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Autore: Irishkoala    31/05/2009    10 recensioni
Patrick e Katarina sono finalmente insieme, tutto sembra procedere bene nella loro storia e si avvicina il termine della scuola con correlato esame e diploma. Tutto ciò che desiderano è poter passare le vacanze insieme e magari anche una vita futura quando Kat comincerà il college.
Ogni cosa è perfetta.
Apparentemente.
Manca l'ultimo gradino da superare che consiste nell'incontro(scontro) con il padre di Kat, Walter Stratford che in fatto di ragazzi, beh...Kat non vorrebbe essere nei panni di Patrick.
Dalla commedia di stampo Shakespeariano "Ten Things I Hate about you" una piccola shot su come si sarebbe potuta svolgere la prima visita ufficiale di Pat a casa della signorina Stratford, solo per far capire al padre che ci tiene davvero e vuole stare con lei...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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How do I loathe thee, let me count the ways….

I hate the way you talk to me,
And the way you cut your hair.

I hate the way you drive my car.
I hate it when you stare.

I hate your big dumb combat boots,
And the way you read my mind.

I hate you so much it makes me sick;
It even makes my rhyme.

I hate the way you’re always right.
I hate it when you lies.

I hate it when you make me laugh,
Even worse when you make me cry.

I hate it when you’re not around,
And the fact that you didn’t call.

But mostly I hate the way I don’t hate you.
Not even close, not even a little bit,
Not even at all.”

§§§§§

Parcheggiai davanti a casa spegnendo il motore con un gesto lento e misurato desiderando invece di fare dietrofront e continuare a guidare molto lontano.

Era une bellissima giornata di fine maggio. Il sole alto nel cielo, nessuna nuvola, il giardino di casa mia e quello di tutti i vicini, ben curato e lievemente spruzzato dal gettito d’acqua dell’erogatore per mantenerlo umido, un leggera sinfonia di uccellini che cinguettavano volando rincorrendosi tra di loro. Apparentemente un perfetto sfondo del nostro perfetto quartiere, perfetto vicinato e di un altro giorno perfetto.

Apparentemente.

Spostai lo sguardo sul ragazzo seduto accanto a me che a sua volta lo teneva rivolto verso il grembo tentando di rimanere impassibile come se avesse tutto assolutamente sotto controllo, invece ero certa del casino interno che avesse in quel momento.

Le scuole stavano per finire, sarebbe stato il nostro ultimo anno alla Padua High e dopo l’estate mi sarei dovuta trasferire per poter frequentare il tanto agognato Sara Lawrence College a cui avevo destinato tutte le mie speranze e voglie di poter entrare dal primo momento in cui avevo capito cosa volesse dire “college”.

Non potevamo aspettare ancora.

Dopotutto stavamo insieme da quattro mesi, non era un’ eternità d’accordo ma dopo tanti anni da anticonformista verso l’odiato mondo maschile, non avrei mai creduto che le mie strette vedute avrebbero potuto allargarsi così tanto soprattutto per un ragazzo….e non uno qualsiasi.

Patrick Verona. Il più strano essere della scuola, con una miriade di miti e leggende alle spalle, alcune plausibili altre assolutamente non veritiere e una fama da bello e impossibile che faceva sognare le ragazze segretamente ma che non le permetteva di avvicinarsi per il poco coraggio.

Così comunque rimaneva il mito. Desiderato da tutte ma inavvicinabile. Bullshit!

Se non fosse stato per quello stupido gioco che gli amici di mia sorella avevano architettato per permettere a Cameron di uscire con lei ero assolutamente certa che non mi sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello di anche solo guardarlo o dirigere una scarsa attenzione su di lui.

Figuriamoci uscirci insieme. No way!

Invece si era rivelato tutto ciò di diverso contro cui avevo sempre combattuto e da cui mi ero tenuta alla larga, sconvolgendo completamente la mai vita e ora anche il mio cuore. Qualche mese prima non avrei mai immaginato che un giorno quel pensiero che mi stava passando per la mente sarebbe davvero venuto a me, invece ora ne ero convinta: non avrei potuto vivere le giornate senza di lui….e ciò che mi rendeva soddisfatta e finalmente in pace con me stessa era che la cosa non mi dispiaceva.

Gli diedi un’altra occhiata, questa volta ridendo tra me e me, notando quanto avesse cominciato a piacermi sempre di più e quanto fosse davvero bello come mai nei mesi precedenti avrei potuto dire. Per via delle alte temperature indossava solo una canotta stretta e un paio di jeans sdruciti, i capelli un po’ più corti di qualche tempo prima raccolti lo stesso in un piccolo codino sulla nuca e gli occhiali da sole.

Se pensavo a quello che lo aspettava pochi minuti dopo mi veniva solo da ridere e allo stesso da rimanerci incredula per molti giorni, soprattutto perché non mi avrebbe mai sfiorato la mente che avrebbe potuto accettare senza fare storie…o quasi.

“Pat?” lo chiamai facendogli spostare l’attenzione su di me e lui mi guardò scuotendo leggermente la testa e deglutendo.

Era nervoso.

“Cosa?”

“Stai bene?” chiesi leggermente divertita spegnendo la radio che ancora dava in sottofondo le canzoni rock del mio gruppo preferito.

Aggrottò le sopracciglia come se non avesse capito bene “Certo che sto bene! Che domande!” si allungò verso di me prendendomi la nuca e dandomi un bacio leggero poi me la massaggiò dolcemente guardandomi incoraggiante ma sapevo che lo stava facendo solo per convincere lui stesso non me.

“Sicuro di volerlo fare?” richiesi guardandolo di sottecchi con un leggero sorriso.

“Kat, ancora? Ne abbiamo già parlato! Prima o poi deve succedere e l’estate non durerà per sempre, poi voglio godermela non doverti venire a prendere armato di scudo protettivo ogni volta”

Risi annuendo e non potei che dargli ragione.

“D’accordo andiamo..ma” lo fermai prima che potesse scendere dall’auto e lui mi guardò interrogativo.

“Cosa ancora?”

“Togliti gli occhiali da sole, li odia” risposi divertita e lui annuì con un espressione grata mettendoseli in tasca e dandosi un’ultima occhiata allo specchietto retrovisore.

Sul vialetto mi passò le braccia attorno alle spalle e feci lo stesso sui suoi fianchi.

“Non credo che sarà così drastica come pensiamo…potrebbe andare molto meglio, no?” provò cercando di usare un tono convincente ma non ne era molto sicuro.

“Sii certo…anche se le probabilità che succeda non sono molte nel mio raggio visivo” ribattei dondolando un po’ la testa per fargli un sorrisino incoraggiante.

“Non sei di molto aiuto, sai?” obbiettò facendo una mezza risata, nervosa però.

Lo fermai subito dopo i gradini che conducevano all’entrata di casa secondaria e gli presi le mani nelle mie.

“Ehi ascolta..quando mai abbiamo o ho ascoltato mio padre? Non influenzerà le nostre decisioni, solo sopportalo per un’ora più o meno…dopo non ti chiederò mai più niente di così difficile!” tentai e lui si addolcì subito nell’espressione venendomi vicino e prendendomi per fianchi.

Fissai lo sguardo sui suoi occhi scuri e bellissimi mentre mi prese la guancia con una mano.

“Se devo farlo per stare con te posso fare e sopportare anche di peggio, senza dubbio” disse con tono più basso e immancabilmente sorrisi prima di tornare sulle sue labbra.

Lo strinsi visto che adoravo quando lo faceva e non avevo mai incontrato nessun altro che sapesse baciare così bene e così dolcemente, non che fosse difficile visto che lo scorso-stupido-idiota-sottospecie di ragazzo che avevo avuto era stato solo Joey, ma con lui tutto era diverso, anche le mie prospettive solite e il mio modo di pensare.

Lasciavo al di fuori di noi ogni cosa tutte le volte che eravamo insieme…come in quel momento.

“Buongiorno Katarina!” sentimmo con una profonda voce nasale e statica che mio padre era solito fare quando non gli andava giù qualcosa.

Ci staccammo di scatto e sulla porta c’era mio padre con una leggera aria incredula ma allo stesso tempo finta affabile e un mezzo sorrisino “docile” che a noi non piacque per niente.

Tutti e due sorridemmo innocentemente e sentii Pat cominciare ad allentare la presa su di me.

“Ciao papà!” dissi ancora con il sorriso guardandolo come se non avessi fatto nulla, ma decisamente entrambi colti in fallo.

“Partick!” si spostò poi verso di lui mantenendo lo stesso sorriso “che piacere rivederti!”

Lui si schiarì la voce e cercò di rimanere tranquillo anche se avevo notato che i battiti del cuore contro al mio petto avevano accelerato leggermente.

“Signor Stratford! Anche per me è un piacere!”

Mio padre annuì e si spostò dalla porta facendoci cenno di entrare “Volete continuare a stare impalati sotto al portico oppure c’è un pranzo che ci sta attendendo tutti!”

Io e Pat ci scambiammo uno sguardo preoccupato molto velocemente poi annuimmo ed entrai portandomelo dietro per un polso senza aggiungere altro.

Walter Stratford era il nome, ma avrei semplicemente potuto chiamarlo “fidanzato-fobico” che il concetto sarebbe stato lo stesso.

D’accordo che con me era sempre stato molto più accondiscendente rispetto che con mia sorella verso i rappresentanti dell’altro sesso, ma solo perché per qualche anno avevo adottato il suo stile di vita preferito del mondo “femminile”.

Dopo quel deficiente di Joey e tutto il resto che gli girava attorno il mio interesse verso i ragazzi era scemato talmente tanto da non aver più avuto nulla a che fare con loro.

Io ero felice. Mio padre era al di fuori di sé dalla gioia.

Quando avevo cominciato a frequentare Pat poi a mettermi con lui non aveva fatto storie rispetto a quello che avrebbe potuto dire o fare con Bianca, ma rimaneva la questione che avesse paura di qualsiasi cosa riguardasse il mondo giovanile, in particolare correlato alle “coppie” e non c’era verso di fargli capire che un semplice bacio, abbraccio o coccola qualsiasi non avrebbero causato un disastro mondiale.

Sul fatto di rimanere incinta…beh avevo tutte le intenzioni di rimanere con la mia bella pancia piatta ancora per molto tempo e soprattutto di godermela con Patrick, non passare le giornate tra pediatri, supermercati, negozi di vestiti per bambini e parchi gioco.

Odiavo lo stesso tutte le volte che ci “beccava” in atteggiamenti per lui sconvenienti, come pochi minuti prima, e nonostante stessimo insieme da un po’ Pat non era ancora venuto a diretto contatto con mio padre, come invece gli sarebbe toccato per quel pomeriggio, visto che sarebbe rimasto a pranzo da noi, proprio per un incontro ufficiale con il padrone di casa.

Non lo invidiavo per niente e se fossi stata al suo posto sarei scappata a gambe levate, ma era questo che mi piaceva sempre di più di lui. Tutto quello che faceva era per me con la semplice finalità di farmi stare bene.

All’inizio non ci avevo creduto, soprattutto dopo quella storia orribile dei soldi che aveva accettato per portarmi fuori, ma poi tutto era cambiato, lui lo era, io lo ero ed ora ero certa che non mentisse e che non facesse nulla per un secondo fine.

Se quel pomeriggio dopo scuola aveva deciso di “sacrificarsi” solo per me e passare l’intero pranzo con mio padre sotto il cui sguardo indagatore sarebbe morto anche il più tenace degli spasimanti, non potevo fare altro che ringraziarlo e continuare ad amarlo sempre di più.

Ci rifugiammo molto in fretta in camera mia dopo essere sfuggiti al suo ancora fermo sguardo che ci aveva seguiti fin sopra alle scale e appena chiusi la porta tirammo un sospiro di sollievo mentre lui si buttò a peso morto sul letto stendendosi.

“Ti giuro che una di queste volte mi farà rimanere secco tuo padre” ribatté passandosi una mano sul viso e io risi facendogli poi spostare lo sguardo su di me sorridendo a sua volta

“Lo so e non sai quanto mi dispiace..ma ti prometto che dopo oggi non sarai più costretto ad entrare in contatto con lui nemmeno una volta!”

“Ho i miei dubbi, ma grazie per aver provato a convincermene”

Sistemai lo zaino sulla scrivania poi lo raggiunsi dopo che mi aveva fatto un cenno con la mano.

Mi sedetti accanto a lui mentre prese la stessa posizione e riuscimmo finalmente a baciarci decentemente anche se la durata fu alquanto discutibile.

“Kat! A tavola!” sentimmo dopo qualche secondo mio padre, molto vicino e sicuramente appena alla fine del corridoio visto che voleva evitare che stessimo per troppo tempo da soli e con la porta chiusa. Dio!

Pat alzò gli occhi al cielo e io strizzai e labbra dispiaciuta.

“Mangiamo e fuggiamo d’accordo?” dissi baciandolo di nuovo a fior di labbra per poi alzarmi.

“Ho un’idea migliore..potremmo mangiare fuggendo, no?…Ok, no!” disse visto che io avevo scosso la testa mettendomi a ridere e tirandolo perché scendesse dal letto e mi seguisse.

In corridoio incontrammo mia sorella appena arrivata a sua volta da scuola con Cameron.

“Ehi ciao ragazzi! Come mai anche voi qui oggi? Non dirmi che pranzate con papà!” mi chiese mia sorella incredula mentre Cam e Pat si scambiarono i saluti.

“Secondo te? Non ci troveresti se non fosse così” ribattei divertita e lei annuì ma poi fece uno sguardo compatito.

“Ahia, in bocca al lupo allora”

La guardai con orrore “Perché? Voi non rimanete?”

“No abbiamo una ricerca da fare per biologia ed è da consegnare entro due giorni, quindi siamo venuti a prendere i libri poi andiamo in biblioteca”

Alzai gli occhi al cielo desolata, visto che la presenza di mia sorella aveva sempre avuto il potere di addolcire mio padre e considerato che da quando stava con Cameron non le aveva fatto più nessuna storia, avevo sperato che potesse comportarsi da “cuscinetto” o usare una qualche attenuante verso noi due.

“Mi dispiace” aggiunse sottovoce sfregandomi il braccio con un’espressione amareggiata ma io scossi la testa facendole capire di non preoccuparsi.

“Sopravvivremo” dissi e Pat annuì ormai più rassegnato che altro.

“D’accordo ci si vede allora” continuò salutando con un gesto della mano Pat e mi incrociò le dita facendomi ridere e la ringraziai silenziosamente.

“Coraggio togliamoci il dente” disse Pat prendendomi per i fianchi per farmi muovere verso le scale e fui d’accordo con lui, volendo evitare di dover sopportare quella situazione ancora a lungo.

Al piano terra trovammo il tavolo della sala già apparecchiato di pietanze che mio padre non sarebbe stato assolutamente in grado di cucinare. Doveva per forza essere passata la nostra colf.

“Ragazzi..sedetevi pure o si raffredda tutto” ci fece sobbalzare mio padre spuntando alle nostre spalle improvvisamente con una terrina di insalata in mano e fui certa di vedere quello sguardo ammonitore che lanciò a Pat mentre gli passò di fianco.

Lui ricambiò con un sorriso che, non capivo come potesse mantenere mio padre indifferente visto che tutte le volte io mi scioglievo, ma mi risposi da sola constatando che Walter Stratford aveva sempre avuto la capacità di rimanere assolutamente rigido e concentrato quando si trattava degli “uomini” delle sue figlie.

L’unica colpa che aveva era che aveva dovuto farci crescere da solo troppo presto, per via della morte di mia madre, ed ora era convinto che tutto il mondo maschile fosse un perfetto abominio, pericoloso e insicuro, dal quale ci si potesse sfuggire solo rimanendo dentro casa fino ai quarant’anni.

Io e Pat ci sedemmo uno di fronte all’altro visto che le sedie erano sistemate in modo che il posto accanto al mio era qualche “chilometro” più in fondo e mio padre si mise a capotavola, da perfetto giudice.

Non ero sicura che sarei stata in grado di mangiare visto che avevo lo stomaco chiuso e Pat mi sembrava nella stessa situazione.

“Allora ragazzi, come vanno le cose tra di voi?” ci chiese subito ma con un leggero tono di fondo ironico come se sperasse che durante quel pranzo lo avremmo informato della nostra “separazione”.

Avrebbe potuto ragionarci almeno qualche secondo, perché se fosse stato così di sicuro Pat non sarebbe stato presente.

Cominciò a servirsi facendo dei cenni a noi di imitarlo ai quali ubbidimmo ma dopo esserci riempiti il piatto non toccammo nulla.

“Benissimo”

“A meraviglia” rispondemmo all’unisono e ci facemmo un sorriso quando ce ne accorgemmo, ma mio padre ci guardò alternativamente e noi tornammo seri spostando lo sguardo su di lui.

“Bene, bene sono contento di sentire ciò. Tra poco sarete diplomati, è bello avere qualcuno con cui condividere la gioia”

Lo guardai incredula, non essendo possibile che mio padre l’avesse detto veramente e anche Pat mi fece uno sguardo incerto.

“A proposito di diploma…c’è una cosa di cui ti vorremmo parlare” introdussi cogliendo la palla al balzo dato che l’argomento l’aveva introdotto lui.

“Di cosa si tratta?” chiese affabile con quel suo solito sorrisino appoggiando i gomiti e le mani intrecciate sul tavolo.

Mi schiarii la voce e guardai il mio ragazzo che annuì impercettibilmente facendomi uno sguardo incoraggiante.

“Beh vedi noi avevamopensatodiandareinvacanzainsiemeeditrasferirciunavoltaarrivatiprimadelcollegepervivereisiemel’annoprossimo” dissi sena nemmeno prendere fiato e sia Patrick che mio padre mi guardarono a occhi spalancati.

Mio padre fece una risatina nervosa “Katarina capisco la tua gioia ed euforia nel volermi raccontare i progetti per le vacanze ma potresti ripetere?” mi chiese indulgente anche se sapevo che avesse capito benissimo quello che gli avevo detto solo che non voleva crederci.

“Signor Stratford, Kat voleva dire che questa sarà la prima estate libera dallo studio e…lei dopo frequenterà il college, quindi una vacanza insieme non è la fine del mondo” cercò di aiutarmi Pat ma io scossi impercettibilmente la testa per poi spostare di nuovo lo sguardo su mio padre facendogli un sorrisino supplicante.

“E tu?” chiese invece guardando Pat ed evitando volutamente di rispondere al fatto della vacanza.

Pat lo guardò stranito “Io cosa?”

“Cosa farai dopo il diploma?” chiese sempre mantenendo un tono calmo e un’espressione distesa anche se era solo apparenza e sapevo perfettamente che si stava trattenendo molto.

Dio, non ci voleva quella domanda..accidenti!

“Ehm…beh ecco, sa stavo pensando di..”

“..di trovare qualcosa vicino al mio college!” lo aiutai rispondendo improvvisamente e tutti e due mi guardarono poi Pat annuì vigorosamente.

“Esatto” rispose.

“Quindi fatemi capire bene…voi due vorreste passare non so quanto tempo in vacanza in non so quale posto lontano da casa insieme cioè senza nessun altro lontano da qui con la bella idea di divertirvi per poi spostarvi dall’altra parte del paese per frequentare un college e un qualcosa vicino al college vivendo insieme, di nuovo…giusto?” disse tutto mantenendo sempre la stessa tonalità di voce e non fece mai pause, praticamente non “usò” la punteggiatura.

Io e Pat annuimmo velocemente con un sorrisino.

Mio padre si mise a ridere con una sorta di isteria, si alzò da tavola, continuando a ridere, uscì dalla sala continuando a ridere e ancora lo sentimmo ridere appena arrivò in cucina.

“E’ un bene o un male?” mi chiese Pat sottovoce sporgendosi sul tavolo e io scossi la testa alzando le spalle non sapendo cosa dire.

Non riuscii nemmeno ad avvertirlo quando mio padre gli fu dietro di nuovo e chinandosi sul suo orecchio lo fece sobbalzare.

“Niente posti più di stanti di mille chilometri, niente alcool, niente droga, niente nottate fuori fino all’alba, niente bagni notturni, niente baci in strada, niente abbracci in pubblico, niente pub o altri posti vietati ai minorenni, spiaggia, mare e solo ristorante se è il caso, comunque posti illuminati con persone, due letti separati in camera, chiamare due volte se non tre al giorno, studiare, lavorare, nessuna perdita di tempo e soprattutto……” non respirò nemmeno mentre lo disse e Pat si era come infossato nelle spalle visto che ad ogni cosa che mio padre aveva aggiunto gli si era avvicinato sempre di più e io ero rimasta sconvolta.

Era chiaro che tutto quello che avesse detto noi l’avremo fatto…a parte, alcool e droga ovvio.

Rimanemmo in attesa di quel “soprattutto” con ansia e Pat alzò lo sguardo su di me spaventato mentre io trattenni un sorriso.

“….mandatemi una cartolina quando arrivate” concluse rilassandosi e sorridendo e sia io che Pat ci guardammo increduli poi un sorriso cominciò a spuntare sul nostro viso e in un attimo lo abbracciammo nello stesso momento stringendolo e ridendo.

“Oh grazie papà!”

“Grazie signor Stratford!”

“Stai tranquillo non ci succederà nulla e ci faremo sentire sempre”

“Sì non si deve preoccupare per Kat, non le toglierò gli occhi di dosso un attimo”

Ma a quella frase risi facendo la finta indignata e dandogli una leggera pacca sul braccio mentre mio padre lo guardò con rimprovero poi scosse la testa ridendo e gli batté la mano sulla schiena un paio di volte.

“Però..” aggiunse improvvisamente facendoci bloccare e perdere momentaneamente il sorriso.

“…solo se passerete gli esami” dichiarò e io alzai gli occhi al cielo sospirando sollevata.

“Papà! Certo che passeremo gli esami, sai che novità”

Appoggiai la testa sul suo petto accarezzandoglielo con una mano e lui spostò lo sguardo verso il basso stringendomi di più per le spalle e dandomi un bacio tra i capelli.

Eravamo nel mio giardino, le dieci di sera, stesi su un telo con lo sguardo rivolto verso il cielo ricoperto di stelle.

La quiete e la calma erano assolutamente innaturali e quella pace la provavo da quando stavo con lui. Prima ero sempre talmente in collera con il mondo e con tutto ciò che ogni cosa comportava che anche il mio animo rimaneva inquieto e scombussolato senza un motivo.

Ora si cominciava a ragionare invece e soprattutto dopo aver definitivamente convinto mio padre quel pomeriggio a pranzo ed avere la certezza che dopo il termine degli esami saremmo finalmente riusciti a farci una vita nostra senza il continuo fiato sul collo di tutta la cittadina e delle visione costante delle solite facce.

“Avresti mai pensato di trovarti a questo punto della tua vita un giorno?” gli chiesi sottovoce, con il timore di rovinare quel’atmosfera.

“No…” lo cantilenò un po’ poi mi alzò il mento in modo che lo guardassi, cosa di cui non facevo molto fatica “…però non tornerei indietro, questo è certo”

Sorridemmo e alzai il collo permettendogli di baciarmelo mentre sospirai pensierosa “Siamo potenzialmente fidanzati ora…ti può andare?”

Rise sommessamente a contatto con la mia pelle “Non è a me che deve andare…tu piuttosto, sei sicura di voler essere etichettata così?”

Sorrisi a mia volta, ormai aveva imparato a conoscermi “No d’accordo, ma non mi dispiace pensarlo o dirlo quando siamo da soli”

Si staccò spostandosi per poi guardarmi e io riabbassai il mento “Sei la ragazza più incredibile e fantastica che abbia mai conosciuto e il già il semplice fatto che sia qui con te in questo momento e che andremo a vivere insieme, cancella tutto il resto”

Lo guardai emozionata e affascinata allo stesso tempo passandogli un braccio attorno al collo tirandolo per baciarlo.

Si sporse su di me e tornai a stendermi in modo che mi venisse sopra. Le labbra lasciarono il posto alle nostre lingue e lo strinsi per i fianchi volendo sentire maggiormente il suo corpo contro al mio. Si staccò un istante strofinando il naso sul mio e mi parlò sussurrando.

“Non c’è qualche pericolo?” chiese retoricamente e io risi capendo a cosa avesse alluso.

“No mio padre è di turno questa notte”

Annuì felice “Fantastico…”poi tornò sulle mie labbra.

“Dobbiamo decidere dove andare però…” aggiunse quando ci separammo di nuovo e io sorrisi con uno sguardo ovvio.

“Sicuramente più lontano di mille chilometri”


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°*°*°*

Hola Folks!!
Piccolissima shottina con poche pretese su uno dei film che adoro di più in assoluto. Vabbè per chi mi conosce sa il perché e comunque è scontato da dire visto che Heath è uno dei miei attori preferiti e “Ten things…” come tutti i suoi altri film rientrano tra quelli che mi stanno accompagnando nella vita di tutti i giorni e che l’hanno già fatto negli anni precedenti.
Questo breve spiraglio succede naturalmente dopo la fine del film, qualche mese dopo e, visto che:
-adoro il padre di Kat e come parla e il suo modo ironico di interagire con le figlie.
-adoro la coppia Pat/Kat, così come Heath/Julia che li ho sempre visti molto bene insieme…se solo lo fossero stati davvero XD mannaggia.
-avrò visto il film una trentina di volte ormai l’ultima delle quali proprio qualche sera fa da cui mi è venuta l’ispirazione folgorante per questa shot…
ho deciso di scriverla così su due piedi, soprattutto perché Pat è l’unico a non entrare a “diretto contatto” con il padre di Kat nel film quindi mi divertiva l’idea di un bel pranzo
“famigliare” al quale avrebbe dovuto sopravvivere dopo avergli chiesto di poter passare le vacanze e il resto della vita insieme a lei XD

Alcune piccole note sia per chi non conosce tutte le particolarità del film, ma anche per chi invece ne è già al corrente.
*Il titolo “Sweet Love, Renew thy Force” deriva dal film…anche perché premetto non l’ho mai visto in italiano, e non lo guarderò mai in tale lingua, quindi tutti riferimenti sono in inglese per questo motivo, ed è uno dei molti sprazzi dei sonetti di Shakespeare a cui il film è ispirato.
*Così è per “How do i loathe thee, let me count the ways” (come posso ripugnarlo/odiarlo, lasciatemi fare il conto) che deriva sempre da una rivisitazione di una frase di Shakespeare e naturalmente i dieci modi di odiare all’inizio sono il classico termine del film che io adoro e che, ripeto, ho messo in inglese perché in italiano non l’ho mai ascoltato e voglio evitare di farlo per non distruggermi un mito (scusate…ma la mia ripugnanza verso la doppiatura e certi tipi di voci e frasi è ormai storia e mito XD)
*L’opera di Shakespeare a cui si sono ispirati per il film è “Taming of the Shrew

Naturalmente tutti i riferimenti a fatti e persone è puramente casuale, in quanto personaggi fittizi che non mi appartengono e che costituiscono il “plot” di uno script originale. Storia non a scopo di lucro.
Nella versione inglese, “Ten Things I hate about You”, uscì nel 1999 con

Julia Stiles – Kat Stratford
Heath Ledger – Patrick Verona
Larisa Olenyk – Bianca Stratford
James Gordon Lewitt – Cameron James

come attori principali.

Spero di avervi fatto divertire almeno un pochino, che la shot naturalmente vi sia piaciuta e che se così è di lasciare un commentino anche breve per farmelo sapere.
Per le mie folks seguitrici ci ribecchiamo presto su Beyond Every Borders e spero di non avervi deluso nonostante la semplicità della storia.
In ogni caso sapete già tutto su quello che penso XD e Heath in qualunque modo si sia presentato realmente che nei suoi personaggi rimarrà sempre un grande (nonché bellissimo, affascinante, stupendo…e ok basta o non finisco più XD)
Grazie a tutti coloro che leggeranno e se recensiranno o aggiungeranno tra i preferiti.
Ci si becca altrove Folks
Baci
Leia

   
 
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