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Autore: hikari_kudo    30/05/2009    0 recensioni

sospirò, guardando il suo rifelsso nello specchio. scorgeva una ragazza, una sconosciuta dall'aria famigliare che forse tanto tempo fa era lei. il suo sguardo vacquo e privo di ogni luce di vita le ricordava ogni giorno chi era, perchè era l'unica cosa che davanti allo specchio le pareva di riconoscere. negli ultimi hanni, aveva imparato tante cose , era diventata il sicario perfetto, una sociopatica capace di tutto, che provava quasi gusto a veder scorrere il sangue, aveva anche appreso a mentire con gli occhi. se era infuriata, riusciva benissimo ad apparire allegra e vivace. del resto, solo poche persone conoscevano la vera hikari.... anzi no, due o tre. all'esterno, non era hikari, troppo pericoloso rivelare il proprio nome, soprattutto se si è immischiati in roba illegale, come lei. era la vivace, timida, solare e sopratutto innocente (quasi rideva fra se a pensarlo) emily dison, agente al reparto investigativo di central city. prima era soprasieduto da Hughes ma poi envy-kudo l'aveva ucciso, e da allora.... mustang l'aiutava a cercare l'assasino del suo migliore amico. sapeva anche che lavorava illegalmente come mercenario, ma , nonostante non andassero molto d'accordo, le copriva le spalle, o meglio, teneva la bocca chiusa. si trovavano in una posizione dove i loro interessi collimavano, semplice, ma vero, perchè l'odio è più forte dell'amore o dell'amicizia, ed è anche più immediato. se due persono odiano la stessa persona , da questo può nascere un sistema di alleanze indissolubile. l'odio è più forte di tutto.
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Nausicaa212, assistente amministratrice.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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sospirò, guardando il suo rifelsso nello specchio. scorgeva una ragazza, una sconosciuta dall'aria famigliare che forse tanto tempo fa era lei. il suo sguardo vacquo e privo di ogni luce di vita le ricordava ogni giorno chi era, perchè era l'unica cosa che davanti allo specchio le pareva di riconoscere. negli ultimi hanni, aveva imparato tante cose , era diventata il sicario perfetto, una sociopatica capace di tutto, che provava quasi gusto a veder scorrere il sangue, aveva anche appreso a mentire con gli occhi. se era infuriata, riusciva benissimo ad apparire allegra e vivace. del resto, solo poche persone conoscevano la vera hikari.... anzi no, due o tre. all'esterno, non era hikari, troppo pericoloso rivelare il proprio nome, soprattutto se si è immischiati in roba illegale, come lei. era la vivace, timida, solare e sopratutto innocente (quasi rideva fra se a pensarlo) emily dison, agente al reparto investigativo di central city. prima era soprasieduto da Hughes ma poi envy-kudo l'aveva ucciso, e da allora.... mustang l'aiutava a cercare l'assasino del suo migliore amico. sapeva anche che lavorava illegalmente come mercenario, ma , nonostante non andassero molto d'accordo, le copriva le spalle, o meglio, teneva la bocca chiusa. si trovavano in una posizione dove i loro interessi collimavano, semplice, ma vero, perchè l'odio è più forte dell'amore o dell'amicizia, ed è anche più immediato. se due persono odiano la stessa persona , da questo può nascere un sistema di alleanze indissolubile. l'odio è più forte di tutto.

raccolse i lunghi capelli in una coda di cavallo. erano ingobranti, ma non aveva tempo da sprecare per tagliarseli. poi si vestì. prese dei jeans e una polo blu dall'armadio. poi afferrò un pugnale a punta di diamante, e lo mise in una specie di giarrettiera-fondina che aveva nella coscia, affianco alla beretta. teneva una piccola ruby calibro 7,45 in una fondina ascellare, nascosta sotto la maglietta. prese il sopreabito, e se lo infilò. li teneva ben nascosti una starpower calibro 45 e altri due pugnali, più una lama. non andava mai in giro non armata, poteva succedere di tutto, lo sapeva bene. quello che aveva addosso era solo l'equipaggiamento standard, quando veniva assunta per un lavoro, si portava appresso il lanciafiamme ( molto utile ma ingombrante) , la katana e la mitragliatrice. poteva anche trasmutarsele le armi, ma preferiva astenersi dall'usare l'alchimia. che scienza infernale.

uscì velocemente per raggiungere la stazzione, si infiltrò nelle stradine secondarie, che ormai conosceva anche troppo bene, sapeva muoversi nell'oscurità e il labirinto di central city era più che utile. pochi minuti dopo arrivò a destinazione. li trovo due ragazzi biondi ad accoglierla. Alphonse con un sorriso cordiale, quasi intimorito, Edward irritato con un'espressione per niente cordiale. li salutò con un inpassibile cenno del capo, e li passo affianco velocemente , per arrivare al binario. in un paesino nelle vicinanze, c'era stata un'altra vitima, ed era il loro lavoro indigare. quanto odiava il suo titolo di alchimista di stato, ma almeno quello di demonio era appropriato. salì silenziosamente, seguita dai due fratelli, dopodichè si sedettero nel loro abitacolo, il tenò partì e nessuno fiatò. il suo respiro era regolare e il battito cardiaco pure. ma sentiva una brutta sensazione. sentiva odore di morte.

***

il vento li scorreva tra i capelli, mentre il sole cocente li bruciava il capo. ma cosa gliene poteva importare, dopotutto non poteva sentire il caldo. era solo, nella strada deserta, lui ed il vento. andava a circa duecento kilometri orari, ma non gliene fregava niente. male che andava si rompeva la mercedes e quella poteva sempre ritrasmuttarla. scurutò velocemente l'ora nel suo orologio. si chiedeva perchè continuasse a portarsi appresso il simbolo dell'esercito, ma non ci voleva neanche pensare, ora doveva solo arrivare alla scena del crimine, per ottenere risposte, se nò l'ansia l'avrebbe ucciso. sapeva che era una cosa stupida, ma si sentiva guidato da quei ripugnanti ricordi umani, sentiva che aveva lasciato qualcosa in sospeso.

***

il sangue era ancora fresco, non aveva iniziato a coagulare, e manteneva quel color ciliegia tipico del sangue umano. non era secco, e il tanfo di morto non imprerversava ancora ovunque. il corpo non era ancora neanche in decomposizione. nulla di particolare, ne aveva visto tanti di corpi ma quello.... non era commensurabile a niente che aveva visto. che creatura aveva mai potuto fare una cosa simile? non poteva ritenersi umano

- lei dev'essere l'addetta a questa cittadina, piacere, emily dison, reparto investigazioni, central city, conosce già i fratelli elric?- hikari protendeva la mano verso la ragazza che si occupava di quella città. ovviamente, l'aveva ben riconosciuta, era shayme. non la vedeva da allora, ma lei non sembrava averla riconosciuta, per cui mantenne la sua maschera.

edward e alphonse la salutarono caldamente. mentre lei gli esponeva il caso. edward notò il cambiamento di hikari e ne rimase a dir poco sbalordito. era come se si fosse messa una maschera di gomma sul viso. vedere quella trasformazione da vicino faceva quasi impressione....o paura. comunque, era stpefacente come riusciva a diventare un'altra persona. "di questo passo, non capirò mai quando fidarmi" pensò Edward, mantenendo un'aria indifferente, mentre hikari, infiltasi i guanti in lattice, ispezzionava allegramente i resti. - allora, il cadevere è stato totalemnte squoiato e poi ucciso- i suoi occhi sembravano perdere allegria ed essere pervasi da qualcosa di simile al piacere per qualche secondo, poi ritornò velocemente la maschera - dubito abbiano usato una lama, perchè non ci sono segni sulla pelle. anche un acido o un agente corrosivo è da escludere, niente è così forte da corrodere interamente derma, epidermide , ipodermide e epitelo senza corrodere anche le ossa. a prima vista , sembra che la pelle si sia volatilizzata....-

- e se fosse stata trasmutata via?- chiese Edward, chinandosi sul cadavere - no, niente segni di trasmutazione-

- neanche scar lasciava segni- precisò alphonse

- hey- disse shayme - e quello?- indicò il collo di hikari, dove c'era in bella vista l'orologio d'argento, indossato come collana

- emmm.... sono un'alchimista!- esultò hikari sorridendo

- ma non facevi parte del reparto investigativo?-

- si, ma sono anche un'alchimista- shayme la scruttò e poi annuì poco convinta - ora scusatemi, ma ho da fare, ho alcuni fascicoli arretrati, fate pure con comodo, quando finite , avvisate gli agenti- girò le spalle e se ne andò

- esperta in tre tipi di arti marziali, lotta libera e kick boxing. sa usare vari tipi di armi ed è la più giovane donna ad essere diventata capo reparto- sanzionò hikari

alphose e edward la guardarono straniti. - e queste cose come.....?- chiese alphonse

- ho le mie fonti-

- potevi anche salutarla- disse Ed. venne fulminato da hikari, ma non si lasciò intimorire. o era stupido o troppo coraggioso - e poi che razza di nome è amily? ma dai! hikari! che ti è sucesso?-

hikari puntò la starpower su edward, direttamente dalla giacca, in modo che solo loro due potessero vederla - 1, non chiamarmi mai, e dico mai, col mio nome in pubblico, sanno in pochi chi sono. sono conosciuta come morte, e questo mi basta. 2, non ti può interessare minimamente che mi è sucesso, ripeto, non sono affari tuoi. 3, se non saluto una persona non casca il mondo- sibilò con voce neutra.gli occhi erano nuovamente vacqui e non trasmettevano nulla. la pallida faccia era seria e per niente cordiale. era tornata la morte. poi suonò nuovamente il cellulare di hikari, e rispose velocemente, in tono tutt'altro che amichevole -si, si...... sono qui. si, sono con me....... sto ancora aspettando il compenso per l'omicidio dell'altra notte...... no......ho capito, ciao- poi richiuse ed alphonse si chiese se li piaceva rispondere a vocaboli osemplicemente non voleva discutere.

- secondo me, invece, è come dici tu acciaio- disse hikari - ho visto una cosa simile solo una volta in vita mia , ed a compiere l'omicidio era stato l'unico che poteva bloccare tanto facilmente la tramutazione al secondo stadio senza lasciare tracce : scar. niente homunculus.... al diavolo!-

edward rabrividì : aveva già visto atrocità simili? mentre alphonse rimase un attimo a pensare alle parole del killer. un assasino che cerca un assasino. bene, per lo meno, sapevano come entrare nella mente di un serial killer.

- ma non l'avevi amazzato?- chiese alphonse

- e questo che non mi spiego... non può essere vivo- rispose la ragazza

-io inizio ad aver fame- continuò il ragazzo, scorgendo l'orologio da polso - andiamo a mettere qualcosa sotto i denti?- chiese sorridendo, rivolgendosi a hikari e edward che si guardavano in cagnesco. o meglio, edward la fissava male, lei sosteneva il suo sguardo, ma non esprimeva niente.

sotto indicazione degli agenti di polizia, forse troppo gentili anche grazie al sorriso angelico e innocentemente ingenuo di hikari, furono più che contenti a darli le informazioni necessarie per raggiungere un buon ristorante.

il locale non era molto grande, e si trovava vicino alla centrale del paese, ma era accogliente. la luce soffusa irradiava l'allegra stanza non troppo grande, costeggiata da una serie di tavolini con una tovaglietta rossa a quadretti bianchi. ad accoglieri, arrivò una camerire di mezz'età, che gestiva il locale col marito. presero immediatamente ordinazione, e senza attendere troppo, poteterro gustarsi un buon pasto.

nessuno osò fiatare. nanche la gentilezza dei proprietari o il clima accogliente della trattoria riuscirono a sciogliere il ghiaccio che si era formato tra i tre, ritrovatosi nuovamente a viggiare assieme, un pò per coincidenze un pò perchè collimavano , più o meno, le intenzioni. la vita era strana e assurda, niente è certo se non la morte.

d'improvviso, fuori, si fece nero, e dalle minacciose nuvole, che si erano brevemente formate in cielo, iniziarono a scorgare pesanti e consistenti gocce d'acqua.

- è arrivato....era ora....- mormorò rabbiosa hikari, alzandosi lasciò i soldi sul tavolo e scomparve dietro la porta, lasciando i due ragazzi a bocca aperta e sconcertati dal suo strano comportamento, a cui era impossibile abituarsi. edward e alphonse si scambiarono un veloce sguardo, e sorrisero. non era un sorriso divertito o felice, ma un sorriso che indicava una curiosità irrefrenabile. come due bambini a cui è stato proibito qualcosa, ma che lo fanno sono perchè non lo possono fare. pagarono il conto, e si misero alle calcagne della ragazza, che proseguiva velocemente, e decisa tra le stade del paese, sapendo esattamente dove andare. più di una volta, i due ragazzi temettero che gli avesse scoperti, ma così non fù.

arrivati circa in periferia, in una zona isolata e decisamente inquietante, la ragazza si fermò in un piazzale dertico, grigio e grandissimo, che dava su un bosco. non c'erano molti posti dove nascondersi, ma non sarebbero serviti - uscite fuori...fin quando volete continuare a seguirmi?- sibilò hikari

i due fratelli uscirono allo scoperto, cercando di capire la ragazza, o almeno di inuire che stava per accadere. - e anche tu.... prima mi fai una storiaccia e poi....! esci fuori!-

- non t'inganna niente, come sempre del resto- disse una voce rocca, maschile, profonda, ma l'uomo che pronunciava quelle parole non si faceva vedere

- voglio i miei soldi!- sbraitò spazientita la ragazza

- certo...l'omicidio dell'altro giorno.... ci vuole proprio una persona come te per guardare qualcuno negli occhi e ucciderlo... ma oltre ai soldi...ho un'informazione per te-

- sai dove sono, vero?- il tono della voce tornò neutro, ma teneva i pugni chiusi lungo i fianchi. si tratteneva, era ovvio

-certo- la figura uscì dal suo nascondiglio. era un uomo, alto e slanciato, di cui l'età si aggirava tra i 40 anni, portava un soprabito marron chiaro, degli occhialetti li adornavano la faccia barbuta, e un codino dorato che gli scendeva lungo la schiena. sul viso, un sorriso compiaciuto , gli occhi ambrati, fissavano la ragazza, che ricambiava con ardore le sue occhiate.

- HOENAIM??!- urlò edward

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Hikari : mi dispice, questo capitolo è molto corto, ma è l'ultima settimana di scuola, e tra poco ho gli esami, non c'è l'ho fatta proprio a scrivere di più.

kudo in questo capitolo è apparso poco ( ok, lo so, molltooooooooo poco ) ma nel prossimo episodio apparirà anche troppo!

  
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