Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Ulissae    30/05/2009    1 recensioni
Tutti hanno bisogno di un aperitivo, anche chi, l'aperitivo, non lo conosce.
Che nome strano, pensò, non lo aveva mai sentito. Era un pescatore, lui, di cose mondane non se ne intendeva, e questo aperitivo sembrava tanto una cosa da ricchi.
Storia partecipante al contest "100 prompts!"indetto da C.o.S.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aperitivo senza senso


Erano solo loro tre: l’uomo, il ragazzo ed il mare.
Tre vecchi nemici di lunga data che non si parlavano da tempo; che si odiavano da tempo.
Seduti sulla sabbia bianca ed intonsa i primi due si guardavano, senza proferire parola; l’adulto chiaro, il giovane scuro.
Due parti di mondo che si ritrovavano lì, accanto al mare, il loro terzo compagno.
L’Uomo era steso a terra, gli occhi coperti da una foglia verde brillante, i vestiti eleganti anche se rovinati e ruvidi di sale, un anello d’oro a incatenargli il mignolo della mano destra, ciciotto e paffuto, e quell’espressione di superiorità a solcargli il viso.

L’Uomo era ricco, l’Uomo era importante, l’Uomo era naufragato su quell’isola.

Il Ragazzo giocherellava con il pezzo di stoffa logoro che erano diventati i suoi pantaloni, stracciati e rovinati, quel colore celeste ormai diventato bianco. Fissava l’orizzonte con occhi vuoti, ma alla costante ricerca di una soluzione per scampare a quella trappola mortale che si stava rivelando l’isolotto; la sua pagaia era a pochi metri da loro, ridotta a ciò che fu in origine: legno, semplice legno.
La pelle, scurita dal sole, formava proprio tra le sopracciglia una ruga di concentrazione che lo rendeva più vecchio di quanto i suoi sedici anni dimostravano.

Il Ragazzo era povero, il Ragazzo aveva solo una barca, il Ragazzo era naufragato su quell’isola.

Nessuno dei due sapeva come mai erano caduti dalla piccola canoa, entrambi non erano a conoscenza del perché il mare li avesse portati fin lì, su quello sputo di terra dimenticato da Dio; l’unica cosa che entrambi ricordavano è che stavano litigando quando il remo cadde in acqua e il ragazzo si voltò disperato per riprenderlo, mentre l’Uomo continuava ad insultarlo: i prezzi per un giro in pagaia erano troppo alti.
Così fu un attimo e il blackbarry si ritrovò in acqua, insieme a loro due.
Non parlarono molto una volta toccata terra, ognuno si ricavò il suo posto e lì rimase, mentre il Mare, con calma canzonatoria, si infrangeva sulla sabbia, producendo il suono di una risata divertita.
Fu l’Uomo a rompere per primo il silenzio, alzandosi con sonori sbuffi dalla sua posizione di beato, e scrollandosi i granelli dalla schiena. Una volta seduto si girò e fissò il giovane, che non lo degnava di uno sguardo: odiava quelli come lui, odiava gli uomini di mezz’età che venivano sulla sua isola per passare le vacanze con donne sempre diverse, li odiava.
-Hey, ragazzo! Che fai?- esclamò, la voce calma, quasi divertita.
Questi si girò un attimo con aria scocciata, senza rispondere.
-Ti annoi, vero? Io pure, non ci sta niente da fare- sbuffò, mentre con sforzo immenso decise di alzarsi completamente. Attese una risposta che non arrivò, perciò, come da sua natura, continuò imperterrito, non era da lui azzittirsi. –Sai che ore sono ragazzo? Il mio rolex è andato con tutta quest’acqua; da non crederci! Con tutto quello che l’ho pagato, come minimo dovrebbe resistere, invece no!- rise, divertito da non si sa cosa.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, l’espressione scocciata di chi non vuol essere disturbato da inutili conversazioni, poi lo riabbassò e rispose, sentendosi obbligato dagli occhi acquosi del suo vicino di isola.
-Interessante. Mi dispiace. Adesso vedrò di controllare.- poche sillabe, mai tutte di seguito.
-E come farai ragazzo? Non abbiamo neanche un orologio, almeno che la tua barchetta- il tono dispregiativo – non abbia incorporato un satellite.- ghignò strafottente, proprio come l’umanità che rappresentava.
Il giovane si alzò e senza parlare prese un piccolo ramo, sottile e delicato, lo piantò a terra e si sedette affianco, senza fiatare. Per circa due minuti guardò l’ombra dell’uomo, dapprima con un sorrisetto divertito, infine con un sottile sibilio di rabbia.
-Si deve levare. Ora.- ordinò, imperativo solo come la gente di mare sa essere, perché lui, così come suo padre, così come suo nonno, così come tutti nella sua famiglia, lo era.
L’uomo non capì immediatamente, si guardò intorno confuso, poi, sollecitato da uno schiaffo deciso sui polpacci, fece un saltello e si tolse.
Il ragazzo sorrise e annunciò il verdetto: -Sono le sette... o otto, comunque giù di lì. -
L’uomo rimase in silenzio, poi corrugò la faccia impensierito: qualcosa non andava, non andava affatto.
Infatti erano le otto, così diceva questo ragazzo maleducato, e lui ancora non aveva avuto il suo aperitivo.
E’ di norma, assai in uso, così si dice, l’avere un aperitivo a questa specifica ora. Normale abitudine di un popolo fasullo, che adora sprecare i suoi soldi in inutili passatempi, che diventano, una volta insinuatesi nella genetica delle tradizioni, vitali ed essenziali.
Perciò è assai facile capire come l’Uomo si sentisse incompleto in quel momento, senza il suo aperitivo.
Fortunatamente il nostro manager aveva un’ottima capacità di problem solving, così, in pochi attimi, si rese conto che una noce di cocco sarebbe stata perfetta per il suo scopo.
Un aperitivo a bordo piscina.
Era la stessa cosa, dopotutto. La questione, ora, era come poter rompere il guscio impenetrabile.
Lo scagliò più volte sulla palma, ma con scarsi risultati, il sassolino peloso ritornava, rotolando, sempre davanti ai suoi piedi, con un moto di sfida che fece infuriare l’uomo.
Perché?, si chiedeva, come mai non si rompe?.
Non riusciva a capire come mai fosse così difficile. Per lui aperitivo era sinonimo di relax, calma, pace. Non di combattimenti all’ultimo sangue con una noce di cocco.
Là, nei bar alla moda, pieni di giovani, di vita, e di monotonia, tutto era più semplice, più liscio, più falso. La plastica regnava padrona, i rumori, le luci, i suoni; il continuo parlare, che rendeva intelligenti anche le cose più stupide. Tutto, insomma, era perfetto; niente doveva essere fuori posto, niente doveva essere vero.
Invece, quella noce di cocco, che non si rompeva, era vera, maledettamente vera; e lui, una cosa del genere, non la poteva sopportare. Non poteva sopportare che qualcosa non andasse secondo il suo volere.
Difatti, è normalissimo, per un uomo di età, statura, peso ed intelligenza media, il non tollerare che qualcosa non si svolga come lui voglia.
Questa, mi par logico, è un chiaro sintomo della mediocrità.
Il Ragazzo osservava annoiato la scena, chiedendosi cosa potesse volere quell’uomo da quel povero cocco; lui, al contrario, non sapeva cosa voleva dire la parola aperitivo.
Lui sa semplicemente che la vita è vera, dura; non ci sono luci soffuse a nascondere gli sbagli, né parole rumorose a sopprimere gli errori, nessun cocktail a coprire l’asprezza del sentirsi poveri.
Niente, semplicemente vita.
Aspettò diversi minuti, poi, ritrovatosi di colpo sorpreso, domandò: -Cosa sta facendo?-
-Un aperitivo, anche se mancano i salatini.- mugugnò alla fine, scagliando la noce di cocco, che, finalmente, si incrinò.
-Vedi, ragazzo, quello che ci vuole nella vita è costanza- gongolò, sedendosi nuovamente accanto a lui.
Strano da dirsi, da parte di uno, che, nella vita, non ha concluso mai nulla, se non il vivere sulle spalle dei genitori.
Poggiò il cocco su un sasso piatto, trovatosi lì per puro caso, e lo batté ripetutamente, finché questi, soccombendo alla caparbietà dell’uomo, non si ruppe, in modo quasi perfetto.
L’Uomo, orgoglioso del suo lavoro, lo spezzò e ne diede una parte al ragazzo, che finse freddezza nell’accettarlo, mentre in realtà non vedeva l’ora di poter bere quel latte bianco e dolce.
L’uomo prese a parlare di cose stupide, che non divennero intelligenti, questa volta. Semplici parole che si alzavano turbinando, per poi finire, inevitabilmente, nel silenzio che il ragazzo produceva.
L’Uomo odiava il silenzio, era così… vero.
Proprio come quella noce di cocco, che si era rivelata troppo dolce, così poco delicata.
Non era come quelle miscele alcoliche, da sballo, che amava assaporare con lentezza, mentre tentava di abbordare qualche ventenne, che lo guardava divertita.
Quelle, di noci di cocco, erano perfette, non avevano questo sapore grezzo e fastidioso. O meglio, non era cocco, quello, era l’aroma; molto meglio.
Il Ragazzo, invece, sembrava non curarsene, bevendo avido quel nettare naturale, come se fosse ambrosia, non ascoltava quello che l’uomo diceva.
Aperitivo.
Che nome strano, pensò, non lo aveva mai sentito. Era un pescatore, lui, di cose mondane non se ne intendeva, e questo aperitivo sembrava tanto una cosa da ricchi.
Eppure gli piaceva, se stare seduti su una spiaggia, senza reti da riparare, senza pensieri, semplicemente lui ed il mare, significava aperitivo, gli piaceva.
Era come se fosse libero, per un attimo non considerava più la sua situazione di naufrago come quella di prigioniero, ma, bensì, come quella di un uccello, che si poteva librare alto, oltre tutto, oltre tutti. Oltre i doveri, oltre la fatica, oltre la rabbia.
Il Ragazzo non sentì l’Uomo alzarsi di colpo interrompendo la sfilza di idiozie che diceva, non lo vide neppure gettarsi in acqua e nuotare fino ad una barchetta a vela, appena dopo la baia, non sentì gli uomini scendere sulla spiaggia ormai deserta, per cercarlo. Nulla.
Dopo tutto cosa serviva ritornare nella civiltà?

Bastava lui ed il suo aperitivo.





Angolo autrice:
Come sia nata non lo so, neanche come è uscita fuori dal mio cervello.
Forse fa schifo, forse no.
Non lo so.
So solo che mi sono scervellata ed alla fine è uscito questo. ò.ò

Questa fanfiction partecipa al Contest 100 prompts indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Ulissae