How
do I loathe thee, let
me count the ways….
“I hate the way you talk to me,
And the way
you cut your hair.
I hate the
way you drive my car.
I hate it
when you stare.
And the way
you read my mind.
It even makes
my rhyme.
I hate it
when you lies.
I hate it
when you make me laugh,
Even worse
when you make me cry.
And the fact
that you didn’t call.
Not even
close, not even a little bit,
Not even at
all.”
§§§§§
Parcheggiai
davanti a casa spegnendo il motore con un gesto lento e misurato
desiderando
invece di fare dietrofront e continuare a guidare molto lontano.
Era
une bellissima giornata di fine maggio. Il sole alto nel cielo, nessuna
nuvola,
il giardino di casa mia e quello di tutti i vicini, ben curato e
lievemente
spruzzato dal gettito d’acqua dell’erogatore per
mantenerlo umido, un leggera
sinfonia di uccellini che cinguettavano volando rincorrendosi tra di
loro.
Apparentemente un perfetto sfondo
del
nostro perfetto quartiere, perfetto vicinato e di un altro giorno perfetto.
Apparentemente.
Spostai
lo sguardo sul ragazzo seduto accanto a me che a sua volta lo teneva
rivolto
verso il grembo tentando di rimanere impassibile come se avesse tutto
assolutamente sotto controllo, invece ero certa del casino interno che
avesse
in quel momento.
Le
scuole stavano per finire, sarebbe stato il nostro ultimo anno alla
Padua High
e dopo l’estate mi sarei dovuta trasferire per poter
frequentare il tanto
agognato Sara Lawrence College a cui avevo destinato tutte le mie
speranze e
voglie di poter entrare dal primo momento in cui avevo capito cosa
volesse dire
“college”.
Non
potevamo aspettare ancora.
Dopotutto
stavamo insieme da quattro mesi, non era un’
eternità d’accordo ma dopo tanti
anni da anticonformista verso l’odiato mondo maschile, non
avrei mai creduto
che le mie strette vedute avrebbero potuto allargarsi così
tanto soprattutto
per un ragazzo….e non uno qualsiasi.
Patrick
Verona. Il più strano essere della scuola, con una miriade
di miti e leggende
alle spalle, alcune plausibili altre assolutamente non veritiere e una
fama da
bello e impossibile che faceva sognare le ragazze segretamente ma che
non le
permetteva di avvicinarsi per il poco coraggio.
Così
comunque rimaneva il mito. Desiderato da tutte ma inavvicinabile.
Bullshit!
Se non fosse stato per
quello stupido gioco
che gli amici di mia sorella avevano architettato per permettere a
Cameron di
uscire con lei ero assolutamente certa che non mi sarebbe mai passato
per
l’anticamera del cervello di anche solo guardarlo o dirigere
una scarsa
attenzione su di lui.
Figuriamoci
uscirci insieme. No way!
Invece
si era rivelato tutto ciò di diverso contro cui avevo sempre
combattuto e da
cui mi ero tenuta alla larga, sconvolgendo completamente la mai vita e
ora
anche il mio cuore. Qualche mese prima non avrei mai immaginato che un
giorno
quel pensiero che mi stava passando per la mente sarebbe davvero venuto
a me,
invece ora ne ero convinta: non avrei
potuto vivere le giornate senza di lui….e
ciò che mi rendeva soddisfatta e
finalmente in pace con me stessa era che la cosa non mi dispiaceva.
Gli
diedi un’altra occhiata, questa volta ridendo tra me e me,
notando quanto
avesse cominciato a piacermi sempre di più e quanto fosse
davvero bello come
mai nei mesi precedenti avrei potuto dire. Per via delle alte
temperature
indossava solo una canotta stretta e un paio di jeans sdruciti, i
capelli un
po’ più corti di qualche tempo prima raccolti lo
stesso in un piccolo codino
sulla nuca e gli occhiali da sole.
Se
pensavo a quello che lo aspettava pochi minuti dopo mi veniva solo da
ridere e
allo stesso da rimanerci incredula per molti giorni, soprattutto
perché non mi
avrebbe mai sfiorato la mente che avrebbe potuto accettare senza fare
storie…o
quasi.
“Pat?”
lo chiamai facendogli spostare l’attenzione su di me e lui mi
guardò scuotendo
leggermente la testa e deglutendo.
Era
nervoso.
“Cosa?”
“Stai
bene?” chiesi leggermente divertita spegnendo la radio che
ancora dava in
sottofondo le canzoni rock del mio gruppo preferito.
Aggrottò
le sopracciglia come se non avesse capito bene “Certo che sto
bene! Che
domande!” si allungò verso di me prendendomi la
nuca e dandomi un
bacio leggero poi me la
massaggiò dolcemente guardandomi incoraggiante ma sapevo che
lo stava facendo
solo per convincere lui stesso non me.
“Sicuro
di volerlo fare?” richiesi guardandolo di sottecchi con un
leggero sorriso.
“Kat,
ancora? Ne abbiamo già parlato! Prima o poi deve succedere e
l’estate non
durerà per sempre, poi voglio godermela non doverti venire a prendere armato di scudo
protettivo ogni
volta”
Risi
annuendo e non potei che dargli ragione.
“D’accordo
andiamo..ma” lo fermai prima che potesse scendere
dall’auto e lui mi guardò
interrogativo.
“Cosa
ancora?”
“Togliti
gli occhiali da sole, li odia” risposi divertita e lui
annuì con un espressione
grata mettendoseli in tasca e dandosi un’ultima occhiata allo
specchietto
retrovisore.
Sul
vialetto mi passò le braccia attorno alle spalle e feci lo
stesso sui suoi
fianchi.
“Non
credo che sarà così drastica come
pensiamo…potrebbe andare molto meglio, no?”
provò cercando di usare un tono convincente ma non ne era
molto sicuro.
“Sii
certo…anche se le probabilità che succeda non
sono molte nel mio raggio visivo”
ribattei dondolando un po’ la testa per fargli un sorrisino
incoraggiante.
“Non
sei di molto aiuto, sai?” obbiettò facendo una
mezza risata, nervosa però.
Lo
fermai subito dopo i gradini che conducevano all’entrata di
casa secondaria e
gli presi le mani nelle mie.
“Ehi
ascolta..quando mai abbiamo o ho ascoltato
mio padre? Non influenzerà le nostre decisioni, solo
sopportalo per un’ora più
o meno…dopo non ti chiederò mai più
niente di così difficile!” tentai e lui si
addolcì subito nell’espressione venendomi vicino e
prendendomi per fianchi.
Fissai
lo sguardo sui suoi occhi scuri e bellissimi mentre mi prese la guancia
con una
mano.
“Se
devo farlo per stare con te posso fare e sopportare anche di peggio,
senza
dubbio” disse con tono più basso e immancabilmente
sorrisi prima di tornare
sulle sue labbra.
Lo
strinsi visto che adoravo quando lo faceva e non avevo mai incontrato
nessun
altro che sapesse baciare così bene e così
dolcemente, non che fosse difficile
visto che lo scorso-stupido-idiota-sottospecie di ragazzo che avevo
avuto era
stato solo Joey, ma con lui tutto era diverso, anche le mie prospettive
solite
e il mio modo di pensare.
Lasciavo
al di fuori di noi ogni cosa tutte le volte che eravamo
insieme…come in quel
momento.
“Buongiorno
Katarina!” sentimmo con una profonda voce nasale e statica
che mio padre era
solito fare quando non gli andava giù qualcosa.
Ci
staccammo di scatto e sulla porta c’era mio padre con una
leggera aria
incredula ma allo stesso tempo finta affabile e un mezzo sorrisino
“docile” che
a noi non piacque per niente.
Tutti
e due sorridemmo innocentemente e sentii Pat cominciare ad allentare la
presa
su di me.
“Ciao
papà!” dissi ancora con il sorriso guardandolo
come se non avessi fatto nulla,
ma decisamente entrambi colti in fallo.
“Partick!”
si spostò poi verso di lui mantenendo lo stesso sorriso
“che piacere
rivederti!”
Lui
si schiarì la voce e cercò di rimanere tranquillo
anche se avevo notato che i
battiti del cuore contro al mio petto avevano accelerato leggermente.
“Signor
Stratford! Anche per me è un piacere!”
Mio
padre annuì e si spostò dalla porta facendoci
cenno di entrare “Volete
continuare a stare impalati sotto al portico oppure
c’è un pranzo che ci sta
attendendo tutti!”
Io
e Pat ci scambiammo uno sguardo preoccupato molto velocemente poi
annuimmo ed
entrai portandomelo dietro per un polso senza aggiungere altro.
Walter
Stratford era il nome, ma avrei semplicemente potuto chiamarlo
“fidanzato-fobico” che il concetto sarebbe stato lo
stesso.
D’accordo
che con me era sempre stato molto più accondiscendente
rispetto che con mia
sorella verso i rappresentanti dell’altro sesso, ma solo
perché per qualche
anno avevo adottato il suo stile di vita preferito del mondo
“femminile”.
Dopo
quel deficiente di Joey e tutto il resto che gli girava attorno il mio
interesse verso i ragazzi era scemato talmente tanto da non aver
più avuto
nulla a che fare con loro.
Io
ero felice. Mio padre era al di fuori di sé dalla gioia.
Quando
avevo cominciato a frequentare Pat poi a mettermi con lui non aveva
fatto
storie rispetto a quello che avrebbe potuto dire o fare con Bianca, ma
rimaneva
la questione che avesse paura di qualsiasi cosa riguardasse il mondo
giovanile,
in particolare correlato alle “coppie” e non
c’era verso di fargli capire che
un semplice bacio, abbraccio o coccola qualsiasi non avrebbero causato
un
disastro mondiale.
Sul
fatto di rimanere incinta…beh avevo tutte le intenzioni di
rimanere con la mia
bella pancia piatta ancora per molto tempo e soprattutto di godermela
con
Patrick, non passare le giornate tra pediatri, supermercati, negozi di
vestiti
per bambini e parchi gioco.
Odiavo
lo stesso tutte le volte che ci “beccava” in
atteggiamenti per lui
sconvenienti, come pochi minuti prima, e nonostante stessimo insieme da
un po’
Pat non era ancora venuto a diretto contatto con mio padre, come invece
gli
sarebbe toccato per quel pomeriggio, visto che sarebbe rimasto a pranzo
da noi,
proprio per un incontro ufficiale con il padrone di casa.
Non
lo invidiavo per niente e se fossi stata al suo posto sarei scappata a
gambe levate,
ma era questo che mi piaceva sempre di più di lui. Tutto
quello che faceva era
per me con la semplice finalità di farmi stare bene.
All’inizio
non ci avevo creduto, soprattutto dopo quella storia orribile dei soldi
che
aveva accettato per portarmi fuori, ma poi tutto era cambiato, lui lo
era, io
lo ero ed ora ero certa che non mentisse e che non facesse nulla per un
secondo
fine.
Se
quel pomeriggio dopo scuola aveva deciso di
“sacrificarsi” solo per me e
passare l’intero pranzo con mio padre sotto il cui sguardo
indagatore sarebbe
morto anche il più tenace degli spasimanti, non potevo fare
altro che
ringraziarlo e continuare ad amarlo sempre di più.
Ci
rifugiammo molto in fretta in camera mia dopo essere sfuggiti al suo
ancora
fermo sguardo che ci aveva seguiti fin sopra alle scale e appena chiusi
la
porta tirammo un sospiro di sollievo mentre lui si buttò a
peso morto sul letto
stendendosi.
“Ti
giuro che una di queste volte mi farà rimanere secco tuo
padre” ribatté
passandosi una mano sul viso e io risi facendogli poi spostare lo
sguardo su di
me sorridendo a sua volta
“Lo
so e non sai quanto mi dispiace..ma ti prometto che dopo oggi non sarai
più
costretto ad entrare in contatto con lui nemmeno una volta!”
“Ho
i miei dubbi, ma grazie per aver provato a convincermene”
Sistemai
lo zaino sulla scrivania poi lo raggiunsi dopo che mi aveva fatto un
cenno con
la mano.
Mi
sedetti accanto a lui mentre prese la stessa posizione e riuscimmo
finalmente a
baciarci decentemente anche se la durata fu alquanto discutibile.
“Kat!
A tavola!” sentimmo dopo qualche secondo mio padre, molto
vicino e sicuramente
appena alla fine del corridoio visto che voleva evitare che stessimo
per troppo
tempo da soli e con la porta chiusa. Dio!
Pat
alzò gli occhi al cielo e io strizzai e labbra dispiaciuta.
“Mangiamo
e fuggiamo d’accordo?” dissi baciandolo di nuovo a
fior di labbra per poi
alzarmi.
“Ho
un’idea migliore..potremmo mangiare fuggendo,
no?…Ok, no!” disse visto che io
avevo scosso la testa mettendomi a ridere e tirandolo perché
scendesse dal
letto e mi seguisse.
In
corridoio incontrammo mia sorella appena arrivata a sua volta da scuola
con
Cameron.
“Ehi
ciao ragazzi! Come mai anche voi qui oggi? Non dirmi che pranzate con
papà!” mi
chiese mia sorella incredula mentre Cam e Pat si scambiarono i saluti.
“Secondo
te? Non ci troveresti se non fosse così” ribattei
divertita e lei annuì ma poi
fece uno sguardo compatito.
“Ahia,
in bocca al lupo allora”
La
guardai con orrore “Perché? Voi non
rimanete?”
“No
abbiamo una ricerca da fare per biologia ed è da consegnare
entro due giorni,
quindi siamo venuti a prendere i libri poi andiamo in
biblioteca”
Alzai
gli occhi al cielo desolata, visto che la presenza di mia sorella aveva
sempre
avuto il potere di addolcire mio padre e considerato che da quando
stava con
Cameron non le aveva fatto più nessuna storia, avevo sperato
che potesse
comportarsi da “cuscinetto” o usare una qualche
attenuante verso noi due.
“Mi
dispiace” aggiunse sottovoce sfregandomi il braccio con
un’espressione
amareggiata ma io scossi la testa facendole capire di non preoccuparsi.
“Sopravvivremo”
dissi e Pat annuì ormai più rassegnato che altro.
“D’accordo
ci si vede allora” continuò salutando con un gesto
della mano Pat e mi incrociò
le dita facendomi ridere e la ringraziai silenziosamente.
“Coraggio
togliamoci il dente” disse Pat prendendomi per i fianchi per
farmi muovere
verso le scale e fui d’accordo con lui, volendo evitare di
dover sopportare
quella situazione ancora a lungo.
Al
piano terra trovammo il tavolo della sala già apparecchiato
di pietanze che mio
padre non sarebbe stato assolutamente in grado di cucinare. Doveva per
forza
essere passata la nostra colf.
“Ragazzi..sedetevi
pure o si raffredda tutto” ci fece sobbalzare mio padre
spuntando alle nostre
spalle improvvisamente con una terrina di insalata in mano e fui certa
di
vedere quello sguardo ammonitore che lanciò a Pat mentre gli
passò di fianco.
Lui
ricambiò con un sorriso che, non capivo come potesse
mantenere mio padre
indifferente visto che tutte le volte io mi scioglievo, ma mi risposi
da sola
constatando che Walter Stratford aveva sempre avuto la
capacità di rimanere
assolutamente rigido e concentrato quando si trattava degli
“uomini” delle sue
figlie.
L’unica
colpa che aveva era che aveva dovuto farci crescere da solo troppo
presto, per
via della morte di mia madre, ed ora era convinto che tutto il mondo
maschile
fosse un perfetto abominio, pericoloso e insicuro, dal quale ci si
potesse
sfuggire solo rimanendo dentro casa fino ai quarant’anni.
Io
e Pat ci sedemmo uno di fronte all’altro visto che le sedie
erano sistemate in
modo che il posto accanto al mio era qualche
“chilometro” più in fondo e mio
padre si mise a capotavola, da perfetto giudice.
Non
ero sicura che sarei stata in grado di mangiare visto che avevo lo
stomaco
chiuso e Pat mi sembrava nella stessa situazione.
“Allora
ragazzi, come vanno le cose tra di voi?” ci chiese subito ma
con un leggero
tono di fondo ironico come se sperasse che durante quel pranzo lo
avremmo
informato della nostra “separazione”.
Avrebbe
potuto ragionarci almeno qualche secondo, perché se fosse
stato così di sicuro
Pat non sarebbe stato presente.
Cominciò
a servirsi facendo dei cenni a noi di imitarlo ai quali ubbidimmo ma
dopo
esserci riempiti il piatto non toccammo nulla.
“Benissimo”
“A
meraviglia” rispondemmo all’unisono e ci facemmo un
sorriso quando ce ne
accorgemmo, ma mio padre ci guardò alternativamente e noi
tornammo seri
spostando lo sguardo su di lui.
“Bene,
bene sono contento di sentire ciò. Tra poco sarete
diplomati, è bello avere
qualcuno con cui condividere la gioia”
Lo
guardai incredula, non essendo possibile che mio padre
l’avesse detto veramente
e anche Pat mi fece uno sguardo incerto.
“A
proposito di diploma…c’è una cosa di
cui ti vorremmo parlare” introdussi
cogliendo la palla al balzo dato che l’argomento
l’aveva introdotto lui.
“Di
cosa si tratta?” chiese affabile con quel suo solito
sorrisino appoggiando i
gomiti e le mani intrecciate sul tavolo.
Mi
schiarii la voce e guardai il mio ragazzo che annuì
impercettibilmente
facendomi uno sguardo incoraggiante.
“Beh
vedi noi
avevamopensatodiandareinvacanzainsiemeeditrasferirciunavoltaarrivatiprimadelcollegepervivereisiemel’annoprossimo”
dissi sena nemmeno prendere fiato e sia Patrick che mio padre mi
guardarono a
occhi spalancati.
Mio
padre fece una risatina nervosa “Katarina capisco la tua
gioia ed euforia nel
volermi raccontare i progetti per le vacanze ma potresti
ripetere?” mi chiese
indulgente anche se sapevo che avesse capito benissimo quello che gli
avevo
detto solo che non voleva crederci.
“Signor
Stratford, Kat voleva dire che questa sarà la prima estate
libera dallo studio
e…lei dopo frequenterà il college, quindi una
vacanza insieme non è la fine del
mondo” cercò di aiutarmi Pat ma io scossi
impercettibilmente la testa per poi
spostare di nuovo lo sguardo su mio padre facendogli un sorrisino
supplicante.
“E
tu?” chiese invece guardando Pat ed evitando volutamente di
rispondere al fatto
della vacanza.
Pat
lo guardò stranito “Io cosa?”
“Cosa
farai dopo il diploma?” chiese sempre mantenendo un tono
calmo e un’espressione
distesa anche se era solo apparenza e sapevo perfettamente che si stava
trattenendo molto.
Dio,
non ci voleva quella domanda..accidenti!
“Ehm…beh
ecco, sa stavo pensando di..”
“..di
trovare qualcosa vicino al mio college!” lo aiutai
rispondendo improvvisamente
e tutti e due mi guardarono poi Pat annuì vigorosamente.
“Esatto”
rispose.
“Quindi
fatemi capire bene…voi due vorreste passare non so quanto
tempo in vacanza in
non so quale posto lontano da casa insieme cioè senza nessun
altro lontano da
qui con la bella idea di divertirvi per
poi spostarvi dall’altra parte del paese per frequentare un
college e un
qualcosa vicino al college vivendo insieme, di
nuovo…giusto?” disse tutto
mantenendo sempre la stessa tonalità di voce e non fece mai
pause, praticamente
non “usò” la punteggiatura.
Io
e Pat annuimmo velocemente con un sorrisino.
Mio
padre si mise a ridere con una sorta di isteria, si alzò da
tavola, continuando
a ridere, uscì dalla sala continuando a ridere e ancora lo
sentimmo ridere
appena arrivò in cucina.
“E’
un bene o un male?” mi chiese Pat sottovoce sporgendosi sul
tavolo e io scossi
la testa alzando le spalle non sapendo cosa dire.
Non
riuscii nemmeno ad avvertirlo quando mio padre gli fu dietro di nuovo e
chinandosi sul suo orecchio lo fece sobbalzare.
“Niente
posti più di stanti di mille chilometri, niente alcool,
niente droga, niente
nottate fuori fino all’alba, niente bagni notturni, niente
baci in strada, niente
abbracci in pubblico, niente pub o altri posti vietati ai minorenni,
spiaggia,
mare e solo ristorante se è il caso, comunque posti
illuminati con persone, due
letti separati in camera, chiamare due volte se non tre al giorno,
studiare,
lavorare, nessuna perdita di tempo e
soprattutto……” non respirò
nemmeno mentre
lo disse e Pat si era come infossato nelle spalle visto che ad ogni
cosa che
mio padre aveva aggiunto gli si era avvicinato sempre di più
e io ero rimasta
sconvolta.
Era
chiaro che tutto quello che avesse detto noi l’avremo
fatto…a parte, alcool e
droga ovvio.
Rimanemmo
in attesa di quel “soprattutto” con ansia e Pat
alzò lo sguardo su di me
spaventato mentre io trattenni un sorriso.
“….mandatemi
una cartolina quando arrivate” concluse rilassandosi e
sorridendo e sia io che
Pat ci guardammo increduli poi un sorriso cominciò a
spuntare sul nostro viso e
in un attimo lo abbracciammo nello stesso momento stringendolo e
ridendo.
“Oh
grazie papà!”
“Grazie
signor Stratford!”
“Stai
tranquillo non ci succederà nulla e ci faremo sentire
sempre”
“Sì
non si deve preoccupare per Kat, non le toglierò gli occhi
di dosso un attimo”
Ma
a quella frase risi facendo la finta indignata e dandogli una leggera
pacca sul
braccio mentre mio padre lo guardò con rimprovero poi scosse
la testa ridendo e
gli batté la mano sulla schiena un paio di volte.
“Però..”
aggiunse improvvisamente facendoci bloccare e perdere momentaneamente
il
sorriso.
“…solo
se passerete gli esami” dichiarò e io alzai gli
occhi al cielo sospirando
sollevata.
“Papà!
Certo che passeremo gli esami, sai che novità”
Appoggiai
la testa sul suo petto accarezzandoglielo con una mano e lui
spostò lo sguardo
verso il basso stringendomi di più per le spalle e dandomi
un bacio tra i
capelli.
Eravamo
nel mio giardino, le dieci di sera, stesi su un telo con lo sguardo
rivolto
verso il cielo ricoperto di stelle.
La
quiete e la calma erano assolutamente innaturali e quella pace la
provavo da
quando stavo con lui. Prima ero sempre talmente in collera con il mondo
e con
tutto ciò che ogni cosa comportava che anche il mio animo
rimaneva
inquieto e
scombussolato senza un
motivo.
Ora
si cominciava a ragionare invece e soprattutto dopo aver
definitivamente
convinto mio padre quel pomeriggio a pranzo ed avere la certezza che
dopo il
termine degli esami saremmo finalmente riusciti a farci una vita nostra
senza
il continuo fiato sul collo di tutta la cittadina e delle visione
costante
delle solite facce.
“Avresti
mai pensato di trovarti a questo punto della tua vita un
giorno?” gli chiesi
sottovoce, con il timore di rovinare quel’atmosfera.
“No…”
lo cantilenò un po’ poi mi alzò il
mento in modo che lo guardassi, cosa di cui
non facevo molto fatica “…però non
tornerei indietro, questo è certo”
Sorridemmo
e alzai il collo permettendogli di baciarmelo mentre sospirai
pensierosa “Siamo
potenzialmente fidanzati ora…ti può
andare?”
Rise
sommessamente a contatto con la mia pelle “Non è a
me che deve andare…tu
piuttosto, sei sicura di voler essere etichettata
così?”
Sorrisi
a mia volta, ormai aveva imparato a conoscermi “No
d’accordo, ma non mi
dispiace pensarlo o dirlo quando siamo da soli”
Si
staccò spostandosi per poi guardarmi e io riabbassai il
mento “Sei la ragazza
più incredibile e fantastica che abbia mai conosciuto e il
già il semplice
fatto che sia qui con te in questo momento e che andremo a vivere
insieme,
cancella tutto il resto”
Lo
guardai emozionata e affascinata allo stesso tempo passandogli un
braccio
attorno al collo tirandolo per baciarlo.
Si
sporse su di me e tornai a stendermi in modo che mi venisse sopra. Le
labbra
lasciarono il posto alle nostre lingue e lo strinsi per i fianchi
volendo
sentire maggiormente il suo corpo contro al mio. Si staccò
un istante
strofinando il naso sul mio e mi parlò sussurrando.
“Non
c’è qualche pericolo?” chiese
retoricamente e io risi capendo a cosa avesse
alluso.
“No
mio padre è di turno questa notte”
Annuì
felice “Fantastico…”poi tornò
sulle mie labbra.
“Dobbiamo
decidere dove andare però…” aggiunse
quando ci separammo di nuovo e io sorrisi
con uno sguardo ovvio.
“Sicuramente
più lontano di mille chilometri”
°*°*°*
Hola
Folks!!
Piccolissima
shottina con poche pretese su uno dei film che adoro di
più
in assoluto. Vabbè
per chi mi conosce sa il perché e comunque è
scontato da dire visto che Heath è
uno dei miei attori preferiti e “Ten
things…” come tutti i suoi altri film
rientrano tra quelli che mi stanno accompagnando nella vita di tutti i
giorni e
che l’hanno già fatto negli anni precedenti.
Questo
breve spiraglio succede naturalmente dopo la fine del film, qualche
mese dopo
e, visto che:
-adoro
il padre di Kat e come parla e il suo modo ironico di interagire con le
figlie.
-adoro
la coppia Pat/Kat, così come Heath/Julia che li ho sempre
visti molto bene
insieme…se solo lo fossero stati davvero XD mannaggia.
-avrò
visto il film una trentina di volte ormai l’ultima delle
quali proprio qualche
sera fa da cui mi è venuta l’ispirazione
folgorante per questa shot…
ho
deciso di scriverla così su due piedi, soprattutto
perché Pat è l’unico a non
entrare a “diretto contatto” con il padre di Kat
nel film quindi mi divertiva
l’idea di un bel pranzo
“famigliare” al
quale avrebbe dovuto sopravvivere dopo
avergli chiesto di poter passare le vacanze e il resto della vita
insieme a lei
XD
*Il
titolo “Sweet Love, Renew thy Force”
deriva dal film…anche perché premetto non
l’ho mai visto in italiano, e non lo
guarderò mai in tale lingua, quindi tutti riferimenti sono
in inglese per
questo motivo, ed è uno dei molti sprazzi dei sonetti di
Shakespeare a cui il
film è ispirato.
*Così
è per “How do i loathe
thee, let me count
the ways” (come posso
ripugnarlo/odiarlo, lasciatemi fare il conto) che deriva
sempre da una
rivisitazione di una frase di Shakespeare e naturalmente i dieci modi
di odiare
all’inizio sono il classico termine del film che io adoro e
che, ripeto, ho
messo in inglese perché in italiano non l’ho mai
ascoltato e voglio evitare di
farlo per non distruggermi un mito (scusate…ma la mia
ripugnanza verso la
doppiatura e certi tipi di voci e frasi è ormai storia e
mito XD)
*L’opera
di Shakespeare a cui si sono ispirati per il film è
“Taming of the Shrew”
Nella
versione inglese, “Ten Things I hate
about You”, uscì nel 1999 con
Julia
Stiles – Kat Stratford
Heath
Ledger – Patrick Verona
Larisa
Olenyk – Bianca Stratford
James
Gordon Lewitt – Cameron James
come
attori principali.
Per
le mie folks seguitrici ci ribecchiamo presto su Beyond Every Borders e
spero
di non avervi deluso nonostante la semplicità della storia.
In
ogni caso sapete già tutto su quello che penso XD e Heath in
qualunque modo si
sia presentato realmente
che nei suoi personaggi rimarrà sempre un grande
(nonché bellissimo,
affascinante, stupendo…e ok basta o non finisco
più XD)
Grazie
a tutti coloro che leggeranno e se recensiranno o aggiungeranno tra i
preferiti.
Ci
si becca altrove Folks
Baci
Leia