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Autore: Najara    22/01/2017    10 recensioni
Un invito, un momento speciale, un bacio: le cose possono essere semplici, ma quando parliamo di Kara Danvers e Lena Luthor niente è davvero semplice.
Un'avventura SuperCorp.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Essere il suo punto debole'
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Reazione instabile

 

Lena strinse i pugni: non avrebbe pianto. La macchina si muoveva nel traffico e lei osservava il mondo scorrere attorno lei senza vederlo, perché il suo cuore bruciava, bruciava di rabbia, delusione e soprattutto di dolore. Aveva perso troppo nella sua vita ed era riuscita a rimanere in piedi, ma perdere quell’amore, prima ancora che sbocciasse, era troppo. Chiuse gli occhi, la sua testa rifiutava quello che i suoi occhi avevano visto con chiarezza.

Kara. Kara la dolce e innocente Kara che baciava un'altra persona. Oh, quanto aveva giocato bene la commedia: tutto era stato falso. Non c’era nulla da spiegare, nulla da dire: i suoi occhi avevano visto e non c’era modo per lei di tornare indietro.

Un singhiozzo le sconquassò il petto e lei si posò un pugno tra i seni, soffocando il dolore, soffocando i sentimenti, respingendo quell’ingiusta sofferenza: era stata una sciocca e non avrebbe permesso al suo corpo di mostrarsi debole. Era una Luthor e i Luthor non piangevano.

“Siamo arrivati, miss Luthor.” Gli annunciò l’autista posteggiando la macchina accanto a uno dei laboratori fuori città della L-Corp.

“Dammi un minuto, Arthur.” Riuscì a dire e fu felice di sentire la sua voce priva di emozioni. Prese un profondo respiro e poi un secondo, rilassò la mano e la stese sul sedile accanto a sé. Prese la sua borsa e recuperò uno specchietto poi osservò il proprio riflesso. Due occhi chiari e vuoti la fissavano. Molto bene.

“Arthur, sono pronta.” L’uomo uscì dalla macchina e le aprì la portiera. Lei lo ringraziò ed entrò nell’edificio dove la stavano aspettando due scienziati in camice bianco.

“Come procedono i test?”

“Mi dispiace dirle, miss Luthor, che abbiamo riscontrato un problema…”

“Quale problema?” Chiese con voce distaccata e fredda. I due scienziati si lanciarono un’occhiata perplessi nel vederla così diversa dal solito. “Quale problema?” Ripeté lei con tono leggermente più alto.

“Una delle molecole durante il processo rischia di diventare instabile il che farebbe collassare la reazione e potrebbe… ”

“Cosa dicono i test?” Sapeva perfettamente cosa sarebbe successo se una molecola avesse alterato l’equilibrio.

“Abbiamo sospeso i test perché se il processo collassasse…”

“Quali sono le probabilità?” I due scienziati si lanciarono di nuovo uno sguardo e lei sentì la rabbia crescere.

“Quindici percento, miss Luthor.”

“Un rischio più che accettabile. Non possiamo vivere nella paura.” Ripeté come se fosse un mantra a cui ora doveva aggrapparsi. “Fatelo.”

“Ma…”

“Ho detto: fatelo!” La sua rabbia non sfuggì ai due uomini che annuirono. “Quanto ci vorrà per preparare tutto?”

“Pochi minuti.”

“Molto bene.”

“Miss Luthor, devo sconsigliare una simile affrettata procedura senza…”

“Quante simulazioni al computer sono state fatte?” Chiese brusca, ben conoscendo la risposta, aveva seguito personalmente il progetto.

“Non so di preciso…”

Duemilacinquecentosessantatré.” Rispose allora lei fissando l’uomo con alterigia. “Duemilacinquecentosessantaquattro se oggi è stata eseguita quella che era in programma.”

“Sì, miss Luthor.”

“Ebbene, in queste duemilacinquecentosessantaquattro simulazioni, quante volte il risultato ha portato al collasso della reazione?”

“Nessuna…” Lena lo fissò.

“Quante volte dottor Raymond?”

“Nessuna, miss Luthor.”

“Appunto. Procedete con l’esperimento.” L’uomo annuì e poi si diresse verso il laboratorio principale mentre lei, seguita dal secondo scienziato, raggiunse il ponte di osservazione, dove i computer avrebbero mostrato loro i risultati.

 

Kara sbuffò, arrabbiata dalla lentezza dell’ascensore della L-Corp, lei aveva una fretta dannata e tutto il mondo sembrava essere più lento di un bradipo.

“Devo vedere…”

“Non è qui.” La segretaria si alzò in piedi fissandola dritto negli occhi intenzionata, probabilmente, a non sbattere le palpebre neppure una volta.

“E dov’è?”

“Non posso riferire degli spostamenti di miss Luthor, mi dispiace.” Disse con tono inflessibile la donna.

“Devo parlarle ed è urgente!” Proruppe lei, si voltò verso l’ufficio e abbassò leggermente gli occhiali: il posto era effettivamente vuoto.

“Mi dispiace.” Ripeté la segretaria. Kara prese il cellulare e lo fece suonare per l’ennesima volta, ma Lena non le rispose o la ignorava o stava lavorando lontano dalla sede della L-Corp.

“Grazie.” Disse, cercando di non avere un tono troppo tagliente, e riprese l’ascensore. Mentre scendeva con lentezza esasperante chiamò Alex.

“Cosa succede?”

“È successa una cosa…”

“Stai bene?” Chiese, subito preoccupata, la ragazza.

“Io… sì, no, no.”

“Come posso aiutarti?”

“Devo parlare con Lena e lei non risponde al telefono e…”

“Vuoi che lo faccia rintracciare? Se ha il telefono con sé sapremo dove si trova.”

“Lo so che non dovrei chiedere di usare le attrezzature del DEO per fini personali, ma…”

Kara?”

“Sì?”

“Il DEO ti chiede di usare il tuo corpo per fare da scudo tra noi umani e le minacce aliene ogni giorno, sono sicura che possiamo fare uno strappo alla regola per darti una piccola mano.”

“Grazie… non so cosa farei senza di te.”

“Sì… però… non diciamolo ad Hank, ok?”

“Ok.”

Pochi minuti dopo Winn aveva rintracciato la posizione del telefono di Lena e Kara si precipitò verso uno degli laboratori in cui la L-Corp faceva sperimentazioni.

“Non sarà facile entrarci, hanno un sistema di sicurezza all’avanguardia.” Le spiegò Winn che aveva collaborato senza chiedere nessun tipo di spiegazione, da vero amico.

“Non mi vedranno neppure. Grazie.” Kara chiuse la conversazione, poi scandagliò l’edificio con la vista a raggi X fino a riconoscere la figura elegante di Lena che sembrava aspettare qualcosa, ferma con le braccia incrociate. Prese un profondo respiro, annuendo: poteva farcela.

Quando la porta d’entrata si aprì lei corse, infilandosi a super-velocità nell’edificio, fermandosi solo davanti alla porta dietro alla quale aveva visto Lena. Prima che le mancasse il coraggio entrò nella stanza.

“Chi è lei?” Uno scienziato, il primo a vederla, si fece avanti con fare aggressivo. “Come ha superato i sistemi di sicurezza?”

Kara?” La voce di Lena sembrò avere un tremito e lo scienziato si voltò perplesso a guardarla.

“Conosce questa donna, miss Luthor? Devo chiamare la sicurezza?” Kara vide gli occhi della donna indurirsi e intervenne prima che accettasse il suggerimento e chiamasse davvero gli uomini della sicurezza.

“Devo parlarti, ti prego, solo qualche minuto.” La donna strinse la mascella, rimanendo in silenzio per un lungo istante poi guardò lo scienziato.

“Lasciateci sole.”

“La reazione è incominciata e…”

“I computer registreranno tutto quello che devono registrare che lei sia qui oppure no.” Lo interruppe lei con tono duro. L’uomo annuì e uscì dalla stanza.

Kara si passò la mani lungo i fianchi, cercando di calmarsi.

“Sto aspettando e mi pare avessi detto: qualche minuto.” Proruppe Lena, freddamente.

“Quello che hai visto… io non volevo assolutamente…”

“Sono stata una stupida, credevo che tu fossi diversa, credevo che fossi sincera e onesta, credevo che potessi essere…” Lena si interruppe scacciando con rabbia una lacrima sfuggita dai suoi occhi. “Vattene.”

“Lena io sono innamorata di te!” Quelle parole sembrarono fare breccia anche nella fredda corazza in cui Lena si era avvolta.

“E allora perché baciavi un altro? Mike: quel sciocco bamboccio.”

“Non lo baciavo…”

“Hai paura di stare con me? Perché sono una Luthor?”

“Che sciocchezza!” Kara strinse i pugni arrabbiata. Un bip iniziò a risuonare nella stanza, ma le due donne lo ignorarono.

“E allora cosa? Perché sono una donna?” Kara scosse la testa, ma una scossa destabilizzò il loro equilibrio. Ora furono molti i bip a risuonare nell’aria e si aggiunse un allarme.

“Cosa sta succedendo?” Chiese Kara, Lena si voltò verso i computer leggendo i dati rapidamente.

“La reazione che stavamo testando è diventata instabile, dobbiamo uscire subito da qui!” Mentre lo diceva una seconda violenta scossa spezzò in due il pavimento sotto i piedi di Kara che sparì tra una nuvola di polvere e macerie.

Kara!” Urlò Lena gettandosi in avanti incurante del pericolo che lei stessa correva. Il terreno tremò di nuovo e la donna cadde a terra, ma non le importava, gli occhi le bruciavano a causa della polvere delle macerie, ma nulla contava, solo Kara. Due braccia forti la afferrarono e lei fu tirata verso l’alto.

“No!” Urlò, ma Supergirl la teneva stretta mentre spezzava le mura, creandosi una strada verso l’esterno. “Kara! Salva Kara!” Le disse, ma la giovane supereroina la posò sul verde prato esterno all’edificio e poi si gettò di nuovo all’interno del laboratorio. Pochi istanti e il prato fu affollato da scienziati e impiegati dello stabile. Lena si aggirava tra di loro, il volto sconvolto alla ricerca di due occhi azzurri senza i quali, ora lo sapeva, non poteva vivere.

“Sono tutti fuori e ho congelato la reazione.” Affermò Supergirl atterrando con agilità ed eleganza sul prato.

Kara! È sparita tra le macerie…” Supergirl la guardò, gli occhi dolci.

Kara sarà sempre al sicuro, fino a quando io avrò respiro.” Lena sbatté gli occhi e la supereroina scomparve, mentre una mano si appoggiò sulla sua spalla.

“Sono qua…” Sentì mormorare e quando si voltò vide Kara, senza neppure un graffio, un sorriso titubante sulle labbra. Lena la prese tra le braccia e la strinse a sé mentre il suo petto sussultava a causa dei singhiozzi non più trattenuti. “Va tutto bene, sono qui.” Le mormorò ancora Kara accarezzandole la schiena e lasciando che si sfogasse.

Kara la riaccompagnò alla L-Corp, Lena aveva smesso di piangere, ma sembrava persa nei pensieri e lei non la disturbò, ma quando si allontanò la donna catturò la sua mano e non la lasciò più andare.

“Jess, stanzia un indennizzo per i dipendenti del laboratorio che ho fatto esplodere, direttamente dal mio conto personale, grazie.”

“L’ufficio addetto stampa si sta occupando dei media, è appena arrivato il discorso che le hanno scritto, vi sono numerosi video che si stanno diffondendo su internet, ma i suoi impiegati non stanno diffondendo nessuna notizia sul perché l’esplosione è avvenuta, parlano solo di incidente.”

“Bene, mi occuperò della faccenda, ma non oggi.”

“Sì, miss, Luthor, nessuno la disturberà.”

“Grazie, Jess.” La voce di Lena era di nuovo salda e la sua sicurezza sembrava essere restaurata, ma non le lasciò la mano, neppure davanti alla segretaria che, perfetta nel suo lavoro, non fece nessuna gesto che rivelasse avesse notato la cosa.

Risalirono i piani fino a giungere all’attico. Erano sporche di polvere e Lena aveva qualche graffio sulle braccia e sul viso.

“Vuoi che ti lasci tranquilla… magari ti serve del tempo per…” Provò a dire.

“Vorrei che tu rimanessi questa notte.” Disse allora la donna, senza titubanza, ma con occhi stanchi.

“Rimarrò fino a quando non mi manderai via.” Le rispose ottenendo in cambio un sorriso dolce. Lena le si avvicinò e le scostò una ciocca di capelli sfuggita alla sua bionda treccia.

“Non hai neppure un graffio… io ti ho visto cadere…”

“Sto bene.” La rassicurò, Kara e lei annuì, ancora incredula. Poi osservò le proprie mani sporche e sospirò.

“Devo fare un bagno.” Le lanciò uno sguardo e inclinò la testa. “Dobbiamo fare un bagno.” Kara arrossì e lei sospirò di nuovo, ma senza dolore, solo stanchezza. “Ti scelgo qualcosa da metterti, tu vai per prima.” Kara annuì e poi raggiunse il bagno.

Una grande vasca occupava il centro della stanza, infossata nel pavimento in legno, numerose fragranze erano sistemate nei loro eleganti botticini accanto alla vasca, così come varie candele. Contro un angolo vi era anche una doccia, grande il doppio di quella di casa sua, ma altrettanto pratica. Kara si liberò dai vestiti e aprì l’acqua poi si ripulì dalla polvere di cui si era sporcata prima di ricomparire sul prato e aver tolto il costume di Supergirl.

“Questi dovrebbero andarti bene.” La voce di Lena la fece sobbalzare, la donna aveva accostato la porta e ora posò dei pantaloni, un paio di t-shirt e dell’intimo su un armadietto. “Scegli quello che preferisci.” Non la guardò, invece rischiuse la porta e la lasciò con il cuore che batteva veloce.

Kara finì in un attimo, indossò l’intimo, cercando di non pensare al fatto che appartenesse a Lena, e poi scelse i pantaloni beige e una t-shirt grigio scura. Nel vederla arrivare Lena si fermò a metà movimento. Kara alzò la mano al volto per sistemarsi gli occhiali e si rese conto che li aveva dimenticati, con il cuore che batteva veloce guardò Lena che si avvicinava, lo sguardo rapito. La donna alzò la mano per accarezzarle il volto poi si fermò e sorrise in imbarazzo.

“Sono sporca e tu sei bellissima… non ti avevo mai vista con i capelli sciolti e senza occhiali.” Kara abbassò lo sguardo, ringraziando che i capelli bagnati apparissero più scuri di quelli di Supergirl e che la ragazza non avesse notato la somiglianza. “Ora tocca a me. Ho ordinato giapponese. Non ho voglia di aspettare che lo chef ci prepari qualcosa di elaborato… ti dispiace?”

“No, va benissimo.” La ragazza annuì, poi raggiunse il bagno e serrò la porta dietro di sé. Kara chiuse gli occhi cercando di non cedere alla tentazione di osservare con i raggi X la ragazza che si spogliava, era sbagliato per così tanti motivi che… aprì un occhio solo e poi lo richiuse arrossendo e si voltò di spalle, doveva recuperare i suoi occhiali, almeno la aiutavano a non cedere a tentazioni ridicole.

Lena fu veloce, tanto che fu pronta mentre arrivava la loro cena, portata dal sorridente portiere.

Mangiarono chiacchierando, lasciando da parte gli argomenti importanti e lasciando da parte le paure di quella giornata, ma alla fine Kara dovette parlare.

“Lena…”

“Sì?”

“Volevo parlarti di quello che hai visto, oggi, alla CatCo.” La donna abbassò lo sguardo poi scosse la testa.

“Oggi ho creduto di averti persa per davvero. Quando ti ho visto precipitare tra le macerie…” Scosse la testa mentre gli occhi le si velarono di lacrime. “Non mi importa di Mike, non mi importa di quello che è successo. Voglio solo che tu stia bene.”

“Aspetta… pensi che…”

“Penso che tu sia confusa e che tu abbia bisogno di tempo per capire. Hai detto di essere innamorata di me, ma forse provi qualcosa anche per lui… e va bene.”

“No!” Kara si inalberò a quelle frasi. “No! Io non sono innamorata di Mo… di Mike! È solo un amico per me. Io…” Di nuovo sentì la gola seccarsi, ma gli occhi di Lena erano allacciati ai suoi e aspettavano, aspettavano con timore e speranza le sue parole. “Io so quello che voglio e sei tu. Io sono innamorata di te.”

“Sei sicura? Perché non posso permettermi di crederci se non sei sicura, ho perso troppo e non posso perdere anche…” Le sue parole furono interrotte dalle labbra di Kara. Dolci, ferme, sicure.

“Sì, sono sicura.” Le disse e poi catturò di nuovo le sue labbra in un bacio cercando, con tutta se stessa, di imprimere in esso l’amore che provava per Lena.

 

 

 

Note: questa volta sono stata brava, no? Niente finale al cardiopalma… ;-)

Tutto è andato per il meglio, anche se ci è voluta un’esplosione per convincere Lena a tornare sui suoi passi e a rimangiarsi la sua fredda resistenza. Crede di aver visto la quasi morte di Kara… normale che si mettano da parte le stupidaggini. Kara poi ha saputo spiegarsi e chiarire che lei vuole solo ed esclusivamente Lena, nessun tentennamento!

 

Ora, ragazze, Lena è stata chiara, vuole Kara a casa con sé questa notte… che dite che succederà? Vedremo. ;-)

 

Intanto vi ringrazio anche qui per i commenti, adoro leggere le vostre idee e le vostre opinioni su come si svilupperà la storia e a volte le vostre reazioni appassionate mi fanno morire dal ridere (adoro anche quando mi maledite!). Grazie, davvero grazie, di condividere con me la vostra lettura.

 

  
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