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Autore: killian44peeta    28/01/2017    0 recensioni
L'Acqua pulì le anime, il Fuoco le purificò, la Terra distrusse i rimasugli del dolore dai loro occhi, l'Aria permise la libertà, la Luce diede speranza per un futuro migliore... mentre il Buio...
Esso si nascose, vergognandosi di non poter aiutare in alcun modo, ma piano piano, questo sentimento si trasformò in odio e l'aiutare non fu più una sua intenzione, ciascuno aveva fatto la sua parte tranne esso.
Dopo molto tempo passato in attesa, avvenne quello che doveva accadere per fare quello che voleva, nacquero sei bambini allo stesso momento e subito dopo ne seguì un altro.
Il Buio risvegliò gli Spettri.
Poi però si rese conto di quello che aveva commesso contro la vera propria volontà.
Qualcuno gli aveva fatto qualcosa.
Ed ecco che sentì una canzone, una specie di litania che lo avvolse in un laccio.
Riuscì a comprendere facilmente cosa doveva fare, si precipitò dai bambini, uno alla volta li raggiunse tutti, non c'era distanza di nascita tra loro, solo il settimo era uscito dopo, ma i sette erano stati benedetti tutti allo stesso momento dalle proprie madri.
Non ce n'era uno simile all'altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Task

-Forza, fermiamoci- disse Morgan, ad un tratto

-Perché?-chiesi io

-Vi si legge in faccia che siete stanchi, fermiamoci, abbiamo trovato un riparo- indicò una grotta.

Essa era immersa nell'oscurità, vi aleggiava un aria freddissima, doveva essere vuota perché non si udiva nulla se non un leggero gocciolare.

-Non dovrebbe essere abitata- disse –Entro comunque prima io per esserne sicuro, d'accordo?-

Diana annuì, sorridendo dolcemente al guardiano, io invece mi guardai intorno con sospetto, per via delle strane sensazioni di allarme che mi attanagliavano lo stomaco, chiudendolo.

Morgan entrò nella spelonca con passo lento e indeciso.

Sentii un fruscio d'erba e raggiunsi con la mano il braccio della Luce, in allarme.

Mi raddrizzai e costrinsi Diana a fare la stessa cosa.

Fissammo per pochi secondi il cespuglio che si era mosso prima che da esso comparisse una volpe.

Sospirai e mollai il braccio di Swanlight.

-Che fai, come mai sei così nervoso, Task?-

-Mah, non lo so nemmeno io-

La volpe era di un arancione piuttosto chiaro, pareva quasi la tonalità di un tramonto, ma era leggermente meno intenso e deciso, le orecchie a punta tendevano al marrone scuro, gli occhi furbi erano invece color oro e scrutavano la soglia.

La volpe continuò a guardarsi intorno prima di indietreggiare e sparire nel cespuglio, agitandolo una seconda volta.

-Entrate- ci chiamò Morgan –È sicura-

Entrammo nell'antro.

-Faccio io il primo turno- optai, appena entrati.

C'era così tanto buio che non si scorgevano le pareti, volevo restare sveglio perché non avevo assolutamente sonno e quella sensazione che mi attanagliava era troppo forte per permettermi anche solo di chiudere occhio.

-Ok, ma quando mi sveglio dovrai dormire e se avrai sonno non esitare a farlo, dopo di me ci sarà il tuo turno Diana-

Lei annuì soltanto e ci sedemmo, io verso l'uscita e loro appena più lontano da me.

Dopo poco, loro si sdraiarono, cercando una posizione comoda.

Spostai lo sguardo da Swanlight e il guardiano per posarlo sul cielo che si oscurava, per permettere alla notte di prendere il posto del giorno.

Gli astri si facevano chiari e nitidi nel firmamento, la volta celeste era bellissima con quell'insieme di intensi e vividi colori smaglianti mischiati alla tenebra della sera.

Sentii ancora un frusciare e percepii un lento e leggero rumore di passi.

Avrei voluto alzarmi e cercare di vedere cos'era... o chi, ma non lo feci.

Stringendo nervosamente il bracciale che avevo al polso, continuai a fissare fuori. 

Quel posto mi dava veramente una strana sensazione e non sapevo perché.

Era solo una percezione? Oppure c'era veramente qualcosa di inospitale in questo posto?

Decisi di evitare il pensiero ma non riuscivo a metterlo da parte, non avevo mai avuto dei così brutti presagi su alcunché, questa era la prima volta.

Il rumore di passi svanì nel nulla, e così anche il brivido che mi scendeva per la schiena.

Qualunque cosa fosse, era di certo un nemico.

Fortunatamente se n'era andato.

Rimasi a pensare un po', poi decisi di smettere veramente di arrovellarmi.

Non potevo fare altro che giocherellare con l'unico oggetto che ero riuscito a portarmi a dietro e che mi ricordasse casa, ma soprattutto papà.

Lo facevo salire e scendere per il braccio, con una certa lentezza, quasi per accarezzarlo, per poi avvicinarci il naso e sentire il lieve profumo di cocco che emanava.

Passarono ore e ore, a quel punto Morgan si avvicinò e io e lui ci scambiammo di posto.

-Prova a dormire- disse soltanto –Domani mattina ci alzeremo presto.-

"Domani mattina... mmh, qualcosa mi dice che quel pericoloso essere tornerà..."

Socchiusi gli occhi e infine cedetti al sonno, lasciandomi andare.

Non sembrarono passare neanche tre secondi che venni improvvisamente risvegliato da un coro sonoro di stupore che risuonò nella grotta come un eco.

-Questo posto è bellissimo!- esclamò Diana

All'inizio non riuscii a capire cosa intendesse, finché non vidi quello che lei intendeva con <>.

La caverna era di ghiaccio, o almeno lo erano le pareti, inizialmente erano fatti di pietra, ma poi, quasi incastonati, si ergevano stalattiti di ghiaccio e osservai l'aria che verso il fondo della tana era in grado di essere vista e diventava color fumo.

-Magico- sussurrò Diana.

-Da rabbrividire- ribattei, iniziando a battere i denti e a strofinarmi le mani sulle braccia –Davvero gelido, ci sbrighiamo ad uscire?-

-Come fa a non piacerti?-

-Mah, forse perché io sono il Fuoco?- feci una pausa –Per me se si sciogliesse tutto non farebbe differenza, è meglio che sparisca-

-Oh, dimenticavo di star parlando con il signor testa calda-

-Ha-ha-ha... lucciola-

-Non ricominciate...- disse Morgan, sospirando

-Devi dirlo al candelabro-

-No, devi dirlo alla lampada-

Il guardiano alzò gli occhi al cielo.

Osservai un ultima volta la caverna di ghiaccio luccicare come un diamante e corsi fuori.

Mi ritrovai davanti agli alberi, le cui chiome smeraldo catturavano la luce del sole rendendo gli alberi ancora più belli e il sole meno accecante.

Ricominciammo il nostro percorso, avanzando rapidi in mezzo al bosco.

Trovai strano che l'essere che mi era sembrato di percepire la sera prima fosse svanito nel nulla e non ci stesse realmente seguendo.

"Sarà solo stata la mia immaginazione" mi dissi tra me e me.

Le erbacce frusciavano sotto il regolare andamento dei passi.

Non facevo altro che guardarmi intorno, gli alberi iniziavano realmente a avvicinarsi tra loro e i rami parevano intrecciarsi realmente fino a creare una cupola sopra le nostre teste.

Morgan aveva ragione quando aveva detto che il Dratini e quella polla con le ali non sarebbero riuscite a passarci.

Perlopiù notavo che lo spiazzo si restringeva man mano che avanzavamo.

Alla mia sinistra riuscivo a vedere gli sprazzi dei campi Mestri che si ergevano sul terreno con vivaci colori che sapevano di grano.

A destra invece non si vedeva altro che alberi e felci che chiudevano completamente la strada che si innalzavano fieramente, anche se un po' curvi, fino a toccare il cielo.

Oltre ai nostri passi si udiva il raschiare rumoroso del Dratini e il lento respirare del pegaso con gli zoccoli che sbattevano ritmicamente sul terreno.

Sentivo il cuore battere a rilento.

Raggiungemmo la fine del bosco che sboccava in quello che pareva un tunnel ed era stretto e basso.

Ci mettemmo in fila indiana di cui ero il primo e che si concludeva con Morgan, poi ci chinammo per passarci dentro.

Sentii il verso degli animali, che appena all'entrata si impennarono, agitando le zampe.

Morgan li costrinse ad avanzare, spingendoli verso Diana.

La maglia mi si impigliò in una roccia appuntita e fui costretto a strapparne un pezzo di persona, maledicendo il momento in cui avevo deciso di seguire questi due.

Fatto questo, avanzai.

Più ci si dirigeva all'interno del tunnel e più facevo fatica a vedere qualcosa che non fosse il mio naso.

Calpestai un oggetto che provocò un rumore assordante ma soprattutto raccapricciante e decisi di velocizzare il passo.

Sbattei con il bacino contro quello che mi parve un masso parecchio grande, cosa che mi strappò un sibilo di dolore e incespicai nell'oscurità.

-Diana? Prova a fare un po' di luce- disse il guardiano con fiato corto.

Mi fermai, girandomi e vidi una pallina di luce nella mano della ragazza che si allargava sempre di più e che svolazzava in aria.

Il viso di Diana era madido di sudore e i capelli che a ciocche le ricadevano in modo disordinato sul volto.

Ripresi il cammino, procedendo a tentoni e sperando vivamente di non sbattere un'altra volta contro qualcosa, oppure il coccige e il resto delle ossa avrebbero decisamente protestato.

Toccai la pietra e ci feci scorrere sopra la mano, lentamente.

Mentre continuavo a camminare iniziai ad udire un ripetitivo rumore di passi che si univano ai nostri.

Sbucai finalmente fuori e intravidi le pareti di una grotta molto più larga di quella in cui avevamo passato la notte.... Solo all'ultimo mi accorsi che non era una grotta ma le fognature di Brooks.

-Ehi! Ti muovi?-borbottò Diana sommessamente –Perché ti sei fermato?-

Mi spostai di scatto, accorgendomi di essere rimasto lì, impalato, bloccando l'uscita.

Lei ne uscì, ormai la luce che aveva acceso si era spenta completamente.

Dopo di lei uscirono gli altri tre.

-Il covo degli Spettri... fortunatamente qui non cambiano aspetto e sento i loro odori, perlopiù loro non sentono i nostri... e anche io i vostri... statemi vicini dunque-

-Cosa? Come mai?-chiesi

-C'è un incantesimo su i loro covi... può essere spezzato solo da voi... ora andiamo, dobbiamo trovare tuo padre-

Camminammo per le fogne, evitando di esporci troppo e proseguimmo per ore e ore, o almeno quelle che parvero ore.

Non ci fermavamo neanche per pochi secondi, avanzammo finché le nostre gambe non fecero male... fino al punto che Morgan ci fece bloccare.

Ci appiattimmo di lato e rimanemmo lì per un po'.

Due Spettri ci passarono davanti e noi ci costringemmo a trattenere il respiro.

Quando essi se ne andarono, riprendemmo il cammino a fatica.

"Vieni da me" disse ad un tratto una voce nella mia testa "O colui a cui tieni morirà"

Quella frase mi fece rabbrividire, per un attimo pensai ad uno scherzo del mio cervello, ma non era così, la voce riprese

"Hai compreso?" domandò "Non è una tua immaginazione, ora, vieni"

"Dove ti trovo?" chiesi mentalmente, stringendo il ciondolo del bracciale  .

"Ci sei quasi, sali le scale alla tua destra, continua a salirla finché non si fermerà completamente davanti ad una porta. Vieni. O lui morirà"

Mi agitai immediatamente e cercai di ragionare, di decidere in modo razionale, ma la mia mente non sembrava più neanche tentarci di tirarmi fuori un idea che avesse un senso.

Ad un tratto mi accorsi di essere tra due fuochi, quello della testa che ragionava e che insisteva sul fatto di non farlo e quello del cuore che urlava a gran voce di lasciar perdere ogni stupida pretesa mentale e di andare da mio padre, subito, come la voce mi aveva suggerito.

Non seppi contenermi e svoltai velocizzando il passo correndo per le scale a rotta di collo.

A quanto pareva, aveva vinto l'irrazionalità.

Sentii Morgan e Diana che mi chiamavano ma io li ignorai totalmente.

Percorsi le scale tentando solo di arrivare a destinazione, non mi importavano più le conseguenze, mio padre sarebbe venuto a casa con me e finalmente sarebbe stato tutto a posto, come prima, come sempre sarebbe dovuto essere.

Io e lui, niente Elementi, niente stupidi Spiriti o Spettri, niente responsabilità incombenti, niente situazioni impossibili.

Corsi, con i polmoni che sembravano starmi scoppiando.

"Devo salvare papà, è tutto ciò che voglio"

Procedetti deciso fino alla porta che mi era stata indicata, la spalancai con forza e vi entrai.

Davanti a me vidi un Demone dalle fattezze quasi umane, se non fosse stato per la pelle color pece e gli occhi viola che parevano da gatto, portava una spada affilata sulla cintola.

Dietro di lui c'era mio padre.

Lui indossava invece una tunica quasi lacerata, i suoi lineamenti erano rovinati, graffiati e stanchi, perlopiù anche sporchi di fuliggine.

Ed ecco che giunse lo Spettro che avevo incontrato a Thorton, pareva che le ferite inflittegli da Morgan fossero quasi del tutto guarite.

-Ora libera mio padre- dissi, con voce tremante –Sono venuto da te, non era quello che volevi? Liberalo.-

Lo Spettro fece strusciare il mantello per terra e, senza volto, mi parve comunque che sorridesse.

-Sì... era quello che volevo... ma...-

Ed ecco che la sua voce tornò ad entrarmi nella testa "Lui è inutile ora"

-Vai-disse

Il demone dalle fattezze umane indietreggiò leggermente, tirò fuori la spada dal fodero e la abbassò velocemente.

L'affondamento della lama nella carne fu un rumore secco e decisamente penetrante.

Mi salì un senso di vomito alla bocca e perlopiù mi si bloccò il respiro, feci un urlo soffocato mentre gli occhi iniziavano a bruciarmi violentemente.

Le lacrime iniziarono a scorrermi sulle guance, imperterrite.

Corsi verso di lui, tra disperazione e dolore, senza ragionare, senza pensare.

Il Demone e lo Spettro mi lasciarono correre verso di lui.

Era tutto agonizzante, tossiva, con il sangue che ne percorreva il viso, la bocca, il petto.

La spada era ben conficcata ed il calore del suo corpo via via si spegneva, il suo respirare andava a intermittenza, la pelle già pallida diventava cinerea e il suo sguardo si spegneva fino a vuotarsi completamente.

-Ti ... voglio bene- disse solo, un attimo prima di spirare.

Percepii il mio cuore che iniziava a ribollirmi nel petto, mischiato con l'odio che soffocava il pianto.

I miei flash back si fecero sempre più frequenti.

Dopo che ero finito nel fiume mi era venuta la febbre.

Il Demone mi spinse dallo Spirito che mi fece sbattere contro il muro.

Lo stordimento fermò per poco i flash back.

Papà mi aveva accompagnato nel letto, accarezzandomi dolcemente la fronte.

-Mi dispiace di aver rovinato la giornata cadendo nel fiume-

-Ma che dici? Mi hai fatto preoccupare ma non hai rovinato nulla, assolutamente, piccolo mio-

-Sicuro?-

Lui mi annuì e sorrise-Ora dormi cucciolo, sii sicuro che in qualsiasi situazione tu ti trova io sarò con te, e tu brillerai, non rovinerai nulla, mai e poi mai, tu sei come il cervo dalle lunghe corna-

-Starai con me... sempre?-

-Sempre-

-Promesso?-

-Promesso-

Il ricordo svanì in un secondo, con le lacrime che scendevano a gocce lente, esplosi in un urlo fortissimo che risuonò per tutte le pareti.

La rabbia mi fece vibrare talmente tanto che mi sentii ardere, il mio petto era sprofondato in un tumulto di odio che continuava a espandersi e non si fermava.

Fuoco!

Ero circondato da fiamme che bruciavano, avvolgendo tutto quello che avevo intorno.

Fuoriuscivano da ogni parte di me, dalle spalle, dalle dita, dalla pelle...

E colpivano tutto ciò che incontravano.

Nella stanza fecero capolino Diana e Morgan.

Volevo tornare indietro.

"è tutta colpa loro"

-Vieni! Vattene da lì!-

" è tutta colpa loro" ripetei

Mi alzai in piedi ma rimasi sul posto, guardando il cadavere del Demone per poi osservare tutta la stanza.

Dello Spettro non c'era alcuna traccia.

-Muoviti!-urlò Diana correndo verso di me e afferrando il mi braccio con foga.

Scendemmo le scale in fretta e furia, tutto era un miscuglio di emozioni.

Dopo aver sceso le scale recuperammo gli animali e corremmo per i sotterranei in quel periodo che parve un eternità.

" è tutta colpa loro"

Gylnis e Jade parvero parecchio preoccupate, una nitriva e l'altra emetteva versi acuti che assomigliavano a quelli di un falco ma che allo stesso tempo erano così diversi...

Sentimmo il rumore più forte di una cascata e ci avvicinammo ad essa finché Diana non accese una luce e mostrò il contorno di una porta.

Lo spinse e ci trovammo fuori.

Il sole, con la sua irruenza, quasi mi accecò.

Eravamo fuori.

E Diana mi fece un urlaccio.

-Come hai potuto lasciarci lì!? Per trovarti abbiamo rischiato di farci aggredire più volte! Cosa cavolo ti è saltato per la testa!-

-Diana...-

-No, Morgan, non puoi scusarlo.- tornò a rivolgersi a me –Avevi almeno un briciolo di intelligenza per evitarci i guai? Beh, se l'avevi non l'hai usata. Idiota! Siamo venuti a prenderti perché eri in pericolo, anzi, Morgan si sta impegnando tantissimo per cercarci tutti e tu non fai altro che dargli più preoccupazioni-

A quel punto scoppiai –Non glielo ho chiesto io di preoccuparsi per me! Chiaro?! So che si preoccupa ma non c'è bisogno che lo faccia. Se non foste venuti a cercarmi poi mio padre sarebbe ancora vivo, non morto!-

-Noi non centriamo!-

-Invece sì, eccome!-

-No ! poi... pensi che la situazione sarebbe migliorata? Ti sbagli di grosso! Sarebbe morto comunque e forse anche in modo più atroce di come tu possa immaginare-

-Non è vero! Erri tu stavolta! Non dovevate cercarmi, non doveva fregarvene nulla di me, non...- soffocai le lacrime in un grido di rabbia.

E iniziai a correre.

-Aspetta- urlò Morgan per cercare di bloccarmi, di impedirmi di andare –Fermati!-

Non ascoltavo le sue implorazioni, correvo, correvo e basta, fino allo sfinimento, verso l'unico posto in cui le mie gambe volevano dirigersi.

Una parte di me urlava di procedere velocemente e scappare, fuggire velocemente via dalla mia vita, sparire e non farmi più vedere, gridando parole d'odio e furia contro quei due.

L'altra invece dava ragione a Diana, mi dava dell'idiota e dello stupido per non aver pensato di più alla situazione.

Maledissi mentalmente me e la mia confusione.

In combutta con me stesso procedei, affrettandomi a non cedere soltanto perché mi dolevano le gambe da quando ero uscito dalle fogne di Brooks.

Quando mi accorsi dov'ero finito mi fermai di scatto.

Ero davanti ad una cascata.

La fissai, immobile, per poi accasciarmi a terra con la schiena contro la corteccia di un albero.

Avevo il fiato corto e il cuore a mille che continuava a rimbombarmi nelle tempie.

Dolore.

Tanto dolore.

Uno strazio che si mischiava nei miei pensieri che non volevano darmi pace.

Morgan mi raggiunse, rimase a fissarmi mentre ancora respiravo affannosamente in preda ad un attacco di panico.

-Mi dispiace per tuo padre- disse dopo un po'

Io tacqui, inizialmente pensando di non volerlo nemmeno guardare in faccia e ancor meno rispondergli, ma una parte del mio cervello, quella che aveva dato ragione a Diana pareva essere totalmente contraria al mio pensiero.

Strinsi una radice tra le mani e continuai a tacere.

Contai i secondi che passavano, quasi fossero i segni che avevano lasciato il Demone e lo Spirito sul corpo di papà solo per colpa mia.

"Maledizione" pensai, mordendomi il labbro mentre finivo per restituire lo sguardo a Morgan che continuava a guardarmi, attonito e silenzioso.

Il mio cuore rimbalzava talmente forte che mi stava peggiorando l'umore.

Mi sentivo pesante e depresso.

"Trattieniti Task, trattieniti" mi ordinai.

Cercai di rimanere calmo nonostante pareva che tutto, dentro di me, si fosse rotto completamente.

Ci misi tanto a decidermi di rispondere.

Accennai un sorriso finto –Anche a me-.

Tre parole.

Tre parole che sembrarono aprire una porta.

Improvvisamente, senza volerlo e senza controllarlo, crollai e iniziai a piangere.


 

  
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