capirlo ed a apprezzarlo per come era davvero. Aveva vissuto mille avventure in quella scuola, con quegli svasati di compagni che si era ritrovato. Si era fatto nuovi amici ed era riuscito a trovare la felicità, tutto grazie ad Antonio e al suo strampalato carattere. Si ritrovò a sorridere come un ebbete pensando all’iberico, ma subito quel dolce sorriso fu sostituito da un’espressione piena di sofferenza e tristezza.
Diecimila domande si affollavano nella sua mente, a ritmo vorticoso e sfrenato. Cento "come" e altrettanti "perché" senza una risposta. Come avrebbe fatto senza il suo Bastardo? Come sarebbe mai potuto tornare felice sapendo che non lo avrebbe mai più rivisto? Perché doveva ripartire? Perché il destino gli aveva dato una speranza, per poi strappergliela brutalmente?
Lo aveva chiamato quella mattina presto e con fare sbrigativo gli aveva dato appuntamento al loro piccolo " angolo di paradiso ", il posto dove si era conosciuti quella sera di luna piena quando Lovino, il primo giorno in quella città nuova, si era perso per le labirintiche strade di Berlino e aveva casualmente incontrato uno spagnolo - a suo parere il più snervante del mondo - e dove, da quel giorno, lui e quello spagnolo così irritante avevano passato le loro giornate insieme. Gli aveva semplicemente detto che aveva una cosa importante da dirli. Gli aveva chiuso il telefono in faccia, senza neanche sentire la risposta di Antonio. Non voleva che il più grande sentisse le sue lacrime e i suoi singhiozzi dall’altra parte della cornetta. Ed ora era lì, ad aspettare un ragazzo che gli aveva cambiato la vita e che avrebbe dovuto lasciare per sempre indietro. Sentiva le lacrime premergli sugli occhi eppure, con fatica, riuscì a respingerle. Aveva pianto troppo per il momento. Lui doveva dare quella notizia disastrosa, doveva essere forte per il suo ragazzo.
<< Ehi Lovi >>Da lontano un ragazzo poco più grande di lui si sbracciava per essere notato dal più piccolo.
Lovino si ritrovò a sorridere involontariamente, quando era stupido quello spagnolo, come aveva fatto ad innamorarsi di uno così?
<< Bastardo mi spieghi perché urli come un demente, ti ricordo che ci siamo solo noi in questo parco de ‘merda >>
Antonio rise per il linguaggio da scaricatore di porto di quel giovane tanto bello, quanto testardo.
Era stato tutto il giorno in ansia. La chiamata di Lovino quella mattina presto gli aveva presagito qualcosa di pericoloso e terribile. Aveva provato a richiamare spesso il moro, ma lui aveva staccato il cellulare. Questo comportamento di certo non lo aveva aiutato ad allentare il nodo allo stomaco che si era andato a formare. Si era scervellato tutto il giorno, arrivando addirittura a pensare che il più piccolo potesse essere incinta, per poi ricordarsi che l’italiano era un ragazzo e che i ragazzi non rimangono incinta, o almeno così gli avevano sempre detto.
Quando l’iberico si fece più vicino all’italiano, quest’ultimo si fiondò tra le calde e rassicuranti braccia di Antonio. Quanto gli sarebbero mancate quelle braccia che lo stringevano e lo sorreggevano nelle difficoltà.
<< Ehi Lovi, che succede? Non sono da te questi atti di affetto>> Antonio provò a ridere per sciogliere la tensione che si era andata a creare, ma era teso come una corda di violino per colpa del comportamento del moro, così invece di una risata gli uscì qualcosa come una tosse strozzata.
Lovino per conto suo si accoccolò ancora di più al petto del più grande cercando quel calore tipico dello spagnolo.

<<¿Lovi,qué está pasando?>>  Questa volta nella voce di Antonio non c’era neanche una nota di scherzo, solo tanta, tantissima agitazione. Cosa stava succedendo? Perché il suo piccolo Lovinito si stava comportando così?
Lovino con la testa ancora immersa nel petto dello spagnolo, lo chiamò piano, sussurrando, tanto che l'altro ebbe quasi difficoltà a capire quello che il suo amato aveva detto a fil di voce. << Antonio...>>pessimo inizio, quando l’italiano lo chiamava per nome significava solo una cosa: stavano per fare un discorso serio.  Antonio sentì dei piccoli singhiozzi provenire da quella testolina ramata che era appoggiata sul suo petto che sia alzava e si abbassava sempre più velocemente per colpa dell'ansia che lentamente lo stava invadendo. Si staccò un poco dall’abbraccio dell’italiano e prendendo con due dita il mento di quest’ultimo lo alzò in modo che i loro occhi si incrociassero. Quello che vide lo lasciò basito per pochi attimi, il tempo necessario per ricredersi sulla teoria dell’essere incinta. Gli occhi del suo amato era velati di lacrime e l’espressione triste sul volto lo lasciò interdetto. Lovino biascicò alcuni scuse confuse, disse qualcosa sul fatto che lui doveva essere forte e che non doveva piangere, ma Antonio non lo ascoltò realmente, si era perso in quegli occhi così particolari velati di una tristezza repressa. Avvicinò il suo viso a quello del più piccolo e lasciò un leggero bacio sulle labbra dell’italiano. Subito Lovino si zittii.
<< Ottimo>> Disse lo spagnolo con il suo solito sorriso capace di sciogliere anche il ghiaccio secco  <<  ho scoperto come zittirti quando inizia a straparlare >>
<<  Io non straparlo brutto bastardo >> disse l’italiano gonfiando le guance e sbuffando per l’offesa appena recatoli. Piccole nuvolette di condensa uscirono dalla bocca dell'italiano e sparirono più velocemente di come erano apparse sulla scena.
La risata dello spagnolo non tardò ad arrivare e riecheggiò per quel parco innevato e deserto <<  Questo è il Lovinito  che conosco e che amo >> A quelle parole l'italiano si sentì mancare un battito. E ora come avrebbe fatto a dirgli il motivo di quell'incontro così singolare? Perché quel fottuto spagnolo doveva sempre complicare le cose, perché non poteva starsi zitto per una volta e non dire cazzate come quella che lo amava? Distolse i sui occhi dalle iridi ipnotiche del compagno e provò a intraprendere quel discorso che prima non era riuscito neanche ad iniziare. Abbassò il capo e iniziò a dondolarsi sui talloni. Le mani strette a pugno dentro le tasche del cappotto. Deglutì e con fatica aprì la bocca per iniziare il suo sermone.  Aveva la gola secca e sentiva che le gambe non avrebbero retto ancora a lungo il suo corpo minuto.  Deglutì nuovamente e finalmente dei suoni uscirono dalla bocca dell'italiano, delle parole cariche di amarezza furono pronunciate da quella sottile bocca, oramai diventata viola per il freddo. << Io devo tornare a casa >>  Lo spagnolo sulle prime non capì cosa quella frase significasse e perché l'italiano l'avesse detta con tanta amarezza  << Ma come, sono appena arrivato e tu mi dovevi dire una cosa importante >> disse lo spagnolo lagnandosi come un bambino a cui la mamma non voleva comprare le caramelle. Lovino lo fulminò con lo sguardo e poco ci mancò che ricominciasse a piangere. Prese la rincorsa e tirò una testata in pieno stomaco allo spagnolo. La rabbia lo avvolse e per un attimo si dimenticò di tutta la tristezza per far posto a un insensato odio. Com'era possibile che Antonio fosse così demente e stupido?
<< Com'è che sei così demente e stupido? >> gli urlò in faccia il più piccolo mentre l'altro si teneva la pancia per il dolore. L'iberico lo guardò spaesato , non capendo cosa realmente era appena accaduto.  << scusa ma ora cosa ho fatto di male ? >> borbottò Antonio più a se stesso che all'altro. Lovino era livido di rabbia << Io devo tornare a casa, a casa mia, in Italia. Brutto bastardo di uno spagnolo, io devo andarmene e probabilmente non ci vedremmo mai più, la capisci questa cosa!!>> L'italiaco aveva iniziato quel discorso sputando le parole  addosso alla persona cha aveva di fronte, per poi finirlo con le lacrime agli occhi. Piccoli fiocchi di neve avevano cominciato lentamente a cadere, come a voler ghiacciare il tempo, intrappolando i due ragazzi in una bolla fuori dal mondo dove esistevano solo loro due e il loro amore. << Devo tornarmene, ti devo lasciare indietro >> ripeté , come se solo ora si fosse realmente reso conto di cosa di li a poco sarebbe successo. Lovino stava ricominciando a piangere, ripetendo in continuazione, tra lacrime e singhiozzi mal trattenuti, che lui se ne doveva andare. All'improvviso due forti braccia circondarono il suo esile corpo. Antonio appoggiò il suo mento sulla testa dell'italiano accarezzandoli con fare materno la schiena e ripetendo che sarebbe andato tutto bene, che avrebbero trovato un modo per incontrarsi, che il loro amore avrebbe superato tutte le distanze geografiche per ritrovarsi. Rimasero abbracciati, circondati da fiocchi di neve l'uno diverso dall'altro che si dilettavano in danze sconosciute dall'uomo.
Angolo scleri 
Salve bella gente, sono tornata con un'altra one-shot,
questa volta su una delle mie ship preferite...la spamano.
Spero che la stora, per quanto breve, vi sia piaciuta.
Accetto consigli di ogni genere e razza e alla prossima FF che mi diletterò a partorire
Sara
   
 
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