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Autore: Blablia87    26/01/2017    6 recensioni
“Dice una leggenda che se non riesci a dormire la notte, è perché sei sveglio nel sogno di qualcun altro.”
[Post "The Six Thatchers"]
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“Dice una leggenda che se non riesci a dormire la notte, è perché sei sveglio nel sogno di qualcun altro.”
 

 

 
 

 
John spinge con attenzione la culla un’ultima volta, orme di piedi nudi sulla moquette venata da piccoli sentieri chiari lasciati dalle rotelle del lettino.
 
Rosie - pugni chiusi vicino al viso e respiri regolari – riposa serena tra i cuscini rosa e gialli, nella stessa posizione nella quale Molly l’ha adagiata prima di andare via.
 
Il medico guarda la bottiglia di whisky sul comodino e, per un attimo, tentenna. Poi, stremato, si lascia andare sul lato del letto di Mary, le dita oltre le piccole sponde bianche che lo separano dalla figlia.
 
Ci vuole un’ora prima che il sonno abbia la meglio su di lui, trapassando la sua coscienza come un colpo di pistola.
 
«Mi manchi…» Si sente dire, poco prima che la rabbia torni a macchiare i suoi sogni.
 
 
 
Sherlock spinge via con i piedi nudi il tavolino da caffè, destandosi di colpo con un movimento inconsulto da un incubo che vena ancora la pelle del suo viso di piccoli sentieri rossastri.
 
Baker Street – irriconoscibile e sconvolta – si sveglia con lui tra il freddo della notte che filtra dalle finestre aperte e il calore delle fiamme del camino, ora molto più debole di come Mrs. Hudson l’ha lasciato prima di andare via.
 
Il detective guarda la siringa caduta a terra e, per un attimo, tentenna. Poi, stremato, si trascina fino alle poltrone, lasciandosi cadere su quella di John. Con le dita, afferra il pezzo di carta che il medico gli ha fatto recapitare: uno spartito, una dedica sbiadita in una promessa che sente di non aver mantenuto.
 
Ha dormito poco più di un’ora, e non ci vuole molto prima che il senso di colpa torni a trapassargli il petto come un colpo di pistola.
 
«Mi manchi…» Si sente dire, appena un attimo prima che la realtà torni a macchiare le sue guance.
 
 
 
Due ore più tardi John riapre gli occhi, lentamente. Per un attimo, senza capirne il motivo, cerca Sherlock nella penombra della stanza, convinto di trovarlo.
 
 
 
Nello stesso momento Sherlock chiude gli occhi, lentamente. Per un attimo, senza capirne il motivo, ha cercato John nella penombra del salotto, convinto di averlo scorto in una delle tante ombre che lo abitano.
 


 
«Mi manchi.» Sillabano entrambi, poco prima che la furia della realtà – ed il ricordo di un colpo di pistola - torni a macchiar loro l’anima, incidendo più a fondo nella carne il silenzio che hanno scelto come condanna.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
Come forse avrete capito da questa piccola, piccolissima cosa, non mi sono ancora ripresa dalla visione della quarta stagione. XD
 
Il mio usuale angst - complice l’atmosfera “cupa” degli ultimi episodi - ha raggiunto intanto nuove e inesplorate vette, me ne rendo conto. ^_^’’
 
Non ho dimenticato “180 days”, lo giuro, ma devo metabolizzare tutte le nuove informazioni sulle personalità di John e Sherlock che mi sono arrivate, prima di poterla riprendere in mano nel modo più corretto. Lo so, vi sto facendo aspettare da tanto. Da troppo. Ma questa stagione ha stravolto molte delle mie certezze e proprio non riesco a scrivere semplicemente ignorando quanto ho visto.
   Questa flash (insieme a ‘Messages’) è il mio modo di iniziare a calarmi, con lentezza, nella stagione. In quel fiume di avvenimenti ed emozioni contrastanti che, ancora, non mi ha ricondotta a riva.
Sento che ci sono delle parti, dei dettagli, con i quali devo “scendere a patti”, rimaneggiandoli in modo da riuscire a dar loro una forma che abbia per me un senso compiuto ed un valore preciso. Ci vorrà un po’. Ancora una volta vi chiedo scusa.
 
Grazie comunque, e come sempre, a chiunque abbia letto fin qui.
 
A presto,
B.
 
 
 
“È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.”
(Fëdor Dostoevskij)
 



P.S.: vi lascio, come sempre, con un'immagine. ^_^
Rende bene, secondo me, l'idea della "staffetta" emozionale che fa da perno (o almeno dovrebbe! XD) alla storia. I loro sguardi non riescono ad incontrarsi ma, mai, smettono di guardarsi l'un l'altro. 


 

 
   
 
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