Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: MadLucy    25/01/2017    3 recensioni
{Euriarty | 4x3 | missing moment: unsupervised conversation with Moriarty for five minutes | what if | cannibal!Moriarty/cannibal!Eurus | ma anche indirettamente Sheriarty | Moriarty is alive | warning: implied cannibalism | Moriarty's brother/sister? | quando si mettono troppi cannibal puns in una puntata arrivano i guai}
In cui: nella storia di Barbarossa c'è un dettaglio in più, Moriarty scopre come tenere compagnia ad Eurus per sempre -e i cannibali lì dentro non erano tre, in fin dei conti.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eurus Holmes, Jim Moriarty
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Christmas dinner



La videocamera si spense.
«Barbarossa» esalò Eurus, languida. Con lo sguardo sostava assorta a momenti sui suoi occhi e poi sulle sue labbra, scendendo e salendo con la stessa leggerezza.
Jim era concentrato, ma la parvenza di un sorriso beffardo trapelava oltre la fermezza del volto e la dilatazione delle pupille, come davanti a una profezia che si autoavvera. «Niente di meno. Non molto di più» ammise.
Eurus aveva la bocca aperta, ma non ne usciva fiato, quasi che nel suo cavo orale facesse freddo. La faccia era patita, di calce porosa; aveva l'aria di essere appena stata struccata, ciglia rade, palpebre esangui, gote magre. Era una finestra senza infissi, scavata da un buco emotivo fino ai margini, ma animata da una propulsione interna che sorreggeva il suo scheletro, il suo bacino largo, con una grazia non esente di femminilità, appena appena fuori asse. Nel suo corpo il turchese di Sherlock era invecchiato male, con un alone spurio, particelle di ruggine.
«Non sei come ti avevo prefigurato» commentò, senza reticenze, sempre più vicina al vetro. Jim sgranò un po' gli occhi.
«É rilevante?»
«Non lo so, sembri piuttosto volgare. Potrebbe andare bene. Ma ho parlato solo con la tua prefigurazione finora, quindi il primo approccio rimane motivo di verecondia.» Disse verecondia come se ne stesse stillando dei millilitri con il contagocce in una fiala. Moriarty arcuò l'indice per sfiorare la superficie che li divideva, all'altezza dello zigomo di lei.
«Una tale ingiustizia» intonò, sinceramente pervaso dallo spirito della festa, «al freddo e al buio in una notte come questa.»
Eurus seguì il gesto senza troppa partecipazione, soppesandolo finchè la mano non si fermò a palmo aperto sul vetro.
«Non mi è mai successo di cercare persone che non avessero bisogno delle mie istruzioni per fare quello che volevo, ma sotto sotto ci ho sempre sperato. Dovevo solo trovare il momento per farlo in cui fossi certa che non sarei stata delusa.»
«Il pozzo, ah,» ribattè Jim, scuotendo il capo senza interrompere il contatto visivo, «tutti avrebbero guardato nel pozzo.»
«Il piccolo Victor è stato veloce, e anch'io. Ho potuto guardarlo morire senza che si preoccupassero nemmeno della mia assenza.» Eurus piegò il capo di lato, come un uccello. «Dopodichè, non l'ho lasciato alla scienza.» Durante i secondi di silenzio seguenti, Moriarty posò anche l'altra mano sulla lastra, con perizia.
«Brava ragazza» la vezzeggiò, facendo scorrere contro il muro il vetro, che sparì progressivamente in una fessura.
«Ma non ha tenuto compagnia molto a lungo» aggiunse Eurus, assistendo apatica alla rimozione di qualsiasi barriera tra loro -mantenuta a beneficio delle apparenze per Mycroft fintanto che la videocamera di sorveglianza era accesa.
«Scegliersi gli amici è sempre una faccenda problematica. La qualità del cervello non appare così lampante -consistenza, dimensione- la mente mente continuamente....» La voce di Jim si fece più lenta e satiricamente baritonale. «Tant'è che le persone non sanno più contare. Si fermano sempre a tre. Dev'esserci qualcosa di rassicurante, nel numero tre.» E allora fischiò flautato, a fior di labbra, soffiando fervido sul naso di Eurus, prolungando una nota fievole e modulandola a metà strada. Lei sollevò il mento per poter mantenere il contatto. La sua vicinanza era inodore, davvero sobria e poco organica.
«Dopo Sherrinford, Barbarossa e me, il resto era consequenziale» precisò. La sua intonazione vocale cruda era piacevole, piatta e sentenziosa. Moriarty approvò con un ghigno.
«Mi sono sempre piaciuti gli spoiler. Non vado mai al cinema da sprovveduto. Faccio sorprese a chi vuole farmi sorprese. Battute, effetti speciali. Eccetera eccetera.»
«É l'odore del nostro sangue che ti ha portato fino a qui.» L'idea sembrava conferire a Eurus un placido compiacimento. «Credi che Sherlock sia lo spettatore ideale per dimostrare chi sei.»
Jim non negò. A passo sostenuto, prese a camminare in senso orario tutt'intorno a lei, intento a imperscrutabili valutazioni.
«Così tante cose in comune. Noia, proiettile facile, consulente-qualcosa, noia, fratelli attori. Ma ciò che mi interessa è ciò che ancora non ho.»
Eurus non si mostrò diversa, più o meno a suo agio rispetto a quando lo guardava negli occhi. Fissando davanti a sè,
«La vera ragione per cui ho scelto te è che tu sei il miglior modo per dimostrargli chi è lui. Sconfitto da se stesso. Antropofagia e teofagia, uomo e dio, uomo contro Dio. Uuuhhh.» L'ultimo verso era a metà tra un lamento di protesta e un anelito. Restò in sospeso, inconcluso.
«É tutto più triviale di come sembra» obiettò Moriarty, divertito. «Non ci vuole uno studioso della storia melanesiana per capire che un cuore arrostito è più buono di un cuore crudo.»
Eurus roteò gli occhi, seccata. «Non farmi ridere, certo che è come sembra. Loro sono tutti schiavi del loro corpo. Noi lo siamo della nostra mente.»
Non aveva finito di parlare, che uno dei pannelli di cui erano composte le pareti si schiuse come una porta. Prima con una gamba e poi con l'altra, dal passaggio occultato spuntò una ragazza con i capelli mossi, lo sguardo vacuo e penetrante e un passo impreciso ma flessuoso, la cui più evidente caratteristica era comunque la somiglianza istericamente realistica con l'internata. Eurus la studiò, e per la prima volta le sue sopracciglia si fecero espressive, quasi imperiose, di fronte al sorriso della surrogata.
«Dovrei lasciarle il mio violino?»
«A te non servirà più granchè.»
«A lei sì?» criticò, esaminando delle mani che una chirurgia plastica perfetta aveva replicato minuziosamente, senza lasciare alcuna traccia. Moriarty concluse il proprio girotondo per dare una pacca intenerita sulla spalla dell'impostora.
«Credo che una volta avesse persino una faccia propria» chiosò.
«Per sette anni sono stata un colonnello e per due un capostazione» disse la ragazza con la voce di Eurus. «Era ora di cambiare atmosfera. Geni incompresi e assoli.»
La vera Eurus contrasse il volto, annoiata. «Anch'io sono un po' volgare.»
Mentre la sostituta varcava il limite della cella, esplorando la spazio a disposizione ed esaurendolo ad ampie falcate, Jim colse una ciocca dalla cortina della sua chioma negletta. Se l'arrotolò su due dita, poi la accostò alle narici e chiuse gli occhi. Sospirò enfatico.
«L'incarnazione per Dio è solo un passaggio e la morte una distrazione. Possiamo biasimarlo?»
«Non pretendo che sia facile» replicò lei. «Basta che ci sia buona musica.»
«C'è sempre la migliore colonna sonora nella mia vita. Soprattutto quando diventa una sequenza di estetica pulp e simbolismo lugubre.»
«Non c'è paragone con un contesto emotivo. E ora come funziona? Bisogna aspettare la cena? Andremo subito al sodo o è prevista una conoscenza preliminare?» s'informò Eurus, spostando lo sguardo ripetutamente per tutta la durata della frase, per incrociare di nuovo per finire quello di Moriarty.
«E a che serve? Abbiamo tanto, tanto tempo, tutto il tempo» fiatò lui. Abbandonò il ciuffo soltanto per adeguare il palmo al suo collo, coprendole la nuca e individuando il punto sotto i capelli dove la pelle era irrorata di calore. L'espressione di nessuno dei due ne fu coinvolta. «Potevamo farlo solo insieme, ma ancora non esisteva un insieme abbastanza efficace per noi. Misterico. Senechiano
Eurus riusciva a sentire distintamente la musica che avrebbe suonato in quel momento, un crescendo che avrebbe richiesto un accompagnamento orchestrale. La tensione sospesa delle note frementi in procinto di scrosciare nella chiusa.
«Non ne terrai da parte un pezzetto per Sherlock?»
«Promesso» disse Jim. Eurus scivolò via dalla conca della sua presa e lo oltrepassò, senza un'altra parola.
Appena lo sportello segreto nella cella si chiuse dietro lei, Mycroft riaccese la videocamera.
«Il tempo è scaduto»  dichiarò secco. Dietro il vetro c'era una Eurus docilmente inginocchiata sul pavimento, come poco prima. Moriarty spalancò le braccia.
«Cinque minuti e mi sembra di conoscerla da una vita. Beh, saluti, sis. Sis sta per sister» puntualizzò, rivolgendosi alla telecamera. «Slang giovanile. È proprio difficile capire quando scherzano e quando fanno sul serio, eh?»


























Note dell'Autrice: Se i Mofftiss possono trashare aggiungendo sorelle di Sherlock, io posso trashare ulteriormente facendo divorare i loro oc aggiungendo sorelle di Moriarty. Dura la catena alimentare. Tutto questo per sublimare il mio disappunto per l'esistenza di Eurus e per tenere Moriarty ancora tra noi, chiaro. Perchè lui che concede ad altri il gran finale contro Sherlock? Davvero? Lui? Con le sue lievi manie di protagonismo? Su, su, ripigliamoci...
Lucy
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: MadLucy