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Autore: Emy Potter    22/01/2017    2 recensioni
É già passato un anno da quando Jim frequenta l'Accademia Interstellare e le cose sono sensibilmente cambiate.
Tra lezioni, amicizie e famiglia, Jim crede che ormai le cose non potranno che migliorare, finché non si sparge la voce di una nuova ciurma di pirati che saccheggia facilmente le altre, portando le autorità ad arruolare anche degli studenti volontari per questa avventura, tra cui Jim e i suoi amici.
Ma non sarà solo un'altra semplice avventura per il nostro protagonista.
É da un po' che mi girava in testa questa idea, spero davvero vi piaccia!
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Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Hawkins, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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They can't tell me who to be 'cause I'm not what they see.
Yeah the world is still sleeping while I keep on dreaming for me,
and the words are just whispers and lies that I'll never believe.


I'm still here - John Rzeznik.


Se davvero il buongiorno si vedeva dal mattino, Jim avrebbe avuto una giornata da incubo: la sveglia non gli aveva suonato, sua madre non lo aveva svegliato perché si era dimenticata che quel giorno sarebbe andato a scuola, non aveva fatto colazione né aveva avuto tempo per fare la doccia (aveva deciso che l'avrebbe fatta appena arrivato in stanza) e, uscito di casa, la sua valigia si era aperta, facendo cadere tutti i suoi vestiti in mezzo al fango.

Grazie al cielo la settimana prima aveva fatto delle migliorie sul suo surf solare, permettendogli di arrivare con cinque minuti di anticipo. Ancora una volta si era salvato per un soffio e senza le ultime lezioni che aveva ascoltato all'Accademia non pensava sarebbe stato così. Doveva ammettere che erano servite.

Non era il suo primo anno alla famosa Accademia Interstellare, forse era per questo che era molto più tranquillo rispetto all'anno precedente. Ricordava ancora con esattezza il suo primo giorno, quanto era entusiasta e spaventato al tempo stesso.

Non che fosse anormale sentirsi così il primo giorno, però i motivi erano particolarmente diversi: non si preoccupava se i suoi compagni sarebbero stati dei tipi interessanti o se i professori avessero aspettative più alte del normale, piuttosto temeva che le cose sarebbero andate a rotoli. Di nuovo.

Entrare nell'Accademia Interstellare era un sogno che si realizzava, era l'occasione che aspettava per mostrare a tutti chi era veramente (oltre alla sua ultima avventura). Sua madre sarebbe stata definitivamente fiera di lui, del cambiamento avvenuto nella sua vita, non avrebbe più dovuto disperarsi perché rischiava il riformatorio. In quel luogo le sue passioni, il suo talento, erano ben accetti e non doveva preoccuparsi di poliziotti che gli avrebbero sequestrato la sua nuova creazione di turno.

Inizialmente le cose non erano andate troppo bene, non si era ancora abituato al ritorno allo studio, perciò i voti nelle materie esclusivamente teoriche non erano un granché. Anzi, diciamo che erano proprio pessimi, ma con l'aiuto di Robert riuscì a recuperare e arrivare alla sufficienza entro la fine dell'anno. D'altronde non era mai stato un grande studioso, ma quell'opportunità gli aveva fatto mettere la testa apposto. O almeno in parte, le regole le violava comunque anche con più discretezza. Era pur sempre James Pleiades Hawkins dopotutto.

Robert Louis Stevenson era il suo migliore amico. Frequentavano la maggior parte dei corsi insieme per cui la loro conoscenza fu inevitabile. Proprio come Jim, Robert amava l'avventura e non erano pochi i momenti che passavano a fantasticare su viaggi e situazioni indimenticabili. Robert, però, aveva qualcosa che gli impediva di viverli davvero: la sua salute cagionevole. Gli era stato spesso consigliato di lasciare l'Accademia, ma lui non si arrendeva. Dopotutto era un meccanico eccellente e la sua grande intelligenza aveva contribuito a far sì che venisse accettato. Era coraggioso e testardo, non si fermava davanti a niente e nessuno, per questo a Jim era piaciuto sin da subito.

Oltre a lui, James frequentava anche Clementine Harvey e Aaliyah Ziegler, chiamate rispettivamente Clem e Aali. Le conobbe poiché erano già amiche di Robert e con Clementine ci fu subito una forte intesa. Lei era ormai la sua migliore amica. Aali, invece, era più una sorellina per lui. Erano un gruppo parecchio unito, se andava a fondo uno doveva essere così per tutti, per questo se uno di loro doveva trasgredire qualche regola gli altri lo seguivano a ruota o come minimo lo coprivano.

"Riesci a svegliarti da solo dai tuoi profondi pensieri o dobbiamo svegliarti noi? Perché quest'ultima opzione potrebbe risultarti spiacevole, direi."

Sobbalzò quando sentì quella voce familiare, che riconobbe ancora prima di alzare gli occhi: Robert.

Era dall'ultimo giorno di scuola che non si vedevano e fu felice di poter rincontrare i suoi amici. Erano tutti lì, davanti a lui, e Jim non poté fare a meno di sorridere. Si erano scritti parecchie lettere, ma non erano riusciti a riunirsi in quel periodo. Doveva ammetterlo: gli erano mancati, ma non lo avrebbe mai ammesso ad altavoce. E probabilmente loro lo sapevano già.

"Non erano così tanto profondi" ribatté stringendo la mano di Robert in segno di saluto.

Stevenson non era umano, alto un metro e ottanta, magro, la pelle -senza alcuna imperfezione- azzurra come il ghiaccio e i capelli candidi come la neve. Il viso era ovale e squadrato, le labbra sottili. I grandi occhi erano blu, ma la parte solitamente bianca -la sclera- era nera, riflettendo comunque una luce particolare e quasi ipnotica.

"Certo" ridacchiò Clementine allungando la e, "a momenti ci cascavano dentro."

"Ciao Clem". Non potè fare a meno di abbracciarla, gesto che lei fu felice di ricambiare. Non durò molto, solo un paio di secondi, non volendo attirare troppo l'attenzione. Era comunque un segno di affetto che non si scambiavano spesso, anzi capitava piuttosto raramente. 

A differenza degli altri, Clementine era umana. Alta solo un metro e cinquantotto, carnagione media e viso ovale. Le labbra erano carnose, in quel momento tinte di rosso per via del rossetto. Sulle guance vi erano numerose lentiggini, di cui alcune passavano anche sul naso. Gli occhi a mandorla erano grigi, circondati da una linea di eyeliner. I capelli erano corti e mossi, color biondo cenere. Solo una ciocca era più lunga delle altre, ma che lei portava sempre legata in una piccola treccina. Aveva numerosi piercing sul viso: un septum nero, uno sulle labbra, due dilatatori rossi e tre helix sull'orecchio destro. Sul collo invece aveva tatuati dei fiori di loto, mentre gli altri tatuaggi erano coperti dai vestiti.

Malgrado il suo aspetto non proprio da brava ragazza, Clementine aveva un gran cuore e lo dimostrava molto spesso. Solo chi non la conosceva e non le aveva mai parlato aveva paura di lei.

"Dove hai lasciato il tenero Morph?" Chiese lei quando sciolse l'abbraccio.

"Gli ho detto di aspettarmi in camera" sapeva bene che il piccolo amico non era ammesso all'Accademia così, esattamente come l'anno precedente, lo lasciava in camera o lo portava con sé quando poteva uscire. Essendo un giocherellone, sarebbe stato rischioso portarlo alle lezioni. Non poteva non portarlo con lui a scuola, dopotutto doveva tenerlo d'occhio. Il ricordo di Silver gli strinse il cuore in una morsa di dolorosa malinconia. Gli mancava, tanto e si era ripromesso a sé stesso che non lo avrebbe deluso.

"É così carino, mi manca moltissimo" sospirò la piccola Aaliyah.

La ragazza era alta solamente un metro, statura normale per il tipo di alieno che era. Aveva la carnagione pallidissima, bianca come il latte. Il viso era tondo sul quale vi erano due grandi occhi neri e la bocca sottile, non aveva il naso. Le sopracciglia erano solo due puntini sopra gli occhi, a malapena coperti dalla frangetta nera. I capelli erano a caschetto, di cui alcune ciocche erano legate in una codina laterale.

Proprio come lui, indossavano tutti la divisa: giacca blu con sopra lo stemma dell'Accademia, camicia bianca e pantaloni neri. Non vi erano divise diverse per maschi o femmine, la praticità era essenziale.

Non poterono parlare ancora, poiché le porte si aprirono, segno che potevano entrare e sistemare le loro cose. Segno che Jim avrebbe rivisto la sua stanza. Segno che un altro anno stava cominciando.

Ma cosa lo stava aspettando non poteva saperlo.

-O-

Nota autrice: Ciao a tutti! Lo so, ho tante storie da finire e giuro di aver provato ad ignorare questa idea, ma non ci sono riuscita!
E quindi sì, ho dovuto scriverla.
Forse qualcuno di voi avrà notato il fatto che il nome del migliore amico di Jim non sia casuale: ebbene Robert Louis Stevenson é lo scrittore de "L'isola del tesoro", libro da cui la Disney prese spunto per creare nel 2002 "Il pianeta del tesoro".
Se vi piace lasciatemi una recensione, accetto anche critiche costruttive!
Alla prossima!
Kisses, Emy.

   
 
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