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Autore: Dominil    30/05/2009    6 recensioni
“Mamma, dov’è papà?” chiese la più piccola.
“Shhh!” fece Joel dall’altra parte, posando un dito sulle labbra per farle cenno di stare zitta. Non voleva che sua madre scoppiasse di nuovo in lacrime come aveva fatto la sera precedente, quando papà sparì per sempre oltre la porta, durante la Vigilia di Natale.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.B. il seguente scritto non intende riprodurre fatti realmente accaduti e non è scritto a scopo di lucro. Ah, i personaggi non mi appartengono.



Emotionless

Natale 1995.


La tavola della sala da pranzo era imbandita, decorata da candele e una bella tovaglia rossa. La signora Madden aveva quasi finito di preparare le pietanze e di lì a poco le avrebbe portate in tavola e avrebbe chiamato a gran voce i suoi figli per farli scendere, come ogni anno.

Come ogni anno lei e i suoi bambini (anche se erano cresciuti, rimanevano sempre i suoi bambini), avevano fatto l’albero di Natale insieme e come al solito Benji aveva rischiato di strozzarsi con le luci, facendo ridere la piccola Sarah, che posizionava le palline colorate con attenzione.
Come ogni anno suo marito, tornato dal lavoro, aveva abbracciato tutti e quattro i suoi figli e aveva ammirato l’albero, nonostante nulla andasse più  bene in quella casa.
Come ogni anno la signora Madden era uscita di buon ora per comprare i regali. Ne aveva preso anche uno per suo marito, senza capirne il motivo.
Come ogni anno aveva apparecchiato per sei persone, anche se sapeva che il signor Madden non si sarebbe presentato.
Chiuse il forno e si diresse in sala pranzo.
“Ragazzi, è pronto!” urlò, rivolta alle scale che portavano al piano di sopra.
La prima che scese fu sua figlia Sarah, seguita da Josh e poi dai due gemelli. Presero tutti posto e cominciarono a mangiare.
Ogni tanto lanciavano sguardi furtivi all’unico posto vuoto, quello del loro padre.
“Mamma, dov’è papà?” chiese la più piccola.
“Shhh!” fece Joel dall’altra parte, posando un dito sulle labbra per farle cenno di stare zitta. Non voleva che sua madre scoppiasse di nuovo in lacrime come aveva fatto la sera precedente, quando papà sparì per sempre oltre la porta, durante la Vigilia di Natale.
“Papà se n’è andato.” disse freddamente la signora Madden. “Vado a lavare i piatti.” aggiunse e si alzò, anche se non aveva ancora finito di mangiare.
La videro allontanarsi a passo piuttosto veloce e non dissero nulla, tormentati tutti dallo stesso dolore.


Joel aprì gli occhi di scatto, madido di sudore. Mise velocemente a fuoco il piccolo spazio in cui era costretto a stare, cercando di non sbattere la testa da qualche parte. Aveva sempre odiato le cuccette dei tour bus e a quanto pare anche loro odiavano lui. Odio reciproco, insomma.
Sospirò profondamente per pulire la mente e dimenticare il più in fretta possibile quello straccio del suo passato che purtroppo avrebbe sempre occupato un piccolo cantuccio della sua memoria, spuntando fuori nei momenti meno opportuni.
Si mise a sedere facendo meno rumore possibile e poi si avviò verso la cucina per bere un bicchiere di latte, cosa che faceva sempre quando aveva gli incubi.
Appena si sedette, sentì gli occhi bruciargli.
Le lacrime no, cazzo, non poteva ancora piangere per l’uomo che aveva solo rovinato la sua vita e quella delle persone che più amava.
Il giorno precedente, nella valigia di Benji, aveva trovato una vecchissima foto di suo padre, e aveva dovuto affrontare la tempesta creata dai suoi ricordi. Come se tutti gli anni trascorsi fossero stati cancellati con un solo click, ed era di nuovo un sedicenne che piangeva con la schiena contro il muro della sua cameretta perché il padre li aveva abbandonati e non avevano più nemmeno un soldo.
Una lacrima attraversò la sua guancia, grattando la pelle fino a scendere e cadere sulla superficie del tavolo, creando un piccolissimo lago.

“Ciao Benji, dov’è la mamma?” chiese Joel entrando in casa, appena tornato da lavoro.
“Stasera farà il doppio turno, ormai devi abituartici.” rispose il gemello, rassegnato.
Joel si abbandonò stancamente sulla sedia della cucina, sospirando.
“Io non riesco ad accettarlo, non è giusto.”
“Cosa?”
“Che quel bastardo se ne sia andato lasciandoci in una situazione economica simile.”
“Hai ragione ma…” iniziò Benji, prima di venire interrotto.
“MA COSA?! Mamma si sta dissolvendo giorno dopo giorno, lavora quasi ventiquattr’ore su ventiquattro… io non ce la faccio a vederla così.”
L’altro si avvicinò a Joel e gli posò una mano sulla spalla, provando a consolarlo. Stavano tutti così male, da quel famoso Natale.
“Senti Joel io non so come faremo… ma ce la faremo.” concluse, cercando la forza da dare al gemello e a lui stesso, che comunque soffriva.

Ce l’avevano fatta sì, avevano raggiunto i loro sogni.
Ma i fantasmi del passato non ti abbandonano, berranno della tua linfa vitale fino a prosciugarti.
Finì il suo bicchiere di latte e rimase lì per diverso tempo. Gli occhi caddero sulle lancette dell’orologio che aveva al polso: le cinque del mattino.
Dei movimenti provenienti dalla zona notte lo misero sull’attenti. Dovette attendere solo qualche istante prima di vedere la figura del suo gemello.
“C’è un po’ di latte anche per me?”
“Sì…” mormorò. “Incubi anche tu?”
“Tuo padre non mi lascia in pace nemmeno quando dormo.” spiegò scuotendo la testa.
“Nemmeno il tuo.”
Scoppiarono a ridere, all’unisono.
   
 
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