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Autore: Adamsberg94    29/01/2017    2 recensioni
Harry Potter stava nascondendo qualcosa, ora ne era certo, e quella cosa pareva riguardare anche lui. Avrebbe scoperto di che cosa si trattava, giurò a se stesso mentre seguiva la McGranitt verso i sotterranei, anche a costo di seguire Potter a tutte le ore del giorno.
Harry è pronto a sacrificarsi ancora una volta per il Mondo Magico. Draco non intende permetterglielo.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Riflesso distorto

 

Autore: Adamsberg94

Rating: arancione.

Generi: angst, drammatico, romantico.

Lunghezza: più di 10 capitoli (saranno circa una trentina).

Tipo di coppia: slash.

Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti.

Contesti: Dal VI libro alternativo.

Note: nessuna.

Avvertimenti: nessuno.

Trama: Harry Potter stava nascondendo qualcosa, ora ne era certo, e quella cosa pareva riguardare anche lui. Avrebbe scoperto di che cosa si trattava, giurò a se stesso mentre seguiva la McGranitt verso i sotterranei, anche a costo di seguire Potter a tutte le ore del giorno.

Harry è pronto a sacrificarsi ancora una volta per il Mondo Magico. Draco non intende permetterglielo.

 

 

Capitolo primo – Ti odio

 

Goccia dopo goccia, una fitta pioggia iniziò a cadere. Un fulmine in lontananza illuminò il cielo plumbeo, seguito a pochi secondi di distanza dal rombo di un tuono. Le chiome scure degli alberi si agitavano a tempo, all'unisono, scosse dal furioso soffiare del vento giunto insieme al temporale. Le foglie non più verdi, cadute a terra a causa dell'inverno ormai alle porte, volteggiavano nell'aria, alzandosi in spire scomposte e disordinate.

Due occhi cinerei, specchi perfetti di quel cielo tempestoso, stavano osservando annoiati lo spettacolo che avevano davanti, quasi fissi in un mondo parallelo, al di là di quella coltre di nubi scure e minacciose. C'era qualcosa di estremamente affascinante nel modo in cui il tempo era cambiato, quanto velocemente la luce del sole fosse stata sostituita da un leggero velo di oscurità.

Un altro lampo brillò, risaltando sullo sfondo nero e tetro, questa volta più vicino. Il suo bagliore attirò gli occhi, che seguirono attenti la sua breve caduta. Il loro possessore ebbe appena il tempo di contare fino a tre prima che il rombo potente di un altro tuono fendesse l'aria, facendo tremare le ampie vetrate della biblioteca nella quale si era rifugiato.

Il giovane osservò ancora per qualche secondo l'etra tonante, dopodiché tornò a concentrarsi sul libro che stava studiando. Sfogliò qualche pagina, scorrendo veloce lo sguardo da una riga all'altra e prendendo di tanto in tanto qualche appunto. Dopo qualche minuto, la sua attenzione venne attirata nuovamente fuori dalla finestra: le pesanti gocce d'acqua avevano iniziato ad abbattersi contro il vetro, creando un'immagine confusa.

Una figura nera attraversò proprio in quel momento il parco di corsa, diretto verso il portone d'ingresso della scuola nel tentativo di ripararsi dalla pioggia che cadeva sempre più violentemente. Nonostante la visibilità ridotta, il giovane poté riconoscere un paio di familiari occhiali tondi e una famosa cicatrice.

«Potter...» sibilò, con astio evidente nel tono di voce.

Aveva dimenticato che quella sera i Grifondoro avevano prenotato il campo da Quidditch per allenarsi e che probabilmente Potter, il suo peggior nemico, avrebbe gironzolato per la scuola oltre il solito orario. L'idea di poterlo incrociare per i corridoi della scuola lo metteva di cattivo umore, come se una rabbia violenta si fosse impossessata di tutto il suo corpo, costringendo i muscoli a tendersi e la schiena a irrigidirsi.

«Draco, è ora di andare. Sta per scattare il coprifuoco.»

La voce di Blaise lo riscosse dai suoi pensieri. Si alzò, afferrò i fogli sparsi sul tavolo e li ripose ordinatamente nella sua borsa.

«Arrivo subito» rispose, gettando un'ultima occhiata fuori dalla finestra. La figura di Potter era già scomparsa oltre il portone di ingresso e la pioggia ancora si abbatteva al suolo. Draco distolse lo sguardo, afferrò la borsa e si diresse nei sotterranei, verso la sala comune.

Da quando la guerra era iniziata si sentiva come se tutto fosse avvolto da una nebbia leggera che gli impediva di scorgere a pieno il contorno delle cose. Se prima tutto appariva chiaro e la sua vita non era altro che certezze e decisioni già prese, ora era solo un accatasto di dubbi e insicurezze. Come poteva esserci chiarezza nella sua mente, se tutto ciò in cui aveva sempre creduto era cambiato in così breve tempo? Come quel temporale che era giunto all'improvviso, oscurando una tiepida giornata di sole.

Solo una cosa era rimasta la stessa: il suo odio per quel patetico Grifondoro. Era qualcosa di intrinseco in lui, di naturale. Appena scorgeva la zazzera scura e disordinata dell'altro, quando ne riconosceva la postura rilassata e dalle spalle un po' curve, le sue mani iniziavano a prudere come se la voglia di prendere a pugni quel viso irritante gli impedisse di stare fermo.

Odiava Potter come nessun altro, e lo odiava ancor di più da quando aveva capito che il suo odio non era più ricambiato. Con l'inizio della guerra contro il Signore Oscuro, pareva fosse terminata la guerra tra loro: non c'erano più sguardi di disprezzo, niente più insulti, niente più risse. Per quanto Draco tentasse di provocare l'altro con frecciatine e insinuazioni, Potter aveva smesso di reagire. Ora si limitava semplicemente a lanciargli un'occhiata indifferente e a passare oltre come se Draco avesse smesso di esistere. E Draco non riusciva a sopportarlo.

Nel frattempo, era arrivato all'ingresso della sala comune Serpeverde. Pronunciò la parola d'ordine ed entrò, dirigendosi verso il dormitorio senza prestare attenzione a nessuno. Da quando era stato scagionato per l'omicidio di Silente, i suoi compagni di casa non erano molto propensi a un atteggiamento amichevole nei suoi confronti. Non che vi fossero troppi problemi, semplicemente la maggior parte dei Serpeverde aveva deciso di ignorarlo.

Gettò a terra la sua borsa con i libri, si spogliò della divisa e si lasciò andare sul letto. I suoi compagni di stanza stavano già dormendo e il profondo russare di Goyle aveva invaso la stanza. Nonostante Draco si sentisse stanco, negli ultimi tempi il sonno tardava sempre ad arrivare, come se il groviglio di pensieri nella sua testa avesse vita propria e facesse di tutto per tenerlo sveglio.

Si rigirò tra le coperte, posizionandosi sul fianco destro e chiuse gli occhi, nel tentativo di addormentarsi; ma l'immagine di una figura che correva invase la sua mente. Perché continuava a pensare a Potter? Negli ultimi tempi più che mai, quell'idiota e il suo strano comportamento continuavano a essere al centro dei suoi pensieri.

Si voltò con la schiena rivolta al materasso e gli occhi fissi al soffitto.

Era diventato tutto così difficile, così faticoso da comprendere. Per quanto disperatamente cercasse di seguire il flusso delle cose, il muoversi convulso di un mondo che stava cambiando, si sentiva sempre lasciato indietro. Potter lo aveva lasciato indietro, abbandonando le liti infantili per mettersi a fare il salvatore del mondo e scegliendo di sacrificarsi per una causa inutile. Sarebbe stato il Signore Oscuro a vincere e lui avrebbe finito per soccombere insieme ai suoi patetici amici.

Potter aveva preso una decisione, così come Draco aveva fatto la sua scelta. Alla fine di tutto, la guerra non sarebbe stata altro che un ulteriore motivo per continuare ad odiarsi.

 

 

***

 

 

Draco non riuscì a prendere sonno fino a quasi l'alba. Il sole non si era ancora mostrato, ma già una fioca luce aveva iniziato a rischiarare il cielo; quando finalmente quell'aggroviglio di assordanti pensieri gli diede pace, permettendogli di addormentarsi.

Solo un paio di ore dopo, giusto il tempo di riposarsi quanto bastava per reggere a un'altra giornata scolastica, il fruscio dei suoi compagni che si alzavano lo svegliò. Aprì lentamente gli occhi e osservò il soffitto sopra la sua testa per alcuni istanti, mentre la sua mente cercava di destarsi del tutto.

Blaise stava già iniziando a cambiarsi; Tiger e Goyle, al contrario, stavano ancora russando con la bocca spalancata. Draco sbuffò e si passò una mano sul viso: a volte davvero non sopportava quei due.

Si abbassò, sporgendosi oltre il bordo del letto, e afferrò una delle sue scarpe.

«Muovetevi, idioti! O faremo tardi a colazione» sibilò irritato, lanciandola in direzione di Tiger. Quest'ultimo grugnì e aprì gli occhi per qualche secondo, dopodiché si voltò dall'altra parte e tornò a dormire.

«Vedo che sei di buon umore stamattina...» asserì Blaise, finendo di sistemarsi la cravatta e rimirandosi allo specchio per controllare che tutto fosse in ordine.

Draco emise una specie di ringhio e si alzò definitivamente dal letto, dirigendosi in bagno.

«Non ho dormito molto» spiegò.

Blaise sospirò e si appoggiò alla porta chiusa che lo divideva dal compagno di stanza.

«Posso sapere cosa ti prende ultimamente?»

Vi fu qualche secondo di pausa, prima che Draco rispondesse: «Niente di importante... O comunque niente che ti riguardi.»

«Ne sei sicuro? Non ti vedo molto in forma...»

Un'altra pausa. «Ti ho detto che sto bene.»

«Draco, con quello che è successo è normale che...» ritentò.

«Blaise, piantala! Mi ascolti quando ti parlo?! Lasciami in pace.» La voce di Draco giunse furiosa dall'altro lato della porta.

«D'accordo...» Blaise si scostò e tornò a sistemare i suoi libri nella borsa. Lui e Draco non erano grandi amici, tra loro c'era solamente una forma di pacato rispetto e reciproca stima, dovuti soprattutto al fatto che dividevano lo stesso dormitorio; ma Blaise non riusciva a fare a meno di preoccuparsi. Draco sembrava non riuscire a legare con nessuno e questo lo portava a essere sempre nervoso e irritabile. Nemmeno Tiger e Goyle gli prestavano più ascolto come prima.

La situazione era peggiorata dopo la morte di Silente per mano di Piton: nonostante le accuse di complicità nei confronti del loro professore, a Draco era stato concesso di tornare a scuola; ma, benché ogni accusa fosse caduta, la maggior parte degli studenti aveva iniziato ad isolarlo. Perfino Potter aveva iniziato a ignorarlo, non facendo altro che aumentare la tensione intorno a lui.

Il che, a dir la verità, era abbastanza strano. Tralasciando il fatto che Draco e Potter avessero passato gli ultimi sei anni a tormentarsi l'un l'altro, quest'ultimo era l'unico motivo per cui Draco aveva potuto fare ritorno ad Hogwarts: la testimonianza di Potter era stata essenziale alla liberazione del suo compagno di casa.

Draco, però, non sembrava mostrare alcun tipo di riconoscenza verso la sua nemesi, anzi, l'odio nei suoi confronti pareva essere aumentato ulteriormente.

Sinceramente, Blaise aveva smesso di comprendere da un pezzo cosa diavolo stesse accadendo in quella scuola. Sbuffò e tentò anche lui di svegliare Tiger e Goyle, mentre un Draco arrabbiato usciva dal bagno sbattendo la porta.

 

 

***

 

 

«Hai intenzione di mangiare quel povero porridge o continuerai a infilzarlo finché non ti implorerà agonizzante?»

Draco sollevò la testa dal suo piatto e lanciò a Pansy un'occhiata irritata.

«Non rompere» ringhiò, tornando a pungolare la sua colazione con più veemenza.

Già si era svegliato di cattivo umore, se poi i suoi compagni non facevano altro che intromettersi, era sicuro che quella si sarebbe rivelata una pessima giornata. Per non parlare poi di qualcuno che, seduto dalla parte opposta della Sala Grande, non faceva altro che irritarlo con i suoi modi rozzi e grezzi.

Draco assottigliò gli occhi: Potter se ne stava seduto al suo tavolo a chiacchierare con quei pezzenti dei suoi amici. In realtà, nemmeno lui sembrava particolarmente di buon umore, visto che se ne stava leggermente in disparte, intento più ad ascoltare che a prendere parte alla conversazione vera e propria.

Weasley aveva il volto arrossato per lo sforzo di parlare con la bocca piena e gesticolava in modo estremamente fastidioso; mentre la Mezzosangue cercava di spiegargli qualcosa, alzando gli occhi al cielo ogni volta che veniva interrotta.

Li osservò solo per qualche secondo, dopodiché tornò a guardare Potter. Come lui, sembrava poco propenso a mangiare qualcosa per colazione quella mattina e presentava un'aria stanca. I capelli erano, se possibile, ancora più disordinati del solito. La divisa che aveva indosso era tutta spiegazzata, come se ci avesse dormito dentro. La cravatta, lasciata lenta sul collo, ricadeva storta sulla camicia e aveva diverse grinze.

Quasi fosse un suo riflesso, anche Potter stava giocherellando col cibo nel piatto, senza prestare molta attenzione a quel che stava minuziosamente facendo a pezzi.

Poi l'altro sollevò lo sguardo nella sua direzione e i loro occhi si incontrarono. Potter sussultò e si voltò immediatamente verso Weasley, spezzando subito il contatto.

L'irritazione di Draco giunse alle stelle. Solo fino a poco tempo prima, Potter non avrebbe mai abbassato lo sguardo davanti a lui, lo avrebbe sostenuto in segno di sfida nei suoi confronti. Erano entrambi troppo orgogliosi per ignorare le reciproche provocazioni, le quali tendevano spesso a finire con una buona dose di pugni.

Merlino, quanto odiava quella situazione! Perfino quello sfregiato osava ignorarlo.

Potter disse velocemente qualcosa ai suoi compagni e si alzò, diretto fuori dalla Sala Grande. Draco non ci pensò due volte, si alzò a sua volta e afferrò la borsa, intenzionato a seguire l'altro.

«Ehi, dove stai andando?» gli chiese Pansy, sporgendosi verso di lui.

Draco la scansò e si mosse veloce verso l'ingresso della sala.

«Secondo te? Vado a lezione» rispose acido, prima di sparire dietro a Potter.

 

 

***

 

 

Lo seguì, mentre si dirigeva verso l'aula di Trasfigurazione. I corridoi erano ancora abbastanza vuoti, dato che la maggior parte degli studenti stava ancora facendo colazione.

«Diamine, Potter! Fermati.»

L'altro si bloccò di colpo e si voltò, rivolgendogli un'occhiata infastidita.

«Cosa diavolo vuoi, Malfoy?»

Anche Draco si fermò, un attimo interdetto. Adesso che se lo trovava davanti, non era più certo di che cosa volesse dire. Potter lo fissava con uno sguardo irritato, come se lui gli stesse facendo perdere del tempo prezioso, e Draco sentì la sua rabbia aumentare.

«Niente,» sibilò, «avevo solo una cosa da darti.»

Prima che potesse riflettere su quello che stava per fare, la sua mano stretta in pugno era andata a cozzare contro il naso di Potter, producendo uno scricchiolio sinistro. L'altro barcollò e cadde all'indietro, andando a sbattere con le schiena contro il pavimento e facendo cadere la borsa, che finì dal lato opposto del corridoio.

Draco calciò via la propria e osservò Potter tamponarsi il sangue che usciva dal naso e dal labbro spaccato con una manica della divisa, mentre cercava di alzarsi da terra, aiutandosi con la mano libera. Si aspettava che l'altro reagisse, che rispondesse al suo colpo; invece, si limitò a voltarsi e dargli le spalle.

«Bene. Ora, se non ti dispiace,» asserì Potter, senza guardarlo, «avrei altro da fare».

Perché? Perché diamine Potter continuava a ignorarlo?

Per un momento, con la schiena dell'altro rivolta verso di lui, Draco perse il controllo. Afferrò Potter per una spalla, costringendolo a girarsi, mentre un secondo pugno partiva in direzione del suo zigomo. Un taglio non molto profondo si aprì sulla pelle tirata, e Potter portò la mano ad asciugarsi dal sangue che aveva iniziato a colare lungo la guancia.

«Si può sapere che diavolo vuoi da me?!» gli urlò contro, spingendolo via. «Stammi lontano, Malfoy!»

Il terzo colpo di Draco venne bloccato dall'arrivo della professoressa McGranitt.

«Signor Malfoy!» intervenne, con un'espressione sbigottita sul volto. «Cosa sta facendo? Si allontani immediatamente dal signor Potter!»

Solo in quell'istante, Draco si rese conto di quello che aveva fatto. Il viso di Potter era una maschera di sangue e lo zigomo aveva iniziato a gonfiarsi. Fece per dire qualcosa nel tentativo di giustificarsi, ma la McGranitt lo interruppe di nuovo.

«Voglio sapere che cosa sta succedendo qui! Ora!»

Potter gli rivolse un'occhiata strana che non riuscì bene a identificare. Dopodiché chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e li riaprì.

«È stata colpa mia, professoressa» iniziò. «Ho provocato Malfoy e lui ha reagito.»

Cosa? A Draco quasi venne un colpo. Cosa stava dicendo quell'idiota?

Mai nella sua vita avrebbe immaginato di vedere Harry Potter mentire per difenderlo.

Si voltò a osservare l'altro con un'espressione stupita, specchio perfetto di quella della loro insegnante. Davvero, non capiva che cosa stesse succedendo.

La McGranitt si riprese prima di lui e rivolse a Potter uno sguardo di rimprovero. «Se quello che dice è vero, sono molto delusa da lei, signor Potter. Stia pur certo che prenderò seri provvedimenti riguardo al suo comportamento e mi auguro che un evento del genere non accada mai più.»

Potter lo guardò di nuovo. «Può esserne sicura, professoressa.»

«Bene, ora vada in infermeria a farsi curare; parleremo dopo della sua punizione. Nel frattempo, signor Malfoy, lei mi seguirà dal suo Capocasa: non penserà certo che la sua reazione esagerata venga ignorata totalmente.»

Ma Draco non stava ascoltando, ancora intento a domandarsi quali potessero essere le motivazioni del comportamento di Potter. Non solo aveva smesso di rispondere ai suoi insulti e alle provocazioni, o di restituire i colpi ricevuti come scusa per scontrarsi anche fisicamente oltre che verbalmente, ma si era addirittura addossato una colpa che era totalmente del Serpeverde. Era stato Draco a seguirlo fuori dalla Sala Grande, Draco a fermarlo nel bel mezzo del corridoio e Draco a colpirlo senza motivazione alcuna; allora perché lo stava difendendo?

Harry Potter stava nascondendo qualcosa, ora ne era certo, e quella cosa pareva riguardare anche lui. Avrebbe scoperto di che cosa si trattava, giurò a se stesso mentre seguiva la McGranitt verso i sotterranei, anche a costo di seguire Potter a tutte le ore del giorno.

 

Continua...

 

   
 
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