Lentamente,
camminavo nel
fango a testa bassa. Sentivo la pioggia bagnare il mio povero corpo, i
capelli
ridotti in ciocche scolorite. E immaginai la sua leggiadra figura che
mi
riparava dalla pioggia. Immaginai il suo sorriso così
radioso da respingere le
fastidiose lacrime del cielo e riportare il sole nella mia vita. Ma
tutto
questo non sarebbe più successo. Non avrei più
sentito la sua voce alleggerire
le mie giornate, non avrei più sentito il suo tocco far
rinascere il mio animo
ora tormentato, non l’avrei più avuto accanto.
Lacrime?
Non serviva
versarne, ormai questo l’avevo capito…eppure era
come se qualcuno mi impedisse
di piangere, come se una presenza invisibile mi strofinasse forte gli
occhi
appena diventavano lucidi.
Mi
fermai davanti alla bianca
lapide che troneggiava su di te già da un anno, in quel
maledetto cimitero che
ormai ti aveva fatto suo come solo la morte avrebbe potuto fare.
Su
quell’insignificante pezzo
di marmo era scritto il tuo nome e delle date che non avevano mai
coinciso con
la tua verità. Eppure quel semplice nome mi sembrava
così insignificante
scritto sulla lapide…o era la pietra a sminuirne il valore?
Edward Cullen non
aveva significato per me, forse non ne aveva mai avuto. Avresti potuto
chiamarti in un altro modo e ti avrei amato lo
stesso…perché il nome non
sminuisce la realtà di una persona, e tu eri buono. Ti
piaceva definirti
assassino, ma in realtà non lo eri. La sopravvivenza non
è mai stata un
delitto…ma la tua morte sì. E ricordo bene quel
giorno in cui ti vidi cadere
nel fuoco insieme a Victoria, dopo avermi lanciato un ultimo, sereno
sorriso e
aver mosso le labbra in un muto “grazie” che in
realtà non meritavo.
Quanto
dolore provai quel
giorno? Quanto piansi? Tanto. Ma se Dio esiste davvero, allora venne
prontamente
in mio aiuto, facendomi trovare nella sua stanza quella lettera
nascosta sotto
il cuscino del divano. Una lettera di semplice carta, che
però portava in sé
una grande responsabilità e sentimenti profondi come nemmeno
il mare sapeva
essere.
E
guardando la tua tomba,
potei rivedermi ferma al centro della tua stanza, con in mano un foglio
leggermente stropicciato.
“Un
giorno Carlisle mi disse che anche per quelli come noi
c’è
un domani dopo la morte. E grazie a Te io so già cosa mi
aspetta. Potrò guardarti
dall’alto, vegliare sempre su di te ed asciugare con dita
invisibili le lacrime
che verserai. Anche la notte più buia può essere
illuminata, e anche dopo la
morte la tua luce di speranza splende su di me, illuminandomi la via
per il
paradiso dove saprò aspettarti ed accoglierti quando
sarà il momento. Grazie,
Isabella…e sorridi. Ogni volta che il tuo volto
sarà attraversato da un barlume
di felicità, allora potrai guardarti allo specchio e vedermi
riflesso alle tue
spalle con aria soddisfatta. Ti amo.”
Tesi
una mano e la appoggiai
sulla bianca lapide, sorridendo e annuendo a delle parole che solo io e
lui
conoscevamo.
Il
giorno del suo funerale io
non volli scrivere niente sul marmo che lo sovrastava, ciò
che avrei voluto
dirgli lo sapeva già.
Senza
proferir parola, mi
inginocchiai a baciare la terra bagnata che lo copriva e mi voltai
verso
l’uscita del cimitero. Quella non era la sua casa, niente
poteva imprigionare
un angelo. Nonostante il suo corpo fosse sepolto lì sotto,
sapevo che la sua
anima che sempre aveva negato di avere era al mio fianco, e questo mi
bastava. Mi diressi
lentamente al
cancello, il sorriso sulle labbra e le scarpe sporche di fango.
Ma
mai mi accorsi di altre
impronte che affiancavano perennemente le mie, sparendo ogni volta che
staccavo
un piede dal terreno bagnato per compiere un altro passo sul sentiero
della
vita.
Dedicata a chi
crede nei sogni, a una speranza per il domani e agli angeli. Un giorno
anche il
più piccolo essere umano si guarderà allo
specchio sorridendo, e scorgendo per
un fugace attimo una figura alata alle sue spalle.
Grazie mamma, a te
che mi consoli sempre quando ne ho bisogno… il mio angelo
più luminoso sei tu.