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Autore: queenjane    28/01/2017    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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- Anastasia, che brava!
- Lo so!
Con una sicurezza superiore alla sua età annaffiava le piante dei giardini imperiali, le piccole dita strette intorno all’annaffiatoio, di un banale color verde acceso, come farfalle vaganti, pareva lei stessa una farfalla insieme alla sorella Maria che svolgeva lo stesso compito, sorrisi in tralice.
Anche con loro si perpetuava il mio rito della principessa narrastorie, raccontavo principi e principesse, descrivevo la valle dei fiori sulle montagne dell’Himalaya, che si apriva ad alta quota ed era colma di gemme. E via così.

Ero la figlia di una principessa, la discendente di un glorioso bastardo, Felipe de Moguer, nato fuori legittime nozze che si era reinventato titoli e destino alla corte della grande zarina Caterina II, il figlio del dio della guerra.
Sognava o respirava nelle sue imprese?
Lui era come la fenice multiforme, sempre si reinventava, come io ai miei tempi, avevo poi imparato la sua lezione.
Multiforme.
Quando nacque Anastasia lo zar, ( che non ne poteva più di quello stillicidio di femmine), dovette passeggiare a lungo nel parco imperiale e poi stamparsi un sorriso di circostanza sulle labbra nel recarsi dalla moglie e congratularsi con lei.
Lui ricordava il corpo snello e armonioso di Ella, quando stringeva Alix  rievocava la sua antica amante dagli occhi di tempesta.
“Ancora una femmina!”la battuta riassuntiva di sua sorella Xenia, che partorì sei maschi e una sola bambina, che poi sposò il principe Jusopov, uno degli uccisori di Rasputin, ma ops.. Vado troppo avanti.
Anastasia non era l’ennesima bambina quanto una forza della natura, un ciclone, un monello.
Arguta e dissacrante, amava le giostre e le mie storie, la valle dei fiori vicina all’Everest.

Ma la preferenza, reciproca e ricambiata, era per Olga.
Per il Natale del 1905 mi venne regalata una piccola perla, rotonda e perfetta, montata su una catenina d’oro bianco e sottile, che portavo quasi sempre, un presente di Olga e delle sue sorelle.
 
Dai quaderni di Olga Romanov” Ho ancora il segnalibro, quello ove è dipinta “La ragazza con il turbante”, ovvero “La ragazza con l’orecchino di perla” , di Vermeer, che mi avevi riportato dal viaggio con i tuoi genitori. Porta un orecchino di perla,appunto, è girata di tre quarti, seduta, in attesa, gli occhi spalancati, tesa verso qualcosa o qualcuno che non sapremo mai. In un certo senso, sono quella ragazza, che aspetta, o si è rassegnata. È tutta luce e desiderio, nella mia personale idea, rassegnazione e attesa, l’attenzione che converge sul piccolo e rotondo globo. Mia madre adorava le perle, i gioiellieri Fabergè, Bolin e Hahn le sottoponevano le loro creazioni e la sua preferenza era per quella gemme, come le ametiste e i diamanti. Uno dei pochi punti di contatto che mai avete avuto in comune, le perle, ti hanno sempre incantato, parevano racchiudere mondi ed universi. Le tue storie incantate, ne inventavi sulle rose e le fenici, raccontavi di draghi e principesse, ardite, ben di rado su principi e maghi. Ammiravi Felipe de Moguer, il tuo grande antenato, che si era inventato una nuova vita nonostante la nascita incerta. " 

 
Nel 1906, lo zar tornò, come la primavera che succedeva all’inverno, nella vita della principessa Ella. Era una donna ormai, non più ragazza appassionata oppressa dal lungo rancore di sua madre, che diffidava di ogni promessa e offerta di sentimenti eterni.
Catherine le somigliava, le evidenze più marcate, alta e snella, la pelle olivastra, retaggio degli antenati spagnoli, scuri i toni di occhi e capelli, la fortuna bara dei Raulov.
Da Nicky, suo padre naturale, aveva preso molto poco, al contrario delle granduchesse, pure loro sottili e eleganti, ma con l’epidermide chiarissima, occhi azzurri e capigliature bionde o castano chiaro.
I gesti,  ecco, il modo in cui rovesciava la testa , le ciocche che al sole si venavano di riflessi come quelli di suo padre, ma ben poteva essere solo un caso, verso la metà del 1800 una Romanov di un ramo collaterale aveva sposato un principe Rostov-Raulov.
Ella conosceva perfettamente i rischi di tornare con lui, ore rubate, una relazione da occultare, ma lo voleva e viceversa, ognuno dei due egoista, possessivo e contorto. (Solo a lui avrebbe detto” Ti amo”, una sola volta, quando era già troppo tardi, ma sarebbe stato il padre dei suoi figli, l’unico amore che ebbe nella sua vita infinitamente lunga, aveva preso quello che poteva).
Prima di ritornare insieme, in quegli anni, ognuno dei due aveva avuto i propri sfoghi di lussuria, piccoli oblii, ma nessuno al mondo doveva sospettare di loro, pena il disonore dei Raulov, ma fu un caso, come spesso accade.

Catherine cavalcava all’amazzone, nella tenuta dei suoi genitori a Peter Hof, in primavera, quando il cavallo si spaventò e scartò per degli spari vicini, disarcionandola, che non lo controllava, il mondo fu a rovescio, all’indietro un tronco contro la traiettoria della sua caduta, tutto nero.
Un trauma cranico, pericolo di morte, se la cavò per un pelo.

Angoscia, un segno nella carne, un presagio, la principessa Ella aveva solo quella figlia, la nonna materna la confortò dicendole che era inutile che piangesse, era solo una bambina inutile, poteva averne altri, se solo si fosse decisa. Ella la colpì con uno schiaffo, e intimò a sua madre di andare via, quella era casa sua e lei una sgradita ospite., mai le aveva amate.
La principessa mandò un telegramma a Nicky.. se Catherine stava tanto male, era giusto che le dicesse addio (la loro figlia, la sua unica bambina).
Ella chiese a suo fratello di pensare al marito, alle quattro di pomeriggio era già fradicio, di portarlo via da lei o lo avrebbe ucciso, come lui aveva ucciso il cavallo di Catherine..Catherine che aveva sussurrato un nome, Olga.
 
 
 
 
Fosse successo qualcosa a Catherine, per la granduchessa sarebbe stato un dolore atroce. Olga aveva sofferto in modo immenso per la morte nel 1903 per la morte della cuginetta Ella d’Assia, la figlia del granduca Ernesto, il fratello della zarina Alessandra, sua cugina cui era molto affezionata,morta di febbre tifoide.
Tranne che la principessa Raulov era la sua preferita.
(A special bond .. a never ending friendship, pure like a diamond .. eternal LIKE THE NIGHT ..nor fall not yet.. the sorrow grew up…, like the breeze or the Ocean).
Ella in quei momenti pregava il Dio in cui non credeva di prendere la sua vita al posto di quella della ragazzina, di perdonarla dei suoi peccati e salvare la bambina, che aspettava la sua sorellina.. la punizione di Ella, il prezzo del suo peccato.
Voleva la sorella, senza sapere che lo fossero, voleva Olga e non sua madre, il padre naturale della ragazzina era il giovane zarevic.

La granduchessa Olga scappò subito da Catherine, il dottore aveva detto che le sarebbe cavata, poteva salutarla per qualche minuto,  mentre lo zar Nicola II si tratteneva con Ella, di non spaventarsi se aveva il viso con delle bende.
.Lo zar disse che Catherine era una guerriera, una principessa, mai avrebbe mollato, ma stringeva, intimo, dopo anni, le braccia della sua antica amante.
-Tu?-  Che faceva Olga nella mia stanza, tra i libri e i quadri e i vasi da fiori? Impazzivo scrutando lei che mi fissava, il viso puntato contro la spalla, vestita di bianco, una fascia azzurra sulla vita, i riflessi di miele e ambra del tramonto che le battevano addosso, rendendola simile a una fata.
-Ciao Cat, mi hai fatto prendere un bello spavento. Sei caduta da cavallo, hai battuto la testa ma..Ti ricordi chi sono, VERO.
SILENZIO, PER LO STUPORE. Ma io sempre mi ricorderò di te.
-Va bene.. è che.. ti voglio bene Catherine, come alle mie sorelle, sei la mia migliore amica.
Stupore..lei che lo ammetteva?
Mi prese una mano, le nocche intrecciate e tutto scemò nel silenzio, mentre mi riaddormentavo.
Nel frattempo Nicola fece la specifica domanda che aveva evitato da un decennio abbondante.
“Ella.. se la caverà..Ma voglio sapere, ora.. E’ mia figlia? È nata alla fine di gennaio, nove mesi dopo circa che io e te.. “
“ Il padre sei tu, Pietr veniva nel mio letto, ma era troppo sbronzo per fare qualcosa, anche se pensa il contrario e.. Sono stata solo con te, quindi è figlia tua, te lo giuro sulla mia vita, dato che il mio onore è quello che è” Lucida, amara e precisa, la sua vita intera che si basava su quella bugia, per autodifesa, era andata come era andata.
"Ella.. starà bene. Ma io voglio .. tornare con te.."
"Lo voglio io pure, non sai quanto ti desidero"
 
Dai diari di Ella, principessa, madre di Catherine e delle assenze”.. amare è un dono. Lo tengo nel cuore, oggi come allora, lui era il mio regalo, una musica suonata per vivere l’attimo e l’intensità che somiglia un poco all’amore, forse è amore, ma le parole sono sigillate.. Nicholas Aleksandrovic Romanov è stato il mio vortice. Quello che volevo. La mia cicatrice, il suo nome nella pelle e nelle mani. Sfioravo le efelidi sul suo petto, quando mi possedeva lo accoglievo per bisogno e urgenza.. amore mio, di oggi e sempre. Passione fino al linite estremo. E i corpi incastrati nel piacere. Io ero sua e viceversa. Una specie di tempo fuori dal tempo.”
 
 
 
 
   
 
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