Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Tmntsuperfun12    26/01/2017    0 recensioni
Jigen e Goemon, soli, Lupin è scappato dalla sua adorata Fujiko. Come faranno, due lupi solitari ormai bisognosi di affetto, a starsi lontani?
Non so introdurre le mie storie ma vi assicuro che il contenuto dei capitoli è sicuramente meglio dell'Introduzione così indecentemente fatta.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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“ Tu non sai proprio cosa significa pennichella, vero? ” Disse Jigen disteso sul divano, il cappello sugli occhi. Goemon si bloccò di colpo, colto sul fatto di fronte alla porta di uscita.
“ Non riesco a capire l'utilità di tutto questo sonno ” Brontolò il Samurai aprendosi il bottone più alto della camicia che il tiratore gli aveva così gentilmente prestato assieme a braghe scure e scarpe vecchio stile.
“ La pennichella è la pennichella, non serve sapere altro. La siesta è sacra in questo paese. ” Spiegò con tono pacato,
“ Come fai ad essere ancora stanco dopo tutte le ore che hai dormito?!? ” Chiese ancora il giovane con sgarbo,
“ Heh, so addormentarmi a comando ” Scherzò Jigen alzandosi il cappello con il pollice ed osservando la figura di Goemon. Il giovane lo guardò di sbieco e gli si avvicinò lentamente, allungò una mano e percorse con l'indice la forma della barba e sfiorò le labbra e con un gesto rapido gli rubò il suo prezioso cappello.
“ Non giocare col fuoco, Goemon ” Quasi ringhiò Jigen, squadrandolo ad occhi socchiusi,
“ Avanti alzati, andiamo da Lupin ” Disse con il cappello nero in una mano,
“ Non intendo alzarmi ” Goemon sbuffò e gli scompigliò velocemente la frangia,
“ Da quando ti permetti certe libertà? ”
“ Da quando hai ridotto il mio kimono a brandelli ” Sussurrò freddamente,
“ Capito ” Ridacchiò il tiratore alzandosi, si stiracchiò e si ficcò le mani nelle tasche,
“ Dove vogliamo andare? ” Chiese a pochi passi da lui,
“ Sai dov'è Lupin? ” Chiese il Samurai toccando distrattamente il cappello con veloci carezze,
“ Non ne ho la più pallida idea ” Rispose l'amico fissando il cappello e ficcandosi le mani nelle tasche dei pantaloni,
“ Non credo che troverò degli abiti adatti qui, perciò dove vuoi fuori da questo appartamento ” Disse il giovane porgendogli il cappello dopo avergli dato un leggera spolverata.
Jigen trascinò Goemon per ogni angolo della città e per ore vagarono attraverso la metropoli fino a giungere al parco cittadino dove il Samurai trovò sollievo su una delle panchine di legno scuro,
“ Già stanco? ” Rise il tiratore,
“ Sono le tue insulse scarpe ” Ansimò il giovane. Il silenzio quasi completo abbracciava il modesto parco, l'aria era piacevolmente fresca e permetteva ai due di respirare profondamente. Jigen gli si sedette accanto con le mani nelle tasche ed un mozzicone di sigaretta tra le labbra,
“ Vuoi che ti porti in braccio? ” chiese con tono basso,
“ Non essere sciocco ”
Jigen gli si sedette accanto con le mani nelle tasche ed una mezza sigaretta tra le labbra. Goemon era visibilmente stanco, il viso era rosso di fatica ed imbarazzo, i suoi capelli erano sciolti dietro le spalle e leggermente spettinati ma ugualmente lisci e morbidi.
“ Andiamo ” Ordinò qualche minuto dopo buttando il mozzicone a terra e schiacciandolo con il tacco della scarpa,
“ Dove? ” Chiese il Samurai nascondendo la sua stanchezza,
“ Non credo che potremmo andare da qualche altra parte se non riesci a… ” La sua voce sfumò zittendosi fissando l'orizzonte con stupore
“ Cosa? ” Chiese con un sospiro il giovane,
“ Jigen? ” Lo chiamò girandosi verso il fulcro della sua attenzione.
Il cielo era trafitto dai raggi morenti del sole rosso fuoco, la sera lo seguiva come una coperta che presto l'avrebbe soffocato, gli occhi di entrambi osservavano con innocente stupore quello spettacolo che ogni giorno gli si presentava prima del cielo notturno dall'alba dei tempi. Jigen fece lentamente il giro della panchina e si sedette sul bordo dello schienale grigio ferro, tutto era così poetico, romantico e spassionato, ma l'unica cosa che girava come un film nella loro testa era la bellezza di quel tramonto e la comparsa di luminose stelle argentate che piano facevano sparire la loro timidezza come l'oscurità del blu ed il nero presero posto del drammatico viola e del rosso passionale e luminoso.
Il tramonto aveva riportato il buon umore in entrambi e adesso camminavano lentamente per le vie illuminate parzialmente dai lampioni a candela, Jigen sorrideva e sospirava ricordi delle loro avventure più ridicole mentre Goemon ridacchiava il più silenziosamente possibile alle piccole battutine dell'amico ed interveniva sottovoce e con calma invidiabile sotto la tortura delle scarpe a punta. Jigen lo prese in braccio con un ghigno divertito e lo trasportò per qualche metro tra le sue sue braccia mentre lui cercava di liberarsi dalla sua presa con il viso rosso di vergogna ed il fiato corto,
“ Jigen lasciami! ” Brontolò Goemon trattenendo un sorriso come scostò con delicatezza la barba dell'amico dal suo viso,
“ Sembri una ragazza ” Rise divertito come il giovane gli abbassò il frontino del cappello sugli occhi.
“ Mi chiedo perché non reagisci ” Borbottò con un ghigno il tiratore, gli occhi del Samurai ebbero un guizzo,
“ Intendi così? ” In pochi istanti Jigen si trovò disteso sull'erba con un tonfo dolorante ed ‘un peso sullo stomaco’, gemette leggermente alla caduta e riaprì gli occhi brillanti di emozione nel vedere il giovane sopra di lui con aria di sfida,
“ Vuoi giocare, Goemon? ” Rantolò con un ghigno, il Samurai allargò il suo sorriso e quello fu il segnale d'inizio. Rotolarono sulla fresca erba del silenzioso parco, risero estasiati all'infantile gioco ed alla semplice ed innocua lotta sotto la luna. Jigen si ritrovò felicemente sopra l'amico e per l'ennesima volta rise nella vittoria ansimando, Goemon rideva nella sconfitta ma non c'era mai stato un valido motivo per ridere - e sorridere -.
“ È da anni che non mi divertivo così ” Ansimò ancora il tiratore distendendosi pesantemente accanto a lui,
“ Anzi, se devo dirla tutta non ho mai giocato così ” “ Per imparare l'arte del Judo ci facevano giocare in questo modo da piccoli, crescendo imparavamo le tecniche per il Randoli e la Lotta a Terra, ma mai mi sono divertito tanto ” Ammise infine Goemon chiudendo gli occhi. Entrambi stettero lì in silenzio per alcuni minuti rimirando le stelle, poi un vibrare sommesso ed un po' soffocato interruppe la piacevole atmosfera creatasi. Jigen tastò un po' goffamente le tasche della sua giacca e ne sfilò un telefonino a tasti nero pece e fissò per svariati istanti la schermo luminoso,
“ Non rispondi? ” Chiese Goemon aprendo un occhio, il tiratore chiuse la chiamata con un bippante tasto e continuò ad osservare lo schermo del semi nuovo Nokia,
“ No ” Brontolò poi ficcando il piccolo oggetto nella tasta della giacca.
Ora il silenzio tra i due si era fatto pesante, le stelle luminose non avevano più la loro attenzione e l'espressione burbera e seccata era di nuovo apparsa sul volto di Jigen.
“ Hai detto che non sai dov'è Lupin, vero Jigen? ” Il tono di accusatorio di Goemon fece trasparire il fatto che sapeva che gli stava nascondendo qualcosa, il tiratore si girò di lato ed appuntò il gomito sull'erba appoggiando la guancia incavata sul pugno chiuso,
“ Non ne ho la più pallida idea ” Ringhiò scandendo tutte le parole, Goemon lo fissò acidamente ma chiuse gli occhi e si impose la calma. Jigen lo stava ancora osservando da sotto il cappello, si sentiva quasi d'esser nudo sotto all'influenza di quegli occhi scuri,
“ Ti ricordi cos'è successo ieri sera? ” Chiese infine, il tiratore lo osservò ancora per alcuni secondi,
“ Si ” Borbottò senza aggiungere altro,
“ Intendi parlarmene? ” Chiese Goemon, leggermente irritato dal suo comportamento,
“ No ”
“ Perchè no? ” Chiese ancora più irritato,
“ Non saprei ” Rispose lui tornando a distendersi,
‘Come non saprei?!?’ Pensò Goemon con astio,
“ Perché  sei così... infantile ed incostante?!? ” Sbottò il Samurai alzandosi a sedere,
“ Cosa sarei io? ” Borbottò Jigen con un sorrisetto divertito,
“ Prima giochi come un bambino e adesso sei lamentoso come un… un… ”
“ Bambino? ”
“ Sta zitto! ”
“ Orca boia… ” Borbottò ancora più divertito, ora Goemon ansimava a denti stretti dalla rabbia, stringeva con forza i pugni chiusi e gli occhi socchiusi era ricolmi d'ira e di inutile tristezza,
“ Ora, raccontami cosa è successo ieri sera ” Ordinò alzandosi. Jigen lo osservò pensieroso e si mise lentamente seduto sui talloni, si sfilò la sigaretta dalle labbra - quando aveva cominciato a fumarla?- e soffiò lentamente il fumo grigiastro,
“ Bene allora ” Borbottò prima di muovere velocemente una gamba in avanti contro quelle di Goemon, facendolo finire finire a terra.
Poche volte Goemon si era reso conto della forza, dell'agilità e della velocità di Jigen, il quale stringeva saldamente i suoi polsi sopra la testa, nell'erba, e il suo corpo sopra il proprio gli impediva di muoversi,
“ Jigen, lasciami i polsi! ” Gemette Goemon, più per il senso di sconfitta che il fatto di essergli così schiacciato addosso, ma con suo stupore fece come stato detto. Jigen si tolse la cravatta con un gesto secco e si sbottonò velocemente i primi bottoni della camicia sotto gli occhi increduli dell'amico, si appoggiò a palmi aperti sull'erba e lo fissò dritto negli occhi,
“ Controlla tu stesso ” Lo invitò, Goemon spostò lo sguardo sulla pelle delle scapole e del collo,
“ Non vedo niente ”
“ Guarda meglio ” Sbottò Jigen piegando le braccia ed avvicinandosi ancora di più. Il giovane controllò con attenzione e, sotto la dorata luce del lampione, notò dei segni di tonalità più scura sulla pelle olivastra del tiratore, gli sfiorò con le dita le macchie scure,
“ Cosa sono questi? ”
“ Succhiotti e morsi, dovresti saperlo, dopotutto me li hai lasciati tu ” La risposta gli arrivò come una cannonata in pieno petto,
“ Perché?!? ” Tuonò,
“ E che ne so! ” Rispose Jigen tirandosi a sedere sull'erba accanto a lui,
“ Li ho trovati stamattina dopo la doccia ” Spiegò accendendosi una sigaretta, Goemon si era messo a sedere e si copriva il viso con una mano dalla vergogna dei ricordi che risbocciavano come rose alle luci dell'alba,
“ Ti ho lasciato anch'io qualcosa ” Sussurrò orgogliosamente sbuffando una nuvoletta di fumo,
“ Mi sembra all'altezza delle cosce ” Disse infine battendo il pollice sull'imboccatura della sigaretta facendo cadere la cenere sull'erba.
Goemon si mise a gambe incrociate, le mani in grembo ed i capelli leggermente spettinati lungo la schiena e le spalle,
“ Che cosa indecente e disonorevole ” Disse con voce strozzata dal rimorso,
“ Non pentirti ” Lo riprese Jigen alzandosi,
“ Dovresti pentirti anche tu, il comportamento di entrambi e stato indecente e sporco ” Sputò trattenendosi dall'urlare, intanto l'amico aveva preso dalle tasche dei pantaloni - ma quante cose tiene nelle tasche?!? - un nastro nero; con estrema cautela, attenzione e delicatezza, prese tra le mani i capelli del giovane, accarezzandoli e raccogliendo i ciuffi con le dita, li legò con il nastro in una coda di cavallo bassa.
“ Non mi pento di quello che ho fatto. E stato liberatorio per entrambi, non mi danno fastidio i succhiotti che mi hai fatto, credo che anche tu ti sia divertito a vedere la pelle cambiare colore ” Disse inginocchiandosi davanti a lui, gli prese garbatamente la mano dal viso e si alzò tirandoselo dietro,
“ Stai arrossendo? ” Chiese infine con la sigaretta nel sorriso mentre sfiorava con il dorso ruvido delle dita la pelle rossastra del viso setoso,
“ No ” Borbottò Goemon distogliendo lo sguardo, Jigen ridacchiò e fece retrofront.
Mentre percorrevano la strada verso l'appartamento non si rivolsero una parola, la quiete era troppo piacevole per entrambi e ristabiliva l'equilibrio tra loro.
Di fronte alla porta c'era uno scatolone con un biglietto allegato:
‘ Caro Sig. Daisuke Jigen, grazie di aver scelto la nostra compagnia di spedizione. ’ 
“ Cos'è? ” Chiese Goemon mentre l'amico apriva la porta con il pacco il bilico tra le braccia,
“ È un vero peccato che sia arrivato tanto presto, speravo di vederti di più conciato così ” Disse invece, ignorandolo,
“ Aprilo ” Ordinò infine buttando il pacchetto sul divano. Con grande gioia del Samurai si trovò tra le mani un paio di akana ed un kimono nuovi di zecca,
“ Pensavo che ci mettessero di più dato che gli ho ordinati telefonicamente dal Giappone ” Disse Jigen versandosi il rimanente Jin in un bicchiere,
“ Mettiteli, si vede a miglia di distanza che stai scomodo in quei vestiti ” Borbottò Jigen sorseggiando il liquido ocra. Goemon spense la sua enorme felicità e si sbottonò i primi bottoni della camicia, si alzò e si avvicinò al tiratore il quale aveva appoggiato il bicchiere sul tavolo e si era lentamente infilato le mani in tasca, la camicia addosso al giovane finì a terra assieme alla cintura dei pantaloni ai quali slacciò la zip, allungò un braccio e tolse con delicatezza il cappello al tiratore e lo lasciò sul ripiano al quale egli poggiava, Goemon si sporse e posò le labbra sul sua collo, la barba di Jigen poggiava sulla sua candida guancia e le sue mani strinsero i fianchi nudi e delicati come il giovane socchiudeva le labbra e lasciava la lingua inumidire la pelle mentre i denti mordicchiavano tutt'attorno, Goemon strinse le mani sulla giacca ai lati del torace come lentamente succhiava la pelle lasciando un segno scarlatto, Jigen chiuse gli occhi e lo lasciò fare imponandosi di togliergli le mani dai fianchi mentre l'eccitazione saliva lungo i lombi.
“ In segno di ringraziamento ” Borbottò discretamente rosso in viso, intanto Jigen si abbassò il cappello per nascondere la sua espressione di piacere. A quanto pare l'abito fa il monaco poiché, appena allacciato il kimono Goemon ritornò ad essere il cinico Samurai illibato, al sicuro sotto il suo guscio.
I suoni ottavati della città penetravano dalle vetrate aperte come quei battiti delle ali della falena che danzava nella fresca aria notturna, volteggiava attorno ai due mentre fuori cominciava a cadere la pioggia muschiosa dallo scrosciante battito che annegava la città lasciandone solo i colori sfocati dalle gocce penetranti, un tuono zittì il gocciolare continuo per pochi istanti come il cielo s' illuminò laggiù dove la metropoli luccicava debolmente e la luna era impossibile da vedere. Goemon sedeva a gambe incrociate sul divano, di fronte a lui riposava Zantetsuken. Jigen sedeva sul bracciolo accanto a lui con in mano quel bicchiere di Jin rivolto verso l'esterno il cui liquido era in equilibro tra il bicchiere ed il rovesciarsi, la schiena toccava la spalla dell'amico e l'altra mano toccava quel segno che Goemon gli aveva lasciato con una scia di leggero piacere che avvolgeva le loro auree.
   
 
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