Odi e Cronache di Mademoiselle Cigarette.
Anche pensandoci razionalmente, non sapresti mai descrivere appieno le gioie e i dolori trascendenti che scaturiscono dal piccolo cilindro di carta e tabacco che noi umili mortali chiamiamo, sminuendolo, con il nome di Sigaretta.
Rifletteteci un attimo: è davvero soltanto un modo come un altro di introdurre nicotina, monossido di carbonio e catrame nel nostro organismo? Una flebo arteriosa dei suddetti componenti darebbe la stessa soddisfazione inappagata e inappagabile?
“Perdonami un secondo, tesoro, vado a farmi la flebo di
nicotina sul balcone.” Disse l’uomo trascinandosi dietro la piantana con il
sacchettino a penzoloni, il liquido nerastro e per nulla invitante che
oscillava pigro nei suoi confini di plastica; nel tragitto tra il corridoio
della sala e il balcone, passando per la cucina, la piantana si incastra nelle
seguenti cose: gamba del tavolino di cristallo, piattaforma dell’acquario –
che, poi, tu non li hai mai sopportati i pesci tropicali, zainetto di catechismo
del secondogenito, tappeto persiano spelacchiato che tua suocera ti ha regalato
di ritorno dal viaggio a Montevideo – che, poi, chissà come l’ha trovato un
tappeto persiano in Uruguay… senti ancora l’odore dell’etichetta inconfondibile
di un salutare Made In
China, piastrella di marmo scheggiata da un paio d’anni – che, poi, tu sei
molto meglio di un comune imbianchino o che so io, perché mai dovresti spendere
soldi e chiamarlo?, gamba della sedia d’acciaio della cucina munita di
feltrini, gradino per accedere al balcone dalla portafinestra.
Tralasciando il gatto – tu non li hai mai sofferti, i gatti – che prende il tuo
prezioso sacchetto di sostanze assuefanti per un gomitolo di cotone rossiccio.
No, amici miei, la Sigaretta ha cambiato la vita di milioni,
se non miliardi, di esseri umani inclini a qualsiasi dipendenza.
Provate a chiedervi un secondo: in questo momento, preferirei una gustosa
Marlboro Light – da sostituirsi a piacimento con una Chesterfield,
una Lucky Strike, una Winston, una Camel – o una tortina di panna?
Nel caso sceglieste la seconda, immancabilmente si presenterebbe la fastidiosa
vocina della coscienza, che vi illustra con una presentazione di PowerPoint le
vostre future foto al mare, in un bikini striminzito, ed – eccola là! – la tortina
di panna, abilmente trasformata in un infinito numero di cellule adipose,
proprio sotto il gluteo.
Se avete scelto la prima, la Signora Sigaretta, eccovi sulla Riviera Adriatica,
nel vostro bikini perfettamente aderente al vostro corpo scolpito.
Tutto questo, ovviamente, solo perché gli altri, da fuori, non possono vedervi i polmoni.
Come disse qualcuno, attaccare pubblicamente un fumatore è
assolutamente accettato dalla comunità, mentre attaccare un obeso non patologico no.
Ma non è sempre farsi del male da soli, attraverso qualcosa di estremamente
piacevole?
Se io non riesco a smettere di fumare, peste
mi colga! Ma se un obeso non smette di mangiare è da compatire, per poi
sviare su un altro argomento quale il tempo atmosferico.
Io sarò esecrabile perché immetto sostanze cancerogene nei miei polmoni, lui sarà
un bravo cucciolone con tanta voglia di crescere e di
patatine fritte.
Quando si dice l’ingiustizia pubblica.
Ma non c’è da disperare!
I salutisti, tutti verdure e aria di montagna, yoga e yogurt parzialmente
scremati, cosa possono capirne? C’è una percentuale che la loro vita sarà più
lunga della nostra, ma tuttavia gli incidenti capitano, anche a chi non ha mai
visto una sigaretta, bevuto mezza tazzina di vodka alla pesca o poltrito sul
divano con il telecomando in mano per tre settimane intere. I vasi, si sa,
cadono dai balconi come mosche; creature strane, i vasi.
Mentre noi, oh noi, la Corte della Regina Nicotina, i sudditi di Vostra Maestà
Tabacco, gli umili servitori del Granduca Signor Philip Morris,
noi che paghiamo migliaia di sonanti danari all’anno per dei rotolini gustosi e fumosi, Noi possiamo scegliere il modo
in cui morire!
O almeno, provarci e convincerci di averlo fatto.
Ma si sa, che bello c’è ad andarsene senza essersi un po’ goduti la vita?
Pensate solo alla prima sigaretta della giornata, con il
sole di aprile in faccia, degli occhialoni da sole extrasize
anni ’60, pregustando la prossima davanti all’entrata della scuola.
Alla sigaretta dopo aver fatto l’amore, dopo aver bevuto un caffè, dopo aver
mangiato fino alle tre del pomeriggio, dopo il compito di geometria analitica,
dopo l’ennesimo due di picche, dopo la prima sufficienza in letteratura greca.
La sigaretta riscalda animi e cuori (e polmoni, trachea, bronchi).
Ma personalmente parlando, preferisco ritrovarmi a sessant’anni sull’orlo di una crisi isterica e con l’apparato respiratorio ridotto a due prugne secche, che ritrovarmi ora sull’orlo di una crisi isterica perché non trovo alcuna tecnica di rilassamento soddisfacente (per non parlare della cellulite incipiente apparsa anche sotto i lobi delle orecchie).
Dunque, Lode e Lunga Vita a Mademoiselle Cigarette, tanto crudele quanto magnanima.
Ora, terminato questo piccolo saggio lodevole, andrò ad accendermi una bella Chesterfield.