Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Khailea    28/01/2017    1 recensioni
Personaggi del gruppo werewolf's shadow 2.0
Sara(maga che usa l'incantesimo solid script)
Sebastian(chiamato the big balck boss, mago che usa le tenebre e governa gli heartless, è uno dei malviventi con maggior potere)
Astral(mago in grado di usare il fuoco)
Lacie(maga in grado di usare il vento)
Daimonas(creepypasta originale non creata nel gruppo)
Sotto lo stesso cielo a Rookbow i vari maghi confessano alla luna i propri pensieri e paure, questa li accoglie splendendo su di loro ed unendoli tutti sotto lo stesso cielo
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non c'erano molti modi per definire quella città, e certamente la maggior parte non erano complimenti, eppure se c'era una cosa per cui valeva la pena di vivere lì era il cielo. Un velo completamente nero in cui si potevano vedere centinaia di meravigliose stelle che brillavano senza remore, tra questa immensità di luce regnava una splendente mezzaluna, talmente limpida da poterla vedere anche dagli angoli più bui delle strade.
Non accade così raramente che le persone esprimano i propri pensieri alla luna...



Ailea osservava il cielo dal tetto di un palazzo, tenendo stretta tra le labbra una sigaretta, fissava la luna con fare annoiato, osservando come di tanto in tanto a causa del fumo questa sembrasse offuscata dalla nebbia. Le mani della ragazza erano sporche di sangue, così come i suoi abiti ed una parte del viso, dietro di lei si stendeva una gigantesca chiazza rossa che partiva da un cumulo di cadaveri freschi. Nonostante possedesse una magia da poco era capace di usarla almeno, ma questo non voleva dire che non potesse usare delle armi.
Inspirò profondamente un'ultima volta prima di lasciarsi andare ai propri pensieri.
Da quanto uccidere era diventato così facile per lei?Da quanto non provava più terrore nei confronti delle vite che distruggeva?
Non lo sapeva più neanche lei, l'unica certezza era che fosse ormai una dannata, dopo tutto che altro poteva fare quella città?
Piegò la testa di lato osservando un pugnale incastrato nell'orbita di uno degli uomini dietro di lei, non era stato difficile incastrarlo lì dentro, forse la cosa che l'aveva messa più in difficoltà era la scoperta della freddezza con cui l'aveva fatto.
Distolse lo sguardo da quella scena tornando ad osservare il cielo.
Da anni rubava, truffava, scommetteva ed uccideva, e col tempo la cosa aveva smesso di farle male, un po' come i lividi che le adornavano la pelle bianca. Ogni tanto le capitava di guardarli, e purtroppo, col tempo, assieme all'odio aveva iniziato a mischiarsi una sensazione nostalgica...
Sospirando socchiuse gli occhi fissandoli su quella bianca luna che nulla aveva di corrotto, non come il mondo in cui viveva.
In qualche modo le ricordava se stessa, e la cosa la faceva stare male, la faceva sentire fragile ed impotente di fronte a tutto ciò che le accadeva, ed era tutta colpa della sua magia. La Solid Script le permetteva di creare parole, ed in base a quale fosse l'effetto cambiava, ma non era certamente utile e facile da trovarne un uso come quelle altrui, non era in grado di bruciare in un soffio i suoi nemici, di ridurli a brandelli grazie ad un incredibile forza bruta, di congelarli e ridurli a pezzi di ghiaccio.
Si rannicchiò su se stessa come se fosse alla ricerca di una qualche protezione...protezione, buffo che fosse tra le parole che più odiava.
Lei era inutile e debole, questo lo sapeva bene, eppure viveva assieme a delle persone forti, in grado di vivere facilmente in un posto come Rookbow, al contrario suo, spesso le avevano detto che l'avrebbero protetta, e lei odiava ogni singola lettera di quella parola, perché le ricordava di quanto fosse insignificante.
Si faceva pena ogni giorno di più, e la cosa la divertiva anche, non solo non aveva abbastanza capacità per sopravvivere ma non era nemmeno in grado di contrastare quello che normalmente la gente avrebbe chiamato il suo persecutore.
Un uomo che possedeva non solo una grande forza fisica ma anche un potere incredibile, per una come lei fuggirne era impossibile, anche perché non lo desiderava fino in fondo, per questo la cosa la divertiva. Non importava quante cose le facesse o l'avesse costretta a fare, non si sarebbe mai staccata del tutto volontariamente, ed anche lui diceva che l'avrebbe protetta dagli altri, parole sincere dette però anche con l'intento d'irritare, la conosceva bene infondo. Da qualche tempo aveva persino smesso di stare costantemente allerta per evitare di venire catturata, inoltre stava iniziando ad affezionarsi ai suoi coinquilini, stava raccogliendo troppe debolezze lungo la strada.
Troppe volte si sentiva schiacciata dalla sua incapacità e l'odio verso se aumentava inesorabilmente.
Abbassando lo sguardo verso la strada lontana spense la sigaretta nella pozza di sangue , lasciandosi andare a quel gelido freddo che le attraversava sia il corpo che l'anima.



L'uomo osservava quella grande città dalla finestra più grande del suo palazzo, teneva tra le mani un bicchiere colmo di rum, avvicinandolo di tanto in tanto alle labbra.
Il suo sguardo era freddo e spietato, come se nulla potesse scalfirlo, ma infondo non poteva essere da meno, dopo tutto lui era il The Big Black Boss, uno dei capi tra i criminali della città, grazie al potere delle tenebre nessuno poteva mettersi contro di lui, il viso serio nascondeva quanta malvagità racchiudesse dentro di se.
Osservando la luna che regnava tra le tenebre alzò una mano verso di lei, sentendo dentro di se il desiderio di inghiottirla nelle ombre, esattamente ciò che accadeva alle persone attorno a lui, catturava la luce che possedevano e la trascinava nelle tenebre, rendendola parte d'essa.
L'unica cosa che il suo cuore bramava era il potere, ed ogni giorno ne stava conquistando sempre di più, non c'era pietà nelle sue azioni, nessun pentimento in ciò che aveva compiuto e nessuna preoccupazione per ciò che avrebbe fatto a breve.
La sua forza aumentava come le schiere dei suoi heartless, creature d'ombra senza cuore e volontà, crearli era estremamente facile, occorreva soltanto trascinare negli abissi una persona qualunque, ed in un luogo come quello nessuno l'avrebbe potuto fermare.
Non temeva nemmeno le ire dei suoi rivali, sapeva che aveva forza a sufficienza per contrastarli, l'unica cosa che lo rendeva inquieto forse era il pensiero di lei. Una ragazza simile alla luna, la trovava meravigliosa e l'avrebbe voluta avere sempre con se, ma allo stesso tempo voleva inghiottirla nelle tenebre, non era mai stato dolce e delicato con lei. Nei primi tempi forse aveva anche provato rimorso per la brutalità con cui l'aveva trattata, ma col tempo, accorgendosi di alcune sue reazioni, aveva capito che non doveva provare simili sensazioni. Teneva però quei sentimenti nelle ombre più profonde del suo cuore, perché sapeva che se avesse agito diversamente lei sarebbe stata in pericolo, i suoi nemici avrebbero cercato sicuramente di ferirla per arrivare a lui.
Forse però queste erano solo delle scuse che si diceva per ciò che le procurava, certamente provava amore, ma era diverso da quello normale, era corrotto, ossessivo e pericoloso.
In tutto il mondo non desiderava altra donna che lei, e non si era mai fatto problemi ad averla, certo che prima o poi avrebbe preso anche il suo cuore.
Pensò che un altro motivo per il quale la trattasse con violenza fosse il fatto che voleva trascinarla nelle ombre con se, un essere di luce non sarebbe mai riuscito a vivere con lui, invece era certo che quella ragazza fosse l'unica a poterlo fare. Il ricordo dei suoi occhi, il suo odore, le loro pelli nude a stretto contatto, i loro respiri che si fondevano tra loro, per un attimo gli fecero annebbiare la vista.
Odiava chiunque le si avvicinasse, gli uomini che camminavano assieme a lei, la gente con cui parlava, voleva vederli tutti soffocare nel loro stesso sangue, agonizzanti e disperati, una persona che aveva attirato le sue ire era quel nuovo ragazzo che stava sempre con Ailea, uno sbruffone in grado di evocare le fiamme.
Solo il pensiero di lui assieme alla sua donna, sotto lo stesso tetto, con la possibilità di fare qualsiasi cosa senza che potesse impedirlo, lo faceva ribollire di rabbia.
Il bicchiere che teneva tra le mani andò in frantumi mentre sul suo viso comparve un espressione di puro odio, in quello stesso momento avrebbe voluto distruggere ogni cosa pur di cancellare quell'insetto dalla faccia della terra.
Respirando profondamente si calmò, tornando l'uomo freddo ed impassibile di sempre, non doveva perdere il controllo, se fosse successo qualcosa la testa di quell'uomo avrebbe fatto la stessa fine del bicchiere che aveva tenuto tra le sue mani.
Sorrise appena pensando che, per consolarsi da quei pensieri, avrebbe potuto cercare la compagnia della ragazza a breve, dopo tutto ogni scusa era buona per prenderla...



Daimonas osservava il cielo da uno dei giganteschi alberi ai contorni della città, spesso cercava un luogo isolato in cui nessuno potesse venirlo a disturbare, anche se infondo non poteva mai essere completamente solo.
Il Mostro era sempre dentro di lui, ad assillarlo, a ricordargli che doveva nutrirsi seguendo il loro patto, quella voce che gli martellava nella testa non l'avrebbe mai abbandonato.
Un po come la consapevolezza di essere soltanto un mostro, una creatura che non merita di vivere capace solo di portare con se una scia di dolore a tutti quelli che gli stavano vicini.
Si sentiva fortunato ad aver incontrato Ailea Astral e Lacie, ma dentro di se si chiedeva se si meritasse di avere accanto a se persone simili, nei confronti del ragazzo era ancora esitante, le fiamme che evocava gli ricordavano dolori del passato che avrebbe voluto restassero solo cenere, ma di cui non poteva liberarsi.
A ben pensarci c'era più di qualche catena ad appesantire il suo cuore...
Per quanto tempo ancora avrebbe condotto quella vita?Spezzare quelle altrui era ormai diventata un abitudine, ma ciò a cui non avrebbe mai potuto abituarsi era vedere quei demoni. Qualcuno avrebbe potuto dire fosse una cosa incredibile, essere capaci di vedere ciò che si trova dentro alcune persone, ma per lui non era così, era soltanto l'ennesima maledizione ad appesantire il suo cuore, vederne a centinaia e sapere di non poterli eliminare tutti, in questo modo loro avrebbero potuto ferire chissà quante persone innocenti prima di un suo intervento, e così altre persone avrebbero sofferto.
Quella capacità era solo un'altro motivo per il quale poteva essere considerato un mostro, forse nessuno avrebbe mai potuto capirlo fino in fondo.
Era destinato alle tenebre, che continuamente si insinuavano nel suo cuore facendolo sprofondare in un baratro sempre più ampio, la sua preoccupazione maggiore però non era uscirne, ma impedire che qualcuno finisse trascinato assieme a lui, in particolare le persone a cui teneva di più...
Non si sarebbe mai perdonato se fosse accaduto loro qualcosa, avrebbe subito infinite torture, sopportato i più atroci dei dolori se fosse servito a mantenerli al sicuro, eppure la notte, quando loro riposavano tranquilli e lui restava solo assieme alla pallida luna, dentro di lui cresceva il pensiero che se avessero continuato a stargli vicino li avrebbe solo feriti.
Non voleva comunque allontanarsi da loro, Ailea lo aveva accolto trattandolo come suo pari, Lacie era estremamente dolce nei suoi confronti ed Astral, nonostante preferisse stargli a debita distanza, si impegnava per costruire un buon rapporto.
Si sentiva un egoista a desiderare di continuare a provare anche solo un minimo di felicità, ed a stare vicino a persone che a confronto suo erano piene di luce, ma nonostante provasse sentimenti contrastanti non aveva intenzione di andarsene, non importava quante volte Mostro gli avrebbe ricordato quello che era veramente, non importava quante cose orribili avesse fatto in passato e quante certamente ne avrebbe fatte in futuro, voleva tenere per se quell'unico bagliore di luce, almeno ancora per un po si sarebbe comportato da egoista.
Guardando quella bianca luna, che come lui era sola immersa nelle tenebre, giurò a se stesso che li avrebbe protetti da ogni cosa,anche a costo di sfidare il destino stesso. Era ironica come cosa, spesso nei suoi confronti provava una specie d'odio, lei come il Mostro era sempre stata a guardare ciò che la vita gli aveva riservato, tutti i dolori, tutte le tragedie, aveva assistito ad ogni cosa osservandolo, sentendo i suoi pensieri, facendogli compagnia e lasciandolo solo allo stesso tempo, inoltre quella sua bianca luce gli mostrava tutto ciò che lui non voleva vedere, quel mondo marcio che gli dava soltanto dolore, e se stesso riflesso per quelle strade.
Sotto lo sguardo di quella vecchia e meschina compagna, che tutto della sua miserabile vita aveva visto, giurò che avrebbe protetto le persone a cui teneva persino da se stesso...



Sasaku era distesa sul letto della propria stanza, le pareti erano coperte dalle foto di un giovane ragazzo dai capelli castani e gli occhi di ghiaccio, ciascuna aveva disegnato sopra decine di cuori e baci stampati. Stringeva tra le braccia un pupazzo raffigurante la stessa persona, ce n'erano a centinaia in quel luogo, persino i cuscini avevano il suo viso.
Li stringeva a se baciandoli più e più volte, erano così belli che non riusciva a separarsene un solo istante, ridendo di gioia spostò lo sguardo verso la luna che si vedeva da fuori dalla finestra.
Quella luce era così irritante per i suoi poveri occhi stanchi, afferrò uno dei bisturi sopra la coperta e fece finta di tagliuzzare la luna in piccoli pezzi, ridendo istericamente.
Riprese ad abbracciare uno dei pupazzi sentendo il cuore colmarsi di gioia, aveva trovato il suo principe azzurro che l'avrebbe fatta sentire una principessa amata e temuta, mentre navigava tra questi pensieri si alzò improvvisamente, lanciando un bisturi in un angolo preciso della stanza.
Aveva colpito un uomo legato ed imbavagliato ad una sedia, il viso era pieno di sangue ed il corpo coperto di ferite, lo trovava estremamente brutto e rozzo.
Non era minimamente paragonabile al suo Daimonas, lui era bellissimo e soprattutto era suo, insieme erano perfetti, era ovvio per lei che sarebbero dovuti stare assieme.
Tornò ad immergersi nel volto del suo amato alternando risate a brevi urli d'emozione al pensiero di ciò che avrebbero potuto fare insieme, distruggere tutto, martoriare persone, amarsi con immensa passione giorno e notte, per sempre solo loro.
Quelle emozioni così gradevoli però furono presto sostituite da una rabbia incontrollabile, era così perfetto che certamente tutte le donne del mondo avrebbero voluto averlo, portandoglielo così via.
Nessuna gli si sarebbe dovuta avvicinare e nessuna avrebbe dovuto nemmeno osare toccarlo, in questo caso le avrebbe tagliato le labbra e cucito gli occhi, magari assieme al suo amato mentre si scambiavano lunghi ed appassionati baci d'amore, a farle provare tanto odio erano soprattutto quelle due che gli ronzavano attorno, quella maledetta quattrocchi e la svampita gatta, loro sarebbero state le prime a subire la sua vendetta.
Lanciò nuovamente un bisturi contro l'uomo, centrandolo stavolta in pieno petto, esattamente dove il suo amato l'aveva colpita fatalmente facendole perdere la testa, voleva rivederlo al più presto a schiacciare quelle schifose che gli stavano vicino.
Sicuramente anche lui voleva vederla e stare con lei per tutta la vita, ma il loro amore doveva aspettare, aveva dei lavori da svolgere, la divertivano molto ma se la costringevano a stare lontana da lui li odia.
Eppure era così divertente vedere gli occhi delle persone perdere la loro luce, ed il sangue sgorgare dai loro corpi, era una sensazione appagante, indescrivibile, la mandava al settimo cielo, avrebbe tanto voluto fare provare quella sensazione anche al suo amato.
Un giorno senz'altro ci sarebbe riuscita, che lui fosse volente o nolente, l'avrebbe portato a casa sua ed una volta divertitisi fra loro sarebbero andati ad uccidere qualche brutta persona.
Infondo nessun'altra lo meritava a parte lei, nessuna l'avrebbe avuto perché il suo cuore era già suo di questa ne era certa, e se così non fosse stato avrebbe fatto in modo di averlo...



Lacie stava osservando la luna da uno spiraglio nella parete della propria camera, era così bella che avrebbe potuto passare le ore ad osservarla. Le sarebbe piaciuto farla vedere anche al suo adorato fratellone ma era uscito per comprarle qualcosa, magari nell'attesa avrebbe potuto cucirgli qualcosa di carino, come un corpicappello.
Astral era la persona più importante della sua vita, grazie a lui poteva ridere e provare ancora la gioia di vivere, avevano passato tanti momenti difficili ma lui l'aveva sempre sostenuta standole accanto e proteggendola, anche lei voleva difenderlo e regalargli tante gioie come faceva lui.
Mosse la coda un paio di volte sorridendo, era così felice di come stavano andando le cose nella sua vita, aveva il fratello migliore del mondo ed ora avevano anche incontrato due persone simpaticissime, Ailea era dolce con lei e rideva sempre tantissimo quando la ragazza se la prendeva con Astral perché lui diceva qualcosa di sbagliato, Daimonas anche se più timido era così tenero e premuroso che le faceva tenerezza.
Più volte Astral le aveva ripetuto che c'erano tantissimi pericoli al mondo, ma lei non ne aveva paura, lui le era sempre accanto inoltre non era più una bambina, sapeva difendersi e gli avrebbe dimostrato che ne era perfettamente in grado, già lo aveva fatto, come quella volta con quei banditi, ma lui era sempre ostinato a volerla proteggere.
Voleva anche mostrargli tutte le piccole meraviglie che lui non notava, come un simpatico uccellino che volava sopra di loro che voleva giocare, o la bellezza di andare allo zoo. Lacie sapeva che spesso combinava qualche guaio, ma si comportava sempre in buona fede e solo per fare felice il suo amato fratellone, quando lui brontolava avrebbe voluto fare come faceva Ailea e saltargli sulla pancia per farlo smettere.
Rise leggermente al pensiero del fratello usato come tappeto elastico, la sua pancia sarebbe diventata talmente morbida che magari avrebbe potuto usarlo persino usarla come tela di una mongolfiera.
Rise nuovamente appoggiando la fronte alla parete, voleva veramente bene al suo caro fratellone e l'avrebbe protetto standogli accanto per sempre, non le importava cosa sarebbe successo o cosa avrebbe dovuto fare, sapeva che lui non avrebbe smesso di guardarla con affetto e questo le bastava.
Fino a quando aveva lui poteva avere anche tutto il mondo contro...



Astral stava camminando per le vie della città alla ricerca di qualcosa da donare alla sorella, per lei il meglio non bastava, meritava qualsiasi gioia possibile e lui era fermamente intenzionato a dargliele.
Forse era troppo protettivo, ma Lacie era la sua unica luce in quel mondo, non poteva sopportare di vederla triste o ferita, e chiunque ne fosse la causa l'avrebbe pagata molto cara.
Troppe volte aveva sentito il rischio di perderla, e la colpa era sempre stata unicamente sua, non era stato abbastanza forte da evitare le facessero del male, non aveva potuto prevedere che qualcuno cercasse di portargliela via.
Già dalla loro infanzia avevano dovuto contare solo su se stessi, ma la sua sorellina era come un fiore prezioso, i cui petali non sarebbero mai dovuti sfiorire, non se lo sarebbe mai perdonato se fosse successo.
Era stato fortunato ad incontrare qualcuno che li potesse aiutare in quella città, Ailea e Daimonas l'avevano aiutato a salvarla e di questo non li avrebbe mai ringraziati abbastanza, doveva loro molto più della propria vita.
Anche se Ailea spesso era scontrosa era certo che tenesse molto a loro, con i suoi modi cercava di negarlo ma le sue azioni rivelavano quale fosse la verità, anche con Daimonas il rapporto non era facile visto che aveva paura delle sue fiamme, ma Astral era certo che potessero diventare buoni amici, doveva solo essere paziente ed evitare di spaventarlo.
Erano arrivati in quella città per caso, ma avevano scelto di rimanere, nonostante fosse pericolosa per Lacie, avevano incontrato due buoni amici, e lui li avrebbe protetti tutti anche a costo della sua vita.
A quel pensiero però si fermò di colpo, no non avrebbe potuto dare la sua vita per loro, perché altrimenti Lacie sarebbe rimasta da sola, avrebbe dedicato tutta la sua vita invece alla loro protezione, incenerendo tutti i nemici, così era più giusto e ragionevole per lui.
Alzando lo sguardo e riprendendo a camminare osservò la luna, bella e pura quanto la sua sorellina, forse quella sarebbe stato un regalo minimamente accettabile, anche se probabilmente lei l'avrebbe usata come un gomitolo di lana, era una ragazza semplice infondo, anche se pasticciona, ma anche per questi motivi le voleva bene, trovandola insostituibile.
L'aveva lasciata a casa sola con i suoi amici, ma una parte di lui era comunque in ansia, se fosse successo qualcosa sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro, ma lasciarla a casa era certamente più sicuro che portarla fuori a quell'ora, una cosa era certa, voleva sbrigarsi a tornare da lei.
Rise leggermente evitando di farsi sentire da qualcuno, forse si preoccupava troppo, ma per la luce dei suoi giorni bui non sarebbe mai stato abbastanza...



E così, la luna ascolta silenziosamente i pensieri di tutti, prendendo con se i pensieri e le paure, le gioie ed i dolori, osservando il tutto con estrema calma e portando alla gente una qualche forma di conforto.
Brillava serena in quell'immensa oscurità unendo sotto lo stesso cielo persone diverse che in qualche modo erano tutte collegate tra loro.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Khailea