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Autore: Eowyn_SEE    22/01/2017    1 recensioni
Mi chiamo Amelia Stefani, e questa è la mia storia. Non vi voglio convincere a leggerla. Dopotutto, forse voi state cercando una storia romantica. Beh, vi anticipo subito che questa non lo è: io non sono una persona romantica, mai stata. E lui lo sapeva. Non per cinismo o qualche altra fesseria del genere, solo che non sono capace, mi scappa da ridere. Quindi no, niente romanticismo.
Questa è soltanto la storia di un'inaspettata amicizia. Inaspettata perché mi prese alla sprovvista. Non ebbi neanche il tempo di vederla arrivare che già mi era impossibile separarmene, se non molto dolorosamente. Non è una storia romantica, è una storia di vita, che a volte è felice, e poi non lo è più. E ci può essere passione, ma anche quella non dura per sempre. Ma la vita è l'unica cosa che conosco, e l'unica che posso raccontare.
"Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate." (Una citazione di Dante ci sta sempre)
Tom HiddlestonX Nuovo Personaggio
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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 N.A. Rieccomi con un altro capitolo. Purtroppo in questo periodo riesco a postare, e scrivere, molto poco a causa dell'università. Fortunatamente per voi (o sfortunatamente, dipende da come andrà a evolversi la storia in termini di qualità) non sono una a cui piace lasciare le cose a metà. Proprio per niente. E' possibile che le pubblicazioni diventino più rare, ma perché voglio cercare, con il poco tempo che ho, di scrivere al meglio, e magari anche più di un capitolo per volta. Credo che in questo modo riuscirò a dare alla storia un po' più di senso logico e storico. Sappiate però che sono sempre e costantemente a lavoro, se non altro perché questa storia riesce a calmarmi la mente. Un abbraccio e buona lettura.

Eowyn

P.S. Ah, sì, la campagna per la donazione di recensioni è ancora aperta. Siate caritatevoli, fate sapere cosa pensate. Gli autori tutti ringraziano =)

P.P.S. E un bel “Hip-hip!! Hurrà!!!” per il nostro Tommaso Guglielmo “Sorprendente” Hiddleston per il suo nuovo gingillo a forma di Globo Dorato. Meritatissimo!

 

Chapter Eighteen

 

MARZO 2014

 

-Sto uscendo di testa, Maddy. Seriamente. Non mi piace stare con le mani in mano.- dissi alla mia amica con tono esasperato mentre uscivamo dal locale.

-Dai, non è vero che non fai niente.- cercò di contestare lei.

-Beh, dipende dalla tua idea di “qualcosa”, immagino.

Maddy sghignazzò. -Guardare tanti film è “qualcosa”, no?

Le lanciai un'occhiata sarcastica. -Cos'è, fai l'avvocato del mio diavolo personale? Non dovrei essere io a difendermi e tu farmi notare che sto con le mani in mano?

-No, quello lo fai benissimo da sola. Quindi a me spetta il compito di difenderti da te stessa.- ribatté divertita.

In realtà c'era ben poco da cui proteggermi, se non dalla noia. In quel periodo si sarebbe benissimo potuto dire che non facevo davvero niente: ero a casa, da sola perlopiù, e non facevo altro che guardare film e serie TV. Soprattutto serie TV: tutte quelle che mi ero persa nei tre anni precedenti. E, tra una puntata e l'altra, avevo deciso di tuffarmi nei libri classici che avevo pian piano collezionato ma, mio malgrado, mai letto. Non proprio niente, quindi. Si potrebbe anzi dire che ampliai la mia cultura più in quei tre mesi che in tutto il mio periodo di studi universitari.

Il problema però era la sedentarietà estrema a cui il mio piccolo paesino (1000 anime, tanti alberi e tanti cinghiali) mi costringeva. Presa dalla disperazione mi ero addirittura lasciata contagiare dal salutismo di Thomas e avevo ripreso a fare la mia corsa serale, abitudine che avevo coltivato per un po' quando ancora abitavo a Torino, ma che avevo presto abbandonato. Questa volta però mi ero intestardita a continuare, cercando di ignorare le salite e le discese (che a Torino non erano mai state un problema, ma a casa lo erano... eccome se lo erano!) e concentrandomi invece sugli aspetti positivi, quali la risalita del mio culo, fino ad allora cadente a causa delle ore passate seduta a studiare, e l'irrobustimento del fiato che, come mi aveva fatto notare Thomas quell'estate, non era proprio dei migliori. Non mi ero però lasciata convincere a correre al mattino: la sola idea di dovermi mettere a correre appena svegliata mi faceva istintivamente crollare di nuovo sul cuscino.

Andavo anche spesso a Torino, macchina permettendo, ovviamente. Uscivo con i miei amici, ed era bello cambiare aria e riuscire a fare due chiacchiere con qualcuno che non fosse i miei genitori, i miei nonni o il mio cane.

Quella sera ero uscita con Maddy, la mia collega di corso che si sarebbe laureata con me in aprile. Eravamo amiche sin dalle prime settimane del primo anno ed era una delle persone più buone e belle del mondo. Mi era mancata durante l'Erasmus e sapevo che mi sarebbe mancata ancora, una volta laureate, perché non ci saremmo più riviste per parecchio tempo. Ci eravamo trovate per fare aperitivo, che poi si era allungato in una cena seguita da una serata-discoteca. Ce l'eravamo spassata, insomma. Stavamo giusto uscendo dal locale, alla veneranda ora delle 2.30 del mattino, quando Maddy mi aveva chiesto “Che fai in questi giorni?”. E quella era stata la mia disperata risposta.

-Ok, va bene, forse non faccio proprio “nulla”,- le concessi -ma mi sento inutile. Non mi piace.- Sospirai facendole segno di seguirmi. -Vieni, ho la macchina da quella parte.

Lei si incamminò al mio fianco lungo il marciapiede. -Secondo me invece dovresti approfittarne e godere del tempo che hai a disposizione. Questa è la vacanza più lunga che ti sarà concessa da qui alla pensione. Pensaci.

Ci pensai: non aveva tutti i torti.

-E tu? Ti stai riposando?- le chiesi.

Maddy sbuffò, tristemente divertita da quella domanda. -Io sono un'attrice, Amy. Se mi riposo muoio di fame. Ho trovato un paio di parti da comparsa parlante, l'altro giorno. E ho un altro provino dopodomani.

Le sorrisi incoraggiante. -Wow, è fantastico! Pagano bene?

-Abbastanza. Cento euro a giornata.

-'azz! Dove si firma?

-Sì, ma sono solo un paio di giorni.- mi fece notare lei.

Non ci mettemmo molto ad arrivare alla macchina: quella sera una grandiosa botta di culo mi aveva fatto trovare parcheggio in piazza Vittorio, in pieno centro, non lontano dal locale. Il parcheggio sotterraneo era talmente silenzioso che si sentiva l'eco dei nostri passi. Proprio per niente inquietante! Ci avvicinammo alla macchina e mentre Maddy saliva sul sedile del passeggero, io aprii lo sportello posteriore per lasciare la borsa. Stavo per chiuderlo quando mi resi conto che per tutta la sera non avevo guardato il cellulare: già mi immaginavo la lista di chiamate perse dei miei che si chiedevano se fossi ancora viva, visto che avevo detto loro che sarei arrivata per l'una. Tornai quindi alla borsa e ripescai il telefono, notando però che mi era arrivato solo un messaggio. E non erano i miei genitori. Era Tom.

-Wow,- informai Maddy -i miei non mi hanno ancora chiamata! Domani nevica!

-Staranno iniziando a fidarsi di te.

-Alleluia!- commentai sedendomi alla guida. Aprii il messaggio.

Oggi se fossi stata qui avresti riso tanto da farti venire i crampi allo stomaco!”

Sorrisi incuriosita.

-Di nuovo il tuo ragazzo?- chiese Maddy con un'espressione compiaciuta che non prometteva nulla di buono, allacciandosi la cintura.

-Ragazzo?- Non le avevo parlato di Tom, non le avevo parlato di nessuno, perciò non aveva elementi per travisare. In teoria, almeno.

-Sì, quello di cui non mi hai ancora detto niente. Quello a cui scrivi sempre con il sorrisino idiota stampato in faccia.

Sbuffai. -Nessun ragazzo. Solo un amico. Comunque sì, è lui. Gli rispondo e partiamo subito.

-D'accordo.- Ancora quel tono compiaciuto.

In realtà non mi sorprendevo troppo dell'interesse generale per la mia vita sentimentale: in pochi sapevano della mia fiamma francese (non era finita bene e non mi andava granché di parlarne) e, se non contiamo la sveltina al secondo anno, la mia ultima relazione risaliva a tre anni prima.

Tornai a guardare il telefono e scrissi “Ok, allora fammi ridere. 'Esci' la storia!”.

-D'accordo, si parte.- annunciai posando il cellulare sotto la radio e accendendo il motore.

-E' simpatico, almeno?- mi chiese ancora Maddy mentre uscivamo dal parcheggio.

Sorrisi. -Sì, molto... Ma davvero ho il sorriso idiota?

Lei ridacchiò. -Giusto un pochino. E' uno dell'Erasmus?

-No, di Londra. L'ho conosciuto quest'estate.

-Oh, bene.- la sentii riflettere. -E' per lui che sei andata a Londra a Capodanno?

Deglutii. Mi fidavo di Maddy, ma da quando mi ero trovata a girare per la strada con Tom al mio fianco, in gennaio, avevo sviluppato un'irrazionale diffidenza verso tutti, tanto che mi ero pentita di averne parlato con Erika, nonostante lei avesse mantenuto la promessa di non dire niente a nessuno. Credo che avessi paura che qualcuno potesse raggiungere lui attraverso me. Lo volevo proteggere, persino da me stessa.

-Anche per lui, sì.- risposi quindi, cercando di stare sul vago.

-Deve essere una persona speciale. Come si chiama?

-Thomas.

-Ah, un inglese-inglese!- esclamò, alleggerendo l'atmosfera.

Risi. -Sì, un inglese-inglese. Londinese, tra l'altro. Nato e cresciuto, per quel che ne so.

-Oh, wow! Credevo si fossero estinti!

Stetti al gioco. -Beh, sono sicuramente in via d'estinzione. Ne restano solo pochi esemplari, così io invece che adottare un panda, ho adottato lui. Campagna per la protezione della specie, sai...- conclusi divertita.

Maddy rise di gusto. -Sei davvero un cuore grande, Amy. E cosa fai per sostenerlo? Gli mandi quantità industriali di tè?

-Tè e pudding.- rincarai.

-E non dimentichiamo il fish 'n chips!

-Quello lo davo per scontato.

Ridemmo di gusto mentre percorrevamo le strade quasi deserte di Torino, dirigendoci verso casa di Maddy, appena fuori città.

-Ma ti scrive alle due di notte? Cos'è, un vampiro oltre che un inglese?- chiese ancora quando le risate si placarono un po'.

-In realtà credo che per lui siano...- contai mentalmente. -... le otto di sera. E' in Canada al momento.

-Ah, allora ha senso, sì. Canada... Figo! Per lavoro?

-Sì.

-Non mi vuoi dire di più?- mi chiese con tono arreso.

-E' che... è un tipo riservato, ecco.- sospirai. -E' un attore.

Maddy sollevò le sopracciglia. -Uno famoso? Da come tratti questo argomento pare che sia uno famoso.

Fissai intensamente il semaforo rosso che avevo davanti, indecisa se rispondere. Mi ero fidata di Erika ed ero sicura di potermi fidare di Maddy. Stavo per rispondere quando...

-Ok, sì, è famoso.- esclamò Maddy. -Non dirmi nient'altro. Che poi mi viene voglia di chiedergli lavoro. Solo che io l'inglese non lo so, dannazione.

Ridacchiai. -Sicura? Se mi prometti di non dirlo a nessuno io te lo dico.

-No, no. Pensandoci bene non voglio saperlo. E poi al massimo se mi capitasse di annoiarmi, avrei un passatempo: cercare tutti gli attori inglesi nati a Londra con primo nome “Thomas”. Ho paura che sarà una lunga lista.

-Temo anch'io.- sorrisi.

Le strade di Torino di notte sono praticamente deserte perciò non ci mettemmo molto ad arrivare a casa di Maddy.

-Sicura che non vuoi dormire da me? Così torni a casa domattina che sarai un po' più sveglia.- mi chiese un'ultima volta.

-No, tranquilla, sono sveglissima, ma grazie per l'offerta. Ora metto la musica a palla e tra un'oretta sono a casa.

-Ok, come vuoi. Ma mandami un messaggio quando arrivi.- si raccomandò apprensiva.

-Certo. Buonanotte.- la salutai io mentre scendeva dall'auto.

-'Notte.

La seguii con lo sguardo mentre entrava nel condominio, poi accesi la radio e ripartii, canticchiando sulle note della canzone.

 

Stavo uscendo dall'autostrada quando mi arrivò un altro messaggio. Approfittando del rettilineo afferrai il telefono giusto per guardare chi fosse il destinatario. Le possibilità erano due: i miei o Thomas. Fortunatamente era Tom. Rimisi al suo posto il cellulare e invece accesi il vivavoce della macchina mentre uscivo dal casello.

-Chi si desidera chiamare?- mi domandò la voce artificiale.

-Tho-mas.- dissi scandendo bene le sillabe.

-Tho-mas.- mi fece eco l'aggeggio. Meno male: quando volevo chiamare mia sorella Claudia chiamava sempre Clarks. E se c'era una persona con cui proprio non volevo parlare, quello era il mio vecchio capo Lee.

Mi rispose dopo un paio di squilli. -Ciao!- sembrava sorpreso.

-Ciao a te. Come stai?

-Bene. Non pensavo di trovarti ancora sveglia. Ero sicuro che mi avresti risposto domattina.

Aveva un tono vagamente colpevole, come un bambino beccato con le mani nella marmellata, che mi incuriosì.

-Se ora ti disturbo posso richiamarti domani.

-No! No, no.- mi assicurò. -Sono felice di sentirti, sono solo sorpreso. Che ci fai ancora in piedi?

-Ho fatto notte brava a Torino. Ora sto tornando a casa, sono in macchina.- gli spiegai.

-In macchina? Che ore sono lì? Le tre?- esclamò.

-E tu chi sei, mio padre in incognito? Ecco, mi sembrava strano che non avesse ancora chiamato!- lo presi in giro.

Sbuffò. -Ah-ah. Non posso neanche preoccuparmi un po'? Non è che ti addormenti al volante?

-Sono sobria e sveglissima, non c'è bisogno di preoccuparsi.- gli assicurai. -E poi sono quasi arrivata. Ma se proprio vuoi fare il padre apprensivo, renditi utile: raccontami la storia divertente che mi devi, così mi tieni sveglia.

-Ok, mi sembra un buon piano. Dunque... Oggi abbiamo girato una scena di sesso. Ne stavo parlando con Guillermo ed è venuto fuori che, essendo una storia gotica, avrebbe dovuto essere anche un po' sexy, un po' dissacrante rispetto al rigorismo dei tempi in cui è ambientata.

-Che cosa hai combinato Hiddleston?- gli chiesi come si chiede ai bambini quando fanno pasticci.

-Beh, Guillermo era d'accordo con me e allora ho proposto: visto che di solito nelle scene di sesso la donna è più svestita dell'uomo, considerato che qui il vero protagonista forte è la donna, avremmo potuto... ridefinire gli equilibri, e mantenere la donna vestita e l'uomo più... scoperto. Cosa facile in realtà se pensi a quelle gonne gigantesche con cui giravano nell'Ottocento.

Sollevai un sopracciglio. -Qualcosa mi dice che l'uomo in questione sei tu.

-Che intuito!

-Modestamente...- scherzai.

-Sì, beh, mi sono offerto volontario a mostrare qualche grazia. Con dei limiti, è chiaro.

-Accidenti, Mr Hid, sei davvero un cavaliere del femminismo. Sono commossa.

-E ne sono fiero. Comunque, ne parliamo con Mia, con cui dovevo girare la scena, e ci accordiamo che avrei mostrato le natiche...

-Hai girato una scena chiappe al vento?- chiesi conferma, incredula e divertita.

-Chiappe al vento.- confermò.

-Dio sia lodato!- esclamai. -Sai di aver fatto un dono all'umanità, vero? Sono la prima a dire che il tuo culo è un patrimonio da conservare e proteggere, ma un'occasionale apertura al pubblico mi pare il minimo che tu possa fare. E' un servizio all'arte! Non è giusto tenere cotanta beltà solo per una cerchia ristretta.- Ci misi tutte le mie forze per non scoppiare a ridere mentre dicevo tutto questo.

Seguì un attimo di silenzio. Quando poi parlò dalla sua voce traspariva la sua indecisione tra l'essere esasperato o divertito. -Sapevo di non dovertelo dire.

-E pur sapendolo, lo hai fatto.- ridacchiai.

-Questo perché evidentemente sono masochista. E comunque l'espressione “apertura al pubblico” può risultare un po' ambigua.

-Dai, finisci la storia, signor Masochista-Chiappe-D'Oro.- gli intimai.

-D'accordo. Beh, ci mettiamo d'accordo, dopotutto che io sappia è piuttosto difficile fare sesso senza abbassarsi i pantaloni, perciò tutti sembrano d'accordo e iniziamo a girare: io ero sopra Mia che nel momento in cui mi abbasso i pantaloni decide tutt'un tratto di improvvisare e mi pianta le unghie sul sedere. Credo che mi abbia lasciato i segni. Perciò immaginati la scena: una stanza più piccola della mia cucina piena di omoni con telecamere e microfoni, e io sto lì con le chiappe al vento, come dici tu, con i segni delle unghie ben evidenti. Se Guillermo non è morto dalle risate oggi, credo che sia diventato immortale.

Oh, sì che me la immaginavo! E mi immaginavo anche le risate di Del Toro! Io intanto cercavo in tutti i modi di trattenere le mie per continuare a concentrarmi sulla strada, con poco successo però. Ridevo come una matta.

-Lo sapevo che avresti riso delle mie disavventure.- mi rimbeccò con fare ovvio.

-Oh, sì. Ci puoi scommettere! Beh, in sua difesa devo ammettere che ad avere il tuo sedere tra le mani sarebbe stato un peccato non aggrapparvisi. E dubito che nessuno ci abbia mai provato prima.

-Sì, ma non davanti al mondo e il piacere, in quell'occasione, è stato di entrambi.- mi fece notare.

-Ok, ok, non voglio sapere i dettagli, grazie.- liquidai in fretta. -Ne hai parlato con Mia dopo?

-Più o meno. L'ho gentilmente ringraziata per le unghiate e lei si è messa a ridere. La scena è venuta bene, però, erano tutti molto soddisfatti.

Continuai a ridere sotto i baffi. -Non ne dubito. Sai, potresti denunciarla, però: strizzamento improprio di chiappe d'oro. Da vent'anni all'ergastolo.

Rise anche lui. -Ma smettila! Ho visto di peggio.

-Woo, sono curiosa!

-Non questa sera. Direi che ti sei già divertita abbastanza a mie spese, oggi.

-Sei un guastafeste, Hiddleston.- mi finsi imbronciata.

-Lo so.- ridacchiò.

Cadde per un attimo il silenzio mentre io piano mi ricomponevo e continuavo a guidare per le deserte stradine di provincia.

-Sei ancora sveglia?- mi chiese.

-Sì, sono qui, tranquillo.

-Tu come stai?

-Bah, come al solito. La nullafacenza non mi dona, però.

-Continui a correre?

-Stranamente sì. Sto iniziando a diventare anche bravina: cammino sempre di meno. Ma l'altro giorno ero così disperata che mi sono messa a fare le pulizie di primavera.

Ridacchiò. -Beh, non mi sembra una brutta cosa.

-No, ma non è da me. Io detesto fare le pulizie!

-Sai come la chiamavamo noi?

-Come?

-“Sindrome dell'iperattività pre-esame”. E ti farà piacere sapere che non sei l'unico caso al mondo.

-Già, ora che lo so sto proprio meglio, Thomas, grazie mille.- replicai sarcastica.

Lo percepii riflettere. -Se vuoi ti do qualcosa da fare.

-Cosa?- chiesi ansiosa. Qualunque cosa!

-Mi hanno inviato una nuova sceneggiatura. So che a te piace leggerle e mi farebbe piacere sapere che ne pensi.

-Di che si tratta?- domandai, sinceramente interessata.

-Una miniserie prodotta dalla BBC. E' tratta da un libro di John LeCarré. Si intitola The Night Manager.

-E che parte ti hanno offerto?

-Protagonista. E mi affascina molto. Ora voglio recuperare il libro per capirlo meglio.

-Sai già che l'accetterai, quindi.

-Ne sono quasi certo, sì. Ma vorrei sapere che ne pensi tu.

-Perché mi carichi di questa responsabilità?- chiesi seria.

-E' una parte importante, ci sarà un cast importante e non voglio fare la scelta sbagliata. E' una di quelle parti che ti possono elevare all'Olimpo se le fai bene ma anche affossarti in caso contrario.

-Accipicchia! D'accordo, la leggerò. Sicuro che posso, però? Non dovrebbe essere roba segreta?

-Tu hai intenzione di diffonderla?

-Certo che no.

-Allora siamo a posto. Te la mando via mail.

-Ok, aspetterò. Grazie. Che responsabilità, però!

Ridacchiò. -Vedila solo come qualcosa da fare nell'attesa. E non temere: condividi questa responsabilità con le mie sorelle.

-Oh, bene. Allora cosa farai, alla fine, visto che siamo in tre? A votazione?

-Probabilmente. O forse ignorerò tutte e farò di testa mia.

Ridacchiai. -Mi sembra giusto.

In quel momento sentii una voce femminile provenire da qualche parte intorno a Thomas. -Ehi, sei libero...? Oh, scusa, non sapevo fossi al telefono.

-Scusa un attimo, Amy.- mi disse lui. Sentii il tipico suono di qualcuno che copre il microfono con la mano. Purtroppo per lui i microfoni Apple sono dannatamente sensibili, perciò servì a poco.

-Ehi.- lo sentii infatti dire. Chiunque fosse la donna sembrava molto felice di vederla. Sorrisi sotto i baffi.

-Scusa, non volevo interrompere.- disse lei.

-Non ti preoccupare. Dimmi pure.

-Volevo solo sapere se sei... libero stasera.

-Sì. Sì, certo. Finisco questa telefonata e... arrivo.

-D'accordo, allora ti aspetto di sopra.

-A dopo.- Tolse la mano dal microfono e si rivolse di nuovo a me. -Scusa, una collega.

Sogghignai maliziosa. -Una collega?

-Una collega.- confermò.

-Mmm-mmm.- feci io con sarcasmo.

Nel frattempo ormai ero arrivata a casa. Rallentai e imboccai il vialetto fino ad entrare nel garage. Spensi la macchina ma rimasi seduta sul sedile per approfittare del vivavoce.

-Che c'è?- chiese sospettoso.

-Niente, cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa?- gli risposi sfoderando la più innocente delle voci.

-Forse il tuo tono cospiratorio?

-Parla l'altro! Perché la tua conversazione criptica con la tipa non era neanche un filo cospiratoria.

-Hai sentito tutto?

-Purtroppo per te, sì. E pensare che stavo iniziando a cercare numeri di “accompagnatrici” lì a Toronto da mandarti ma, Cristo!, che prezzi. A quanto pare però non servirà. Meglio così. Le mie finanze sono limitate.

Sospirò esasperato. -Sei la peggiore amica del mondo.

-Lo so che mi adori.- sghignazzai.

-Basta che tu ne sia convinta!- scherzò lui.

-Ah-ah.- tornai seria. -A me invece basta sapere che non sei solo.

Ritornò serio anche lui. -Perché sei sempre così preoccupata che io sia solo?

-Perché vedo quanto sei triste quando lo sei e quanto invece è bello il tuo sorriso quando sei in compagnia. E io adoro il tuo sorriso.

Seguì un silenzio imbarazzato. Sì, ero stata un po' sdolcinata, ma era la verità.

Fu lui a parlare per primo. -Ma io non sono solo. Ho te, no?

-Come amica, sì. Non sto parlando di quello.

-Allora anche tu sei sola.- mi fece notare.

-E' una situazione diversa. Io non voglio quello che vuoi tu.

-E secondo te cosa voglio?- mi sfidò.

-Tu vuoi una famiglia. So che non vedi l'ora.

-E tu no?

-No, non ci tengo. Mi basto così.- risposi semplicemente.

-Se lo dici tu.- concluse dubbioso.

Un altro silenzio.

-Ora che sei tornata ad uscire di casa come le persone normali, non hai ancora conosciuto nessuno?- Sghignazzò prima di continuare. -Da quel che ricordo, non hai nessuna difficoltà a rimorchiare se vuoi.

Pensava a Jack, ovviamente.

Io mi strinsi nelle spalle. -Mmm, ogni tanto provo a guardarmi un po' intorno, ma non è facile quando detesti gli uomini pelosi mentre l'universo ti rema contro su quel fronte.

Scoppiò a ridere di gusto.

-C'è poco da ridere, Hiddleston.- lo riproverai. -Piuttosto, hai qualcuno da consigliarmi?

-Beh... Luke è poco peloso per quel che so.

Sbuffai. -Qualcuno di eterosessuale?

-Quante pretese!- rise.

-Non sei simpatico.

Aspettai che smettesse di ridere, poi gli dissi -Vabbè, io nel frattempo sono arrivata a casa senza distruggere la macchina. Vado a dormire così lascio andare anche te. Hai una gran figa che ti aspetta, mi sembra.

-Chi ti dice che sia una gran figa?

-La legge di natura.- risposi con fare saggio.

Rise ancora. -D'accordo, stai iniziando a delirare dal sonno. Vai a dormire, che è meglio.

-Agli ordini, signore! Buonanotte, Thomas.

-Buonanotte, Amelia.

  
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