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Autore: Mizurinn    28/01/2017    1 recensioni
"Haizaki-kun, scendi giù. Adesso." ripeté Tetsuya, vedendo Haizaki non muoversi di un centimetro dalla sua posizione così pericolosamente penzolante sul vuoto, nonostante l'avvertimento di Tetsuya.
Il suo sguardo estremamente distaccato e freddo, unito a quel suo tono di voce così perentorio e assoluto accentuavano l'aura che Tetsuya aveva cominciato ad emanare, sin da quando sono arrivati sulla terrazza e si sono ritrovati in questa situazione.
"'Generazione dei Miracoli'? Ma fatemi il piacere, la 'Generazione di Mostri' vi si addice di gran lunga meglio."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kiseki No Sedai, Shogo Haizaki, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Haizaki-kun, scendi giù."

Tetsuya riusciva a malapena a capire cosa stesse accadendo davanti ai suoi occhi.
 Dietro di lui c'era la Generazione dei Miracoli che fra sguardi increduli, incerti, preoccupati e allarmati non sapevano se guardare un Haizaki appoggiato pericolosamente sulla ringhiera della terrazza della scuola che delirava assurdità oppure un Kuroko che, nonostante la precaria situazione, era stranamente calmo. O così pareva essere.

"Haizaki-kun, scendi giù. Adesso." ripeté Tetsuya, vedendo Haizaki non muoversi di un centimetro dalla sua posizione così pericolosamente penzolante sul vuoto, nonostante l'avvertimento di Tetsuya. 
Il suo sguardo estremamente distaccato e freddo, unito a quel suo tono di voce così perentorio e assoluto accentuavano l'aura che Tetsuya aveva cominciato ad emanare, sin da quando sono arrivati sulla terrazza e si sono ritrovati in questa situazione.

"...E se non lo volessi fare?" replicò Shougo con una domanda retorica il cui sarcasmo fluiva allarmante nel suo tono di voce, insieme al suo stato d'animo, depresso e misero. 
La Generazione dei Miracoli non sapeva cosa fare, non sapevano come reagire. E come biasimarli? Come si reagisce ad un vecchio compagno di squadra che minaccia di buttarsi giù dalla terrazza della propria scuola media? Scuola media che, essendo più larga della norma perché doveva ospitare centinaia di studenti che si iscrivevano ogni anno attirati dalla sua reputazione e dal suo prestigio, era dotata di ben cinque piani, comprendendo anche la terrazza e, se mai Haizaki si volesse buttare realmente, il suo non sarebbe stato uno degli atterraggi più morbidi. 

"...Perché?" rispose a sua volta con una domanda Tetsuya, sguardo sempre fisso su Shougo.
"Ha! Perché? Tetsuya, non prendermi per il culo. Sai benissimo 'perché'." replicò tagliente il grigio, la presa sulla ringhiera della terrazza si faceva sempre più forte.

"..." L'azzurro non rispose, ma scrutava attentamente i dintorni. La scuola era circondata da alberi di ciliegio in fioritura, una splendida vista per gli occhi, ma quel giorno quel rosa candido poteva tramutarsi in un rosso scarlatto, segno che si era appena consumata una tragedia. 
Tetsuya scrutò attentamente la zona retrostante a Shougo per poi far sì che il suo sguardo ricadesse sul ragazzo dai capelli grigi.

"Beh? Sai così bene la verità che, per paura che i tuoi cosiddetti miracoli non si rompano, la lingua ti si è bloccata in gola?" riprese Shougo, che impazientemente attendeva una risposta dal ragazzo dagli occhi celesti. Nei suoi occhi si leggeva una vaga disperazione che venne presto sostituita con odio e furia quando il suo sguardo scivolò sulla cosiddetta 'Generazione dei Miracoli'. 

Questi erano stati presi alla sprovvista da quell'improvviso odio che si era acceso nelle iridi del grigio. Erano confusi. Non capivano il perché di quella rabbia che lo spingeva a fare azioni tanto disperate, o perché loro ne fossero la causa. 

"Tsk. Fate pure i finti tonti, pezzi di merda, intanto non sapete quanta gente avete spinto ad ammazzarsi." il linguaggio colorito di Shougo interruppe i loro pensieri. 
Il suo sguardo che finora stava scivolando da un membro all'altro della squadra, si era infine distolto per posarsi poi sul cielo, con i suoi occhi rivolti verso l'alto si era spinto ancora più indietro di quello che già era. Il suo didietro poggiato sulla ringhiera, come fosse seduto. Se sarebbe caduto in quella posizione, sarebbe caduto a testa in giù, fracassandosi senza dubbio la testa nello schianto col suolo. Sarebbe stata una macabra visione. 

Kise ricordava vagamente come si fossero ritrovati in quella situazione; era ora di pranzo e la Generazione, com'era ormai d'abitudine, si era riunita per andare a mangiare insieme sulla terrazza della scuola. Arrivati, avevano trovato Haizaki così posizionato, mentre fissava il vuoto. Da quanto era lì? Sapeva che la Generazione si riuniva qui per pranzare insieme e ha aspettato che arrivassero per fare questa scenata? E soprattutto: perché Haizaki stava facendo ciò? Cosa lo aveva spinto? Kise non sapeva più che pensare, talmente era basito dall'avvenimento che stava accadendo proprio davanti ai suoi occhi. 

"Beh, Ryouta?" i pensieri di Kise furono interrotti dalla voce di Haizaki, i cui occhi dall'azzuro del cielo si erano spostati sul viso del biondo. "Cos'è quella faccia da pesce lesso? Ti si legge in faccia quello che sta passando dentro la tua testa vuota. Credi davvero di non avere una minima idea del perché io stia facendo questo? Ti credevo un idiota già prima, ma non fino a questo punto. Beh, ti do un indizio, tu sei una delle cause che mi hanno spinto a fare quello che sto facendo. O quello che sto per fare."

Kise non registrò tanto gli insulti, quanto "l'indizio". Lui c'entrava qualcosa in tutto ciò? In che modo? E poi, "cause"? Voleva dire che Kise non era l'unico motivo per cui Shougo stava venendo spinto a compiere un atto tanto disperato come il suicidio? 
Kise non capiva. Fino a stamattina era un semplice studente, un membro del team di basketball, uno degli orgogli della sua scuola e ora era diventato una delle cause per il suicidio di un ragazzo? Un ragazzo che fino a poco tempo era anche lui parte della squadra, che giocava insieme a loro, certo, non erano in buoni rapporti e ora aveva preso il suo posto nella squadra ma...-

Kise sgranò gli occhi. Comprensione calò improvvisamente sulle sue iridi gialle, donando loro un velo di tristezza.

Haizaki, che era rimasto a fissare Kise durante tutti i suoi ragionamenti, sputò nella sua direzione in segno di disprezzo, quando gli occhi gialli del biondo, dal pavimento della terrazza su cui si erano fissati, si alzarono e si posarono con compassione riflessa in essi, su di lui. 
La sua rabbia e il suo disprezzo erano ancora più evidenti quando, dagli occhi di Kise, Shougo voltò lo sguardo verso gli altri membri della Generazione, verso i suoi "ex compagni di squadra"; a quanto pare anche loro avevano compreso e in tutti i loro occhi si distingueva chiaramente un misto di tristezza, compassione e... dispiacere? Pena e compassione erano l'ultima cosa che Shougo voleva da loro. 
 Kuroko invece aveva quella sua solita espressione impassibile e impenetrabile, Shougo sapeva però che oltre quegli occhi apatici coperti parzialmente dai suoi ciuffi di capelli si celava qualcosa, ma non riusciva bene a distinguere cosa. Ma, a differenza degli altri, non era compassione quella riflessa nei suoi occhi.

"Tsk, siete solo degli stronzi. 'Generazione dei Miracoli'? Ma fatemi il piacere, la 'Generazione di Mostri' vi si addice di gran lunga meglio." riprese Shougo, rialzando nuovamente lo sguardo per fissare il cielo e sporgendosi ancora di più. Rise. Ma era una risata vuota e spenta, il fatto che essa fosse accompagnata da lacrime che rigavano il suo volto la rendevano ancora più disperata. Dopo essersi calmato disse: "Magari dopo che salterò, vi renderete conto di che pezzi di merda siete. Ma ne dubito, pensate che il mondo vi giri attorno e siete troppo orgogliosi per ammettere le vostre colpe." dopodiché inalò e sospirò. 
Riabbassò lo sguardo; occhi spalancati, le iridi minuscole, le lacrime che scendevano giù sulle sue guance e un sorriso afflitto erano ciò che vide la Generazione dei Miracoli. Il dipinto della disperazione videro. 

Ma non era tanto quella visione pietosa e angosciante che li sorprese, quanto quello che successe dopo.
 

Kuroko, che fino a quel momento era rimasto stranamente zitto, si era avvicinato -la generazione non si rese conto né quando né come- ad Haizaki e... colpì quest'ultimo con un pugno. Sulla guancia.

A quanto pareva, la forza che Kuroko impresse nel pugno era pari a quella che era solito imprimere in un Ignite Pass Kai, quindi Haizaki venne scaraventato di lato sulla terrazza, dove finì, miseramente, a terra. 
La Generazione dei Miracoli era ben più che sorpresa dall'azione dell'azzurro (in Aomine si accese in sé un vago sentimento di comprensione per Haizaki, perché lui sapeva come ci si sentiva a ricevere uno di quei pugni). 

Shougo, che ora era steso per terra, appoggiato su un gomito e con la mano dell'altro braccio premuta sulla guancia colpita e pulsante, ci mise qualche secondo per registrare cosa fosse successo e come posseduto, voltò il collo di scatto verso Tetsuya. Shougo registrò a malapena il dolore che avvertì a quell'improvvisa azione e con occhi spalancati, fissò l'ombra della squadra di basketball del Teikou. 

"Ma che cazzo-" stava per imprecargli contro quando incrociò lo sguardo di Kuroko Tetsuya e subito capì cosa fosse quell'emozione che prima, fra gli sguardi compassionevoli e dispiaciuti dei suoi compagni di squadra, non era riuscito a riconoscere. 

Rabbia. Tetsuya era arrabbiato. Anzi, furioso, Kuroko Tetsuya era furioso. La collera che si rispecchiava nei suoi occhi, sembrava donare una nuova tonalità più oscura alle iridi solitamente azzurre e cristalline della tanto amata ombra. Una tempesta sembrava infuriare nel suo sguardo.

Il grigio, che era ancora lì steso per terra nella stessa posizione di prima, era così shockato da quella vista così sconcertante, che tutto quello che riuscì a fare era semplicemente chiudere e aprire la bocca senza riuscire a emettere nessun suono, come un pesce fuor d'acqua.

"Risparmiami le tue stronzate." prima che potesse formulare qualsiasi cosa, però, Shougo venne anticipato dalla voce di Tetsuya stesso. Gli occhi che già prima erano spalancati, si dilatarono ancora di più, se possibile. 
Haizaki, anche senza distogliere lo sguardo da Kuroko, sapeva che anche la Generazione dei Miracoli era sconvolta tanto quanto lui. La tanto pacata, calma, educata ed amata ombra della squadra di basket che prima colpisce con un pugno un -ex- delinquente che minacciava di buttarsi giù dalla terrazza e poi impreca? Se non lo stesse testimoniando con i suoi stessi occhi, Haizaki farebbe gran fatica a crederci.

"Haizaki-kun, mi deludi." la voce di Tetsuya lo riportò alla situazione presente. Deluderlo? Tetsuya era deluso di lui? Come? In che modo? Come poteva deluderlo? Fra tutti, Shougo non pensava che proprio Tetsuya avrebbe reagito in questo modo. Pensava che lo avrebbe capito. In fondo, il deterioramento della situazione della squadra era ben evidente, anche per gli occhi di uno sconosciuto; lo stavano gettando via, come faceva a non rendersene conto?
 Improvvisamente, lo shock venne sostituito dalla rabbia, il grigio dalla sua posizione ancora semi-sdraiata, balzò in piedi: i pugni e la mandibola tanto stretti che le unghie penetrarono nella carne del palmo della mano e si potevano udire i denti che stridevano l'uno contro l'altro. 

"Io? Deluderti? E mi spieghi come cazzo starei facendo? Piuttosto sei tu che mi sta- hai deluso. Pensavo fossi più intelligente di così. Come cazzo fai a non vedere che questa squadra, questi tuoi amati compagni di gioco, il tuo amato gioco di squadra, tutte queste cose, stanno andando tutti a puttane?! Anche tu, come gli altri, pensi che la mia uscita dal club sia stata meritata?! Ti stanno buttando nel bidone della spazzatura, sei ad un passo dall'essere catalogato nelle merde che non servono più a un cazzo ormai e vengono gettate via. Esatto! Proprio così! Tetsuya, ti stanno gettando via. Non lo vedi? E' inutile che continui a cercare di mantenere i rapporti, ormai a questo team non servi più. Faranno come con me, presto o tardi non fregherà a nessuno se deciderai di andartene. Non lo vedi già da questa situazione del cazzo in cui siamo ora che tutto se ne sta andando a fanculo? E' tutta colpa loro, tutto quanto, l'atmosfera sempre più pesante e pressante in palestra, le dimissioni di sempre più promettenti giocatori di basket perché non possono competere con il fottutissimo mostro che è questa cosiddetta Generazione dei Miracoli, il mio tentato suicid-" un pugno lo colpì sulla guancia ancora illesa con la stessa -o maggiore- forza, che era stata impressa nell'altro cazzotto. E anche questa volta, Shougo venne scaraventato a terra, ma 'stavolta non provò neanche a rialzarsi. Per un attimo la Generazione dei Miracoli pensò che fosse svenuto. 

"Ho sentito abbastanza." disse Tetsuya, il responsabile. La mano era ancora stretta in un pugno, a causa della forza impetuosa che Tetsuya aveva impresso, le nocche avevano assunto un ricco color rosso. Tetsuya non avvertì, o ignorò completamente, il dolore e riprese "Haizaki-kun, tutto questo è patetico. E' ridicolo come tu stia cercando di attirare l'attenzione in questo modo. Ti pensavo più intelligente e con più buon senso. E non dirmi il contrario, perché diavolo ci hai aspettato qua, nel nostro solito luogo di ritrovo, per mettere in scena tutta 'sta stronzata e minacciarci di buttarti? Per incolpare i miei compagni di squadra? Per farli sentire in colpa? Per farli pentire?" alla mancata risposta di Shougo, l'ombra continuò. "Haizaki-kun, a differenza di quello che pensi, so quello che mi sta accadendo intorno, so che questa squadra sta crollando e so quali sono le loro colpe. Forse sto cercando di fare del mio meglio per evitare quello che sta accadendo, per evitare situazioni come queste, o forse sto semplicemente facendo finta di nulla. Non lo so nemmeno io che cosa cazzo sta succedendo in questo team!" di nuovo, la Generazione dei Miracoli era stupita da questo improvviso sfogo... cosa stava accadendo? "So benissimo che ormai non sono più necessario in questa squadra, ma io voglio semplicemente continuare a giocare a basket, a divertirmi... è tanto sbagliato cercare di continuare ad aggrapparsi ad una seppur effimera, ma sempre presente speranza?!" Tetsuya riprese fiato, poi continuò "So bene che i miei compagni di squadra hanno avuto dei comportamenti molto lontani dall'essere cortesi e rispettosi, quando si trattava dei nostri team avversari. Non sai quanta voglia avevo di prenderli a pugni lì, in quell'istante, ma il mio buon senso mi ha sempre fermato. Anche loro hanno i propri problemi, sai? Certo, non sono comunque giustificabili ma per cazzate come queste però, anche la mia pazienza ha un limite. Non permetterò che loro soffrano anche il peso del tuo suicidio, sono già abbastanza miserabili ora come ora. Non osare addossare la colpa della tua miseria, del tuo rancore, del tuo suicidio su di loro. Non osare."
 

Aomine, Kise, Midorima, Murasakibara e Akashi erano... stupefatti, shockati, ammutoliti, increduli...? Bastava per cercare di descrivere ciò che stavano provando in quel momento? Fino ad allora erano sempre stati rinchiusi nel loro piccolo mondo, consapevoli di quello che stava accadendo ma semplicemente ignorando e andando avanti, troppo preoccupati dei loro problemi per occuparsi di quelli altrui. Ma ora non capivano neanche cosa stesse accadendo. 

Si destarono dal loro stato d'animo confuso, quando Kuroko aprì la porta della terrazza che dava alle scale per il piano inferiore e semplicemente se ne andò. 

Fissarono per un momento Haizaki, ancora lì, a terra supino, un braccio steso e l'altro copriva gli occhi... la manica pareva leggermente umida e bagnata. 
Come sempre non sapevano cosa fare, non potevano certo lasciare lì un ragazzo che fino a quindici minuti fa stava minacciando di buttarsi, ma avevano paura anche del fatto che se fossero rimasti là, avrebbero solo potuto peggiorare la situazione. 
"Andatevene." la voce flebile, rotta di Haizaki attirò la loro attenzione e dopo una serie di scambi di sguardi incerti, anche loro se ne andarono. Akashi fu l'ultimo a uscire e fu anche l'unico ad udire il debole singhiozzo emesso dalla bocca di Haizaki, prima di scendere per le scale definitivamente.
   
 
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