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Autore: k_Gio_    26/01/2017    5 recensioni
Verità e bugie sono alla base di tutto. Tutti camminano in sentieri semi oscuri ma qualcuno vuole far sapere la verità.
Sarà l'inizio di qualcosa di bello o l'inizio di un doloroso epilogo, starà a loro capirlo e scoprirlo.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22

 

Natale arrivò velocemente, in un batter d'occhio si ritrovarono a dover decidere cosa fare e dove andare. Killian avrebbe tenuto Bae anche in quei giorni, di solito era regola che tutte le festività il bambino le passasse a casa della madre, ma non quella volta. Killian benediva quel maledetto lavoro che occupava la vita della sua ex tanto da farle scegliere esso invece che suo figlio, si sarebbero goduti il Natale come forse non lo avevano fatto da anni, Bae era troppo piccolo per capire gli anni passati ma ora era diverso, in tutto e per tutto.
Stavano oziando sul divano quando David entrò in soggiorno con un grande borsone.
«Ehi amico dove vai?» chiese Killian un po' spaesato.
«Da mia madre, non ricordi che te lo avevo detto? Viene anche Mary Margaret»
«Ma che?» Killian aveva la classica espressione di chi scopriva tutto all'ultimo minuto.
«Avanti Jones non fare quella faccia, io te lo avevo detto»
«Ma così mi lascerai solo con...e poi ti porti anche Mary Margaret! Non posso farcela Nolan!»
«Ce la farai, ce la fai sempre ed Emma non ti mangerà. Gli darai una mano tu vero Bae?» il bambino con un pacco di biscotti alla mano annuì, l'aria ancora un po' assonnata.
«Mi hai lanciato un brutto tiro mancino» bofonchiò Killian alzandosi cercando di mantenere sotto controllo il corso degli eventi.
«E poi ci saranno anche le sue cugine no? Stai tranquillo andrà tutto bene. Buon Natale Jones. Buon Natale Bae» e li abbracciò entrambi prima di uscire e lasciarli da soli.
«Papà è Natale, non litigate per favore» e detto ciò Bae tornò a guardare i cartoni.

 

Killian si stava ripetendo di rimanere tranquillo e che lui non doveva essere nervoso, non era lui ad essere in torto. Ma non si capacitava del perchè fosse tanto agitato. Suo figlio gli prese la mano per rassicurarlo un po'.
Henry aprì loro la porta con un gran sorriso sul giovane volto e li invitò ad entrare senza troppe cerimonie, non sarebbe stato da lui altrimenti.
«Mamma è sopra a riordinare, ha detto che faceva subito ma non penso sia vero» i nuovi arrivati guardarono su per la scala mentre si toglievano i cappotti.
«Le tue zie sono già arrivate?» Bae ancora non aveva realizzato che quelle ''zie'' erano anche le sue zie, per lui ora solo Emma era sua madre, tutto il resto della famiglia ancora non era stato metabolizzato dalla mente del bambino.
«No, la nonna si è fatta male e quindi non può venire da noi e allora hanno deciso di andare da lei a passare il Natale» spiegò il piccolo dai capelli scuri.
Se non vi fosse stato il divano a sorreggerlo forse Killian avrebbe traballato in modo poco mascolino. Il volto leggermente più pallido ad indicare un chiaro segno di cedimento. Ma poteva sempre andare tutto storto?! Ovviamente si ,ma perchè sempre a lui si domandava.
Henry gli prese la mano e gliela strinse. Si sentì meglio, i tratti del viso un po' meno tirati.
Si misero a fare un puzzle che Henry aveva disposto sul tappeto in salotto, nulla di troppo complicato ma valse a farlo rilassare un po'. Non capiva perchè tardasse a scendere.
«Se vuoi puoi andare su, forse non ha neanche sentito il campanello.» non si era reso conto che le sue occhiate alla scala non erano poi così passate inosservate.
«Non è che le è successo qualcosa Henry?» chiese.
«No, non credo, ogni tanto sparisce in bagno. E' un po' strana...ma lo siete tutti» abbassò lo sguardo unendo il suo pezzo del puzzle a quello che Bae gli stava passando.
Quel suo nuovo figlio lo faceva sentire inappropriato, ogni cosa che diceva, anche la più scontata, lo faceva sentire in colpa, una colpa terribile che però sapeva non appartenergli. Gli aveva promesso che si sarebbe impegnato e allora perchè ora temeva anche solo di parlargli?
«Lo so che siamo strani e lo sarete anche voi un giorno» scompigliò la testolina mora del bambino e iniziando inconsapevolmente una guerra di solletico al grido di Bae che si lanciò contro Killian urlando un ''All'attacco!''che di sicuro avevano sentito in tutto il quartiere.
Emma espirò lentamente alla soglia delle scale. Le sue cugine erano andate da sua zia nonché madre adottiva; la sua migliore amica era andata con il suo fidanzato dai parenti di lui. Era rimasta sola con suo figlio alle prese con un Natale pieno di incertezze e di aspettative agognate ma che avevano preso un aspetto del tutto diverso da come se le era immaginate.
Prese coraggio ripetendosi che sarebbe andato tutto bene ed entrò in salotto dove li trovò affaccendati in una lotta all'ultimo solletico.
Killian si era portato Bae su una spalla che gli tirava calci e pugni mentre con la mano libera atterrava Henry che cercava di divincolarsi senza riuscire a smettere di ridere. Poi si accorse di Emma che li stava osservando e lentamente rimise giù Bae e lasciò respirare Henry. Ma non smise di sorridere, semplicemente ora doveva parlare con Emma e doveva riprendere fiato.
«Ora riposatevi un po', dopo vi aspetta il secondo round» Killian li vide inspirare grossi respiri mentre ridevano ancora divertiti.
Fece cenno alla donna di andare nell'altra stanza. Non sapeva se quello che avrebbe detto lo avrebbe fatto sembrare un perfetto idiota ma ormai una volta in più una in meno cosa cambiava?!
«Swan» fece lui.
«Killian» fece lei.
Killian le fece segno di iniziare a parlare, dopotutto era pur sempre un gentiluomo.
«No prima tu, per favore» Emma voleva che parlasse prima lui, preferiva sapere cosa aveva da dirle prima di parlargli e rovinare tutto come era brava a fare.
«D'accordo.» Killian si guardò un attimo intorno constatando che era tutto come lo aveva lasciato, certo non era passato molto tempo da che se ne era andato e l'ultima volta non aveva voluto farci caso, ma il fatto che tutto fosse rimasto immutato lo fece tranquillizzare. «Ci ho pensato e vorrei che queste feste risultassero il più normale possibile agli occhi dei bambini. Non sto dicendo che tra noi cambi qualcosa. No, questo no. Ma vorrei che provassimo ad essere come un tempo senza esserlo davvero...non so se ha senso quello che ho appena detto in effetti» si grattò la nuca cercando di capire quanto folli potessero esserle sembrate quelle parole.
«Vuoi che recitiamo.» lo stava osservando cercando di capire se avesse ben afferrato il concetto, ma sospettava di si.
«Potremmo dire così.»
«Non so se ce la faccio» disse lei continuando a fissarlo. Era un po'ricevere una pugnalata dritta nello stomaco quella richiesta del tutto inattesa. «Non so se riesco a fingere...» come poteva far finta di amarlo se in verità quella era la realtà dei fatti.
Lo sguardo di Killian si fece serio «Non penso sia un problema per te fingere» .
Emma ridusse i suoi occhi in due fessure, fece perno su una rabbia che si stava propagando nel suo petto.
«Bene,» iniziò «se dobbiamo fingere ti ricordo che il Killian Jones di prima non avrebbe mai detto una cosa del genere e soprattutto non mi guarderebbe come se fossi la donna più orribile della terra» gli disse incrociando le braccia al petto.
Killian sorrise abbozzando il colpo. Aveva ragione, ma aveva cominciato lei con la storia della finzione.
«State litigando?» Henry e Bae comparvero alle loro spalle. Ma chi gli aveva insegnato a comparire dal nulla in quel modo?!
I due si voltarono colti di sorpresa. «Assolutamente no!» Emma si stampò in volto il sorriso migliore che trovò.
«Avete fatto pace?» domandò Bae speranzoso.
«Una tregua» rispose Killian per poi guardare gli occhi di Emma.
«Allora è tipo fare la pace ma con una scadenza» spiegò Henry a Bae che parve dubbioso.
« Mm ok, possiamo accettarlo, per ora» disse Bae al suo amico/fratello mentre ritornavano in salotto come se nulla fosse.
«Possiamo accettarlo?!  Per ora?! Fanno sul serio?!» Killian si voltò con aria divertita verso Emma rimasta stupita anche lei di quell'uscita di suo figlio.

 

Cenarono lasciando parlare per di più i bambini che sapevano riempire gli spazi vuoti come nessun adulto avrebbe mai saputo fare con una tale disinvoltura. Ogni tanto scappavano inconsapevolmente degli sguardi carichi di cose non dette da parte dei due adulti ma trascorsero pur sempre una piacevole serata. I bambini invece facevano dei segni di assenso e con un che di cospiratorio che però non arrivarono ai genitori.
Mentre si mettevano comodi sul divano per riprendersi un po' da tutto il cibo che avevano ingurgitato e aver gentilmente declinato l'offerta di Emma di preparare una cioccolata calda i bambini iniziarono ad essere impazienti.
«Ma quando arriva Babbo Natale?!» domandò Bae saltando sul divano in modo davvero poco aggraziato.
«Lo sai bene quando arriva, mentre voi mostriciattoli dormite. Non vuole mica che lo vediate mentre porta i regali, lui ha paura di voi bambini, siete personcine pericolose» lo prese in giro Killian mentre tra le sue braccia un non più timido Henry si andava a mettere comodo. Un nuovo calore gli si irradiò nel petto, e, come se lo avesse sempre fatto, lo strinse a sè. Fu un abbraccio nuovo anche per Henry, si sentì più felice e il sorriso sul suo volto sembrava non volersene più andare. Si, era davvero molto felice.
Bae si girò verso Emma che, dopo aver trattenuto un sorriso mal celato per quella stroriella che si era inventato di sana pianta Killian, gli riservò la massima attenzione senza che il piccolo potesse scorgere in lei tutta l'ilarità di quel momento. «Non è vero che ha paura di noi Babbo Natale, vero?! Io sono stato un bambino buono!»
«Ma certo che sei buono, sei il bambino più buono del mondo» guardò l'occhiata poco carina di Henry e le venne da ridere, sapeva che lui non credeva  a Babbo Natale e lui sapeva che lei diceva così solo per tranquillizzare Bae, ma tutto aveva un limite, «tu ed Henry siete i bambini più buoni del mondo!» si corresse « E Babbo Natale non ha assolutamente paura di voi, solo che si deve sbrigare e preferisce arrivare mentre tutti dormono così fa presto» a Bae piacque di più la versione di Emma e dopo aver fatto una linguaccia a suo padre si accoccolò anche lui tra le braccia di Emma.
Scelsero un film natalizio che piacesse a tutti e quattro, i canali trasmettevano solo quelli e dopo una serie di ''quello no'' e ''quello non mi piace'' da parte di tutti e quattro concordarono su '' A Christmas Carol'' anche se in alcune scene i piccoli si coprirono gli occhi. L'attenzione per il film andò via via scemando. Henry e Bae non si erano fermati un minuto, avevano giocato ininterrottamente prima di cenare trasportando anche Killian e quando possibile anche Emma, che trovatasi da sola ai fornelli stava entrando nel pallone, stare in cucina a Natale era un incubo, di solito era Elsa a fare la maggior parte delle cose ma ovviamente sua zia si doveva far male proprio quel Natale! E si era data dell'idioda a quel pensiero, come se sua zia lo avesse fatto di proposito quando invece l'unica cosa che voleva era vedere entrambi i nipotini.
Emma si voltò per scoprire che anche Killian stava per fare la fine dei due. «Forse è meglio portarli a letto.» Killian aveva portato qualche cambio sia per se che per Bae, non sapeva come sarebbero andate le cose ma immaginava che avrebbero passato la notte in quella casa...e poi anche se si fosse scordato era sicuro di aver lasciato qualche vestito da qualche parte.
Jones si stropicciò gli occhi e annuì mentre liberava un grosso sbadiglio.
Mentre salivano le scale ad Emma sorse un dubbio che via via che procedevano verso la stanza si acuiva sempre di più. Un fastidioso nodo allo stomaco rischiava di farle tornare su tutta la cena, era così dannatamente sbagliato quel pensiero, e inoppurtuno, che però a conti fatti era del tutto lecito esprimere. Quindi si arrestò bruscamente sull'uscio della porta facendo si che Killian la urtasse con la schiana di Henry.
«Che c'è?» domandò questo senza capire il problema dove fosse.
Emma non lo guardava, la testa di Bae tra i loro occhi «La farsa è finita o possiamo...possiamo dormire nello stesso letto?» chiese con voce che doveva apparire sicura e leggermente indifferente.
«Dormirò sul divano, non è un problema» Killian fece per sorpassarla ma lei lo bloccò.
«No, non puoi dormire sul divano»
«Non possiamo dormire insieme...non voglio» come gli pesava far uscire quelle parole che erano tutta una grande bugia.
Lei si morse l'interno della guancia per pensare al dolore e non agli occhi che le pizzicavano, stava cercando una soluzione. «Allora portiamo i bambini nel letto in camera mia, tu...tu dormirai nella stanza di Henry. Sul divano no.» si diresse verso la sua stanza e Killian non obbiettò. Messi i piccoli nel letto ora dovevano mettere i regali sotto l'albero e poi andare finalmente a dormire. Emma li tirò fuori da una busta che aveva nascosto nello sgabuzzino mentre Killian li estrasse dal borsone con cui era arrivato. Non si parlarono, ognuno li depose in silenzio. Evitarono qualsiasi contatto, sia fisico che visivo, certi che sarebbero esplosi in tale evenienza. Tornarono al piano superiore sussurrandosi un ''Buonanotte'' e sparirono nelle loro camere. Killian si girò per osservarla due minuti senza doversi mettere quella maschera di indifferenza che si ostinava ancora a riservarle. Forse sarebbe stato meglio se la verità non fosse mai venuta a galla. Ce l'avrebbero fatta e nessuno avrebbe sofferto così. Ma no, non era andata così. Ora gli toccava recitare addirittura. Una tregua, era proprio un imbeccille. E continuò ad insultarsi finchè non cadde sul letto.
Ma il suo ultimo pensiero andò al bel pomeriggio passato con i suoi figli e con lei. Lei che gli rimaneva nel cuore nonostante tutto.

 

«Papà! Papà! Sveglia! Che ci fai nel letto di Henry?»
«Perchè sei nel mio letto? E' Natale! Andiamo di sotto! Alzati!» Henry e Bae erano entrati urlando e gli si erano gettati sopra iniziando a saltare freneticamente. Gli avevano fatto prendere un colpo!
Mentre cercava di ignorarli, inutilmente, vide entrare Emma con indosso uno dei suoi pigiamoni e capelli un po' arruffati che si massaggiava il fianco. Era consapevole che quella notte l'unico a dormire bene era stato lui, sapeva che quei due ometti non si fermavano un attimo nemmeno durante il sonno. Non la invidiò per niente.
«Mamma fai alzare Killian! Dobbiamo aprire i regali!»
«E chi dice che ci sono?!» chiese con la voce ancora assonnata Killian mentre quelli ricominciavano a saltare su di lui urlando che c'erano eccome.
Emma si sedette sul letto cercando di non pensare a quante costole le dolevano, si stropicciò un po' gli occhi che non volevano ancora aprirsi del tutto. «E allora andiamo giù e vediamo se vi ha portato qualcosa o no. Prima però facciamo colazione, ok?»
I bambini si precipitarono giù per le scale, e i loro urletti si udirono fin nella stanza di sopra. Emma si voltò verso Killian che non dava cenno di volersi alzare. «Cereali o caffè?»
Per tutta risposta Jones si nascose sotto le coperte e mugugnò qualcosa di incomprensibile.
«Cereali per tutti» convenne Emma mentre si alzava dopo avergli dato una pacca su quella che presumeva fosse la sua spalla. Killian  sorrise sotto le coperte.
Fecero colazione tutti insieme scambiando qualche battuta scema e con i piccoli che fremevano di impazienza per andare a scartare i regali. Volarono giù dalle sedie seguiti dai genitori e si sedettero vicino l'albero iniziando a scartare i regali con i loro nomi sopra.
Emma e Killian li guardavano sorridenti mentre scartavano la carta e rimanevano felici ad osservare il gioco davanti ai loro occhi. Poi Emma prese un piccolo pacco e lo porse a Killian. La guardò un po' titubante.
«Avanti, non fare lo stupido. Aprilo.» glielo mise tra le mani visto che non dava cenno di prenderlo.
Killian lo aprì e sorrise. Non si aspettava un regalo del genere. Una cornice sfoggiava la foto di lui con i due bambini mentre erano intenti a giocare. I sorrisi sereni e felici animavano i loro volti. Emma non si ricordava quando l'avesse scattata ma si ricordava che quando li aveva visti così felici e spensierati non aveva indugiato oltre e gli aveva fatto una foto. Non se ne erano nemmeno accorti.
Continuava a sorridere come uno scemo. «Io, beh, grazie. Il mio regalo in confronto a questo fa davvero pena» la guardò negli occhi sorridendole quasi mortificato.
«Già apprezzo che tu me lo abbia fatto in realtà» cercò di rassicurarlo lei, anche se fu sorpresa sul serio che lui avesse pensato di farglielo.
«Beh, in realtà non è proprio un regalo solo per te...» prese tre scatole incartate con una carta con disegni di Babbo Natale e la sua slitta e li porse ai tre che ora lo stavo guardando.
Una risata generale li colse tutti non appena aprirono: dei maglioncini con una bella renna al centro. Henry e Bae li vollero mettere subito, si tolsero, con l'aiuto dei genitori, le maglie del pigiama e se li infilarono per poi tornare a dedicare la loro attenzione ai loro nuovi giochi.
«Grazie»
«Figurati, è un regalo abbastanza scemo» si grattò la nuca un po' imbarazzato.
«No, grazie per essere qui» si guardarono sapendo a cosa si riferisse Emma e presi da una gioia infantile si misero a giocare con i bambini.

Arrivò anche l'ultimo dell'anno e a dispetto di quello che si era aspettato era ancora in quella casa, visto che Gold e Milah non si erano fatti sentire e Bae era tranquillo erano rimasti a casa di Emma. Ed era andato tutto bene, con Emma avevano un rapporto sereno, nessun passo avanti ma nemmeno indietro. Una situazione di stallo che però prevedeva la presenza costante dei bambini. Da soli era tutt'altra storia. La tensione e l'aria satura di cose non dette o rimandate li faceva essere impacciati. Ma per fortuna erano pochi quei momenti e a breve sarebbero arrivati anche gli altri per festeggiare.
«Allora,» fece Emma aggiustandosi la maglia pulita che si era messa dopo aver pulito un po' la cucina che era esplosa in un caos dopo che avevano cucinato tutti insieme durante la mattinata «Elsa sta arrivando insieme ad Anna e Kristoff. Jefferson e Grace anche. Mary Margaret e David?»
«Stanno per arrivare anche loro. Tranquilla. Mi agiti così» cercò di ironizzare, perchè era ansiosa? Alla fine era una cosa tranquilla. La vide farglisi vicino. Si impietrì.
«Ma io sono calma, i bambini stanno finendo di vestirsi: gli altri stanno arrivando; passeremo una bella serata» gli lisciò la camicia perfettamente stirata.
«Non devi convicermi, sei tu a non esserne convinta» cercò di pensare  il meno possibile a quelle mani che gli sfioravano il petto.
Emma si fermò «Vado a controllare i bambini» . Non era impazzita tutto d'un colpo, aveva i suoi buoni motivi per essere nervosa.
«Ok...»si ritrovò a sospirare Killian che ci capiva sempre meno.
Arrivarono tutti e finalmente si rilassarono e iniziarono a divertirsi. Mangiarono; bevvero, chi più chi meno; giocarono; scambiarono aneddoti buffi, storielle che a mente poco sobria risultarono molto divertenti. I bambini spizzicarono qualcosa e poi si allontanarono giocando e guardando i cartoni.
Il tempo parve volare, si accorsero che la mezzanotte sarebbe arrivata a breve e insieme ai bambini e ad un bicchiere per per festeggiare si avviarono sulla porta sul retro per fare il conto alla rovescia e vedere i fuochi espoldere nella loro vivacità.
Ci fu da dire che quella serata quasi tutti avevano alzato il gomito, erano tutti abbastanza brilli da farsi trasportare dal momento. Eccetto Emma, che doveva pur sempre controllare i bambini, ed Elsa che aveva inteso fin dal principio che sarebbe toccato a lei riportare tutti a casa, e Mary Margaret che non amava particolarmente essere incosciente. Tutti gli altri volevano divertirsi e non pensare ai vari problemi. Quindi per Emma fu un vero shock quando allo scattare dell'anno nuovo, mentre tutti esultavano, si sentì stringere per un fianco mentre le labbra di Killian andavano a scontrarsi con le sue. Ricambiò, eccome se ricambiò ma la cosa durò tutto pochi attimi. Dopo un  'Buon anno Emma' le lasciò il fianco iniziando a scambiare gli auguri anche con tutti gli altri.
Emma boccheggiò per alcuni istanti. Sentiva i bambini uralre gioiosi alla vista dei fuochi ma lei non riusciva a vederli distintamente. Scambiò anche lei gli auguri senza sentire nitidamente la sua voce.
I bambini crollarono poco dopo, tutta l'enfasi e l'adrenalina iniziarono a scemare e convennero che a breve sarebbero dovuti rientrare tutti. Parlarono ancora un po' accomodati sul divano e sulle poltrone, ridevano per lo più, ma erano felici.
Elsa si offrì di riaccompagnare Jefferson e sua figlia e non trovò obiezioni, anzi ne parvero entrambi felici. Mary Margaret cercò di arrivare alla macchiana sana e salva mentre sorreggeva un David poco lucido. E si ritrovarono di nuovo soli in quella casa. Emma ancora nelle sue piene facoltà mentali iniziò a portare, prima uno poi l'altro i suoi figli nel letto di Henry. Mentre li metteva a letto li sentì bofonchiare qualcosa di incomprensibile. Gli lasciò un bacio sulla fronte e ritornò in salotto dove,addormentato come i due bimbi, Killian Jones dormiva beato, ignaro probabilmente di quello che le aveva fatto. Gli si avvicinò «Ehi Jones, alzati. Andiamo a dormire.»
Non diede segno di averla sentita.
«Mi senti?!» lo scosse un po' finchè quello non aprì gli occhi annebbiati dall'alcool. «Dai ti aiuto»
«Ce la faccio» la scostò cercando di mettersi in piedi.
«Certo, si vede» lo prese in giro, gli mise un braccio intorno alla vita conducendolo al piano di sopra, verso la sua stanza. Killian non se ne accorse nemmeno.
Lo aiutò a mettersi a letto e poi prese posto sull'altro lato. Sentiva il respiro di lui regolare.
«Killian» lo chiamò sperando che non fosse proprio cosciente.
«Mmm»
«Sono incinta»
Non ci fu risposta, si voltò e lo vide che si era voltato a guardarla, per quanto il buio glielo permettesse.
Le si avvicinò. Le alzò la maglia passandogli la mano sul ventre. Lui sorrise. Sorrise . Perchè stava sorridendo?! Emma era convinta fosse l'alcool anche se si era aspettata una reazione diversa. Lo osservava mentre contemplava, con un sorriso sereno dettato dall'essere brillo, la sua pancia. La guardò, ora con un cipiglio curioso che le ricordò in modo impressionante Henry, «Perchè piangi?»
Stava piangendo e non se ne era accorta.
«Andrà bene, andrà tutto bene Swan» le baciò il ventre e vi poggiò la testa. «Buon anno Swan» sbadigliò e si addormentò placidamente.
Emma non smise di piangere, conscia che lui non si sarebbe ricordato nulla. Conscia che a mente lucida lui non l'avrebbe presa così bene. Conscia che con tutta sicurezza non sarebbe andato bene come le aveva detto.




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 Arieccomi quiiiii! Si in ritardo ma sono riuscita a ritrovare la strada di casa u.u spero ne siate felici
Allora, che ne dite? Piaciuto? Spero vivamente di si, ho notato che a recensire siete di meno ma non mi abbatto...anche se spero che vi facciate coraggio e mi lasciate un vostro parere, buono o cattivo che sia ^.^
Cooomunque, ho notato che in questa storia Regina non compare...Robin non lo so se l'ho mai menzionato, non me lo ricordo xD comunque sono indecisa se infilarla nella storia o meno xD che dite voi? Boh, io ci penserò.
Ci sto girando intorno ma alla fine ve lo devo chiedere...ve lo aspettavate che fosse incinta?! io non saprei xD, di sicuro non saranno felici come nell'altra mia stoira...questo no ahahah anche perchè Killian non so se si ricorderà , Emma si è già posta questi quesiti ahahaha ma è tutto da scoprire *-* 
Di Gold e Milah ancora non c'è traccia, per ora ci sta bene così xD
Possiamo dire chiusa la sezione feste ahahha anno nuovo, vita nuova...vedremo che vita gli spetta.
Ringrazio vivamente chi recensisce perchè è sempre una gioia leggere i vostri commenti :) spero che voi che leggete soltanto piaccia questa storia e che non vi annoi ^-^ e grazie a chi inserisce nelle varie categorie, piccole gioie che rallegrano la giornata ;)
Alla prossima,
Gio

  
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