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Autore: Lettrice_del_mondo    25/01/2017    0 recensioni
Era difficile per Claudia andare avanti ora che suo nonno l'aveva lasciata, ora che lei era sola al mondo. Ma sapeva anche che qualcosa, o qualcuno, in qualche modo l'avrebbero protetta dall'orribile tempesta che era il dolore, forte e crudele si abbatteva sulle persone, uccidendole.
Finchè la tenda non si scostò e un messaggio arrivò sotto la porta della giovane ragazza dai capelli color cioccolato.
Che la sua vita avesse trovata una nuova porta per la felicità?
Il difficile mondo di Claudia, catturato dall'oppressità dei social e dalla vita d'adolescente, messa a confronto con il dolore di Lorena, che dovrà sopportare le ingiustizie della seconda metà del ventesimo secolo.
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Come fa il cielo a rimanere limpido posando lo sguardo sui pericoli e le pestilenze che si imbattono sulla gente.
Come fa il mare a continuare a sfociare, le onde a schiantarsi contro gli scogli, quando i marinai continuano a lottare per non far finire la propria barca nell'oscuro oceano.
Come fa il fuoco ad ardere dopo le urla degli animali incendiati dal proprio calore, ardenti di smettere di vivere.
Come fa la terra a scuotere, facendo cadere la gente, distruggendo palazzi, monumenti, famiglie, sapere, amori, lasciando nelle persone l'ultimo, prezioso e raro sguardo.
Come facciamo noi uomini a lottare tra di noi, ammazzarci a vicenda, sapendo che quello sparo porterà alla distruzione di intere vite e non di una sola, non dell'unico uomo che, silenzioso, cadrà sul suolo, sentendo il proprio battito formarsi per l'ultima volta, facendo fermare la propria vita, salutando il mondo con quel respiro, e guardare il cielo, sicuri che lì sopra la vita sarà migliore, senza sofferenze, senza morti, solo piena di felicità.

Non era, ovviamente, ciò che voleva pensare Luca. Non avrebbe dovuto. Non doveva pensare ai bombardamenti, agli spari, al sangue sparso sulla terra , a quegli sguardi, gli occhi dei propri compagni fissi verso l'alto, l'ultima immagine stampata al loro interno. Si sarebbe abiutato, o almeno sarebbe successo finchè lui non fosse stato una vittima di quella guerra, uno dei tanti nomi scritti su una pietra di marmo. Un cadavere sotterrato nella collina dei guerrieri. Eppure non si sentiva un guerriero. Non aveva fatto nulla per esserlo.
Suo padre si, lui era un guerriero, si disse guardando l'uomo che era davanti a lui nella fila, perfino sua madre era una guerriera migliore di lui, affianco a suo padre, in un triste vestito nero. Sua sorella, Stefania, e la più piccola, perfino lei, Lorena, erano delle lottatrice migliori di lui. Lui era un codardo, impaurito da un incarico compiuto da così tante persone, nel corso degli anni antecedenti e in quelle che sarebbero arrivati.
Guardò in lontanza, lì, vicino alla cabina telefonica, c'era un bambino con una signora anziana, sì, anche quel bambino era migliore di lui, anche lui si sarebbe trovato con una divisa come la sua, e avrebbe combattuto, con coraggio, consapevolezza e fierezza per il prorpio compito. Ma...
<< Luca... >> Disse una voce dolce, bassa. Aveva pianto. Si girò, piano.
<< Mamma. >> Era lì, in piedi, con il suo lungo vestito nero. Dolce madre.
La donna prì la bocca, ma ne uscì solo un triste urletto. La richiuse il prima che potè. Gli occhi rossi, lucidi e gonfi si chiusero, in segno di speranza. Luca vide il rosario penzolare fuori da una manica. L'abbracciò. Non ci sarebbero state parole, segni, pensieri che avrebbero potuto salvarli in quella situazione. Quando le possenti braccia di lui si chiusero intorno alle spalle esili della madre tutto tacque, le persone che urlavano, il treno che sbuffava, il capostazione che invitava la gente di allontanarsi dai binari e dirigersi in fila verso l'entrata, sparirono. Erano solamente loro due su un pendio, immersi nella nebia del mondo, dove nulla sarebbe servito a proteggerli, bastavano loro due.
Alla fine suo padre li separò, dicendo che fosse l'ora di andare. Ti prego, non piangere.
Fece un cenno di ringraziamento al padre e si diresse a salutare le persone che rimanevano. Sua sorella Lorena, la più piccola, e Stefania lo stavano aspettando. Avrebbe voluto giocare un ultima volta con loro due, passare un'ora insieme, un'ora a correre dietro per dietro a Lorena, nella grande villa di campagna della famiglia, un'ora con Stefania, a parlare dei libri e a coccolare il piccolo gatto. Un'ora per dire a Lorena quanto fosse speciale, un'ora per dire a Stefania di continuare a combattere per ciò che voleva. Ma di tutto ciò non restava che un minuto. Un minuto per dir loro il miglior e unico addio che gli avrebbe legati. Ricorda Luca, si dovranno ricordare che tu gli vuoi bene.
<< Ciao, ragazze. >> disse loro, inginocchiandosi per arrivare all'altezza di Lorena, alla quale prese le due manine bianche. << Sapete cosa succederà ora, giusto? >> Anche se parlava in modo semplice e leggero sapeva che quel discorso non fosse per Lorena, bensì per Stefania che, dietro alla sua corazza indistruggibile, era in collisione con la relatà. Nessun libro l'avrebbe salvata da quell'Inferno.
<< Andrai a vincere. >> Disse Lorena, alzando in aria il suo peluche.
<< Giusto. >> Caccia in dietro le lacrime, Luca, cacciale. << E potrebbero succedere diverse cose. Potrei non tornare più. Ciò vorrebbe dire che questa sarebbe l'ultima volta che noi tre parliamo insieme. >>
<< Bisogna pregare. >> disse Lorena mettendo una mano sul cuore. << Così non ti succederà nulla. >>
Sorrise. Respira Luca, non ti devono vedere piangere. << Devo dirvi un segreto. A casa troverete due regali, a testa. Una lettera e un regalo, per ognuno di voi. Voglio che li apriate solamente quando sarete tristi, giù di morale, sul punto di crollare, d'accordo? >> Lorena annuì. Luca si alzò e abbracciò la sorella più grande, forte. Le sussurrò all'orecchio: << Stef, per favore, sii forte. Sii forte per la mamma. Sii forte per me. E leggi, combatti, vinci. >> Abbracciò anche l'altra sorellina. << Il vostro regalo è sotto il letto. >>
E poi, dopo aver salutato per l'ultima volta suo padre, una pacca sulla schiena che aveva sopportato tanti pesi e dolori, passò all'ultima persona. Forse sarebbe stato meglio salire direttamente sul treno, non seguire la strada a destra, ma la strada piena di soldati, tutti con gli occhi lucidi, uno zaino in spalla, la testa e il cuore colmo di pensieri, sogni, soddisfazioni...
Eccola lì. Alta e bella fissava la gente che le passava affianco, gli occhi guardavano ciò che la circondavano, alla ricerca della pace. << Isabella... >> disse con un tono di voce fiacco. Un'altra cannonata che avrebbe abbattuto la sua nave.
<< Luca... >> Come si aspettava, un muro che sgretolava. Le prese le mani, e le fissò a lungo.
<< Amore mio... >> le parole mancavano << Spero che questa non sia l'ultima volta che noi due potremmo parlare.. >>
<< Luca... devo dirti una cosa prima che tu parta. >>
<< Non è importante, Isabella. Ora la cosa principale è che tu sappia che io ti amo, che ti amavo e che ti amerò, sempre, anche quando il mio corpo tornerà in una bara, la bandiera italiana poggiata sopra. >>
<< No, Luca, no. No. >> Le lacrime caddero sulle mani chiuse di lui su quelle di lei. Voleva proteggerla, eppure era lui il primo a pugnalarla.
<< Isabella, lo sai anche tu che potrebbe accadere, sai cosa accade in guerra. Sai cosa mi potrebbe accadere. >>
<< Promettimi. >> disse Isabella mettendo una sua mano sul petto di Luca, nello stesso punto in cui si trova il cuore di lui. << Promettimi che lotterai. >> la voce graffiata dal dolore e dalla lacrime.
La baciò. Le diede un bacio leggero sulle labbra, poi proseguì ad un leggero bacio sulle guance e sulla fronte.
<< Ti amo. >>
<< Ti amo. >>
E quando Luca percorse la strada principale per il treno, la strada che l'avrebbe portato al cambiamento della sua vita, seguito da tutti i suoi nuovi compagni. Era ormai salito sul treno, aveva trovato un posto sul treno, affianco al finestrino, con lui altri due uomini, uno grande e massiccio, con un taglio sulla guancia, l'altro addormentato teneva il cappello sulla faccia, le mani intrecciate sulla pancia erano coperte da una collana con un ciondolo d'oro, delle incisioni sul coperchio, una M e una G, e nel taschino sinistro della giacca un foglio piegato. Era sul punto di addormentarsi, di perdersi nei bei sogni, nelle speranze che tutto sarebbe stato migliore... quando qualcosa toccò il vetro. La prima volta non ci pensò. Anche alla seconda, sarebbe potuto essere per un ragazzo affianco a lui, ma quando, per la terza volta, qualcosa urtò contro la finestra Luca aprì gli occhi.
E vide la piccola Loredana, che teneva in mano il suo piccolo bambolotto, e si accorse che era in braccio a Stefania, entrambi con gli occhi lucidi.
Aprì il finestrino e vide la sorellina dargli il bambolotto.
Gli disse Grazie e aspettò che loro si allontanassero e che il treno partisse.
Quando si accorse che al bambolotto era legato una pietra sorrise.
Ma era troppo tardi, le lacrime li cadevano già.
   
 
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