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Autore: RedFoxx    23/01/2017    5 recensioni
Salve a tutti ☺️
Questa storia narra di regni in crisi e di due ragazzi che cercheranno di migliorare la situazione.
La coppia principale sarà SasuNaruSasu.
Dal testo:
«E così la famigerata Volpe Nera ha deciso di farsi vedere.» Sogghignò la guardia con la lancia. [..]
[...] lui è il principe Sasuke Uchiha, erede al trono ma penso che tu lo sapessi già. E tu sei?»
[...]«Forza compagno. Il viaggio e lungo e tu devi uccidere mio fratello.»
é la prima ff che scrivo, quindi siate clementi :')
Spero di avervi incuriosito e buona lettura:)
-2017= Sto revisionando tutti i capitoli, correggendo errori e cambiando qualche frase. Per ora sono stati modificati i primi quattro.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti c: Non so quanti si ricorderanno di questa storia, ma dopo quasi un anno dall'ultimo aggiornamento (Marzo 2016) eccomi qua, con un nuovo capitolo. Non nascondo che non sapevo più come continuare e piuttosto di farla finire ivelocemente, magari rovinandola, ho preferito lasciarla in sospseso. Questo è un piccolo capitolo, ma spero che il prossimo sarà più lungo :) Buona lettura.

RedFoxx




 

 Capitolo 17

Demoni e assassini










Negli episodi precedenti...
Naruto e Sasuke si erano infiltrati del palazzo di Itachi per ucciderlo, ma la situazione sfugge di mano. Re Fugaku muore, per mano del figlio Itachi e scappando, NAruto viene catturato per salvare Sasuke e Gaara, un nomade del deserto. Ora il principe cerca una soluzione insieme ai nomadi e agli esponenti delle altre terre, mentre l'esercito nemico si avvicina, mentre il povero Naruto soffre per mano del torturatore di Itachi.








Tutti nella stanza si erano immobilizzati, attendevo ciò che il principe aveva da dire. Il frastuono sterno era chiaramente udibile, debolmente smorzato dalla porta chiusa.

 

«Naruto, dentro di sé ha un demone. É un portatore.»

 

Sui volto degli altri si poteva leggere chiaramente stupore, scetticismo e perplessità. Il primo a rompere quell’atmosfera fu l’ambasciatore della terra dell’Acqua, scaturendo una fragorosa risata.

 

«Non dirai sul serio? Sono leggende, favole della buona notte. È impossibile.»

 

«Lo è, invece.»

 

Raccontò di ciò che era successo a Naruto e dei segni della maledizione, come il sigillo sull’addome.

 

Vide Gaara farsi avanti e confabulare con il capo dei Nomadi, per poi uscire dalla stanza.

 

«Noi nomadi ti crediamo. Non crediamo siano leggende. I Demoni esistono tutt’ora. Ne abbiamo uno con noi qua.»

 

«Che cosa?»

 

In quel momento Gaara tornò accompagnato da una ragazzina. Avrà avuto al massimo dodici anni, aveva lunghi capelli neri e occhi ambrati, come il colore della sabbia.

 

«Lei è la Portatrice del demone tasso monocoda, Shukaku.»

 

I presenti la guardarono esterrefatti. La bambina, sentendosi osservata, si nascose parzialmente dietro a Gaara, il quale per rassicurarla, le accarezzò dolcemente i capelli.

 

«Lei è Akira, la mia sorellina. Il demone la scelse come Portatrice alla morte del precedente contenitore.»

 

Gli ambasciatori e i generali presenti non sapevano cosa dire.

 

«Perché l’avete tenuta nascosta?»

 

«Si nascondono. Ci sono Portatori in tutti i paesi, sparpagliati. Per anni sono stati discriminati o sfruttati per questa cosa. Divennero nascosti, finché la gente pian piano dimenticò e i demoni divennero leggenda.»

 

Sasuke si passò le mani sul viso, sfregando gli occhi. Sospirò.

 

«Come possiamo aiutare Naruto?»

 

«Crediamo che abbia sempre avuto in sé il demone, solo nascosto. Il sigillo che ci hai fatto vedere è di contenimento. Qualcuno glielo aveva imposto, celando la presenza del demone. La maledizione lanciatagli dagli assassini per controllare Kurama deve aver fatto “reazione” con quel sigillo, rendendolo palese.»

 

Sasuke volse lo sguardo alla bambine, che ora stringeva una mano del ragazzo e con l’altra giocava con una ciocca dei capelli. Gli occhi chiari studiavano attentamente le persone e l’ambiente. Quando la vide volgere lo sguardo su di sé, un brivido gli percorse la schiena. Distolse subito l’attenzione da lei, tornando alla discussione.

 

«Kurama però è sempre stato il demone più problematico. È il più forte e non è mai andato d’accordo con il proprio portatore. Rispetto agli altri demoni, ha un brutto caratteraccio. Quel sigillo contenitivo era consuetudine imporlo alla persona a cui era toccato in sorte. Solitamente, chi lo custodiva, preferiva vivere isolato, per evitare complicazioni.»

 

«Chi sapeva che Naruto era un Portatore?»

 

«Gli assassini sicuramente. A questo punto mi viene da pensare che la Distruzione del regno dell’Aria sia dovuto a questo.»

 

«Per Kurama?»

 

«Probabile, ma non potrei dirlo con certezza.»

 

«Dobbiamo fare qualcosa per Naruto, demone o non demone.»

 

Gaara sospirò, pensando all’amico in difficoltà. Continuò ad accarezzare i capelli alla sorellina.

 

«Il problema sarebbe se Itachi riuscisse ad ottenere il controllo sul demone. In quel caso, saremmo spacciati.»

 

 

 

 

 

 

 

 

Castello di Itachi.

 

 

Due guardie lanciarono il corpo stremato nella cella. Naruto cadde mollemente a terra, privo di forze. Quel giorno le torture erano state peggiori del solito e nuove ferite affiancavano altre in via di guarigione. Quando sentì la porta della cella chiudersi, cercò di alzarsi, facendo forza sulle braccia, e si trascinò su quello che ormai poteva considerare il suo letto. Si raggomitolò in posizione fetale, sentendo le croste delle ferite più vecchie tirare la pelle. Fece una smorfia di dolore quando cercò di muoversi, cambiando subito idea. Si toccò il labbro rotto e vide il dito sporco di sangue. Lo leccò, riconoscendo il gusto di ferro solito del sangue.

 

«Ma guardalo, si lecca le ferite. Patetico.»

 

Volse lo sguardo e vide Pain appoggiato alla porta della sua cella. Gli rivolse uno sguardo pieno d’odio, cercando di mettersi a sedere, appoggiandosi alla parete. Odiava farsi vedere debole di fronte al nemico. Il suo orgoglio gli impediva di cedere.

 

«Sei più tenace di quanto pensassi, ma capitolerai. Lo sai anche tu. Stai solo allungando la tua agonia.»

 

Il biondo fece una smorfia, prima di rispondere.

 

«Allora uccidetemi.»

 

Pain rise a quell’affermazione.

 

«Troppo semplice. Che spreco, eri un ottimo assassino. Un talento. Te ne sarai accorto.»

 

Naruto, odiava ammetterlo, ma doveva dargli ragione. Era in migliore tra i suoi coetanei e riusciva a battere la maggior parte dei assassini esperti.

 

«Sei pure riuscito a disfarti di Hidan e Kakuzu e di questo devo ancora fartela pagare, ma tutto a suo tempo.»

 

Prese le sbarre in mano, avvicinandosi di più.

 

«Ti sei rammollito, e per cosa? Per colpa di quello stupido. Ti ha inculcato idee che, ammettilo, non ti si addicono. On potrai mai condurre una vita normale. Lavorare, andare al mercato e crescere una famiglia. Ma chi vuoi prendere in giro? Sei un assassino, fatto e finito. Arrenditi.»

 

Naruto lo fulminò con lo sguardo e cercò di far trapelare tutto l’odio che provava.

 

«Mai.»

 

Pain sorrise, cattivo.

 

«Lo vedremo. Spero che apprezzerai il soggiorno.»

 

E se ne andò. Naruto sospirò. Un brivido di freddo lo scosse. Tornò a sdraiarsi, il freddo che gli gelava le ossa. Cercò di ripararsi il più possibile con le braccia.

 

Lentamente scivolò in un sonno ristoratore.

 

 

 

Si svegliò, circondato dal buio. Non vedeva nulla attorno a sé. Mettendosi in piedi, notò che uno strato di acqua copriva in pavimento, arrivandogli a lambire la caviglie. Guardandosi intorno non riuscì a scorgere nulla, finché non vide una debole luce rossa davanti a sé. Le andò in contro.

 

Camminò, finché non giunse davanti ad un grande cancello chiuso, alto finché non si perdeva nell’oscurità. Vide che sulla sezione dove le due porte si chiudevano, vi era un foglio appeso.

 

Avvicinandosi, vide che vi era disegnato lo stesso simbolo che aveva sull’addome.

 

«Finalmente ti fai vedere.»

 

Una voce profonda lo fece sobbalzare. Si mise in posizione di difesa, girando su sé stesso per controllare intorno. Non vedendo nulla si rilassò leggermente, senza abbassare la guardia.

 

«Dove guardi marmocchio? Sono qui.»

 

Si volse verso il cancello e vide due grandi occhi rossi fissarlo. Un brivido lo percorse. Una paura primordiale lo fece arretrare di un passo. Una voglia di correre via e scappare lo pervase, ma si costrinse a stare fermo.

 

I due occhi si ingrandirò finché la volpe non si mostrò. Era immensa e per un momento le parve grande come un castello, se non di più.

La volpe si accucciò, posando il muso sulle zampe anteriori, fissando il ragazzo negli occhi.

 

«Finalmente ci incontriamo, Naruto.»

 

Il biondo la guardò, perplesso. Una domanda gli premeva, anche se pensava di sapere già la risposta.

 

«Dove siamo?»

 

La volpe rise, piegando la testa indietro.

 

«Ti facevo più intelligente. Siamo dentro di te, nella tua test.»

 

«Lo immaginavo.»

 

«Dovresti ringraziarmi, umano.»

 

Naruto lo guardò, perplesso.

 

«Per quale motivo, di grazia?»

 

«Tanto per cominciare, per non essere morto. Ti sto tenendo in vita, se non te ne sei accorto.»

 

La volpe ghignò divertita. Quella conversazione lo stava strappando alla noia.

 

«é grazie a me se le tue ferite guariscono più velocemente. Per quanto possa fare.»

 

Naruto si massaggiò gli occhi, cercando di capire la volpe.

 

«Mi stai… curando? Perché?»

 

«Semplice. Se muori tu, muoio anch’io.»

 

«Ah be grazie, magra consolazione. Potevo immaginare che non era per il buon cuore.»

 

La volpe rise. Quel ragazzo lo stava interessando sempre di più. Naruto la vide divertita, ma farsi seria tutto un tratto. Il demone alzò la testa e rizzò le orecchie, come in ascolto di qualcosa.

 

«Peccato moccioso, mi stavi allietando la giornata, ma sembra che qualcun altro reclami la tua attenzione. Alla prossima.»

 

Prima che potesse dire nulla, tutto scomparve e Naruto si svegliò. Ci mise un attimo a mettere a fuoco e dovette sbattere le palpebre un paio idi volte.

 

Vide due guardie afferrarlo per le braccia e alzarlo. Itachi lo aspettava all’entrata della cella sorridente. Stretto nel suo mantello, gli volse uno sguardo enigmatico.

 

«Buongiorno dolcezza. Il sole splende, gli uccellini cinguettano e c’è qualcuno che non vede l’ora di sperimentare nuove torture con te..»

 

 

Spero vi sia piaciuto e che lascerete una recensione, per farmi sapere le vostre idee! Al prossimo capitolo :)

 

  
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