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Autore: FlameWolf    28/01/2017    10 recensioni
Non so da dove provenga, né perchè abbia scelto proprio me, ma è mia e non abbandonerà mai, neppure nel mio giorno più oscuro.
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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È solo un gioco (prima parte)

 

Yvonne “Yv” Davzon, tributo del distretto 4 (Idrocinesi), Capitol City

 

Il buio inizia a diventare meno opprimente, deve essere quasi l'alba. Non ho dormito per niente, ma non mi sento per nulla stanca. Ogni giorno che passa invece mi sento sempre più carica, più viva. Sono a un passo dall'ottenere tutto quello che ho sempre desiderato, e oggi potrò incominciare a dimostrare quanto valgo. Ieri sera ho ottenuto un assaggio d'ammirazione e rispetto, ed è stato bellissimo. Nessun insulto, nessuna commiserazione, solo applausi e grida di sostegno. Ho scorto una vita migliore, e sono disposta a tutto pur di farla mia.
Stare qui nel letto non ha senso, tanto vale fare un po' di ginnastica nel cortile fino all'inizio ufficiale degli allenamenti. In questo modo, con un po' di fortuna, eviterò di incontrare quelle teste di cazzo.

Esco fuori dalle coperte ed indosso contro voglia la tuta d'allenamento. Ho sempre odiato gli abiti sportivi, in parte perché mi rendono troppo maschiaccio e, poi uniti al fatto che sono lesbica, sono sempre stati motivo di derisione per me. Preferisco di gran lunga le mie mini-gonne, ma temo che non mi farebbero mai entrare nel seminterrato vestita in quel modo. Che poi chissà perché, le spade tagliano le gole anche se le tue gambe sono scoperte.

Mi dirigo in sala da pranzo per una colazione veloce, ma trovo uno degli idioti addormentato sul tavolo, completamente fatto. Sto per allontanarmi, ma cambio subito idea. Non voglio farmi condizionare la vita da loro, ho fame e mangerò. Chi il resto del mondo vada a quel paese.

Prendo del burro, della marmellata e delle fette biscottate dal buffet in parte già allestito. Mi siedo poco distante, in modo da star lontana dal mentore. Non so se odio di più lui o i suoi fratelli. Odio il suo sorriso, la sua ingiustificata allegria e anche qualcos'altro che non riesco bene a captare.
“Sei solo un patetico e miserabile essere” commento disgustata mentre spalmo il burro con il coltello apposito.
Il Festaiolo alza la testa, il mio disprezzo deve averlo svegliato. “Che ore sono?” mi chiede confuso.
Per tutta risposta do un altro morso alla fetta. Perché mai dovrei essere carina con lui dopo il modo in cui mi ha trattata?
Il castano si alza a fatica, reggendosi la testa con entrambe le mani “Un Bloody Mary, un Irish Coffee, un Bulldog. Passami qualsiasi cosa” mormora.
Questo stronzo è perfino più ridicolo di quanto pensassi. Ora che ci penso l'ho visto fin troppo spesso con un bicchiere in mano. Dunque la sua allegria funziona ad alcool, eh? Mi sono proprio sbagliata nel giudicarlo. Mi alzo e vado in cucina, dove trovo del semplice vino rosso. Riempio un enorme bicchiere fino all'orlo e glielo getto addosso. Il Festaiolo si guarda i vestiti infradiciati con aria ferita. Che c'è? Non ride più adesso che è dall'altra parte?
“Sai” replica mentre si strizza i panni “Pensavo che sei una delle poche cose su cui io e lo Stronzo ci troviamo d'accordo: sei solo un'invidiosa rancorosa che non riesce ad accettare di essere una delle tante”.
“Invidiosa di cosa? Di te?” chiedo sprezzante “Non farmi ridere. Non mi faccio rimproverare da qualcuno che si rifugia dietro ad un vizio. Sei solo un debole” replico rabbiosa. Odio le persone come lui, mi danno sui nervi. Dovrebbero morire tutti.
Il Festaiolo inizia a ridere, irritandomi ancora di più. “Tu non ti guardi mai allo specchio, Yv? Se c'è qualcuno di patetico sei tu. Ci siamo informati su di te. Ti odiano tutti, e sai perché?” stringo le mani a pugno, mentre lo sguardo si abbassa verso il coltello da burro che usavo poco prima. L'istinto mi dice di afferralo e di zittire questa merdaccia. Non credo che potrei ucciderlo, purtroppo, ma almeno un occhio posso cavarglielo. “Perché sei solo una stronza incapace” conclude lui.
Afferro il coltello e parto alla carica. Matt non riesce ad evitarmi perché ancora troppo provato, ma prova comunque a fare resistenza, come Danielle quella volta. Anche lei mi sottovalutava, anche lei si divertiva ad insultarmi, e guarda dov'è adesso! Sotterrata in una fossa, con i genitori che la stanno ancora cercando! Che gioia quella volta! Avrei voluto rifarlo ancora ed ancora, contro chiunque osasse mettersi contro di me. Quella stupida di Zrina mi ha sempre fermata, ma ora lei non c'è più.
Un violento getto d'acqua mi allontana dalla mia vittima, facendomi sbattere contro il muro. Non faccio in tempo ad alzarmi che sento il volto bagnarsi, il respiro mi mica d'un tratto. Merda, non di nuovo!
Inizio ad agitarmi sbattendo la testa contro il muro e il pavimento, mentre il mio corpo reclama con prepotenza l'ossigeno. La testa inizia a girarmi, le energie vengono a meno. Non posso morire così, non ancora, non in questo squallido posto, non..
“Smettila!” urla una voce maschile ovattata.
La bolla si riversa a terra liberandomi. Inizio a tossire, facendo nel frattempo entrare l'aria con gioia nei miei polmoni. Cosa è successo? Mi guardo intorno, ed intravedo il Buono e lo Stronzo litigare fra di loro, mentre il Festaiolo sta vomitando in un angolo della stanza. Sono stata... salvata? Perché? Perché da sola non riesco a combinare nulla? Perché ci deve essere sempre qualcuno a tirarmi fuori dai guai? Prima Zrina, adesso Matt... non è giusto! Io posso cavarmela anche da sola, non ho bisogno di nessuno! Smettetela di considerarmi debole! Io sono forte! Non ho bisogna della magia per emergere, fanculo! Dovete morire tutti! Dovete lasciarmi in pace! Fanculo! Fanculo! Fanculo!
“Yv” mi richiama con delicatezza il Buono, chinandosi verso di me “È finita, per favore, non piangere”.
Digrigno i denti per la rabbia e lo spingo via. Matt mi guarda allibito “Perché fai così? Non ti capisco”. Mi alzo in piedi, ignorandolo completamente.”Dove vai? Dobbiamo incontrarci con gli altri favoriti” mi fa notare.
“Che vadano al diavolo. Non ho bisogno di alleati dentro l'arena. Starò da sola” annuncio con voce fiera. Approfitterò di questo allenamento per diventare ancora più forte, ancora più letale. Piangerete in ginocchio, implorerete pietà, mi riconoscerete come degna di vincere. Tutti voi che mi avete dato esplicitamente ed implicitamente della fallita... beh, dopo arriverà anche il vostro turno.

 

Lilia Lambert, tributo del distretto 8 (Telepatia), Capitol City

 

Mi sento un po' meglio in questa postazione, anche se non troppo. A casa adoravo passare i pomeriggi liberi in mezzo al verde, raccogliendo fiori ed intrecciando bracciali. Quello che sto facendo adesso non è poi così tanto diverso, cambia solo lo scopo finale. Non più il godersi una giornata primaverile, ma l'aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza.
Il seminterrato del centro d'addestramento ti toglie il respiro da quanta angoscia e frustrazione ti trasmette, ma sto impiegando buona parte delle mie energie per non scoppiare a piangere. Se lo facessi sarei finita, crederebbero tutti che sia una debole. Quando l'impulso diventa troppo forte, mi limito a mordermi l'intero guancia con forza, fino a farlo sanguinare, e penso intensamente al fatto che almeno non sono più sola. Xene è stata una vera e propria benedizione, sono felice di averlo come alleato, anche se mi piacerebbe essere accanto a lui anche adesso. Certo, è un po' freddo e cinico, ma è una persona migliore di quanto lui stesso creda di essere. È stato bello ricominciare a confrontarsi con qualcuno, anche perché nell'appartamento nessuno ha voglia di farlo. Muffet è priva di qualsiasi forma di pietà praticamente, non ci tratta come degli esseri umani, ma come dei responsi sportivi su cui puntare. La mentore, poveretta, ha un severo disturbo da stress post-traumatico e non è di molto aiuto, mentre Joshua... ho provato a legarci, ma ogni tentativo è stato inutile. È molto chiuso, risponde a qualsiasi domanda a monosillabi. Per l'esasperazione ho avuto perfino la tentazione di leggergli la mente, ma non mi sembrava giusto. Ognuno di questi ragazzi sta soffrendo terribilmente, ed entrare nelle loro menti mi sembra una terribile violazione e... mi spaventa anche. Mi piacciono i miei poteri, mi hanno resa quella che sono, ma hanno pesanti effetti collaterali.

“Fai vedere” mi incita l'istruttrice. Le passo il mio lavoro, e lei sorride soddisfatta “Sei portata per la mimetizzazione, molto bene. Purtroppo è una tecnica sottovalutata, ma in realtà si è rivelata spesso utile all'interno delle arene”.
“Grazie mille” replico un po' imbarazzata a causa dei complimenti “Mi piace molto, è quasi rilassante”.

La donna annuisce, trovandosi perfettamente d'accordo con me “Prova anche con i pennelli” mi suggerisce
“Posso unirmi anch'io?” Questa voce... Xene? Che ci fa qui? Non avevamo stabilito che non dovevamo parlarci in pubblico in modo tale da creare l'effetto sorpresa durante il bagno di sangue?
“Sicuro!” replica l'istruttrice facendogli posto. Subito dopo inizia a spiegargli le basi, mentre inizio ad esercitarmi con i pennelli.
Una volta che l'istruttrice ci ha lasciati soli, mi avvicino a lui ed inizio a parlargli sottovoce “Perché sei qui? Non avevamo stabilito di starci alla larga?”
Il rosso si guarda intorno per verificare che effettivamente nessuno ci stia ascoltando, per poi rivolgersi verso di me “Questa era la postazione più tranquilla, non avevo più voglia di stare in mezzo agli altri”. Capisco, effettivamente soltanto io sono venuta qui, ad eccezione di quel ragazzo del distretto 6 che ha abbandonato subito la lezione perché troppo noiosa. Avere qui Xene andrà anche contro i piani, ma mi rende felice perché mi fa sentire meno sola. Sto per dirglielo, quando mi blocca “Inoltre avrei una missione da affidarti” allude.
Sgrano gli occhi incuriosita “Ovvero?”.
Xene fa cenno verso la postazione del combattimento corpo a corpo, dove la ragazza del distretto 1 è riuscita a stendere con facilità quella del quattro. Da come si contorce la poveretta, direi che si è fatta parecchio male. Distolgo lo sguardo infastidita, e mi accorgo che Xene mi sta guardando con insistenza. Ci metto un secondo in più del dovuto a capire cosa voglia da me. “Devo leggere, vero?” chiedo sconsolata. Il mio alleato annuisce serio. Cavolo, sapevo che sarebbe arrivato questo giorno. Beh, non posso tirarmi d'indietro, il mio alleato conta su di me. In fondo potrei ottenere informazioni utili che potrebbero salvarci la vita.
Prendo un lungo respiro ed osservo per prima la ragazza del distretto 4. Avverto come prima cosa una gran rabbia, seguita da ingiurie verso quelli che dovrebbero essere i suoi alleati. Mi sposto verso la ragazza del due, Violet, parecchio divertita da quello che è appena successo. Le sue difese mentali sono un pochino più forti, ma riesco comunque a captare un pensiero: “Peccato che soltanto Miranda lo sappia fare, guarderei per ore e ore uno spettacolo del genere”.
“Scoperto qualcosa?” mi chiede Xene continuando a guardarsi intorno in maniera un po' paranoica.
“Non ne sono sicura, ma credo che Kyte non sia un mago”.
Il volto di Xene si illumina per la prima volta da quando lo conosco con un sorriso “Continua”.
Mi giro verso i due ragazzi dei distretti 2 e 4, lasciando per ultimi quelli dell'uno. Entrambi sono un po' tesi, anche se in maniera diversa. Sto per penetrare le loro difese, quando Xene mi gira bruscamente dall'altra parte. “Temo che Kyte si sia accorto dalla tua missione di spionaggio”. Mi irrigidisco completamente, mentre avverto la temperatura salire. Sento i suoi occhi azzurri puntati su di me, so che vuole stringere le mani sulla mia gola. Lo sento. “Non tremare, fingiti innocente. Non dobbiamo confermare i suoi dubbi” mi suggerisce Xene con un filo di voce. Come se fosse facile! Mi concentro sul mio respiro e sul battito del cuore, sforzandomi di non pensare ad altro.
“Non ci guarda più” sentenzia Xene infine.
Tiro un sospiro di sollievo “Avrà capito qualcosa?” chiedo.
“Non lo so, ma dobbiamo stare più attenti d'ora in poi”. Abbasso lo sguardo. Non è che ora che ha ottenuto le informazioni che voleva, Xene mi abbandona? In fondo neanche lo conosco, non so quanto possa essere affidabile. “Cambio postazione” aggiunge poi.
“Aspetta” affermo e lui si blocca “Siamo ancora alleati?” chiedo spaventata.
“Vuoi rompere il patto?”
“No!” replico con forza, con tono troppo alto.
“Allora non fare domande sciocche” risponde rassicurandomi. Sorrido, mi sento decisamente meglio.

 

Violet Rose “La rosa appassita” Black, tributo del distretto 2 (Negromanzia), Capitol City

 

È divertente notare come tutti quanti abbiano preso qualcosa di diverso, come se la scelta del cibo rispecchiasse le loro personalità. Miranda ha scelto un'insalata poco condita, Kyte una bistecca al sangue, Unleor ha preso un pochino di tutto formando così un menù bilanciato, mentre quel timidone di Matt si è limitato ad una zuppa di pesce e ad un'enorme fetta di torta al cioccolato come dessert. Questo ragazzo è proprio una delusione devo dire. Non è che faccia schifo come mago, è solo che gli manca quella grinta che ha contraddistinto i suoi fratelli nelle precedenti edizioni. Poco male, significa che sarà facile farlo fuori. Temo proprio che questa alleanza durerà meno di quanto pensassi: abbiamo anche un uomo in meno (e in poco tempo se ne accorgeranno tutti) e Miranda mi dà l'impressione che sarà troppo concentrata sulle sue unghie dentro all'arena anziché sul nemico. Solo Unleor e Kyte mi danno qualche soddisfazione. Avverto poi qualcosa di malato negli occhi di quest'ultimo, e la cosa mi eccita un casino. Potrà nasconderlo a tutti questi ingenuotti, ma non a me. In fondo per riconoscere un bugiardo, ce ne vuole un altro, no? Può sorridere ed annuire quanto vuole, ma so che ci odia dal più profondo, soprattutto Miranda. Sarebbe bello divertirsi con lui dentro l'arena, ma gente come noi non esisterebbe a pugnalare l'altro alle spalle, quindi non mi conviene stringere un accordo segreto con lui. Ma con chi allora? Sospiro sconsolata. La vita della cospiratrice è davvero dura.

“C'è qualcosa che non va?” mi chiede Matt con premura. Ah sì, giusto, non sono sola. Devo trovare in fretta una scusa per giustificare quel sospiro.
“Pensavo alla cucina di mia madre” mento fingendomi triste. In realtà non mi manca poi così tanto. Mia madre è la donna più grandiosa in questo mondo, ma la cucina non rientra fra i suoi talenti. Per questo molto spesso assumiamo una cuoca.
Unleor sembra cascarci, tant'è che abbassa lo sguardo triste, probabilmente con la testa proiettata verso casa. Ma non è qui per sua scelta? Patetico. Ho un forte impulso nel prenderlo in giro, ma mi devo trattenere, non è ancora il momento. Trattieniti Violet, trattieniti.
“Almeno cucinava per te. La mia non l'ha mai fatto” commenta acida Miranda.
“E chi lo faceva per te quando eri bambina?” chiede con ingenuità Matt.
“La cuoca ovviamente” replica altezzosa “Non lo sai che sono ricca?”.
Matt abbassa lo sguardo e prende una cucchiaiata di zuppa senza proferire più parola. A stento riesco a trattenere un risolino. Miranda l'ha proprio steso. Per tutta la conversazione Kyte rimane in silenzio, concentrato sulla sua bistecca.
“Forse dovremmo parlare di cosa faremo dopo pranzo” propone Miranda dopo essersi pulita il muso con un fazzoletto.
“Potremmo allenarci con la magia” propongo lanciando un rapidissimo sguardo a Kyte per vedere la sua reazione. Il maschione però non batte ciglio, non concedendomi alcuna soddisfazione. Uffa.
“Non possiamo” replica Unleor serio “Non solo per la cosa che sappiamo noi, ma anche perché non possono consegnarci un numero infinito di cadaveri”.
Alzo gli occhi al cielo ricordando i limiti che Capitol ci ha imposto per gli allenamenti: non più di un cadavere a testa al giorno. Meno male che Johann ha trovato un modo per raggirare le regole, ed allenarmi in gran segreto durante la notte. Temo di non riuscire ad eguagliarlo in così poco tempo, ma spero lo stesso che i suoi consigli si rivelino utili.
“Vale per tutti” commenta Matt notando la mia reazione “A me hanno concesso solo un mezzo litro d'acqua per allenarmi”. Chi gli ha dato permesso di parlare? Mi limito a sorridergli amichevolmente come risposta.
“Come se qualcuno avesse il coraggio di infastidire gli istruttori” afferma Miranda “Vado ai servizi igienici prima che la pausa finisca” aggiunge poi.
“Vengo con te!” squittisco alzandomi all'istante. Potrebbe essere una buona occasione per lavorarmela un po'. Chissà, magari l'ho sottovalutata e in realtà è molto potente. In fondo prima è riuscita a spaventare qualche tributo. Potrei far leva sui principi della solidarietà femminile per portarmela dalla mia parte in futuro. Non so se sarà utile, ma in fondo mi costa poco essere carina con lei.
Aspetto di essere abbastanza lontana dagli altri prima di tentare un approccio. Cosa le piace? Beh dato l'aspetto curato dei suoi capelli e del suo trucco...
“Ieri avevi un abito delizioso! Stavi benissimo. Non sai quanto ti ho invidiata”.
Miranda sorride, ma non nella maniera in cui speravo “Conosco benissimo queste uscite Violet, non c'è bisogno che fingi”.
Metto su un sorriso ampio per nasconderle il mio fastidio. Che abbia capito le mie vere intenzioni? Che non sia così stupida come pensavo? “Di cosa parli?” chiedo con ingenuità.
“Riconosco benissimo le ruffiane” mi spiega. Sto per dirle che si sta sbagliando, ma mi blocca “Non fraintendermi, non ho nulla in contrario, ognuno ha la sua strategia. Solo che vorrei che mi sostenessi. Voglio diventare la leader di questa alleanza”.
Ambiziosa la ragazza, ma posso capirla. Piena di soldi com'è, è abituata ad essere posta su un piedistallo e non vuole di certo perdere il suo rango. Considerando che secondo me sarebbe Unleor il leader ideale, perché non appoggiarla? Sono sicura che li porterà al disastro.
Prendo Miranda sottobraccio “Non vedo perché no, fra ragazze bisogna aiutarsi”.
La bionda mi sorride in maniera apparentemente sincera “Grazie. Vedrai che non ti deluderò, sarò la migliore”.
“Di niente, cara” replico con voce melodiosa. Non puoi proprio deludermi, proprio no.

 

Alexandria “Aly” Stoner, tributo del distretto 9 (Sacro), Capitol City
 

Allungo il braccio ed afferro un nuovo appiglio. I muscoli stanno tremando a causa dello sforzo, ma non mi importa. Mi sono ripromessa che sarei arrivata fino in cima, e lo farò costi quel che costi. Se inizio ad arrendermi adesso, come penso di farcela dentro l'arena?
Sposto il piede verso l'alto, ma finisco per scivolare, e perdere alcuni preziosi centimetri. Uffa, li avevo conquistati con così tanta fatica! Non ci voleva.

“Sei ancora lì?” mi chiede una voce maschile, probabilmente uno degli istruttori. Non mi volto in basso per controllare, non farò questo errore da novellina.
“Voglio arrivare in cima” urlo in tutta risposta mentre ricomincio a salire.
“Io devo chiudere” afferma coinciso.
“Cinque minuti, la prego!” provo a supplicarlo.
“Riproverai domani. Scendi giù” dichiara con quel tono di chi non accetta alcuna replica. Che peccato, non mi mancava poi così tanto. Sono sicura che questa notte non riuscirò a pensare ad altro.
Scendo giù un po' alla volta, aiutandomi con la fune di sicurezza legata alla vita. Appena giunta a terra, i miei piedi iniziano a festeggiare, mentre il dolore alle braccia continua a rimanere. Mi guardo intorno: ormai non c'è rimasto più nessuno, ad eccezione del ragazzo del due e della ragazza del quattro, ma anche loro se ne stanno andando. Questa giornata è trascorsa troppo velocemente, non sono ancora pronta. Oggi volevo rafforzare quelli che considero i miei punti deboli, ma non è andata benissimo. Domani proverò un'altra strategia, ma solamente dopo aver battuto quella dannata rete. È una questione personale ormai.

Mi dirigo verso l'ascensore e, una volta al suo interno, pigio il tasto nove. Da una parte non vedo l'ora di fare il bagno (sono pur sempre sudata come un ippopotamo), ma dall'altra odio terribilmente la doccia capitolina. È troppo complicata, rosa e femminile. Tutte cose a cui sono allergica. Rimpiango amaramente i bagni fatti da bambina con le mie sorelle in quella tinozza. Chissà cosa stanno facendo.... no! Non devo pensare a queste cose! Mi farebbero solo soffrire! Devo tenere duro.
Nel salone non sembra esserci nessuno, c'è un silenzio assurdo. Fa strano vivere in un posto così, è completamente diverso da casa, ma almeno qui non devo fare i conti con il disordine di Grace, posso sforzarmi nel considerarlo un aspetto positivo.

Mi dirigo in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, quando intravedo Andreas sdraiato per terra intento a disegnare chissà cosa. Vorrei scoprirlo, ma faccio fatica ad approcciarmi a lui. È spesso di cattivo umore, è un po' scontroso e non ride mai. Confesso che un po' mi intimorisce. Mi vedo costretta ad allungare il collo per capire quale sia il suo soggetto. È un disegno astratto, pieno di linee geometriche che seguono uno schema ben preciso ed armonioso. Nel vederlo mi viene da sorridere.
“Sono le vetrate del tempio vicino alla piazza” mi lascio sfuggire entusiasta ad alta voce.
Andreas osserva prima me e poi il disegno “Cazzo, hai ragione” borbotta prima di prendere il foglio, stropicciarlo e buttarlo in un angolo. Osservo l'intera scena come impietrita. Perché? Era un disegno così bello! Adoro le vetrate del tempio, mi trasmettono una forte sensazione di pace e di tranquillità, come se tutto nel mondo fosse al suo posto. Mi ha ricordato casa, e vedere quel disegno venire stropicciato in quel modo mi ha fatto male.
Sospiro sconsolata. Purtroppo quello che ho sentito su di lui è tutto vero. Lui odia davvero il culto. Mi chiedo come sia possibile considerando chi sia suo padre. Nessuno nel distretto è rispettato, benedetto e potente quanto Albert Kirke. È un emissario del Dio Sols, quello che noi definiamo un “santo”. È capace di compiere qualunque miracolo, è la prova stessa dell'esistenza del Dio. Come può Andreas, suo figlio, non essere un credente?
“Perché ce l'hai tanto con il culto?” gli chiedo a bruciapelo.
Andreas mi guarda con aria scocciata “Ti prego, non ho voglia di sorbirmi della propaganda sul vostro stupido credo!”.
Corrugo le labbra. Non mi sta piacendo questa storia. Non c'è alcun bisogno di essere scontrosi “Io non sto facendo proprio nulla! È anche se fosse comunque? Starei solamente provando ad aiutarti”.
Andreas scuote la testa nervoso “Sei solo una bambina, non puoi capire”.
“Non sono una bambina!” sbotto arrabbiata. Non voglio che gli altri mi sottovalutino sono perché sono la più piccola del gruppo. Non voglio che mi guardino come se fossi una morta che cammina.
“Disse la bambina” controbatte Andreas senza degnarsi di guardarmi in faccia.
Sbatto il piede con violenza per terra. Questo qui mi sta facendo proprio imbestialire! “Sarai maturo tu che abbandoni la comunità da un giorno all'altro!”
Andreas mi lancia un'occhiata feroce che mi trapassa da una parte all'altra. “È stata la comunità ad abbandonare me!” grida con rabbia.
Mi sento tutto d'un tratto spenta, in colpa. Eppure non ho fatto niente. È lui che ha iniziato a trattarmi male. Io volevo solo parlare un po'. “Non volevo litigare” confesso con un tono di voce basso, mentre osservo il pavimento.
“Non ha molto senso andare d'accordo qua dentro” mi fa notare mentre si alza in piedi. Il suo sguardo è tormentato, confuso, perso. Avverto chiaramente la sua rabbia e il suo odio, ma non è giusto che la scarichi su di me. Non so cosa gli sia successo, ma io non c'entro niente. Se non vuole parlarmi va bene, posso accettarlo, in fondo non sono qui per farmi dei nuovi amici, ma c'è una cosa che voglio chiarire prima.
“Ho paura” esordisco catturando la sua attenzione “Sono la più piccola, fisicamente debole, senza alleati, con una scarsissima conoscenza dei giochi. Potrei crollare da un momento all'altro, ma non lo faccio. Il culto mi ha insegnato ad aggrapparmi alla vita e ad avere speranza, quindi, ti prego, non insultarlo mai più” concludo con le lacrime agli occhi.
Andreas mi guarda con uno sguardo parecchio triste “E sia” afferma prima di andarsene.
Mi asciugo le lacrime. Perché sono scoppiata a piangere? Sono proprio una stupida.

 

Alice Grace, tributo del distretto 7 (Negazione di potere), Capitol City

 

Chiudo il getto dell'acqua calda con una punta di dispiacere. Sto iniziando ad affezionarmi a queste strane docce capitoline. Entrare dentro una di loro è come giocare alla lotteria, non sai mai cosa potrebbe capitarti. Questa volta odoro di cioccolata ed arancia, mi mangerai da sola, sul serio.
Esco dal box e mi infilo l'accappatoio. I vetri del bagno sono completamente appannati, sono stata dentro veramente per troppo tempo. Però è bello però concedersi questo piccolo lusso. Nell'orfanotrofio avevamo quattro minuti cronometrati, poco importava se l'acqua non fosse calda. I Stewart sono più flessibili, ma a papà non piace molto se sosto là dentro per più di otto minuti. Se riuscissi a vincere, non ci sarebbero più questi problemi; potremmo tutti quanti permetterci docce bollenti lunghe anche ore. Già, sarebbe bellissimo.

Mi asciugo per bene e mi metto quella crema che mi ha passato il mio staff di preparazione. Affermano che il mio punto forte sia la mia pelle e che me ne devo prendere cura “o rischio di assomigliare a quei buzzurri dei miei compaesani” per dirlo con le loro parole. Ho avuto molto da ridere in merito e, spiegandogli un po' la mia storia, hanno finito per darmi in parte ragione. Posso considerarla una seconda vittoria, le cose non stanno andando poi così male per ora.

Esco dalla stanza e trattengo a stento un urlo. Cosa ci fa Ike seduto sul mio letto? Per riflesso mi stringo addosso l'accappatoio con maggior vigore. A pensare che fino ad un giorno fa non mi parlava neanche, ora invece si è preso così tanta confidenza da entrare qua dentro in maniera così spudorata! Faccio fatica ad inquadrarlo, davvero. Questo ragazzo è ricco di risorse. Non si può di certo dire che con lui ci si annoia.
“Finalmente!” esordisce lui allegro “Iniziavo a pensare che fosse affogata là dentro”.

Arrossisco sia per la sottile critica, che per la situazione imbarazzante. “Dovrei cambiarmi, potresti... uscire?” gli propongo cercando di controllare il nervoso che sta iniziando a crescere dentro di me.
“Come no!” risponde alzandosi subito dopo “Volevo solo dirti che avremo degli ospiti a breve, e che voglio proporre a tutti e tre un affaruccio”.
“Affaruccio? Intendi un'alleanza?” Ike annuisce sicuro di sé. Non sembra affatto una cattiva idea. Si sa che chi trova degli alleati ha più possibilità di sopravvivere. “Chi sono gli altri due?”
“Xene, del distretto 12, e la sua alleata Lilia, distretto 8. A dire il vero non puntava su quest'ultima, ma si erano già alleati, mi sembrava brutto separarli, anche se non credo che sarà interessata alla mia proposta”.
Annuisco, ha senso. In realtà però una telepata non è un cattivo investimento: può fare da spia sia in senso esterno che in senso interno. Un guaritore invece è utile in ogni gruppo, anche se per me ed Ike non lo sarebbe. La nostra barriera naturale ci impedisce di ricevere anche le “magie buone”. Dunque perché puntare a lui? “Hai intenzione di far venire qualcuno altro?” gli chiedo per confermare i miei dubbi.
Ike agita il dito indice a destra e a sinistra “Niente spoiler. Vestiti che arriveranno fra pochissimo”.
“Ma devo ancora asciugarmi i capelli!” protesto.
“Ah dì” replica come per dirmi che ne prende atto, ma che non farci niente.
Il castano esce dalla stanza, e proprio in quel momento suona il campanello. Mi vesto in fretta e furia con i primi vestiti che trovo, limitandomi a strizzarmi i capelli alla meno peggio.
Quando ho finito li trovo tutti quanti seduti nel salone.
“Salve” affermo mentre prendo posto vicino ad Ike. Xene contraccambio con un cenno del capo, mentre Lilia risponde in maniera più educata. Ha tutta l'aria di essere una brava ragazza, al contrario del suo compagno.
“Perché volevi vederci?” domanda Xene diretto, senza peli sulla lingua. Perfino Ike sembra sorpreso dalla mancanza di preliminari. D'altro canto ne sembra compiaciuto, credo l'abbia preso in simpatia.
“Volevo proporvi un'alleanza come avete intuito” spiega con un tono talmente serio da sembrare un'altra persona. Questo Ike mi ricorda decisamente di più quello che ho conosciuto durante il viaggio in treno.
“Non speravo di avere così tanti alleati!” si lascia sfuggire Lilia allegra.
“E aumenteremo ancora. Punto a cinque membri come minimo, anche se non mi dispiacerebbe arrivarne ad otto”. Lilia sembra parecchio sorpresa dalla rilevazione, e non posso che concordare. Non ricordo di alleanze così ampie all'interno degli Hunger Games, e non a caso. Più l'alleanza è grande, più è difficile da gestire. Xene sembra infatti parecchio scettico a riguardo, tant'è che ha incrociato le braccia con aria pensierosa.
“A chi puntavi?” chiedo con curiosità, smorzando così la tensione che si era appena creata.
“Gabriel, distretto 3, e qualcuno del distretto 5, Killian probabilmente. Oggi ha dato mostra dei suoi poteri durante l'allenamento, e direi che non è per niente male”. Annuisco, confesso che ho guardato la sua sessione con aria incantata. Era la prima volta che vedevo così da vicino una dimostrazione magica. Da noi nessuno sa fare cose del genere, neppure i pacificatori. Non abbiamo rinnegati dalle nostre parti perché con i nostri poteri sarebbero completamenti inutili. “Volevo anche il ragazzo del dieci, Jésus, ma scappa ogni volta che mi avvicino. Non so perché, ma lo spavento”
“È spaventato un po' da tutti” gli spiega con gentilezza Lilia “Ho avvertito un forte disagio in lui sia ieri che oggi. Ho come l'impressione che non sia abituato a stare in mezzo a molte persone”.
Ike sposta il peso del busto in avanti. La mora è riuscita a catturare la sua attenzione. “Che altro sai dirmi?”
“Ec.. ecco” inizia a balbettare imbarazzata.
“Kyte del distretto 1 probabilmente non è un mago” conclude Xene al suo posto.
Ike sorride di gusto “Questa sì che è una buona notizia! Considerando poi che Yvonne del quattro è quasi sempre stata alla larga da loro, posso presupporre che la loro alleanza non è poi così imbattibile”.
Un dubbio si insinua nella mia mente “A che stai pensando?” chiedo con sospetto.
“A prenderci la cornucopia”.
Tutti e tre, perfino Xene che è sempre così impassibile, ci lasciamo sfuggire un verso di sorpresa misto a timore. Vuole scatenare una guerra fin dall'inizio? Il bagno di sangue sarà una strage. All'idea di tutto quel sangue e quel dolore mi viene da piangere, ma cosa posso farci? Questa è la nostra migliore possibilità. Questo tipo di conflitto non può essere risolto a parole purtroppo. Che lo voglia o no, ventitré di noi moriranno là dentro. La mamma mi ha detto di non ascoltare il cuore, ma la mia testa. Voglio tornare a casa, non ho scelta. Se ci sbarazzassimo dei favoriti sarebbe tutto più facile.
“Sono con te” affermo fissando il tavolo con l'anima pensante.
“Pure io” sentenzia Xene con maggiore convinzione.
Lilia rimane in silenzio. Ci voltiamo verso di lei e notiamo che ha gli occhi lucidi. “Non sei costretta ad accettare” le ricorda Ike.
La ragazza scuote la testa. “Non voglio rimanere sola là dentro”.
“Lilia” interviene Xene “Sei una brava ragazza, puoi trovare chiunque tu voglia”.
La mora scuote la testa nuovamente “No, voglio stare qui. Sarò utile, vedrete. Posso ottenere altre informazioni, e... so usare l'arco” confessa infine.
Ike sorride e scavalca il tavolo, afferrando con entrambe le mani il volto paffuto della telepata “Bella, la mia Lilia!” esclama. Credo proprio che volesse qualcuno che sappia combattere a distanza. Mi faccio sfuggire una risatina e Lilia mi segue a ruota, recuperando in parte la sua serenità.
Solo Xene rimane serio. “Lilia, sarà una cosa cruda. Non so se reggeresti”.
Torniamo seri all'istante, ma il silenzio viene subito spezzato da Ike “Senti, tu pensaci su, se cambi idea ce lo dici con tranquillità, senza temere nulla. Ti prometto che nessuno di noi ti toccherà durante il bagno di sangue in ogni caso”.
Lilia sorride piena di gratitudine “Grazie, ma non credo che ce ne sarà bisogno”.

 

Kyte Densmith, tributo del distretto 1 (Incremento), Capitol City

 

Ho odiato tante persone in vita mia: la mia matrigna, mio padre, il mio vicino, i miei compagni di scuola, i capitolini in generale, tutti gli spasimanti di mia sorella, ma nessuno quanto Paul. Quel chitarrista squattrinato è l'emblema del fallimento. Mi sono informato su di lui: è già stato bocciato un paio di volte a causa della sua pigrizia, la sua famiglia è composta da morti di fame, e i suoi amici sono leggeri quanto lui, sempre a parlare di musica e di ragazze. Non riesco veramente a capire come Amy abbia deciso di farselo amico, e come possa voler continuare ad esserlo anche quando lui ha iniziato a flirtare pesantemente con lei. È un fastidio assurdo, viscerale, incontrollabile. Non riesco a pensare ad altro, non riesco più nemmeno a dormire. Il solo pensiero di loro due che passano le loro giornate a ridere e parlare d'arte mi dà il voltastomaco. Temo che alla lunga Amy potrebbe anche cedere alla sua corte. In fondo è ancora giovane ed ingenua, non può capire che con uno come lui non potrà mai avere un futuro. Una relazione del genere la farebbe solamente soffrire, la macchierebbe senza lasciarle nulla in cambio. Non sopporto l'idea che possa concedersi ad un tipo del genere, non sopporto e basta l'idea che qualcuno la tocchi e la pensi in quella maniera.
Ho provato a farla ragionare, ma non c'è stato nulla da fare. Ho provato anche ad adottare anche le stesse tecniche che ho utilizzato con tutti gli altri, raccontandogli enormi bugie su mia sorella, ma questo stronzo è ancora qui. Ho perfino pagato una ragazza dell'accademia per provarci con lui, ma l'ha rifiutata senza neanche pensarci due volte. Penso di star impazzendo, non è possibile che questo maledetto non voglia liberarci dalla sua presenza. Non gli permetterò di andare oltre, non gli permetterò di averla!

Mi avvicino a lui di soppiatto e lo afferro per una spalla, trascinandolo per un vicolo approfittando delle tenebre e dell'assoluto silenzio che c'è in strada . Lo spingo con violenza per terra, facendolo sbattere contro l'asfalto.
Che cazzo!” sbotta furioso.

Questo è l'ultimo avvertimento” lo ammonisco stringendo in tasca il pugnale con il quale ho intenzione di spaventarlo in caso anche questo mio tentativo fallisse “Stai alla larga da lei!”
Ancora tu? Lasciami in pace o giuro che ti denuncerò! Non sono fatti tuoi questi! Se Amy non mi vuole nella sua vita me lo dirà lei!”
Sono affari miei! È mia sorella!” controbatto stringendo l'arma con maggior vigore.
Ha quasi quattordici anni!” ribatte con ferocia “Non è una bambina, ti assicuro che li sa respingere da sola i pretendenti”
Stai zitto!” gli urlo addosso. Ce ne sono altri in giro di cui non so niente allora? Non è possibile!
Tu sei malato” mi accusa con aria disgustata mentre si alza da per terra “Sei disgustoso. Lei non è tua, Amy fa quello che vuole. Può scoparsi chi vuole e se vuole. Me compreso”.
Stai zitto!” ripeto nuovamente, ma questa volta non riesco più trattare la mano dentro la tasca. Lo colpisco all'altezza dell'addome, poi al torace e ancora, e ancora, e ancora, e ancora e ancora, finché non respira più. Ora starai zitto, pezzente! Amy non sarà mai tua, né di nessun altro! Non posso perderla, lei... è... mia. Oh...

 

Cammino avanti ed indietro lungo la terrazza. Devo calmarmi, sono troppo agitato. Non dovrei sentirmi in questo modo, in fondo ho aspettato questo giorno per mesi e mesi. Finalmente avrò la possibilità di riprendere le cose da dove le avevo lasciate, e le confesserò i miei sentimenti. Sono sicuro che li capirà e li accetterà, e anche se così non fosse... beh, le farò cambiare idea. Siamo nati per stare insieme, noi ci apparteniamo. Nessuna mi ha mai fatto sentire in questo modo, non potrebbe mai esserci nessun'altra donna nella mia vita a parte lei. Come potrebbe non essere così? Lei è dolce, gentile, perseverante, semplice. Non è come le altre, non è una stronza puttana manipolatrice. Ad essere sinceri non sembra neanche una creatura di questo mondo da quanto è perfetta. La mia Amy, la mia piccola Amy. Fra poco sarai fra le mie braccia e potrò finalmente baciarti. Sarà bellissimo, vedrai.

La porta si apre finalmente, ed Amy mi raggiunge con aria serena. Noto che ha i capelli scompigliati e un po' di occhiaie, deve aver lavorato veramente tanto ultimamente. Adorabile, si sta impegnando così tanto per realizzare il suo sogno.
Appena mi vede, il suo volto si illumina. “Kyte, ma sei elegantissimo!”.

Contraccambio il sorriso. Effettivamente ho indossato la mia camicia migliore per questo confronto. Avrei voluto anche prendere un mazzo di rose, ma acquisti del genere non sono permessi qua dentro.
“Ciao Amy” saluto in maniera cordiale, senza minimamente sforzarmi.
“Dunque, cosa volevi dirmi ieri con così tanta urgenza?”.
Prendo un grosso respiro, finalmente ci siamo. Ho aspettato questo momento a lungo, non mi tirerò indietro. “Amy” chiudo gli occhi ed ispiro nuovamente “Ci ho messo molto per realizzarlo, ma la verità è che non voglio vivere lontano da te...” Amy sorride con dolcezza, commossa dalle mie parole “...non posso tollerare l'idea che tu non sia mia...” il suo sguardo muta in pura confusione “... io ti amo”.
La mia fragolina rimane ferma come pietrificata. Credo che non se l'aspettasse. Dunque non ha mai pensato a me in quel modo. Il cuore mi fa male come se stesse per esplodere. “Ky-Kyte.... noi...noi... siamo fratelli” afferma con voce tremante.
“Fratellastri” la correggo avvicinandomi “Possiamo essere felici. Mandiamo a fanculo questo mondo e le sue restrizioni!” le propongo afferrandola per una mano. Amy mi scaccia via con aria disgustata. No... le cose non possono andare in questo modo! Lei è mia! Deve amarmi!
Le afferro il polso con violenza e la tiro verso di me “Non importa, puoi sempre imparare ad amarmi, tesoro. Noi due siamo nati per stare insieme”
“Lasciami! Lasciami!” urla con le lacrime agli occhi. Perché sta reagendo così? Non capisce? No... evidentemente è solo spaventata dalla grandiosità dei nostri sentimenti. È ancora piccola, fa ancora fatica ad accettarlo.
“No! No! Non devi avere paura. Lo sai che non ti farei mai del male. Non sono come nostro padre, io ti amo”
“Allora lasciami!” ripete con insistenza.
“Non finché non capirai che noi due siamo nati per stare insieme”.
Amy continua ad agitarsi, continuando a non comprendere la bellezza del nostro amore. Odio vederla così, ma non mi sta lasciando altra scelta.
“Lasciala” mi ordina una voce femminile. Mi volto. A noi si è aggiunta una ragazza con i capelli castani raccolti in due grandi code. Mi sembra di riconoscerla. Deve essere la ragazza del distretto 5. I tributi di quelle parti non sanno altro che crearmi guai evidentemente.
Lascio la presa su Amy, e guardo con odio quella puttana ficcanaso che, da canto suo, ha già formato una piccola sfera di fuoco sul palmo della sua mano. Crede di farmi paura? Quelle sfere non viaggiano veloci come proiettili, posso pur sempre evitarle, e in ogni caso, non ne può formare all'infinito. Anche lei lo sa. Leggo l'esitazione nel suo sguardo.
Amy corre verso la porta, per poi gettarsi fra le braccia di quella sconosciuta, sfogando su di lei tutta la sua confusione. Elinor l'accoglie un po' incerta, per poi stringerla con delicatezza. Non posso di certo combattere in questo modo, finiremo per ferire la mia fragolina. E poi ci scoprirebbero di sicuro, e non voglio che mio padre metta becco in questa storia!
Mi dirigo verso di loro, oltrepassandole. “Ti prego di rifletterci sopra, Amy. Non buttare via la nostra occasione. E tu, distretto 5, ci rivedremo in arena”.

 

 

 

 

 

 

 

Nuovo capitolo, scusate per l'attesa. Questa volta gli allenamenti sono divisi in due parti, in quanto volevo dare un po' più di spazio ai tributi prima dell'arena. Che ne pensate? L'ultimo pov è stato difficile in quanto ha tematiche sensibili descritte da un punto di vista parecchio distorto. Che dire comunque? Entrambi i bimbi del distretto 5 si sono fatti un bel nemico!

Per concludere perdonatemi per quel “Ah dì” di Ike, ma da buona riminese per me non esisteva altro modo per concludere quel discorso XD Alla prossima! (forse Lunedì 6)

 

Alleanze momentanee (non definitive):

 

L'alleanza degli scapestrati suicidi: Ike, Alice, Lilia, Xene

 

Favoriti: Miranda, Kyte, Unleor, Matt e Violet

 

Soli: Yv

  
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