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Autore: FunnyYoungMe    28/01/2017    1 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Sei sordo o soltanto scemo?

 

Con le nuvole scure che incombevano sopra la sua testa, senza spostare i suoi occhi dal piccolo animale che gli stava davanti, una sola lacrima cadde e si sentì stringere il cuore, un avvertimento per quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Le lacrime scorsero libere, non era l'unico; le nuvole, incapaci di trattenere le gocce d'acqua, quasi come se provassero gli stessi sentimenti del ragazzo, piangevano anche loro.

Guardò lo schermo del telefono: in riproduzione c'era una bella canzone, e dal momento che il suo viso mostrava solo dolore, doveva essere una dolorosa. Il ragazzo prese il cellulare e lo lanciò, facendolo cadere da qualche parte in giardino; poi si alzò dalle scale del portico, camminando in giro come se non stesse piovendo. Solo quando si rese conto che il clima era insopportabile per il coniglio, entrò dentro la casa; sua madre lo aspettava all'interno con uno sguardo severo. Senza nemmeno dire una parola, soltanto gettandole uno sguardo indifferente, il ragazzo camminò accanto a lei e salì le scale, verso il suo luogo tranquillo. (Yesung)

 

Un posto dove fuggire, questo è quello che stanno cercando. Un posto per loro stessi, dove sono soli, indisturbati, nel quale possono provare ed esprimere quello che sentono in qualsiasi momento; dove non sono giudicati o compatiti, lontani da sguardi curiosi. O un luogo dove nascondersi dal mostrare un altro volto e non il loro vero essere, un luogo in cui pretendere è così facile, inserendosi in mezzo a teste vuote, dove essere superficiali è solo normale…

 

La musica usciva ad alto volume dagli altoparlanti, creando l'atmosfera ideale per tutti, non solo per quelli che stavano ballando. Nell'angolo più buio della stanza c'era un ragazzo, un ghigno che non abbandonava il suo bel viso, almeno fino a quando una ragazza non si sedette sul suo grembo, unendo le sue labbra a quelle del giovane. Era tutto così normale: non aveva mai chiesto un trattamento speciale, lo riceveva solo perché era LUI.

Le ragazze, e anche i ragazzi, si gettavano ai suoi piedi, andando anche oltre, e chi era lui per rifiutarli? Era sempre stato conosciuto per il fascino che possedeva e sapeva come utilizzare e trarre beneficio da esso. Era il tipico Casanova ricco, bello e arrogante, che otteneva sempre ciò che voleva, godendo ogni secondo della sua vita e facendo desiderare di vivere la sua vita a tutti... Tutti tranne lui, essendo l'unico che odiava quella vita. (Kyuhyun)

 

In un bar

 

Era la stessa musica, lo stesso ritmo e perfino le stesse facce; si era annoiato della serata, anche se questa non era neanche cominciata.

“Hai intenzione di far sentire a quell'incapace di un DJ della tua musica?” Domandò un ragazzo biondo mentre teneva una mano sul fianco di una delle tante anonime ragazze presenti nel bar.

“No, vado a casa”, rispose l'altro prima di salutare l'amico.

“Sì certo...”, continuò a dire il biondo ridendo, ma l'espressione nella faccia del suo amico lo fece tacere; Kyuhyun era serio.

“Ma come torni? Hai lasciato la tua auto a casa; ti sei dimenticato che siamo venuti qui con la mia nuova?” La risatina di Eunhyuk venne zittita dal bacio.

“Prenderò la tua”, disse Kyuhyun con un sorriso affettato prima di uscire. Non aveva mai camminato per tornare a casa in tutta la sua vita e di sicuro non avrebbe cominciato quella notte.

 

Fuori dal bar

 

La notte era fredda, il vento si scontrò con lui non appena ebbe messo piede fuori dal locale. Il bruno era stanco e annoiato, ma soprattutto irritato, e il fatto che l'auto non era ancora arrivata davanti a lui non aiutava di certo. La sua pazienza era al limite e qualcuno avrebbe pagato per quel ritardo.

“Sai per caso perché la mia macchina non è ancora qui?” Domandò Kyuhyun in un ringhio ad una figura ferma di fianco all'entrata del parcheggio senza però ricevere risposta.

“Mi hai sentito? Vai a chiedere all'addetto di sbrigarsi se non vuole essere licenziato!” La rabbia poteva essere percepita nelle sue parole, ma ancora una volta, non ricevette risposta dall'altra persona.

“Yah! Anche tu vuoi perdere il tuo lavoro?!” Quasi urlò Kyuhyun al suo orecchio.

Il ragazzo alzò la testa e vide un giovane fumante di rabbia al suo fianco; Kyuhyun lo aveva scambiato per un addetto del parcheggio.

“Hai detto qualcosa?” Chiese il ragazzo corvino, inclinando la testa e osservandolo con curiosità.

“Devo davvero ripetere le mie parole?” Si espresse Kyuhyun con un tono divertito per poi aggiungere bruscamente. “Sei sordo o cosa?”

Yesung sbatté gli occhi puramente confuso, poi notò l'auto di suo padre. “Devo andare”, disse rapidamente mentre correva verso il veicolo, lasciando indietro un ragazzo fumante di rabbia, più arrabbiato che sorpreso dall'indifferenza riservatagli da quello… strambo. Kyuhyun poteva solamente maledirlo centinaia di volte.

 

In macchina

 

“Chi era il ragazzo con il quale stavi parlando?” Domandò l'uomo con il sorriso sulle labbra; nonostante i suoi occhi fossero fissi sulla strada davanti a lui, la sua mente era col figlio seduto nel sedile di fianco al suo.

“Non lo so”, rispose Yesung freddamente, chiudendo gli occhi, un chiaro segno che la conversazione era finita. Per enfatizzare ulteriormente le sue intenzioni, gli voltò le spalle, dirigendo il suo sguardo fuori dal finestrino.

 

Casa di Yesung

 

Come in un dipinto, il cielo era color sangue, il rosso si dissolveva in arancione, dando alle nuvole sfumature bellissime, mentre il sole spariva, lasciando spazio alla notte che giungeva. Il chiacchiericcio delle persone che si affrettavano verso casa poteva essere sentito per tutto il vicinato.

“Dov'è tuo fratello?” Domandò un uomo alto, la sua pazienza al limite.

“Non è il solito testone che si chiude in camera e si comporta come se non esistessimo?” La stanchezza dovuta all'atteggiamento del figlio poteva essere percepita in ogni parola.

“Non lo so. Vado a controllarlo… Oh, è qui”, disse il più giovane della casa, indicando il fratello dall'aspetto tremendo.

“Sei pronto?” Domandò la madre dolcemente.

“Non vedo perché debba andare”, sussurrò Yesung abbastanza alto affinché i suoi genitori lo sentissero.

“Devi. Questa è la nostra ultima speranza.” Suo padre gli sorrise accarezzandogli i capelli. “Andiamo.”

Yesung ritrasse la testa, irritato dall'essere toccato, e camminò dietro di lui in silenzio.

 

Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...

 

 

Casa di Kyuhyun

 

La stessa atmosfera scontenta, la disapprovazione e il ricatto che seguirono dopo.

“Perché non torna a casa, per una volta… Almeno così me lo dice di persona”, disse il ragazzo a voce alta e frustrato. Stava solo cercando di andare in camera sua per riposarsi mentre sua madre continuava a farneticare di incontrarsi con suo padre.

“Tuo padre deve lavorare, qualcosa che dovresti fare anche tu, quindi renditi utile e vai a trovarlo.”

“Un altro giorno”, la dismise lui, facendole capire che non sarebbe realmente accaduto.

Sua madre inarcò un sopracciglio e disse: “Se fossi in te, andrei, se non vuoi tornare all'università di legge.”

Kyuhyun si fermò a metà strada, le sue mani strette a pugno, emanando frustrazione da tutti i pori. Sicuramente sua madre sapeva che nervi colpire per farlo diventare un cucciolo obbediente.

 

A volte, c'è una persona che conosce i tuoi punti deboli, ma c'è solo una persona che conosce il tuo io interiore, il nucleo, la realtà insita nel tuo spirito, corpo e mente; quella persona è la tua stessa metà.

 

 

In ospedale

 

Lo staff medico era dappertutto, ma nessuno era di aiuto. Stava aspettando davanti all'ufficio di suo padre da dieci minuti e l'infermiera non aveva ancora avvisato il dottore. O almeno, quello era quello che Kyuhyun pensava.

“Tu”, il suo dito indicò un giovane dai capelli neri arruffati appoggiato alla parete opposta a quella dove lui stava aspettando, “vai e porta qui il Dottor Cho, subito!”

“Perché non ti sei ancora mosso? Ho detto subito!!” Il fatto che il ragazzo non rispondesse, né parlasse, né tantomeno alzasse la testa, fece ribollire il sangue a Kyuhyun, che veniva per la prima volta ignorato. “Yah! Sto parlando a te!!!”

Un lancinante dolore in cima alla testa lo svegliò dal paradiso immaginario nel quale si era perso. Yesung alzò lo sguardo e vide un viso vagamente familiare guardarlo intensamente con aria feroce, facendogli dimenticare il dolore.

“Cosa stai aspettando?” Ringhiò Kyuhyun all'altro.

“Come?” Parlò lievemente Yesung. “Hai detto qualcosa?”

“Sei sordo o soltanto stupido? Davvero ti aspetti che ripeta per la seconda volta quello che ho già detto?”

“Se vuoi...”, il corvino alzò le spalle, mostrando al ragazzo alto che non aveva molta importanza per lui.

“Vai a prendere il Dr. Cho.”

“Non lo conosco.”

“Tu...”

Le sue parole vennero interrotte quando il moro cominciò a camminare all'improvviso, seguendo l'uomo che era appena uscito dall'ufficio del dottore.

“Quel… Come osa, quel piccolo idiota, ignorarmi?!” Disse Kyuhyun a se stesso, frustrato.

“Perché sei così furioso?” Al colpetto sulla sua spalla seguì una calorosa risata.

“Perché così in ritardo?” Ribatté Kyuhyun, entrando nell'ufficio con lo sguardo torvo. “Stavo aspettando da un po'.”

“E tu non aspetti”, disse ridacchiando l'uomo canuto al figlio.

“Esattamente”, il tono di voce del giovane Cho si addolcì.

 

A casa di Yesung

 

I loro sguardi, la preoccupazione e la compassione; le loro facce lo portarono a volersene andare immediatamente. Se c'era una cosa che odiava era essere guardato con compassione. Era vero che stava soffrendo, ma la preoccupazione era difficile da sopportare. Quello che voleva era stare da solo, nella sua piccola casa. Si sentiva come se avesse causato troppi problemi e nonostante avesse molto di cui lamentarsi sulla sua famiglia, il ragazzo non voleva essere un peso perché sebbene non glielo avesse mai detto, i suoi genitori e i suoi fratelli erano le persone più importanti nella sua vita.

Yesung avrebbe dato anche il suo benessere per loro, ma accadde il contrario, quello che lui aveva più paura succedesse, e ora si trovava a vivere vedendoli preoccupati per il loro fragile incompetente figlio o fratello.

Sua madre stava per dire qualcosa, probabilmente una parola di incoraggiamento; suo fratello aveva il viso serio, ma i suoi occhi lo tradivano, forse si sentiva in colpa per tutti gli scherzi e le offese; suo fratello minore lo avrebbe solamente sostenuto e cercava di comportarsi normalmente; e suo padre aveva risvegliato il suo lato iperprotettivo. Sì, ora senza neanche volerlo, era il centro dei loro problemi. Incapace di sostenere i loro sguardi, corse su per le scale, che era anche un modo per avvisarli di lasciarlo da solo. Chiuse la porta della sua stanza e si sdraiò sul letto, guardando il soffitto.

“È tutto finito, lo so, eppure, sfortunatamente ho commesso uno sbaglio… Ho sperato invano… E ora quell'unico filo di speranza mi è caduto addosso, attorcigliandosi attorno alla mia anima, quasi soffocandomi. Non posso fare altro se non piangere. Ho distrutto me stesso continuamente, pensando al passato e a tutto quello che ho perso. Ad ogni sorriso passato, una lacrima presente. Devo accettarlo e andare avanti con la mia...”

Lacrime e singhiozzi invasero i suoi pensieri. Non aveva più il coraggio di chiamare quello 'vita'; era solo respirare, non essere vivo.

Il sonno lo assalì quando fu abbastanza stanco da pensare senza fine mentre piangeva. Yesung decise che quella sarebbe stata l'ultima notte in cui si sarebbe preoccupato di se stesso.

 

Le cose sono più facili a dirsi che a farsi. Promettiamo cose pur sapendo che è impossibile si avverino; ciononostante, quella innocente bugia mantiene viva la speranza che forse, un giorno, saremo abbastanza forti da realizzare la verità nella quale stiamo già vivendo.


Ciao a tutte! Questa ff è una traduzione di una che ho letto http://www.asianfanfics.com/story/view/965137/not-a-sound-kyuhyun-romance-yesung-kyusung-slightangst. Ogni tanto (credo) inserirò le note dell'autrice originale.
Gli aggiornamenti li farò due volte a settimana per adesso, poi vedrò. Intanto vi dico che i giorni saranno il sabato e, probabilmente, il mercoledì. 
Spero vi piaccia e che mi lasciate dei commenti; la vera autrice leggerà la storia in italiano, quindi presumo leggerà anche i commenti.

 

   
 
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